La guerra di Israele ha distrutto i terreni agricoli di Gaza e decimato la maggior parte del bestiame

I bombardamenti hanno distrutto i terreni agricoli e avvelenato il suolo, mentre il blocco serrato di Israele ha reso scarsa l’acqua per gli agricoltori che un tempo fornivano un terzo del fabbisogno alimentare di Gaza.

Fonte: English version

Di Rasha Abou Jalal – 5 marzo 2025

Immagine di copertina: Un uomo annaffia i raccolti vicino al rifugio della sua famiglia a Gaza, 20 novembre 2024. (Foto di Moiz Salhi/Middle East Images/AFP tramite Getty Images)

GAZA – In un pomeriggio di inizio febbraio, Sami Abu Amr, un contadino di 61 anni, ha attraversato il suo appezzamento di terra di circa tre acri che si trova a Est del quartiere di Shuja’iyya di Gaza City, dove un tempo si prendeva cura degli ulivi e coltivava verdure di stagione, tra cui cetrioli, pomodori e patate. Prima della guerra, la vendita dei suoi prodotti ai residenti locali forniva l’unica fonte di reddito per la sua famiglia di 13 persone, compresi i suoi figli e nipoti. Ma queste terre agricole sono ora una scena di devastazione: un paesaggio arido di alberi sradicati, cingoli di bulldozer e terreno crivellato di crateri lasciati dagli attacchi aerei israeliani.

Insieme alla  sua terra , l’esercito israeliano ha anche distrutto le attrezzature agricole di Abu Amr, la serra, la rete di irrigazione e l’allevamento di pollame, con perdite che stima in 70.000 dollari (64.600 euro). “Questa terra non era solo una fonte di sostentamento”, ha detto Abu Amr. “È la mia vita, la mia storia. L’ho nutrita con il mio sudore per anni”.

Prima che Israele iniziasse l’assalto nel 2023, i terreni agricoli coprivano circa il 47% della Striscia di Gaza e producevano cibo a sufficienza per soddisfare fino a un terzo della domanda locale, offrendo una fonte di cibo fondamentale per i palestinesi che vivevano sotto assedio da quasi due decenni.

Dopo il “cessate il fuoco” entrato in vigore il 19 gennaio, centinaia di migliaia di palestinesi di Gaza sono tornati alle loro case e alle loro terre dopo mesi di sfollamento forzato, solo per trovare un paesaggio apocalittico. Oltre alla distruzione di case, negozi, panetterie, ospedali, università, strade e altre infrastrutture civili, Israele ha decimato quasi tutta la capacità agricola di Gaza.

Secondo l’ONU, l’82% dei terreni coltivati, il 55% dei sistemi di irrigazione delle aziende agricole e il 78% delle serre sono stati danneggiati, lasciando sterili campi un tempo produttivi. Quasi il 70% dei pozzi agricoli è stato danneggiato, mentre il 96% del bestiame e il 99% del pollame sono morti.

La prima fase del “cessate il fuoco”, entrato in vigore il 19 gennaio, ha consentito un’ondata di aiuti a Gaza, fornendo un certo grado di tregua alla catastrofe umanitaria. Tuttavia, Israele ha violato l’accordo limitando pesantemente il numero di camion che trasportavano carburante, essenziale per alimentare generatori e attrezzature, nonché animali vivi e mangimi per animali. Il 2 marzo, al termine della prima fase del cessate il fuoco, Israele ha annunciato che avrebbe reimposto un blocco totale su Gaza, impedendo l’ingresso a qualsiasi camion, come aveva fatto nelle prime settimane della sua Campagna Militare nell’ottobre 2023. Secondo l’accordo di cessate il fuoco , le discussioni sull’attuazione della seconda fase dell’accordo avrebbero dovuto iniziare il 3 febbraio, ma il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rifiutato di inviare una squadra di negoziazione ed è tornato rapidamente al suo programma di sabotaggio.

I prezzi dei prodotti alimentari a Gaza sono raddoppiati o triplicati nel giro di un giorno dalla fine della fase uno, mentre Israele ha nuovamente utilizzato la Fame e la Carestia forzate come Arma di Guerra, tattiche che avevano portato all’emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale per Netanyahu e il suo ex Ministro della Difesa Yoav Gallant. Gli agricoltori che sono tornati nelle loro terre devono fare i conti con la distruzione delle loro attrezzature, serre e terreni agricoli, nonché con la scarsità di acqua desalinizzata. Israele ha anche imposto pesanti restrizioni all’ingresso di semi, fertilizzanti e altri articoli necessari per l’agricoltura.

Abu Amr sta ora ripartendo da zero. Accedere all’acqua non è un’impresa facile: nel corso della guerra, l’esercito israeliano ha preso di mira infrastrutture essenziali, tra cui pozzi d’acqua che avevano sostenuto l’agricoltura nella zona. “È come se volessero uccidere la terra prima di uccidere noi”, ha detto Abu Amr.

Hosni Mehanna, portavoce della Municipalità di Gaza, ha detto che 203 dei 319 pozzi d’acqua a Gaza hanno subito gravi danni, rendendoli inutilizzabili. Ha aggiunto che la sfida principale ora è l’assenza di attrezzature e macchinari per riparare i pozzi e le reti idriche danneggiate.

L’approvvigionamento idrico pro capite a Gaza è sceso a circa tre litri al giorno, ha detto Mehanna. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che 20 litri pro capite al giorno sono la quantità minima di acqua sicura richiesta per soddisfare i livelli essenziali di salute e igiene.

Senza approvvigionamento idrico e senza tubi di irrigazione funzionanti, Abu Amr ha pensato di scavare un pozzo privato, ma il costo era elevato: 8.000 dollari (7.385 euro), una somma che non aveva.

A metà febbraio, quando ha raccontato il suo problema alla moglie, lei gli ha dato dei gioielli d’oro che aveva ereditato dalla madre. “Prendi il mio oro e semina la terra”, gli ha detto. “Non abbiamo bisogno di oro se non abbiamo terra”. Non ha avuto altra scelta che correre il rischio, vendere l’oro e assumere un escavatore per scavare il pozzo, anche se temeva che i soldi potessero finire prima di raggiungere le falde acquifere. “Quelli sono stati momenti pesanti”, ha detto. “Temevo che la profondità non sarebbe stata sufficiente o che l’acqua sarebbe stata scarsa. Ma continuavo a ripetermi: la terra non delude mai la sua gente”.

Dopo giorni di lavoro, finalmente l’acqua è sgorgata dal terreno, un segno di speranza. Abu Amr ha quindi raccolto i suoi tubi, che erano stati danneggiati durante la guerra e crivellati di buchi, e ha chiesto a un’officina locale di ripararli.

Ora si trovava di fronte alla sua prossima sfida: non c’erano semi disponibili a causa delle pesanti restrizioni imposte da Israele sulle forniture di semi per Gaza negli ultimi 17 mesi. Frugando tra ciò che rimaneva della sua vecchia scorta, Abu Amr ha trovato una manciata di semi di cetriolo e peperone. Ha iniziato a piantarli in sacchetti di plastica pieni di terra e ad irrigarli con la poca acqua che riusciva a prendere dal pozzo finché le piantine non sono state pronte per essere piantate. “Possono averci rubato tutto, ma non ci ruberanno la volontà”, ha detto. “Questa terra tornerà verde, dovessi svenarmi”

Mentre gli agricoltori cominciano i loro sforzi per riprendere a coltivare la loro terra, si stanno diffondendo timori che la Campagna di bombardamenti incessante e l’invasione via terra di Israele possano aver danneggiato in modo permanente gran parte del terreno di Gaza e averlo reso sterile.

Alla periferia di Beit Lahia, nella Striscia di Gaza settentrionale, Farid al-Attar, un contadino di 52 anni, si trova nella sua terra, osservando con tristezza le piantine di pomodoro e mais che aveva piantato settimane prima, ora cadenti e appassite. Il terreno, teme, è rovinato.

Al-Attar si inginocchia e tocca le foglie gialle delle sue piantine di mais. “Non mi era mai successo prima. Coltivo qui da vent’anni e questo terreno mi ha sempre dato buoni raccolti. Ma ora è come se la terra fosse malata. Non è più adatta all’agricoltura”, ha osservato. “Sento che la terra non è più la stessa. Anche l’acqua con cui irrighiamo le colture è cambiata, forse vi si sono infiltrate sostanze tossiche?”

La teoria di Al-Attar è probabilmente corretta. Lo scorso novembre, l’Autorità per la Qualità Ambientale, un’agenzia indipendente istituita dall’Autorità Nazionale Palestinese negli anni ’90, ha pubblicato un rapporto in cui si concludeva che lo sgancio di oltre 85.000 tonnellate di bombe da parte di Israele su Gaza ha portato a “inquinamento del suolo con sostanze chimiche tossiche che renderanno difficile l’agricoltura per decenni a venire”. Il rapporto ha anche sottolineato che Israele ha utilizzato vari tipi di armi, tra cui il fosforo bianco, che possono causare danni ambientali permanenti.

Al-Attar teme che questo sia l’inizio della morte del settore agricolo a Gaza. Le continue restrizioni di Israele all’ingresso di fertilizzanti e attrezzature agricole, unite alla mancanza di acqua pulita per l’irrigazione, hanno privato gli agricoltori di qualsiasi possibilità di provare a salvare la loro terra.

“Non stiamo chiedendo l’impossibile, lasciateci solo piantare e vivere”, ha detto. “L’agricoltura a Gaza non è solo una professione, è la nostra vita. Se nessuno si muove per salvarla, perderemo la nostra unica fonte di cibo”.

Rasha Abu Jalal è una giornalista della striscia di Gaza. Lavora in diversi media che coprono questioni politiche, umanitarie e sociali palestinesi. È membro permanente del Comitato giudicante per l’annuale Premio Press House.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina

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