Il professore al centro dello scandalo delle deportazioni alla Columbia University è un ex funzionario dell’intelligence israeliana.

Secondo quanto rivela MintPress News, il professore al centro dello scandalo delle deportazioni alla Columbia University è un ex funzionario dell’intelligence israeliana.

Fonte: English version

di Alan Macleod, 11 Marzo 2025.

Mahmoud Khalil, neolaureato alla School of International and Public Affairs (SIPA) dell’università, è stato rapito sabato dall’Immigration Customs Enforcement (ICE) per il suo ruolo nell’organizzazione delle proteste dell’anno scorso contro l’attacco di Israele a Gaza. Il preside di Khalil, la dott. ssa Keren Yarhi-Milo, a capo della School of International and Public Affairs, è un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana e funzionario della Missione israeliana presso le Nazioni Unite. Yarhi-Milo ha avuto un ruolo significativo nel suscitare preoccupazione nell’opinione pubblica per una presunta ondata di intollerabile antisemitismo che si stava diffondendo nel campus, gettando così le basi per la vasta repressione delle libertà civili che ha fatto seguito alle proteste.

Spettri in mezzo a noi

Prima di entrare nel mondo accademico, la dott. ssa Yarhi-Milo ha prestato servizio come ufficiale e analista dell’intelligence presso le Forze di difesa israeliane. Dato che è stata reclutata nei servizi segreti per la sua capacità di parlare fluentemente l’arabo, il suo lavoro probabilmente comportava la sorveglianza della popolazione araba.

Dopo aver lasciato il mondo dell’intelligence, ha lavorato per la Missione permanente di Israele presso le Nazioni Unite a New York. Lì, ha incontrato e sposato suo marito, il portavoce ufficiale di Israele presso le Nazioni Unite.

Sebbene ora sia un’accademica, non ha mai abbandonato il mondo della sicurezza internazionale, rendendo l’argomento la sua area di competenza. Ha fatto in modo di cercare di far sentire la voce delle donne nel campo. Una di queste era l’allora Direttrice della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Avril Haines, con cui ha parlato nel 2023. Ma anche se Khalil era uno studente nella sua scuola, non ha avuto nulla da dire sul suo arresto. Infatti, piuttosto che parlare apertamente della questione (come hanno chiesto gli attivisti), ha invece scelto questa settimana di invitare Naftali Bennett, primo ministro di Israele dal 2021 al 2022, a parlare alla Columbia. Gli studenti che hanno protestato contro l’evento di martedì sono stati condannati dalle autorità universitarie per aver “molestato” Yarhi-Milo.

Proteste senza precedenti, repressione senza precedenti

La Columbia è stata l’epicentro di un massiccio movimento di protesta nei campus universitari di tutto il paese lo scorso anno. Si stima che almeno l’otto percento di tutti gli studenti universitari americani abbia partecipato a manifestazioni per denunciare l’attacco genocida a Gaza e chiedere alle istituzioni educative di disinvestire da Israele. La risposta è stata altrettanto vasta nella sua portata. Ben oltre 3.000 dimostranti sono stati arrestati, compresi gli stessi membri della facoltà.

Il movimento nazionale è iniziato alla Columbia il 17 aprile, quando è stato allestito un modesto accampamento di solidarietà per Gaza. I dimostranti sono rimasti scioccati quando il presidente dell’università Minouche Shafik aveva immediatamente chiamato il Dipartimento di Polizia di New York, la prima volta che l’università ha permesso alla polizia di reprimere il dissenso nel campus dalle famose manifestazioni del 1968 contro la guerra del Vietnam.

Mahmoud Khalil era tra i leader del movimento. Il rifugiato palestinese di origine siriana era disposto a parlare con calma e convinzione alla stampa degli obiettivi della protesta. Residente permanente negli Stati Uniti, è stato rapito dall’ICE sabato.

“L’ICE ha orgogliosamente arrestato e trattenuto Mahmoud Khalil, uno studente straniero radicale pro-Hamas nel campus della Columbia University. Questo è il primo arresto di molti a venire”, ha affermato il presidente Trump. Il segretario di Stato Marco Rubio ha fatto eco alla bieca minaccia di Trump, annunciando: “Revocheremo i visti e/o le green card dei sostenitori di Hamas in America in modo che possano essere deportati”. In un’altra chiara minaccia, l’amministrazione Trump si è mossa per cancellare 400 milioni di dollari di finanziamenti alla Columbia University, citando l’incapacità dell’istituzione di reprimere sufficientemente gli incidenti “antisemiti” nel campus.

Alla moglie di Khalil, incinta di otto mesi, è stato inizialmente detto che era stato portato in una struttura a Elizabeth, nel New Jersey. In realtà, era stato trasferito dall’altra parte del paese, in un centro a Jena, in Louisiana. Il giornalista Pablo Manríquez di Migrant Insider ha spiegato che l’ICE spesso fa “un ‘judge shopping’ in materia di immigrazione, mettendo i detenuti nei centri di detenzione sotto la giurisdizione di tribunali che molto raramente si pronunciano a favore dei migranti”.

Il tentativo di alto profilo di deportare il titolare di una Green Card a causa di un discorso politico che criticava un governo straniero ha lasciato molti avvocati per i diritti civili profondamente preoccupati. Alec Karakatsanis, ad esempio, ha affermato che “non ho mai visto una violazione più netta del Primo Emendamento o una più flagrante dichiarazione di intenti da parte del governo nel voler violare il diritto messo per iscritto”. “Il governo non afferma che [Khalil] ha commesso un crimine, solo che aveva opinioni su Israele che al governo non piacciono. Da brividi”, ha aggiunto.

I sostenitori miliardari pro-Israele della Columbia

Gran parte dei finanziamenti della Columbia deriva da donazioni di benefattori miliardari. Ma quei doni hanno delle condizioni. Ciò è diventato evidente sulla scia del movimento di protesta, quando molti sostenitori pro-Israele hanno chiesto all’università di intervenire. Il magnate dell’industria manifatturiera Robert Kraft, ad esempio, ha annunciato pubblicamente che avrebbe tagliato fuori la sua alma mater dai suoi lauti finanziamenti a causa della sua incapacità di reprimere efficacemente le proteste.

Il gestore di hedge fund Leon Cooperman ha fatto lo stesso, chiedendo che i “ragazzi pazzi” della Columbia “debbano essere controllati”. Tra questi “ragazzi” evidentemente c’era anche il professore giordano Joseph Massad, 61 anni, le cui opinioni sul Medio Oriente Cooperman trovava intollerabili e ne chiedeva il licenziamento. L’oligarca di origine sovietica Len Blavatnik, nel frattempo, ha esortato la polizia a ritenere responsabili i manifestanti.

Si ritiene che Kraft, Cooperman e Blavatnik abbiano donato in tutto quasi 100 milioni di dollari alla Columbia, il che ha conferito loro una notevole influenza sulla direzione politica dell’università.

C’erano anche voci dall’interno dell’università che chiedevano a gran voce la violenta repressione del movimento studentesco. Il professore associato di gestione aziendale Shai Davidai, ad esempio, ha denunciato i manifestanti come “nazisti” e “terroristi” e ha chiesto che la Guardia nazionale venisse schierata sull’accampamento, facendo riferimento indirettamente al massacro della Kent State University. Davidai, un israeliano-americano, ha prestato servizio nell’IDF e ha pubblicamente espresso il suo orgoglio nel farlo. Data la sua più recente aggiunta, sembra improbabile che la School of International and Public Affairs modererà le sue posizioni pro-Israele. A gennaio, la scuola ha annunciato che Jacob Lew si sarebbe unito alla facoltà. Lew aveva appena lasciato il suo lavoro di ambasciatore degli Stati Uniti in Israele sotto l’amministrazione Biden, un ruolo in cui ha facilitato la complicità americana nel genocidio, fornendo armi a Israele e fornendogli supporto diplomatico per i suoi sforzi.

Difendere Israele, distruggere la libertà di parola

I lettori di lunga data di MintPress News saranno meno sorpresi di molti nell’apprendere che i funzionari dell’intelligence militare israeliana ricoprono posizioni così importanti nella vita pubblica americana. Le precedenti indagini di MintPress hanno scoperto reti gigantesche di ex spie israeliane che lavorano in posizioni di vertice in grandi aziende tecnologiche e di social media, tra cui Microsoft, Google, Meta e Amazon. Persino TikTok, spesso etichettata come un’app di spionaggio cinese, ha assunto ex spie israeliane per gestire i suoi affari. E a ottobre abbiamo rivelato che ex spie israeliane stanno scrivendo le notizie americane, con diversi ex agenti che lavorano presso i principali organi di stampa statunitensi, tra cui CNN, Axios e il New York Times.

Forse, quindi, il fatto che il preside della stessa scuola al centro di una tempesta mediatica mondiale sia un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana non dovrebbe essere uno shock così grande. Ma rimane un duro promemoria del livello di straordinario pregiudizio istituzionale a favore di Israele mostrato negli Stati Uniti.

Foto principale | Keren Yarhi-Milo posa con Hillary Clinton durante il periodo di insegnamento ospite di Clinton alla Columbia nel 2023. Foto | Facebook | Hillary Clinton

Alan MacLeod è Senior Staff Writer per MintPress News. Dopo aver completato il dottorato di ricerca nel 2017, ha pubblicato due libri: Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreporting e Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent, oltre a numerosi articoli accademici. Ha collaborato anche con FAIR.org, The Guardian, Salon, The Grayzone, Jacobin Magazine e Common Dreams.

Traduzione di Nicole Santini- “esiste qualcosa su questa terra per cui vale la pena vivere”- Mahmoud Darwish- Invictapalestina.org