“È solo questione di giorni”: i Palestinesi dicono addio mentre Israele bombarda Gaza.

I Palestinesi che postano sui social media affermano di non pensare di sopravvivere al sanguinoso bombardamento di Israele sulla Striscia.

Fonte: English version

di Pauline Ertel, 4 Aprile 2025

Immagine di copertina: Una donna palestinese siede in mezzo alla devastazione nel cortile di una scuola un giorno dopo che è stata colpita da un attacco israeliano, nel quartiere di al-Tuffah a Gaza City il 4 aprile 2025 (Omar al-Qattaa/AFP)

I Palestinesi stanno postando messaggi finali e lettere di addio sui social media, esprimendo la loro paura di non sopravvivere all’intensità dei bombardamenti a tappeto israeliani sulla Striscia di Gaza.

Molti Palestinesi a Gaza si sono rivolti ai social media dall’inizio dell’assalto israeliano nell’ottobre 2023 per comunicare tra loro, documentare gli attacchi israeliani e le loro esperienze quotidiane e condividere i loro pensieri, speranze e vite con un pubblico internazionale in un periodo in cui i media, le piattaforme dei social media e le istituzioni artistiche ed educative sono accusati di censurare le informazioni e di mettere a tacere la libertà di espressione in relazione alla guerra.

Tuttavia, nelle ultime 24 ore, i post che esprimono disperazione per la gravità e la distruttività degli attacchi e la paura che la gente di Gaza non possa sopravvivere questa volta, sono aumentati vertiginosamente.

Giovedì, Israele ha ucciso almeno 112 Palestinesi, in quello che è diventato il giorno più mortale da quando Israele ha ripreso la sua guerra contro l’enclave assediata il 18 marzo.

Un video pubblicato da Nour, una donna di Gaza, mostra un attacco israeliano su un edificio vicino in mezzo a un quartiere completamente distrutto mentre una donna singhiozza in sottofondo. “Sembra che questa volta non sopravviveremo…” recita la didascalia.

“per la prima volta in mesi, la gente a Gaza sta mandando messaggi con i loro addii. E c’è un silenzio assordante nelle notizie.”

Venerdì mattina, il giornalista Abdallah Alattar di Rafah, nella Striscia di Gaza meridionale, ha scritto: “Sembra che questa volta non ce la faremo”, e il suo messaggio è stato ampiamente diffuso e ricondiviso.

“Gaza sta letteralmente esalando il suo ultimo respiro. Non vi disturberemo più con le nostre notizie. E’ solo una questione di giorni, e saranno tutti martirizzati. tornate alle vostre vite normali. Ma…non vi perdoneremo. Grazie per il vostro sostegno negli ultimi 18 mesi.”

Abubaker Amed, un giornalista calcistico di Deir al-Balah, ha espresso in un post che la popolazione di Gaza “sa che il mondo li ha delusi e quindi ritiene che la loro uccisione sia solo questione di tempo”.

Diversi utenti hanno anche chiesto alla gente e alle potenze globali di prestare attenzione e parlare a favore della popolazione di Gaza, che non solo affronta i bombardamenti, ma anche la fame a causa del blocco di Israele su cibo e beni essenziali.

“Bombe sopra, fame sotto: Gaza sta soffrendo. Quanto ancora potremo sopportare questo?” ha scritto un Palestinese. “Il mondo deve agire ORA!”

La guerra di Israele a Gaza continua a essere sostenuta e finanziata dai suoi alleati, in particolare dagli Stati Uniti.

A marzo, l’amministrazione di Donald Trump ha aggirato una normale revisione del Congresso per approvare una vendita di armi a Israele per quasi 3 miliardi di dollari.

Giovedì, il senatore indipendente statunitense Bernie Sanders ha tentato di presentare due risoluzioni congiunte di disapprovazione per bloccare vendite di armi offensive a Israele per un valore di 8,8 miliardi di dollari, già approvate dall’amministrazione Trump.

Solo 15 senatori, tra cui Tim Kaine e l’ex candidata alla presidenza Elizabeth Warren, hanno votato per andare avanti e il voto per bloccare i trasferimenti di armi è fallito.

Preghiere e auto-elogi funebri

Molti utenti hanno anche utilizzato i loro account sui social media per pubblicare messaggi di addio e preghiere nel caso in cui dovessero morire.

“la gente a Gaza che sui social media sta prendendo la propria Shahada prima di una morte imminente oppure implora il mondo per tirarli fuori in seguito all’intensificarsi del genocidio da parte di Israele è la cosa più straziante di tutti i tempi. E questo è il risultato del vergognoso silenzio e dell’ignoranza del mondo.”

“All’inizio ero impaziente, condividevo tutto ciò che le mie mani potevano scrivere”, ha detto. “Ma non so cosa dovete vedere o leggere per insorgere finalmente contro tutto ciò che sta accadendo, non per il nostro bene, ma per la vostra coscienza, per la vostra fede, in modo che non dobbiate lottare con la vostra coscienza quando andate a dormire”.

“dopo questo tweet, ho deciso di smettere di pubblicare permanentemente e dire addio a tutti quelli che ho avuto l’onore di conoscere qui. Scrivere è sempre stato, e sempre sarà la mia unica via di fuga da tutto ciò che sento. Durante questo genocidio ho deciso di condividere ciò che scrivevo e…”

“Non ho mai sentito la morte avvicinarsi così tanto a me durante l’intero genocidio come in questi giorni”, ha scritto Hamad in un altro post il 3 aprile.

Hamza Alsharif, un medico dell’Ospedale europeo e dell’Ospedale Al-Aqsa, ha scritto su X che i bombardamenti “si stanno intensificando in tutte le aree della Striscia” e che “il sangue è ovunque”.

“In questo preciso momento, è il Dr. Hamza che vi parla dalla striscia di Gaza. L’Occupazione ci sta sterminando tutti in questo preciso istante. I bombardamenti si stanno instensificando in tutta la striscia, da nord a sud. I bambini sono decapitati, e i martiri sono dilaniati…”

“Se muoio, non sono un numero, sono un pianeta a sé stante, ho sogni e ambizioni che volevo realizzare. Non dimenticatemi nelle vostre preghiere e continuate a parlare di me”, ha scritto il dottor Alsharif in un post appuntato sul suo profilo dal 18 marzo.

Il mese scorso, un missile israeliano ha preso di mira e ucciso il giornalista di Al Jazeera di 23 anni Hossam Shabat a Beit Lahiya, poche ore dopo che Mohammad Mansour, corrispondente di Palestine Today, era stato ucciso in un attacco aereo israeliano che aveva preso di mira la sua casa. Sua moglie e suo figlio sono stati uccisi insieme a lui.

Ore dopo la morte di Hossam, i suoi colleghi hanno pubblicato un messaggio scritto da Hossam stesso, indicando che aveva la sensazione che sarebbe stato probabilmente preso di mira.

“Se stai leggendo questo, significa che sono stato ucciso, molto probabilmente preso di mira, dalle forze di occupazione israeliane”, ha detto il 23enne.

L’elogio funebre scritto da Hossam ricordava quello del famoso poeta e accademico palestinese Refaat Alareer, ucciso in un attacco aereo israeliano nel dicembre dello scorso anno e la cui poesia ampiamente diffusa “Se devo morire” divenne un simbolo di speranza e resistenza durante la guerra di Israele.

Traduzione di Nicole Santini- “esiste qualcosa su questa terra per cui vale la pena vivere” -Mahmoud Darwish-Invictapalestina.org