Benché io sia non credente e la mia intuizione del mondo sia totalmente e serenamente materialistica, ho provato un grande senso di tristezza e di solitudine per la scomparsa del Pontefice Papa Francesco.
Non ci ha lasciato solo la più eminente figura, a livello mondiale, di questo XXI secolo.
Secolo ancora giovane certo, ma non più in fasce; e non si vedono ancora all’orizzonte figure in grado di eguagliarne la statura.
Una perdita grandissima per i movimenti sociali di tutto il pianeta.
Ho avuto la fortuna di essere presente al terzo incontro del Pontefice con i movimenti sociali, in sala Nervi nel 2016. Mai, in questo secolo, da una posizione così eminente, si è sentita una così dura condanna dell’ingiustizia sociale, sia che si manifesti sul piano economico che su quello ecologico.
L’analisi della causa dell’ingiustizia e delle modalità concrete del suo operare, fu chiarissima, come la denuncia delle responsabilità. In quella sala il numero di non credenti era, per il luogo, insolitamente alto. Ed eravamo, tutti noi non credenti, meravigliosamente stupefatti (e credo anche commossi) dalla piena compatibilità, per non dire coincidenza, con le nostre analisi.
Una sala piena di attivisti di movimenti sociali e sindacalisti di ogni parte del mondo; credenti e non.
Era presente anche l’ex presidente dell’Uruguay José Mujica (ricordiamolo: ateo e già guerrigliero di inspirazione marxista) che, in quell’occasione il Pontefice chiamò: “il mio amico Pepe Mujica”!
Grande assente: l’intellettualità italiana. Assenza che palesa una decadenza di importanza storica.
Rimasi colpito anche dal profondo rispetto mostrato dal Pontefice per i non credenti. Il suo discorso si concluse così: “Vi chiedo per favore di pregare per me, e quelli che non possono pregare, lo sapete, pensatemi bene e mandatemi una buona onda. Grazie.”
Un distacco, da chi strumentalizza la Fede come elemento identitario per fini di potere, totalmente implicito; ma che non poteva essere più completo ed elegante.
Non avremmo dovuto essere sorpresi. Già all’inizio del pontificato, nella Evangelii Gaudim c’è l’affermazione: “questa economia uccide”.
Non l’economia in senso lato, come una dimensione, tra le tante, delle relazioni tra esseri umani; ma questa economia, con questa forma che ha assunto in questo momento storico con queste relazioni tra queste classi sociali nell’uso di queste risorse.
Per condannare i danni (forse bisognerebbe scomodare la parola “male”) di “questa economia” fu scelta l’epitome di ogni danno: “uccide”.
Per un Pontefice, anche se non solo per lui, l’uccisione è sempre l’uccisione del fratello.
Un altro aspetto di importanza storica che non ci deve sfuggire è il profondo rispetto per la libertà di pensiero per tutti, compresi i non credenti. Il Pontefice che ci ha appena lasciato ha portato la più grande autorità dell’Islam sunnita Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam dell’Università Islamica di Al-Azhar, a firmare la dichiarazione di Abu Dhabi il 4 febbraio del 2019 in cui si afferma:
“questa Dichiarazione sia un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà”.
Per la prima volta un’autorità religiosa islamica riconosce il principio della libertà religiosa non solo come diritto di credere in un’altra religione; ma anche di non credere in alcuna religione.
Se il cosiddetto “Occidente” non sono solo le cannoniere della Regina Vittoria, Gran Madre del Liberalismo, che hanno imposto con la violenza il consumo dell’oppio al popolo cinese; nessun leader del cosiddetto “Occidente” ha fatto di più per l’affermazione universale dei principi “occidentali”.
La dichiarazione di Abu Dhabi riflette anche la comune preoccupazione delle due alte personalità, rappresentative delle due confessioni religiose più praticate al mondo, sul tema del pace e della “terza guerra mondiale a pezzi”.
Occorre sempre tenere a mente che quest’espressione, condivisa anche dal Grande Iman di Al-Azhar, è di molto precedente sia il 24 febbraio 2022 che il 7 ottobre 2023.
La scomparsa di Papa Francesco si fa particolarmente sentire, anche perché avviene nel momento in cui i pezzi del mosaico delle varie guerre potrebbero comporsi rapidamente in un unico, non voluto da nessuno ma progressivamente inevitabile, vortice di un’unica grande guerra.
Al dolore della sua scomparsa si aggiunge un elemento di profonda preoccupazione per il subitaneo venir meno dell’unico interlocutore rispettato da tutte le parti in causa nelle guerre in atto.
Il pensiero non può non correre al fatto che un altro Pontefice morì il 20 agosto del 1914 quando iniziava la grande “inutile strage”.
Un condolente saluto a tutti
Stefano Risso
Attac Torino