Profitti dal genocidio

L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite cita centinaia di aziende, banche, aziende tecnologiche, università, fondi pensione ed enti di beneficenza che traggono profitto dall’Occupazione e dal Genocidio israeliani.

Fonte: English version

Di Chris Hedges – 2 luglio 2025

La guerra è un business. Così come il Genocidio. L’ultimo rapporto presentato da Francesca Albanese, Relatrice Speciale sui Territori Palestinesi Occupati, elenca 48 aziende e istituzioni, tra cui Palantir Technologies Inc., Lockheed Martin, Alphabet Inc., Amazon, International Business Machine Corporation (IBM), Caterpillar Inc., Microsoft Corporation e l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT) di Boston, insieme a banche e società finanziarie come Blackrock, assicuratori, società immobiliari ed enti di beneficenza, che, in violazione del Diritto Internazionale, stanno guadagnando miliardi dall’Occupazione e dal Genocidio dei palestinesi.

Il rapporto, che include una banca dati di oltre 1.000 entità aziendali che collaborano con Israele, esige che queste aziende e istituzioni interrompano i legami con Israele o siano ritenute responsabili per complicità in Crimini di Guerra. Descrive “l’Occupazione eterna” di Israele come “il banco di prova ideale per i produttori di armi e le grandi industrie tecnologiche, con un’offerta e una domanda significative, scarsa supervisione e nessuna responsabilità, mentre investitori e istituzioni pubbliche e private ne traggono profitto senza riserve”.

I processi agli industriali post-Olocausto e la Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione hanno gettato le basi giuridiche per il riconoscimento della responsabilità penale di istituzioni e imprese che partecipano a Crimini internazionali. Questo nuovo rapporto chiarisce che le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia impongono alle entità l’obbligo di “non impegnarsi e/o ritirarsi totalmente e incondizionatamente da qualsiasi rapporto associato, e di garantire che qualsiasi impegno con i palestinesi consenta la loro autodeterminazione”.

“Il Genocidio a Gaza non si è fermato perché è redditizio, è redditizio per troppe persone”, mi ha detto Albanese. “È un affare. Ci sono entità aziendali, anche di Stati amici della Palestina, che per decenni hanno fatto affari e tratto profitti dall’Economia dell’Occupazione. Israele ha sempre sfruttato la terra, le risorse e la vita dei palestinesi. I profitti sono continuati e persino aumentati man mano che l’Economia dell’Occupazione si trasformava in un’Economia di Genocidio”.

Inoltre, ha aggiunto, i palestinesi hanno fornito “campi di addestramento sconfinati per testare tecnologie, armi e tecniche di sorveglianza che ora vengono utilizzate contro persone ovunque, dal Sud al Nord del mondo”.

Il rapporto critica duramente le aziende per “aver fornito a Israele le armi e i macchinari necessari per distruggere case, scuole, ospedali, luoghi di svago e di culto, mezzi di sussistenza e risorse produttive, come uliveti e frutteti”.

Il Territorio Palestinese, osserva il rapporto, è un “mercato chiuso” a causa delle restrizioni imposte da Israele al commercio e agli investimenti, alla piantumazione di alberi, alla pesca e all’approvvigionamento idrico per le colonie. Le multinazionali hanno tratto profitto da questo “mercato chiuso” “sfruttando il lavoro e le risorse palestinesi, degradando e deviando le risorse naturali, costruendo e alimentando colonie e vendendo e commercializzando beni e servizi derivati ​​in Israele, nei Territori Palestinesi Occupati e a livello globale”.

“Israele trae profitto da questo sfruttamento, che costa all’economia palestinese almeno il 35% del suo PIL”, osserva il rapporto.

Banche, società di gestione patrimoniale, fondi pensione e assicuratori hanno “incanalato finanziamenti nell’Occupazione illegale”, accusa il rapporto. Inoltre, “le università, centri di crescita e potere intellettuale, hanno sostenuto l’ideologia politica alla base della Colonizzazione del Territorio Palestinese, sviluppato armamenti e ignorato o addirittura avallato la violenza sistemica, mentre le collaborazioni di ricerca globali hanno oscurato la Cancellazione palestinese dietro un velo di neutralità accademica”.

Le tecnologie di sorveglianza e incarcerazione si sono “evolute in strumenti per colpire indiscriminatamente la popolazione palestinese”, osserva il rapporto. “Macchinari pesanti precedentemente utilizzati per demolizioni di case, distruzione di infrastrutture e sequestro di risorse in Cisgiordania sono stati riutilizzati per cancellare il paesaggio urbano di Gaza, impedendo alle popolazioni sfollate di tornare e ricostituirsi come comunità”.

L’attacco militare contro i palestinesi ha anche “fornito un banco di prova per capacità militari all’avanguardia: piattaforme di difesa aerea, droni, strumenti di puntamento basati sull’Intelligenza Artificiale e persino il programma F-35 guidato dagli Stati Uniti d’America. Queste tecnologie vengono poi commercializzate come ‘collaudate in battaglia’”.

Dal 2020, Israele è l’ottavo esportatore di armi al mondo. Le sue due principali aziende produttrici di armi sono Elbit Systems Ltd e la Israel Aerospace Industries Ltd (IAI), di proprietà statale. Ha una serie di partenariati internazionali con aziende straniere produttrici di armi, tra cui “per il caccia F-35, guidato dalla statunitense Lockheed Martin”.

“Componenti e parti costruite a livello globale contribuiscono alla flotta israeliana di F-35, che Israele personalizza e mantiene in collaborazione con Lockheed Martin e aziende nazionali”, si legge nel rapporto. Dall’ottobre 2023, gli aerei F-35 e F-16 sono stati “fondamentali nel dotare Israele di una potenza aerea senza precedenti, in grado di sganciare circa 85.000 tonnellate di bombe, in gran parte non guidate, uccidendo e ferendo oltre 179.411 palestinesi e annientando Gaza”.

“Anche droni, esacotteri e quadricotteri sono stati onnipresenti Macchine di Morte nei cieli di Gaza”, si legge nel rapporto. “I droni, in gran parte sviluppati e forniti da Elbit Systems e Israel Aerospace Industries, hanno a lungo volato a fianco dei caccia, sorvegliando i palestinesi e fornendo informazioni sugli obiettivi. Negli ultimi due decenni, con il supporto di queste aziende e la collaborazione con istituzioni come l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts, i droni utilizzati da Israele hanno acquisito sistemi d’arma automatizzati e la capacità di volare in formazione a sciame”.

Le aziende giapponesi FANUC vendono prodotti di automazione e “forniscono macchinari robotici per le linee di produzione di armi, tra cui IAI, Elbit Systems e Lockheed Martin”.

“Compagnie di navigazione come la danese A.P. Moller – Maersk A/S trasportano componenti, parti, armi e materie prime, sostenendo un flusso costante di equipaggiamenti militari forniti dagli Stati Uniti dopo l’ottobre 2023”.

C’è stato un “aumento del 65% della spesa militare israeliana dal 2023 al 2024, pari a 46,5 miliardi di dollari (39,4 miliardi di euro), uno dei più alti pro capite al mondo”. Ciò “ha generato un forte aumento dei loro profitti annuali”, mentre “anche le aziende produttrici di armi straniere, in particolare i produttori di munizioni e ordigni, ne hanno tratto profitto”.

Allo stesso tempo, le aziende tecnologiche hanno tratto profitto dal Genocidio “fornendo infrastrutture a duplice uso per integrare la raccolta e la sorveglianza di dati di massa, traendo profitto dall’esclusivo banco di prova per la tecnologia militare offerto dal Territorio Palestinese Occupato”. Essi potenziano “i servizi carcerari e di sorveglianza, dalle reti di televisione a circuito chiuso (CCTV), alla sorveglianza biometrica, alle reti di posti di blocco tecnologici avanzati, ai ‘muri intelligenti’ e alla sorveglianza tramite droni, fino all’archiviazione esterna di dati (cloud computing), all’Intelligenza Artificiale e all’analisi dei dati a supporto del personale militare sul campo”.

“Le aziende tecnologiche israeliane spesso nascono da infrastrutture e strategie militari”, si legge nel rapporto, “come ha fatto il Gruppo NSO, fondato da ex membri dell’Unità 8200. Il suo programma spia Pegasus, progettato per la sorveglianza segreta degli smartphone, è stato utilizzato contro attivisti palestinesi e concesso in licenza a livello globale per colpire capi di Stato, giornalisti e difensori dei diritti umani. Esportata ai sensi della Legge sul Controllo delle Esportazioni per la Difesa, la tecnologia di sorveglianza del Gruppo NSO consente la “diplomazia dello spionaggio” rafforzando al contempo l’impunità dello Stato”.

IBM (International Business Machines), la cui tecnologia ha facilitato la generazione e la tabulazione di schede perforate da parte della Germania Nazista per i dati del censimento nazionale, la logistica militare, le statistiche dei ghetti, la gestione del traffico ferroviario e la capacità dei Campi di Concentramento, è ancora una volta complice di questo attuale Genocidio.

Opera in Israele dal 1972. Fornisce addestramento alle agenzie militari e di spionaggio israeliane, in particolare all’Unità 8200, responsabile delle operazioni clandestine, della raccolta di informazioni sui segnali e della decrittazione dei codici, nonché di controspionaggio, guerra informatica, spionaggio militare e sorveglianza.

“Dal 2019, IBM Israele gestisce e aggiorna le banche dati centrali dell’Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione, consentendo la raccolta, l’archiviazione e l’utilizzo governativo dei dati biometrici sui palestinesi e supportando il regime discriminatorio di permessi di soggiorno in Israele”, si legge nel rapporto.

Microsoft, attiva in Israele dal 1989, è “integrata nel sistema penitenziario, nella polizia, nelle università e nelle scuole, comprese le colonie. Microsoft integra i suoi sistemi e la tecnologia civile nell’esercito israeliano dal 2003, acquisendo al contempo giovani aziende israeliane di sicurezza informatica e sorveglianza”.

“Con l’aumento dei volumi di dati generati dai sistemi israeliani di Apartheid, militari e di controllo della popolazione, è cresciuta anche la sua dipendenza dall’archiviazione e dall’elaborazione dati su archivi esterni”, si legge nel rapporto. “Nel 2021, Israele ha assegnato ad Alphabet Inc. (Google) e Amazon.com, Inc. un contratto da 1,2 miliardi di dollari (1 miliardo di euro) (Progetto Nimbus), in gran parte finanziato con fondi del Ministero della Difesa, per la fornitura di infrastrutture tecnologiche di base”.

Microsoft, Alphabet Inc. e Amazon “concedono a Israele un accesso praticamente esteso a tutto il governo alle loro tecnologie di archiviazione esterna e di Intelligenza Artificiale, migliorando l’elaborazione dei dati, i processi decisionali, la sorveglianza e le capacità di analisi”.

L’esercito israeliano, sottolinea il rapporto, “ha sviluppato sistemi di Intelligenza Artificiale come ‘Lavanda’, ‘Vangelo’ e ‘Dov’è Papà?’ per elaborare dati e generare elenchi di obiettivi, rimodellando la guerra moderna e dimostrando la natura a duplice uso dell’Intelligenza Artificiale”.

Ci sono “ragionevoli motivi”, si legge nel rapporto, per ritenere che Palantir Technology Inc., che ha una lunga relazione con Israele, “abbia fornito tecnologie di polizia predittiva automatica, infrastrutture di difesa fondamentali per la costruzione e l’implementazione rapida e su larga scala di programmi militari e la sua piattaforma di Intelligenza Artificiale, che consente l’integrazione in tempo reale dei dati sul campo di battaglia per un processo decisionale automatizzato”.

L’amministratore delegato di Palantir, nell’aprile 2025, ha risposto alle accuse secondo cui Palantir uccide palestinesi a Gaza affermando: “per lo più terroristi, è vero”.

“Le tecnologie civili sono state a lungo strumenti a duplice uso per l’Occupazione Coloniale”, si legge nel rapporto. “Le operazioni militari israeliane fanno largo uso di attrezzature prodotte dai principali produttori mondiali per ‘sradicare’ i palestinesi dalle loro terre, demolendo case, edifici pubblici, terreni agricoli, strade e altre infrastrutture vitali. Dall’ottobre 2023, questi macchinari sono stati fondamentali per danneggiare e distruggere il 70% delle strutture e l’81% dei terreni coltivabili a Gaza”.

Caterpillar Inc. ha fornito per decenni all’esercito israeliano attrezzature utilizzate per demolire case, moschee e ospedali palestinesi, oltre a “seppellire vivi palestinesi feriti” e uccidere attivisti, come Rachel Corrie.

“Israele ha trasformato il bulldozer D9 della Caterpillar in un’arma fondamentale automatizzata e telecomandata dell’esercito israeliano, impiegata in quasi tutte le attività militari dal 2000, sgomberando le linee di incursione, ‘neutralizzando’ il territorio e uccidendo palestinesi”, si legge nel rapporto. Quest’anno, Caterpillar “si è assicurata un ulteriore contratto multimilionario con Israele”.

“La coreana HD Hyundai e la sua controllata al 100%, Doosan, insieme al gruppo svedese Volvo e ad altri importanti produttori di macchinari pesanti, sono da tempo collegate alla distruzione di proprietà palestinesi, ciascuna delle quali fornisce macchinari esclusivamente tramite concessionari israeliani autorizzati”, si legge nel rapporto.

“Così come le aziende hanno contribuito alla distruzione della vita palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, hanno anche contribuito alla costruzione di ciò che la sostituisce: la costruzione di colonie e delle relative infrastrutture, l’estrazione e il commercio di materiali, energia e prodotti agricoli, e il trasporto di visitatori alle colonie come se si trattasse di una normale meta turistica”.

“Più di 371 colonie e avamposti illegali sono stati costruiti, alimentati e utilizzati da aziende che hanno facilitato la sostituzione della popolazione nativa nei Territori Palestinesi Occupati da parte di Israele”, conclude il rapporto.

Questi progetti edilizi hanno utilizzato escavatori e macchinari pesanti Caterpillar, HD Hyundai e Volvo. Hanson Israel, una sussidiaria della tedesca Heidelberg Materials AG, “ha contribuito al saccheggio di milioni di tonnellate di dolomite dalla cava di Nahal Raba, su terreni confiscati ai villaggi palestinesi in Cisgiordania”. La dolomite estratta viene utilizzata per costruire colonie ebraiche in Cisgiordania.

Anche le aziende straniere hanno “contribuito allo sviluppo di strade e infrastrutture di trasporto pubblico fondamentali per la fondazione e l’espansione delle colonie, e per il loro collegamento a Israele, escludendo e Segregando al contempo i palestinesi”.

Le società immobiliari globali vendono proprietà negli insediamenti coloniali ad acquirenti israeliani e internazionali. Tra queste società immobiliari figura Keller Williams Realty LLC, che “ha avuto filiali nelle colonie” tramite il suo affiliato israeliano KW Israel. L’anno scorso, tramite un altro affiliato chiamato Home in Israel, Keller Williams “ha organizzato un evento itinerante immobiliare in Canada e negli Stati Uniti, sponsorizzato congiuntamente da diverse aziende che sviluppano e commercializzano migliaia di appartamenti nelle colonie”.

Piattaforme di affitto, tra cui Booking e Airbnb, propongono immobili e camere d’albergo nelle colonie ebraiche illegali in Cisgiordania.

Chinese Bright Dairy & Food (Cinese Lucente Latticini & Cibo) è azionista di maggioranza di Tnuva, il più grande conglomerato alimentare israeliano, che utilizza terreni confiscati ai palestinesi in Cisgiordania.

Nel settore energetico, “Chevron Corporation, in consorzio con l’israeliana NewMedEnergy (una sussidiaria del Gruppo Delek, inserito nella banca dati dell’OHCHR), estrae gas naturale dai giacimenti Leviatano e Tamar; ha pagato al governo israeliano 453 milioni di dollari (384 milioni di euro) in diritti di estrazione e tasse nel 2023. Il consorzio di Chevron fornisce oltre il 70% del consumo energetico israeliano. Chevron trae inoltre profitto dalla sua comproprietà del gasdotto del Mediterraneo orientale, che attraversa il territorio marittimo palestinese, e dalle esportazioni di gas verso Egitto e Giordania”.

BP e Chevron sono anche “i maggiori contributori alle importazioni israeliane di petrolio greggio, in quanto principali proprietari rispettivamente dell’oleodotto strategico azero Baku-Tbilisi-Ceyhan e del consorzio kazako del gasdotto del Caspio, nonché dei relativi giacimenti petroliferi. Ciascun conglomerato ha effettivamente fornito l’8% del petrolio greggio israeliano tra ottobre 2023 e luglio 2024, integrato dalle spedizioni di petrolio greggio provenienti dai giacimenti petroliferi brasiliani, di cui Petrobras detiene la quota maggiore, e dal carburante per aerei militari. Il petrolio di queste società rifornisce due raffinerie in Israele”.

“Fornendo a Israele carbone, gas, petrolio e carburante, le aziende contribuiscono alle infrastrutture civili che Israele utilizza per consolidare l’annessione permanente e che ora trasforma in armi per la distruzione della vita palestinese a Gaza”, si legge nel rapporto. “Le stesse infrastrutture a cui queste aziende forniscono risorse sono state al servizio dell’esercito israeliano e della sua distruzione di Gaza, guidata dalla tecnologia e ad alto consumo energetico”.

Anche banche e società finanziarie internazionali hanno finanziato il Genocidio attraverso l’acquisto di titoli del Tesoro israeliani.

“In quanto principale fonte di finanziamento per il bilancio dello Stato israeliano, i titoli del Tesoro hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziare l’attacco in corso a Gaza”, si legge nel rapporto. Dal 2022 al 2024, il bilancio militare israeliano è cresciuto dal 4,2% all’8,3% del PIL, portando il bilancio pubblico a un disavanzo del 6,8%. Israele ha finanziato questo bilancio in forte espansione aumentando le proprie emissioni obbligazionarie, tra cui 8 miliardi di dollari (6,8 miliardi di euro) a marzo 2024 e 5 miliardi di dollari (4,2 miliardi di euro) a febbraio 2025, oltre alle emissioni sul mercato interno del nuovo Shekel.

Il rapporto rileva che alcune delle più grandi banche mondiali, tra cui BNP Paribas e Barclays, “sono intervenute per rafforzare la fiducia del mercato sottoscrivendo questi titoli del Tesoro nazionali e internazionali, consentendo a Israele di contenere il premio sul tasso di interesse, nonostante un declassamento del merito creditizio. Le società di gestione patrimoniale, tra cui Blackrock (68 milioni di dollari – 57.6 di euro), Vanguard (546 milioni di dollari – 463 di euro) e la controllata di gestione patrimoniale di Allianz, PIMCO (960 milioni di dollari – 814 di euro), erano tra gli almeno 400 investitori di 36 Paesi che li hanno acquistati.

Anche le organizzazioni benefiche di ispirazione religiosa sono “diventate fondamentali facilitatori finanziari di progetti illegali, anche nei Territori Palestinesi Occupati, ricevendo spesso detrazioni fiscali all’estero nonostante i rigidi quadri normativi in ​​materia di beneficenza”, si legge nel rapporto.

“Il Fondo Nazionale Ebraico (KKL-JNF) e le sue oltre 20 affiliate finanziano l’espansione dei coloni e progetti legati all’esercito”, si legge nel rapporto. “Dall’ottobre 2023, piattaforme come Israel Gives hanno attivato la raccolta fondi collettiva deducibile dalle tasse in 32 Paesi per unità militari e coloni israeliani. Gli Amici Cristiani delle Comunità Israeliane, con sede negli Stati Uniti, i Cristiani Olandesi per Israele e le affiliate globali, hanno inviato oltre 12,25 milioni di dollari (10,4 milioni di euro) nel 2023 a vari progetti a sostegno delle colonie, inclusi alcuni che addestrano coloni estremisti”.

Il rapporto critica le università che collaborano con università e istituzioni israeliane. Rileva che i laboratori dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts “conducono ricerche su armi e sorveglianza finanziate dal Ministero della Difesa israeliano”. Questi progetti includono “il controllo di sciami di droni, una caratteristica distintiva dell’attacco israeliano a Gaza dall’ottobre 2023, algoritmi di inseguimento e sorveglianza subacquea”.

Il Genocidio richiede una vasta rete e miliardi di dollari per sostenerlo. Israele non potrebbe portare a termine il suo Massacro di Massa dei palestinesi senza questo ecosistema. Queste entità, che traggono profitto dalla Violenza di Massa contro i palestinesi e dagli sfollamenti di massa, sono Colpevoli di Genocidio tanto quanto le unità militari israeliane che decimano la popolazione di Gaza. Anch’essi sono Criminali di Guerra e devono essere ritenuti responsabili.

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.

Traduzione a cura di: Beniamino Rocchetto 
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