Nelle strade d’Europa, dell’America Latina e perfino in Australia, la Palestina è viva, presente, colorata e tenace.
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Hanin Majadli – 3 ottobre 2025
Immagine di copertina: Una donna tiene una bandiera palestinese durante un raduno pro-palestinese in Piazza della Repubblica a Parigi, a settembre. Crediti: Aurelien Morissard/AP
Un israeliano si concede una breve vacanza in Europa. Cerca una breve tregua, un modo per allontanarsi dalla realtà violenta e traumatica di Israele, tra le pittoresche piazze, i deliziosi formaggi, i paesaggi verdi e la gente cortese.
Ma poi, in mezzo a tutto questo, si imbatte in uno spettacolo angosciante: una bandiera palestinese. Poi, un’altra, e poi un cartello che proclama: “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Infine, si imbatte in un gigantesco raduno per la Palestina.
Oh, l’orrore. La vacanza si trasforma in un incubo. Queste bandiere, queste manifestazioni, nascoste agli occhi di Israele, lo perseguitano ovunque. Torna in Israele e pubblica un post preoccupato. Si scopre che anche all’estero, la Palestina non gli dà un attimo di tregua.
Sempre più israeliani tornano dall’estero con la stessa sconvolgente conclusione, una conclusione a cui sarà impossibile sfuggire nel prossimo futuro: la Palestina storica , cancellata con la forza nel 1948, è presente ovunque al di fuori dei suoi confini tradizionali. Ciò che è stato cancellato qui, esiste più fortemente che mai là. Gli israeliani, abituati a cancellare i palestinesi dal paesaggio, dalla lingua e dalla coscienza, sono stupiti nello scoprire che il mondo non ha fatto lo stesso.
Nelle strade d’Europa, dell’America Latina e perfino in Australia, la Palestina è viva, presente, colorata e tenace.
C’è una giustizia cosmica in tutto questo. Dopo la Nakba, è stato di fatto proibito esporre la bandiera palestinese sul suo territorio, e c’è una proposta sul tavolo della Knesset per vietarla per legge. È stata cancellata dai libri di storia e soppressa dalla coscienza di generazioni.
È improbabile che un singolo israeliano abbia mai visto la bandiera palestinese esposta in modo ordinario per strada, non solo durante le manifestazioni dei cittadini arabi. È percepita come l’ombra di una minaccia: un simbolo di terrorismo, di orrore, un nemico. Poi, all’improvviso, fuori dal Paese, la bandiera stessa appare davanti ai loro occhi in un modo completamente diverso: bella, colorata, delicata. Un simbolo della richiesta di giustizia, umanità e solidarietà. Una bandiera di cui siamo orgogliosi e che non abbiamo paura di sventolare.
Penso all’israeliano medio, a cui è stato insegnato che non esiste un popolo palestinese, che siamo tutti una “quinta colonna” e che la Palestina è in realtà la Giordania. Come si sente quando incontra una realtà diversa oltreoceano? Com’è visitare un altro pianeta, dove l’illusione israeliana si infrange quando emerge dalla consapevolezza dell’occultamento?
Ma aspettate, che dire degli israeliani liberali, di coloro che non sentono il bisogno di cancellare i palestinesi, che sono “pronti ad accettarli” nel quadro di un accordo su misura per i loro standard sionisti? Dopotutto, anche loro sono terrorizzati dal “dal fiume al mare” e definiscono “violento” il cartello su cui compare lo slogan.
Quanto sono sfacciati questi europei! Non sanno che la liberazione si ottiene solo con la guerra? Non hanno sentito parlare della soluzione dei due stati? La stessa soluzione che Israele ha seppellito e che la maggior parte degli israeliani si rifiuta di accettare?

Ed è qui che la perplessità morale si manifesta in tutta la sua ignominia: gli israeliani sono profondamente sconvolti dall’ampio sostegno popolare ai palestinesi in tutto il mondo, ma non dall’annientamento che avviene davanti ai loro occhi. I corpi dei bambini sotto le macerie non riescono a risvegliare la loro coscienza, ma un pezzo di stoffa colorato – una bandiera che invoca libertà e solidarietà – ne mina la tranquillità. Un simile ordine di priorità non fa che rivelare la profondità del fallimento etico e morale della società israeliana.
Traduzione a cura di Grazia Parolari
“Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”
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