Il finto Piano di pace di Trump

Non ci sarà pace a Gaza. Solo la temporanea assenza di guerra.

Fonte: English version

Di Chris Hedges – 11 ottobre 2025

Non mancano i piani di pace falliti nella Palestina Occupata, tutti con fasi e tempistiche dettagliate, che risalgono alla presidenza di Jimmy Carter. Finiscono tutti allo stesso modo. Israele ottiene inizialmente ciò che vuole, nell’ultimo caso il rilascio degli ostaggi israeliani rimasti, mentre ignora e viola ogni altra fase fino a quando non riprende i suoi attacchi contro il popolo palestinese.

È un gioco sadico. Una Giostra di Morte. Questo cessate il fuoco, come quelli del passato, è una pausa pubblicitaria. Un momento in cui al condannato viene permesso di fumare una sigaretta prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco.

Una volta rilasciati gli ostaggi israeliani, il Genocidio continuerà. Non so quanto presto. Speriamo che il Massacro di Massa venga ritardato di almeno qualche settimana. Ma una pausa nel Genocidio è il massimo che possiamo aspettarci. Israele è sul punto di svuotare Gaza, che è stata praticamente annientata da due anni di bombardamenti incessanti. Non ha intenzione di fermarsi. Questo è il culmine del Sogno Sionista. Gli Stati Uniti, che hanno fornito a Israele la sbalorditiva cifra di 22 miliardi di dollari (18,9 miliardi di euro) in aiuti militari dal 7 Ottobre 2023, non chiuderanno il loro canale, l’unico strumento che potrebbe fermare il Genocidio.

Israele, come sempre, incolperà Hamas e i palestinesi per non aver rispettato l’accordo, molto probabilmente un rifiuto, vero o falso, di disarmare, come richiesto dalla proposta. Washington, condannando la presunta violazione di Hamas, darà a Israele il via libera per continuare il suo Genocidio per realizzare la fantasia di Trump di una Riviera di Gaza e di una “zona economica speciale” con il trasferimento “volontario” dei palestinesi in cambio di token digitali. (I token digitali sono unità di valore o diritti che esistono su una registro digitale e possono rappresentare beni, servizi, proprietà o diritti di accesso.)

Della miriade di piani di pace elaborati nel corso dei decenni, quello attuale è il meno serio. A parte la richiesta che Hamas rilasci gli ostaggi entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco, manca di dettagli e di tempistiche imposte. È pieno di clausole che consentono a Israele di abrogare l’accordo. Ed è proprio questo il punto. Non è concepito per essere una via praticabile verso la pace, cosa che la maggior parte dei dirigenti israeliani comprende. Il quotidiano israeliano più diffuso, Israel Hayom, fondato dal defunto magnate dei casinò Sheldon Adelson per fungere da portavoce del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e paladino del Sionismo Messianico, ha intimato ai suoi lettori di non preoccuparsi del Piano di Trump perché è solo “retorica”.

Israele, in un esempio tratto dalla proposta, “non tornerà nelle aree da cui si è ritirato, finché Hamas applicherà pienamente l’accordo”.

Chi decide se Hamas ha “pienamente attuato” l’accordo? Israele. Qualcuno crede nella buona fede di Israele? Ci si può fidare di Israele come arbitro obiettivo dell’accordo? Se Hamas, demonizzato come gruppo terroristico, si oppone, qualcuno lo ascolterà?

Com’è possibile che una proposta di pace ignori il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024, che ha ribadito che l’Occupazione israeliana è illegale e deve cessare?

Come può non menzionare il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione?

Perché ci si aspetta che i palestinesi, che hanno diritto, secondo il Diritto Internazionale, alla lotta armata contro una Potenza Occupante, si disarmino, mentre Israele, la Forza Occupante illegalmente, non lo fa?

Con quale autorità possono gli Stati Uniti istituire un “governo di transizione temporaneo”, il cosiddetto “Consiglio per la Pace” di Trump e Tony Blair, mettendo in discussione il diritto palestinese all’autodeterminazione?

Chi ha dato agli Stati Uniti l’autorità di inviare a Gaza una “Forza Internazionale di Stabilizzazione”, un termine educato per indicare l’Occupazione straniera?

Come dovrebbero i palestinesi accettare l’imposizione di una “barriera di sicurezza” israeliana ai confini di Gaza, a conferma che l’Occupazione continuerà?

Come può una proposta ignorare il Genocidio e l’annessione progressiva della Cisgiordania?

Perché Israele, che ha distrutto Gaza, non è tenuto a pagare indennizzi?

Cosa dovrebbero pensare i palestinesi della richiesta contenuta nella proposta di una popolazione di Gaza “deradicalizzata”? Come ci si aspetta che ciò venga realizzato? Campi di rieducazione? Censura generalizzata? Riscrittura del curriculum scolastico? Arresto degli imam colpevoli nelle moschee?

E che dire della retorica incendiaria abitualmente utilizzata dai leader israeliani che descrivono i palestinesi come “bestie” e i loro bambini come “piccoli serpenti”?

“Tutta Gaza e ogni bambino di Gaza dovrebbero morire di fame”, ha annunciato il Rabbino israeliano Ronen Shaulov. “Non ho pietà per coloro che, tra qualche anno, cresceranno e non avranno pietà per noi. Solo una stupida Quinta Colonna, un odiatore di Israele, ha pietà per i futuri terroristi, anche se oggi sono ancora giovani e affamati. Spero che muoiano di fame, e se qualcuno ha un problema con quello che ho detto, è un problema suo”.

Le violazioni israeliane degli accordi di pace hanno precedenti storici.

Gli Accordi di Camp David, firmati nel 1978 dal Presidente egiziano Anwar Sadat e dal Primo Ministro israeliano Menachem Begin, senza la partecipazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), portarono al Trattato di pace Egitto-Israele del 1979, che normalizzò le relazioni diplomatiche tra Israele ed Egitto.

Le fasi successive degli Accordi di Camp David, che includevano la promessa da parte di Israele di risolvere la Questione Palestinese insieme a Giordania ed Egitto, di consentire l’autogoverno palestinese in Cisgiordania e a Gaza entro cinque anni e di porre fine alla costruzione di colonie israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, non furono mai attuate.

Gli Accordi di Oslo del 1993, firmati nel 1993, videro l’OLP riconoscere il diritto di Israele all’esistenza e Israele riconoscere l’OLP come legittima rappresentante del popolo palestinese. Tuttavia, ciò che seguì fu l’indebolimento dell’OLP e la sua trasformazione in una forza di Polizia Coloniale. Gli Accordi di Oslo II, firmati nel 1995, dettagliarono il processo verso la pace e la creazione di uno Stato Palestinese. Ma anch’essi non ebbero successo. Stabilirono che qualsiasi discussione sugli “insediamenti” ebraici illegali sarebbe stata rinviata fino ai colloqui sullo status “definitivo”. A quel punto, il ritiro militare israeliano dalla Cisgiordania Occupata avrebbe dovuto essere completato. L’autorità di governo era pronta a essere trasferita da Israele all’Autorità Nazionale Palestinese, presumibilmente temporanea. La Cisgiordania fu invece suddivisa nelle Aree A, B e C. L’Autorità Nazionale Palestinese aveva un’autorità limitata nelle Aree A e B, mentre Israele controllava tutta l’Area C, oltre il 60% della Cisgiordania.

Il diritto dei rifugiati palestinesi a tornare nelle terre storiche che i coloni ebrei avevano loro sottratto nel 1948, quando fu creato Israele, un diritto sancito dal Diritto Internazionale, fu rinunciato dal presidente dell’OLP Yasser Arafat. Ciò alienò immediatamente molti palestinesi, soprattutto quelli di Gaza, dove il 75% della popolazione è costituito da rifugiati o discendenti di rifugiati. Di conseguenza, molti palestinesi abbandonarono l’OLP a favore di Hamas. Edward Said definì gli Accordi di Oslo “uno strumento di resa palestinese, una Versailles palestinese” e criticò aspramente Arafat definendolo “il Pétain dei palestinesi”.

I ritiri militari israeliani previsti dagli Accordi di Oslo non hanno mai avuto luogo. C’erano circa 250.000 coloni ebrei in Cisgiordania quando fu firmato l’Accordo di Oslo. Oggi il loro numero è aumentato ad almeno 700.000.

Il giornalista Robert Fisk ha definito Oslo “una farsa, una menzogna, un trucco per indurre Arafat e l’OLP ad abbandonare tutto ciò che avevano cercato e per cui avevano lottato per oltre un quarto di secolo, un metodo per creare false speranze al fine di indebolire l’aspirazione a diventare uno Stato”.

Israele ha rotto unilateralmente l’ultimo cessate il fuoco di due mesi il 18 marzo di quest’anno, lanciando attacchi aerei a sorpresa su Gaza. L’ufficio di Netanyahu ha affermato che la ripresa della campagna militare era una risposta al rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi, al rifiuto delle proposte di estensione del cessate il fuoco e ai suoi tentativi di riarmo. Israele ha ucciso più di 400 persone nell’assalto iniziale notturno e ne ha ferite oltre 500, Massacrando e ferendo persone nel sonno. L’attacco ha fatto naufragare la seconda fase dell’accordo, che avrebbe visto Hamas rilasciare gli ostaggi maschi rimasti in vita, sia civili che soldati, in cambio di uno scambio di prigionieri palestinesi e dell’istituzione di un cessate il fuoco permanente, insieme all’eventuale revoca del blocco israeliano su Gaza.

Israele ha condotto attacchi sanguinari su Gaza per decenni, definendo cinicamente i bombardamenti “Falciare l’Erba”. Nessun accordo di pace o cessate il fuoco ha mai ostacolato questo processo. Questo non farà eccezione.

Questa sanguinosa saga non è finita. Gli obiettivi di Israele rimangono immutati: l’espropriazione e la Cancellazione dei palestinesi dalla loro terra.

L’unica pace che Israele intende offrire ai palestinesi è la pace eterna.

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per il Dallas Morning News (Notizie del Mattino di Dallas), l’Osservatorio Scientifico Cristiano e la Radio Pubblica Nazionale. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato ai Premi Emmy On Contact.

Traduzione a cura di: Beniamino Rocchetto 
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