Yeshayahu Leibowitz e l’educazione dei giovani

Leibowitz

25 febbraio 2015 L.Pal Invictapalestina

L’intero corpo del vecchio Leibowitz vibra di appassionata indignazione quando pronuncia come un anatema la sua denuncia verso l’educazione nazionalista dei giovani israeliani. Il nazionalismo, lo sappiamo, è la degenerazione del patriottismo. Le pagine nere della storia nazista e fascista dovrebbero avere chiarito il concetto a tutti e invece ispirano una misteriosa fascinazione sui giovani israeliani, più propensi all’emulazione che al ricordo di una lezione valida per tutti sugli errori che mai governi e popoli dovrebbero commettere.


La Shoa, dice Leibowitz, è un insegnamento per i non ebrei ma una scusa per gli ebrei per non trarre un insegnamento, per non riflettere sui reali valori ebraici. Insomma, l’ennesima ed illustre denuncia di come la Shoa stia venendo utilizzata come paravento per assicurarsi l’impunità morale davanti ai crimini israeliani sugli arabi. La scuola non è più un posto dove formare dei bravi esseri umani. La priorità è formare dei bravi soldati, l’indottrinamento militare, la disciplina. L’ossessione militare israeliana sta sviando la riflessione dalla crescita umana alla necessità di affermare una supremazia bellica.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=EYi9ieyHlss]

I figli di Israele sono allevati per servire la potenza militare non per essere, per crescere, per vivere nel rispetto dei principi ebraici.
La profezia di Leibowitz è che questa è la strada per la fine d’Israele. L’isolamento in cui Israele vive adesso, isolata non certo dall’appoggio dei governi esteri ma dall’opinione pubblica internazionale, è figlio dell’accanimento sugli arabi palestinesi, figlio della schiacciante superiorità militare su una popolazione incapace di difendersi, figlio della violazione di tutti i diritti umani ai quali la Shoa un tempo aveva aperto il cammino, figlio della distorsione della grande lezione dell’Olocausto.

Il video  inizia con Leibowitz che risponde a una prima domanda del  regista Eyal Sivan se fare  un film che affronta il tema dell’educazione dei giovani israeliani basata soprattutto sui miti di Israele. L’intervista a Leibowitz è inserita proprio nel film che poi è stato realizzato IZKOR, Les esclaves de la memorie.

Invictapalestina rilancia questo film prodotto nel 1990, selezionando 15 minuti dal video originale. Una copia è disponibile nel nostro Centro di Lamezia

 

Izkor, les esclaves de la mémoire (97 mn)

copertinaEn Israël, au printemps, quatre célébrations fondamentales se succèdent : Pessah, fête de la liberté, la Pâque juive qui marque la sortie d’Egypte des esclaves hébreux. Le Jour de la commémoration de la Shoah et de l’Héroïsme, à la mémoire des Juifs victimes du génocide. Le Jour de la commémoration des soldats de Tsahal morts pour la patrie . Le Jour de l’Indépendance , fête nationale. Cette période a été choisie comme cadre temporel du film qui a été tourné au mois d’avril 1990.
« Izkor » signifie « souviens-toi » en hébreu, et c’est sur cet impératif dicté aux enfants d’Israël que s’interroge le film. Au mois d’avril, en Israël, les fêtes et les commémorations se succèdent. Les enfants des écoles, du plus petit au plus grand, se préparent à rendre hommage au passé de leur pays. La mémoire collective devient alors un outil terriblement efficace pour la formation des jeunes esprits.
Izkor, c’est la société israélienne comme on ne l’a jamais montrée, c’est trente jours de la vie d’un État vivant au rythme des pulsations de sa mémoire. Ce film, primé dans de nombreux festivals internationaux, nous propose une analyse passionnante et sans complaisance des bases de l’Etat hébreu.
« Une réflexion en profondeur, inquiète et dérangeante sur les racines du nationalisme israélien » Le Monde
« Ce douloureux et grand documentaire laisse seul et anéanti avec la conscience qui bat la chamade » Télérama
Langues : Hébreu, sous-titres Français, Anglais, Espagnol, Italien

 

eyal.jpgEyal Sivan è nato a Haifa (Israele) nel 1964. Fotografo, militante politico, regista, lascia Israele per Parigi nel 1985. Il suo primo film Aqabat-Jaber, vie de passage vince al Cinéma du Réel nel 1987 e lo segnala a livello internazionale. Da allora i suoi documentari vengono presentati ai festival più importanti suscitando reazioni appassionate e polemiche.

 

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