Guerra a Gaza: Hamas ha raggiunto i suoi obiettivi contro Israele?

Di Scott Peterson – 15 novembre 2023

Immagine di copertina: l’ospedale Al Shifa. Foto Reuters

Un combattente mascherato di Hamas è accovacciato con un fucile d’assalto contro un muro danneggiato, apparentemente rilassato e sorseggiando tè.

“C’è un carro armato all’ingresso del tunnel”, si legge nella scritta sul post sui social media. “Nessun problema, berrò il mio tè e andrò a farlo esplodere”.

Allo stesso modo, un breve spot di propaganda pro-Hamas pubblicato su TikTok pretende di mostrare un combattente barbuto addormentato sotto un ulivo dopo una notte di preghiera. Viene svegliato da un compagno in mimetica, che gli racconta di un carro armato israeliano nelle vicinanze.

“Mohamed” chiede se dovrebbe colpirlo con un “Yasin 105”, una granata anticarro di Hamas. Il video lo mostra mentre sferra un colpo diretto al carro armato, per poi tornare con calma all’ulivo per continuare il suo pisolino.

Non è chiaro se queste scene che circolano sui media pro-Hamas siano prodotte dallo stesso gruppo militante palestinese. Ma quasi sei settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, che ha provocato punitivi attacchi aerei israeliani e una massiccia invasione di terra di Gaza con la missione di “distruggere” il gruppo, gli analisti dicono che tali scene aiutano a trasmettere una rassicurante fiducia.

Nell’attacco attentamente pianificato ed eseguito da Hamas il 7 ottobre, che ha chiamato “Onda di Al-Aqsa”, 1.200 persone in Israele sono state uccise e circa 240 sono state prese in ostaggio. Nel conflitto che ne è seguito, che ha devastato ampie zone della Striscia di Gaza, sono stati uccisi più di 11.300 palestinesi, tra cui un numero imprecisato di combattenti di Hamas.

Israele afferma che decine dei suoi soldati sono stati uccisi nell’invasione di terra. Mercoledì mattina i combattimenti hanno preso una svolta drammatica quando le forze israeliane sono entrate nell’Ospedale Al Shifa di Gaza City, sotto il quale, secondo Israele e Stati Uniti, Hamas aveva nascosto un centro di comando e armi.

“Ciò dice molto che non sono vicini ad alzare la bandiera bianca di resa”, dice Azmi Keshawi, analista di Gaza per il Gruppo Internazionale di Crisi, contattato nella città centrale di Deir al-Balah.

“Hamas non è preoccupato”, dice. “Penso che volessero che gli israeliani finissero nel pantano di Gaza; ora saranno in vantaggio”.

Le fonti di Hamas all’interno di Gaza “non sono più disponibili”, osserva Keshawi. E i funzionari politici di Hamas con sede in Libano, Qatar e altrove hanno contatti limitati con l’ala militare di Hamas a Gaza, che ha condotto l’Operazione del 7 ottobre.

Hamas crede di vincere?

Gli analisti sostengono che sta emergendo un quadro sul pensiero e sulle aspettative di Hamas prima dell’attacco, e sui suoi obiettivi durante le violente conseguenze.

Hamas crede di vincere? Si aspettava un contrattacco israeliano così letale, che avrebbe potuto mettere a repentaglio la sua esistenza? E ne è valsa la pena, presumibilmente per resuscitare la lunga questione israelo-palestinese e dimostrare che vivere sotto il blocco israeliano non era più sostenibile per i palestinesi di Gaza?

L’obiettivo di Hamas è quello di infliggere vittime il più a lungo possibile, mentre cresce la pressione internazionale per porre fine alla guerra, dice Keshawi.

“Hamas conosce le proprie capacità, ma ciò su cui scommette è resistere il più a lungo possibile, perché ogni giorno in cui resiste, porta gli israeliani sempre più vicini alla rottura totale e alla non ripresa”, dice.

L’analista dice di aver sentito l’impatto dei combattimenti. Suo figlio adulto è stato ferito in un attacco aereo israeliano vicino a dove la famiglia si era rifugiata nel Sud di Gaza, e ha perso due appartamenti.

Egli nota come un piano di riforma giudiziaria promosso dal governo di destra del Primo Ministro Benjamin Netanyahu avesse diviso nettamente lo Stato Ebraico nei mesi precedenti la guerra, creando la sensazione che Israele fosse diventato più vulnerabile.

L’attacco di Hamas ha poi mandato in frantumi la convinzione diffusa tra palestinesi e Stati arabi, e tra gli stessi israeliani, dell’invincibilità israeliana. Gli analisti israeliani affermano che il ripristino della deterrenza è uno degli obiettivi di questa guerra.

Eppure Hamas ha già raggiunto alcuni dei suoi obiettivi di guerra, compreso lo stop ai nascenti accordi di normalizzazione tra Israele, Arabia Saudita e altri Stati del Golfo Persico, afferma un alto funzionario di Hamas in Libano, Osama Hamdan.

Gli attacchi del 7 ottobre facevano parte della “strategia di Hamas mirata a porre fine ai tentativi di Israele di liquidare la causa palestinese e di costruire alleanze locali che elimineranno il popolo palestinese”, ha detto Hamdan al quotidiano libanese Al-Liwaa, secondo una traduzione dell’Istituto di Ricerca sui Media in Medio Oriente (MEMRI) con sede a Washington.

Il “più grande risultato” dell’Operazione di Hamas, ha affermato Hamdan, è stato quello di “mettere fine alle ambizioni di Israele di diventare un’entità naturale nella regione a spese della Nazione Palestinese”.

Colpo alla sicurezza israeliana

La portata a sorpresa dell’incursione di Hamas ha significato anche un impatto molto più profondo del previsto su entrambe le parti, afferma Tareq Baconi, un esperto di Hamas e presidente del consiglio di amministrazione di Al-Shabaka, una rete di analisti palestinesi. Secondo lui, tale azione per sconvolgere lo status quo era “in qualche modo inevitabile”, dopo 17 anni di blocco israeliano di Gaza e dopo le azioni israeliane dalla primavera scorsa contro i palestinesi a Gerusalemme e nella Cisgiordania Occupata che hanno attirato l’ira di Hamas.

“La velocità con cui il blocco israeliano è passato dall’essere impenetrabile e Israele invincibile, a chiaramente quanto tutto questo fosse solo un castello di carte, ha semplicemente significato che Hamas è stato in grado di avere molto più successo, e quindi la rappresaglia israeliana è stata molto più brutale”, afferma Baconi, autore del libro del 2018, “Hamas Concluse: The Rise and Pacification of Palestine Resistance” (La Caduta di Hamas: l’Ascesa e la Pacificazione Della Resistenza Palestinese).

“Indipendentemente da come Hamas ne uscirà non c’è dubbio che abbia inferto un colpo piuttosto significativo al senso di sicurezza di Israele, e minato un pilastro fondamentale del sionismo, ovvero che Israele può essere un rifugio sicuro per gli ebrei, anche se mantiene un sistema di Apartheid contro i palestinesi”, dice.

“Penso che Hamas abbia appena distrutto tutto ciò”, dice Baconi. “In un certo senso, Israele è impegnato in una battaglia esistenziale, non militarmente, perché ovviamente non può essere sconfitto militarmente in questo modo, ma dal punto di vista discorsivo, penso che le fondamenta dello Stato siano state davvero scosse”.

L’obiettivo dichiarato di Israele di distruggere Hamas potrebbe anche essere “irrealizzabile”, afferma Baconi, perché “Hamas deve solo ‘non perdere’ per uscirne vittorioso”.

Pronto a pagare il prezzo

Infatti, i funzionari politici di Hamas stanno assaporando il momento, con un membro del Ufficio Politico a Beirut, Ghazi Hamad, che il 24 ottobre, ad esempio, si è vantato che “sacrificare i martiri” era un motivo di orgoglio per Hamas.

“Dobbiamo dare una lezione a Israele, e lo faremo ancora e ancora”, ha detto Hamad alla televisione libanese LBC, secondo una traduzione del MEMRI. “L’Operazione Onda di Al-Aqsa è solo la prima, e ce ne sarà una seconda, una terza, una quarta. Pagheremo un prezzo? Sì, e siamo pronti a pagarlo”.

Tuttavia, non tutti i residenti di Gaza sono entusiasti di Hamas, né degli sconvolgimenti e delle sofferenze che il suo attacco contro Israele ha portato nelle loro vite. Tali sentimenti si riflettono in alcuni canali di social media palestinesi, sebbene non siano ampiamente diffusi in pubblico.

“Hamas la definisce una Resistenza Popolare contro Israele: Ma ci stanno dando le armi? Stanno proteggendo le nostre mogli e i nostri figli nei loro tunnel? Stanno condividendo il loro carburante?”, chiede un tassista a Gaza, che si è presentato con il nome di Louay. “No, stanno mettendo le nostre famiglie in prima linea e conducendo la loro guerra alle loro condizioni per i propri interessi”.

Tuttavia, anche se le azioni di Hamas hanno innescato la risposta israeliana, l’alto numero di vittime tra i residenti di Gaza ha spesso significato un maggiore sostegno ad Hamas, afferma Keshawi del Gruppo Internazionale di Crisi.

“Molte persone ora nutrono rancori personali contro Israele”, dice. “Così, invece di avere solo poche persone che avevano una convinzione o un’ideologia per liberare la Palestina, ora sono diventati 2,3 milioni che nutrono rancori personali e bramano vendetta nei confronti di Israele per la nuova Nakba (Catastrofe) in cui sono sprofondati”.

Scott Peterson è corrispondente dal Medio Oriente per il Monitor di Londra, con un attenzione speciale su Iran, Iraq e Siria. Corrispondente estero esperto e viaggiatore che è anche fotografo per Getty Images a New York, ha documentato e fotografato conflitti e raccolto testimonianze in tre continenti per più di due decenni.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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Fonte: English version

Treq Hajjaj – 16 novembre 2023 Leggi tutto “Le piogge su una Gaza distrutta potrebbero significare un disastro”