Dopo la ricezione degli ordini di demolizione delle loro case, i drusi minacciano di unirsi alla lotta degli arabi israeliani.

Copertina: Funerale di un agente druso arruolato nella polizia israeliana. credit AFP

Alcuni dei drusi che hanno ricevuto ordini di demolizione per le costruzioni illegali sono i genitori di soldati caduti.

Amos Harel – Jan 23, 2017 9:39 AM
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Coloni israeliani sequestrano negozio palestinese nella città vecchia

 

Un gruppo di coloni israeliani martedì scorso ha sequestrato un negozio palestinese nella città vecchia di Gerusalemme occupata.

L’agenzia stampa Al-Quds Press ha detto che i coloni ebrei, scortati dalle forze israeliane, hanno fatto irruzione in un negozio di proprietà della famiglia di Noura sub-Laban e hanno iniziato attività di scavo e manutenzione senza che la famiglia ne fosse a conoscenza.
Raafat Sub-Labano, figlio di Noura, ha detto che la mattina i coloni israeliani hanno fatto irruzione nel negozio della sua famiglia, chiuso da anni, “come ladri” e hanno iniziato a scavare all’interno senza mettene al corrente la sua famiglia.
Ha aggiunto che l’Alta Corte israeliana nella sua ultima udienza ha escluso il negozio dalla decisione che ha permesso ai suoi genitori di rimanere nella loro casa per i prossimi 10 anni, dopo di che sarà consegnata ai coloni israeliani.
Ha sottolineato che poliziotti e guardie di frontiera israeliani hanno garantito l’incursione dei coloni nell’edificio palestinese prima che scoppiassero scontri tra i coloni e i proprietari del negozio.
L’Alta Corte israeliana il 20 dicembre 2016 ha emesso una decisione di rinvio di 10 anni del trasferimento della proprietà della casa di Sub-Labans ai coloni israeliani a partire dalla data della decisione, escludendo il negozio chiuso della famiglia.
Le associazioni dei coloni per anni hanno cercato di sfrattare i Sub-Labans dalla loro casa sostenute dalle angherie delle autorità israeliane. Ad esempio, negli anni settanta, alla famiglia è stato impedito di effettuare qualsiasi riparazione o restauro in casa e, negli anni ottanta, l’ingresso della casa è stato bloccato dai coloni israeliani.

Palestinians of the familySub Laban, take part in a protest in front of the EU headquarters to demand their protection from the Jewish settlers who are trying to takeover their house in the Old City of Jerusalem
I membri della famiglia Sub Laban protestano di fronte alla sede dell’Unione Europea a Gerusalemme per chiedere protezione dai coloni ebrei che stanno cercando di prendere in consegna la loro casa nella città vecchia di Gerusalemme, dicembre 2015. Mahfouz Abu Turk APA

Nel 2010, le autorità israeliane hanno ceduto la casa al Kollel Galizia Trust, un gruppo privato di coloni, che sostenne che la casa è una fondazione ebraica e chiese lo sgombero dei Sub-Labans dicendo che la famiglia non vi abitava.
Nonostante tutte le pressioni israeliane, la famiglia Sub-Laban ha portato avanti la causa nei tribunali israeliani costantemente per più di 20 anni, fino a quando non è riuscita a riconquistare il proprio diritto a rimanere nella casa, anche se temporaneamente.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), almeno 180 famiglie palestinesi, nella parte occupata di Gerusalemme, sono sotto la minaccia di essere costrette ad abbandonare la propria casa a causa di procedimenti giudiziari presentati contro di loro dai coloni israeliani o da associazioni di coloni, con il pretesto che manca il diritto alla proprietà degli immobili o si è perso lo status di inquilino protetto.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: https://english.palinfo.com/news/2017/1/24/Israeli-settlers-seize-Palestinian-shop-in-Old-City

REGALO – Appena qualche istante prima del passaggio di potere, l’amministrazione Obama ha sbloccato 205 milioni di euro per trasferirli all’Autorità palestinese.

24 janv 08:20 – Tanguy Hamon

Aveva solo poche ore di potere davanti a sé, così ne ha approfittato per forzare le cose. Barak Obama ha imposto al Congresso americano di donare più di 205 milioni di euro (221 milioni di dollari) all’Autorità palestinese, un attimo prima dell’investitura di Donald Trump. La notifica è stata inviata al Congresso il giorno del passaggio di potere e l’ex segretario di Stato John Kerry ha informato alcuni legislatori al momento di lasciare il suo posto giovedì scorso (Trump ha prestato giuramento venerdì).

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Opinione// Lo spaventoso post su Facebook del primo ministro Netanyahu

Copertina: Non è il modo: poliziotti israeliani sorvegliano le ruspe che  demoliscono le case nel villaggio beduino di Umm al-Hiran, il 18 gennaio, 2017. Menahem KAHANA / AFP

Nasreen Hadad Haj-Yahya – 19 Gennaio 19, 2017 4:40 PM

Il testo del primo ministro è cinico e offensivo, e anche se ha trovato poca eco tra gli ebrei israeliani, ha profondamente ferito i sentimenti di migliaia di arabi.

Una sola frase e una foto dei bulldozer che stavano demolendo undici edifici a Kalansua è stata mostrata con orgoglio sulla pagina Facebook del primo ministro Benjamin Netanyahu. La scorsa settimana questo post, e ovviamente ciò che descrive, hanno tenuta occupata tutta la società araba. «Le critiche non mi dissuaderanno e, come già detto, continueremo a implementarne l’uso in Israele», ha scritto il primo ministro israeliano.

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Secondo i dati pubblicati di recente dal professor Yousuf Jabareen del Technion Israel Institute of Technology, circa mezzo milione di cittadini arabi in Israele vive in circa centomila edifici abusivi in insediamenti arabi presenti in tutto il Paese. Nonostante i tentativi locali di regolarizzazioni, che hanno ottenuto successi più o meno grandi, e l’inizio di un progetto di costruzioni multipiano in alcuni di questi insediamenti, la situazione non sta cambiando e la maggiro parte dei giovani arabi non ha la possibilità di edificare un tetto sopra la propria testa. A stento ci sono nuovi piani regolatori per gli insediamenti arabi, negli insediamenti ebrei le case non vengono vendute agli arabi e, in ogni caso, tali insediamenti non posseggono le infrastrutture necessarie a soddisfare le necessità della società araba, quali per esempio scuole in lingua araba. E, come gli ebrei, i giovani arabi vogliono vivere vicino ai genitori. Questa è la situazione.

 

Tuttavia, invece di accettare le proposte di dialogo delle autorità arabe locali e la stesura di un piano strategico congiunto per permettere la costruzione di edifici negli insediamenti arabi, il governo continua a distruggerli e non si prospettano soluzioni all’orizzonte. Ciò, com’è ovvio, ha approfonditi effetti sull’alienazione della società araba in Israele da parte dello stato, delle sue istituzioni e del regime.

 

Tutta la complessità e la pericolosità della situazione non hanno impedito al primo ministro di caricare questo post pieno di malizia, secco e succinto con la foto dei bulldozer e di vantarsi della misura in un chiaro tentativo di trasformare la distruzione degli edifici in una sorta di ricompensa per l’abbattimento di case che avverrà ad Amona. È la negazione di ogni tipo di imparzialità da parte della persona che dovrebbe essere il primo ministro di tutti. Sì, anche degli arabi.

 

Il post era rivolto agli elettori e mirava a creare un’equivalenza tra rafforzamento nella società araba e rafforzamento nei territori, specialmente ad Amona, ma il primo ministro non era minimamente interessato alle sostanziali differenze tra i due casi. Il fatto che le case di Amona siano state costruite su terreni privati di proprietà di palestinesi (cui la proprietà è stata rubata), mentre le case demolite a Kalansua appartenevano ad abitanti che le avevano costruite sul proprio terreno, sebbene senza permessi edilizi, non lo ha affatto turbato.

 

Si può anche immaginare che non pubblicherà un post malevolmente compiaciuto se e quando le case di Amona saranno demolite, ed è giusto così. Con tutta l’opposizione al furto di terra in Amona, non vorrei vedere il presidente della coalizione Joint List, Ayman Odeh, caricare un post malevolmente compiaciuto con immagini di bambini evacuati dalle loro case.

 

Il testo del primo ministro è cinico e offensivo, e anche se ha trovato poca eco tra gli ebrei israeliani, ha profondamente ferito i sentimenti di migliaia di arabi. Questo post mi ha fatto temere per il futuro. Fino a oggi, ogniqualvolta ci sono state critiche da parte del governo – che fosse durante le campagne elettorali, dopo gli attacchi terroristi in Dizengoff Street a Tel Aviv o durante l’ondata di incendi –, il primo ministro ha sempre diretto le sue frecciate alla parte più debole della popolazione del Paese. Se questo è stato ciò che è successo allora, mi spaventa immaginare che cosa sarebbe capace di fare alla popolazione araba di Israele se si ampliassero le indagini in cui è coinvolto.

 

Nonostante l’accrescersi della disperazione e l’alienazione, non è ancora troppo tardi. Se davvero vuole fare il bene della popolazione in Israele e lavorare con essa, piuttosto che a sue spese, il primo ministro deve  annunciare un progetto di ampio respiro per espandere gli insediamenti arabi e consentirvi la costruzione di case. Questo deve includere riconoscere retrospettivamente la legittimità delle case costruite su terreni privati appartenenti agli abitanti, sebbene senza permessi edilizi, ampliare i piani regolatori, adattandoli alle reali esigenze della società araba e trovare una soluzione adatta per il disagio dei cittadini beduini nel Sud. Inoltre non sarebbe male costruire nuove comunità arabe e incentivare le città a popolazione mista a fornire servizi adeguati per entrambe le popolazioni.

 

Sono certa che nel profondo, se sgombriamo il campo dalle pressioni politiche e dagli strateghi che gli sussurrano all’orecchio, anche Netanyahu capirà che questo è il passo giusto ed etico da fare.

 

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Nasreen Hadad Haj-Yahya è il codirettore del Programma per le relazioni tra arabi e israeliani dell’Israel Democracy Institute.

 

 

 

Trad. Chiuz – Invictapalestina.org

Fonte: http://www.haaretz.com/opinion/.premium-1.766130?v=CFA93EA7D63E7633ECFBCBAFF40C0913

 

Niente TV niente canone!

Torino 23 gennaio 2017

Sperando di fare cosa gradita  forniamo le info necessarie per compilare e spedire la dichiarazione sostitutiva ed evitare di trovarsi le rate del canone in bolletta senza possedere un apparecchio TV.

dichiarazione

Sito RAI con le informazioni utili: Canone RAI   Attenzione ai siti contraffatti

Comunicato STAMPA (Versione integrale sul sito RAI)

Canone tv tempo fino gennaio
per presentare dichiarazione non detenzione dell’apparecchio televisivo ma preferibile anticipare tempi