Jimmy Carter a Obama: Prima di lasciare l’incarico, riconosci lo stato palestinese

Julia Manchester, CNN November 29, 2016

 

(CNN) L’ex presidente Jimmy Carter invita l’amministrazione Obama a riconoscere lo Stato Palestinese prima di lasciare l’incarico previsto per il 20 gennaio 2017.

BuzzFoto Celebrity Sightings In New York - November 05, 2013

Carter,  forte sostenitore per i diritti dei palestinesi e di una soluzione a due stati tra israeliani e palestinesi, lunedì  in un editoriale su New York Times   ha elogiato l’amministrazione Obama per il suo sostegno alla “negoziazione per la fine del conflitto basata sui due Stati,”  ma ha avvertito che questo lavoro potrebbe essere vanificato dalla nuova amministrazione  repubblicana.

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Le forze israeliane assediano il cimitero palestinese al di fuori della città vecchia di Gerusalemme per impedire una sepoltura

DEC. 5, 2016 3:24 P.M. (UPDATED: DEC. 5, 2016 5:58 P.M.)

 

Le forze israeliane lunedì a mezzogiorno hanno messo sotto assedio il cimitero palestinese di Bab al-Rahma, fuori dalla città vecchia di Gerusalemme Est occupata, negando l’ingresso ai palestinesi che tentatavano di seppellire il corpo di una donna recentemente scomparsa.

Testimoni oculari hanno riferito a Ma’an che le forze israeliane hanno improvvisamente circondato il cimitero dopo le preghiere del primo pomeriggio e hanno impedito la sepoltura con il pretesto che il cimitero si trova su un terreno dello stato di Israele, confiscato per rendere possibile la realizzazione di un “parco nazionale”.

La gente del posto ha aggiunto che in precedenza, lunedì mattina, le forze israeliane avevano arrestato due membri della famiglia della donna deceduta mentre stavano cercando di aprire una tomba nel cimitero per prepararla per la sepoltura.

Un portavoce della polizia israeliana ha detto di non essere a conoscenza degli incidenti.

Bab al-Rahma, che significa Porta della Misericordia, corre lungo la parete orientale della Città Vecchia di Gerusalemme ed è in uso da più di 1.000 anni.

Il cimitero è stato luogo di crescenti tensioni e polemiche negli ultimi mesi, da quando sembra che le autorità israeliane abbiano applicato politiche che risalgono a settembre 2015 per il sequestro di parti del cimitero da utilizzare per un sentiero del parco nazionale.

Il capo del comitato per la conservazione dei cimiteri islamici a Gerusalemme, Mustafa Abu Zahra, all’epoca disse a Ma’an che una zona del cimitero, tra cui delle tombe, era stata recintata come parte della confisca.

Abu Zahra ha detto che le autorità israeliane “hanno dichiarato di stare attuando una decisione del giudice”, ma le autorità non hanno presentato alcuna prova di una sentenza del tribunale a  sostegno dei loro piani di sequestro di  parti del cimitero per il parco nazionale proposto.

Abu Zahra ha aggiunto che esistono documenti che provano che la terra appartiene all’Islamic Endowment che controlla il complesso di Al-Aqsa. Ha detto che i documenti mostrano chiaramente gli esatti confini del cimitero.

Nel settembre di quest’anno, Israeli Nature and Parks Authority hanno sigillato due tombe inutilizzate già scavate nel cimitero.

Nel mese di novembre, le forze dell’Israeli Nature and Parks Authority hanno fatto irruzione nel cimitero e demolito sei tombe e altre lapidi che, a quanto riferito, si stavano sgretolando.

Lo sceicco Omar al-Kiswani, direttore del complesso della moschea Al-Aqsa, ha detto a Ma’an che le autorità hanno sostenuto che le sei tombe si trovavano in una parte del 40% del cimitero che il governo aveva confiscato per il parco.

Al-Kiswani ha contestato l’argomentazione, citando documenti ufficiali che stabiliscono che le tombe che sono state demolite erano di proprietà delle famiglie al-Husseini e al-Ansari.

Nessun portavoce dell’Israeli Nature and Parks Authority è stato immediatamente disponibile per un commento a caldo.

Mahmoud al-Habbash, un consigliere dell’Autorità Palestinese (PA) per gli affari religiosi e islamici, in una dichiarazione ha condannato le gravi demolizioni, definendo le demolizioni un segno della “confusione politica israeliana” dopo che la recente risoluzione dell’Unesco ha denunciato le violazioni israeliane nel complesso della moschea Al-Aqsa.

La risoluzione ha causato un tumulto politico e mediatico in Israele, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha sostenuto che l’agenzia delle Nazioni Unite ha “negato l’oltre 3.000 anni di legame tra il popolo ebraico e il suo luogo più sacro a Gerusalemme,” per il fatto che la risoluzione riporta il solo nome musulmano per il luogo sacro e non quello ebraico, Monte del Tempio.

Al-Habbash ha aggiunto che le demolizioni sono “un crimine per il quale Israele deve essere punito  in conformità con il diritto internazionale”. Ha sottolineato la sacralità del cimitero di Bab al-Rahma, in quanto considerato patrimonio islamico e parte del complesso di Al-Aqsa.

Il direttore al-Kiswani aveva precedentemente detto a Ma’an che “non solo l’occupazione israeliana perseguita i musulmani in vita, ma nemmeno i morti sono al sicuro.”

traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

fonte: http://www.maannews.com/Content.aspx?id=774270

Presenza israeliana in Patagonia: il pericolo dei “Mochileros Sin Fronteras”

L’organizzazione israeliana “Mochileros Sin Fronteras” (Escursionisti senza frontiere), la cui missione principale dice essere quella di aiutare i più bisognosi, è arrivata  in Argentina circa un anno fa lanciando il suo primo progetto in Sud America.

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Schermata 2016-12-07 alle 22.46.31.png“Escursionisti senza frontiere” è stata fondata nel 2013 da un gruppo di giovani israeliani. Il gruppo dovrebbe vivere per due settimane con la gente di qualche luogo in cui c’è bisogno di aiuto e dare una mano in diversi tipi di attività, ad esempio riparazioni, tinteggiatura, costruzione, impianti idraulici, gas, elettricità, ecc., oltre a fornire sostegno scolastico, di lingua, arte, difesa personale, primo soccorso, igiene, canto,  musica, ecc.

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Fatah: una deriva senza meta

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7 dicembre 2016, Enrico Campofreda.

Pungente, e in alcuni tratti tagliente, la valutazione offerta dall’emittente Al Jazeera sul recente congresso di Fatah, tenuto a Ramallah dal 29 novembre al 4 dicembre scorsi. Un’assise che per la tivù qatarina (ovviamente più vicina ad Hamas) ha riproposto come fulcro nella politica del partito e nei ruoli di presidente e leader dell’Autorità Nazionale Palestinese non tanto l’ombra, ma la sostanza dell’ottantunenne Abu Mazen. Presenza ingombrante, non desiderosa di passare la mano ora che si vocifera di possibili elezioni per quegli incarichi.

Il partito che raccoglie anime ribelli e rivoluzionarie e soggetti della più inamovibile burocrazia politica, epigoni della diaspora dei capi profughi e notabili milionari ha rinnovato l’elezione d’un establishment orientato al maschile con 18 membri del Comitato centrale ultracinquantenni collocati in gran parte in Cisgiordania, dei quattro rappresentanti della Striscia di Gaza, tre vivono nella West Bank. Rispetto a quanto visto dal 2009, fase successiva allo scontro fratricida con Hamas interno ai territori palestinesi, è venuta meno l’alleanza fra il grande vecchio successore di Arafat e l’ambizioso e ambiguo rampante del gruppo: Mohammed Dahlan. Anzi, le votazioni interne hanno sensibilmente premiato un ex avversario di quest’ultimo, Jibril Rajoub, riciclato nel ruolo di ambasciatore dello sport quale presidente della Palestinian Football Association.

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Titolo del  Manifesto 4 giugno 2015.

 

Secondo indiscrezioni Rajoub avrebbe ricevuto più preferenze dello stesso Abu Mazen. Ma per l’emittente di Doha si tratta di questioni marginali, visto che Dahlan è ritenuto un personaggio non più spendibile per la leadership, sia per i trascorsi di conflitto aperto con Hamas e per la spregiudicata collaborazione con Cia e Shin Bet, sia per la recente prossimità con l’autoritarismo di Sisi, rivolto contro la micro economia dei tunnel, praticata da gruppi di gazawi.

Insomma Fatah è giudicato ancora come clan di potere monolitico che perpetua, a suo totale disonore, quella real politik sul cui altare ha sacrificato il diritto al ritorno. Una macchia giudicata indelebile su un princìpio considerato irrinunciabile da molti.

 

articolo pubblicato su   http://enricocampofreda.blogspot.it

I Barghouti conquistano Fatah

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Fadwa Barghouti accanto a un poster con l’immagine del marito Marwan

Territori Occupati. Marwan Barghouti, il Mandela palestinese, e sua moglie Fadwa conquistano la maggior parte dei consensi negli organismi dirigenti di Fatah. Il movimento però non si è rinnovato e il suo Congresso si è chiuso ieri senza novità, anche nella strategia politica.

Michele Giorgio  EDIZIONE DEL 05.12.2016

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