La Turchia esorta l’amministrazione Trump a interrompere il sostegno alle forze kurde siriane

Foto copertina: Martedi, Binali Yıldırım parla ad Ankara. Photograph: Adem Altan/AFP/Getty Images

La Turchia ha dichiarato le sue condizioni riguardo alla cooperazione con Donald Trump, affermando che è compito della nuova amministrazione americana cessare la fornitura di armi alle forze kurde siriane, Washington nega di sostenerle. “Gli Stati Uniti non dovrebbero permettere che questa partnership sia oscurata da un’organizzazione terroristica” ha dichiarato Binal Yildırım, Primo Ministro turco in discorso tenuto in Parlamento.

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Con la soluzione dei due stati ormai sogno lontano, i palestinesi chiedono se non sia il momento di spingere per la soluzione di un unico stato

Joshua Mitnick 29 dicembre 2016

 

Israele si sta preparando all’eventualità che la conferenza adotti ulteriori dichiarazioni con le   impostazioni precedenti di una soluzione a due stati.

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Human Rights Watch afferma che funzionari israeliani sostengono la strategia di sparare per uccidere sui  palestinesi sospetti

Immagine di copertina: Sostenitori di Elor Azaria con un cartello durante una protesta che chiede il suo rilascio, Elor Azaria è il soldato israeliano accusato di omicidio colposo dai militari israeliani, dopo aver sparato a un aggressore palestinese ferito che giaceva a terra  [Reuters]

Harriet Agerholm, 2 gennaio 2017 (aggiornato con foto 4 gennaio 2017)

“Nessun aggressore, maschio o femmina, dovrebbe uscire vivo da un attacco”, dice il ministro della difesa.

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Lettera di Hilarion Capucci dal carcere – 29/06/1977

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In occasione della dipartita di Mons. Hilarion Capucci, Arcivescovo di Gerusalemme condannato dalle autorità sioniste a dodici anni di carcere nel 1974, di cui ne scontò quattro prima di essere esiliato in Italia, il Centro Documentazione Palestinese pubblica quella che fu la prima lettera a passare la censura tra quelle indirizzate ad alcune volontarie melchite.

Questa testimonianza conferma la grande convinzione e determinatezza di un uomo fisicamente provato da 34 mesi vissuti in solitudine in una cella di un metro e mezzo per 3, “…privato di ogni contatto umano, eccetto quello dei miei carcerieri. La mia lingua si dissecca tra una e l’altra delle visite permesse” (dalla testimonianza di una delle volontarie in visita il 16/11/1976).

Coerente, nonostante la prigionia e le pressioni, tenace e determinato nell’appoggio alla lotta di liberazione del Popolo Palestinese e alla Nazione Araba sino ai suoi ultimi giorni, lo vogliamo ricordare con queste sue parole pronunciate durante la medesima visita del novembre 1976:
“Quando sono nato non ero cristiano. Sono nato arabo, poi fui battezzato e così sono diventato cristiano: la mia Missione e Testimonianza passano attraverso la mia Arabità, ed è per questo che sono in prigione. Ed è sempre per questo che posso parlare della grazia della mia prigionia”.

Fonte: CENTRO DOCUMENTAZIONE PALESTINESE

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