Luca & Nina scrivono…

Palestinian protesters climb a ladder at Israel's controversial barrier that separates the West Bank town of Abu Dis from Jerusalem
Palestinian protesters climb a ladder at Israel’s controversial barrier that separates the West Bank town of Abu Dis from Jerusalem November 17, 2014. Photo by Muammar Awad

Caro Caetano e Caro Gil

Vi scriviamo, perché abbiamo seguito il vostro iter di chiamata per un concerto a Tel Aviv. In quella che molti definiscono Terra Santa, ma che oramai ha poco di santo e tanto meno, di umano.

 

Sono anni – sia per vocazione umana, sia per professione – che portiamo avanti progetti di sensibilizzazione sulla questione Israelo Palestinese, quindi, abbiamo sentito come una pulsione irrefrenabile il dover interagire con voi, anche se con questo breve scritto.

 

All’inizio, ci siamo chiesti con forte dolore e preoccupazione, come potessero due grandi artisti aderire ad un tale viaggio – macchiandosi in un certo senso di un sangue che non gli appartiene e che non dovrebbe essere versato da nessuno –, visto che attraverso l’arte e la sensibilità della loro musica – quindi delle loro persone – dovrebbero essere accorti alle sofferenze dell’essere umano e alle sue umiliazioni. Noi tutti sia artisti, che politici, che intellettuali, che persone comuni, dovremmo sempre avere un occhio di riguardo a quello che ci avviene intorno, soprattutto, quando si parla di conflitti, di guerre e di civili – ed in questo caso di un popolo che subisce violenze da oltre sessanta anni di storia .. quello Palestinese –. Successivamente, però, abbiamo pensato: << Forse vorranno vedere con i loro occhi? Forse non sono bastate le persone che già conoscono la complessa questione e che hanno cercato di dissuaderli? Forse avranno un timore verso l’opinione pubblica o probabilmente una semplice simpatia verso coloro che dicono di rappresentare il popolo Ebraico? Forse non avranno mai avuto tempo di informasi? O non saranno mai capitati di fronte ad un monitor a vedere quello che in centinaia hanno documentato e denunciato al mondo? Forse non sono bastati i loro viaggi precedenti? >>, ma non stavano a noi le risposte, non stavano a noi i giudizi, non stava a noi prendere – per quanto comprensibile – una posizione imperitura e senza ritorno. Avremmo solo dovuto attendere che quello che intuivamo nelle vostre note, spuntasse fuori come una bufera e vi travolgesse nel migliore dei sensi, nel migliore delle riflessioni, nella migliore delle azioni. Per questo vi ringraziamo per il vostro coraggio e per le testimonianze che avete rilasciato al vostro ritorno – che non possono far altro che accrescere la schiera di coloro che lottano e lotteranno per la giustizia di uno dei popoli più oppressi del mondo –, nella speranza, che tutto questo possa cessare sia attraverso la decolonizzazione dei villaggi, sia attraverso i tribunali internazionali – che dovranno giudicare i responsabili da entrambe le parti –, sia attraverso quegli uomini e quelle donne che agiscono ogni giorno per una giustizia concreta e non di facciata.

 

Ed è per questo che abbiamo aderito alla petizione Caetano and Gil: please stop any further colaboration with israeli apartheid proposta da Invicta Palestina – così, come abbiamo fatto e facciamo sempre con quelle del Bds –, chiedendovi di accettare quello che in essa è contenuta, o per lo meno, di rifletterci e agire di conseguenza.

 

La stessa cosa l’abbiamo chiesta ad alcune persone che più o meno conoscono i fatti ed altre, che ne sono lontani e quasi all’oscuro – tra i quali: insegnanti, politici, giornalisti, artisti, studenti, storici, operai, disoccupati, pensionati –. Molti di loro, hanno condiviso i loro pensieri con noi, donandoci, parte di quello che sentono. Qualcuno, ha espresso che i soldi del cachet dovrebbero tornare al mittente; altri, desidererebbero questo ulteriore gesto donando lo stesso (il cachet) o parte di esso, come atto politico che certifichi una presa di posizione umana, forte, consapevole; altri, vorrebbero che uniste le forze insieme ad altri artisti, per organizzare dei concerti e raccogliere così nuovi fondi da destinare agli abitanti dei campi profughi, dei villaggi minacciati e distrutti, dei prigionieri, dei torturati, degli invalidi, dei bambini senza più famiglie e soprattutto senza diritti; altri, vi vorrebbero come testimonial, facendo così pressione su coloro che rappresentano i poteri decisionali dei vari Stati – che si dicono contro il conflitto e per una risoluzione – e che in pratica non agiscono perché questo avvenga realmente; altri, – vista l’esperienza fatta – chiedono che il primo passo o la prima azione fosse rivolta alla popolazione di SuSiya; altri, vi ringraziano semplicemente per le vostre scelte; altri hanno esclamato “Evviva! Meglio tardi che mai!”; altri, vorrebbero che le immagini dei soprusi verso la popolazione fossero proiettate senza commento alle vostre spalle, durante i concerti; altri, non vi perdoneranno per nessuna ragione.

 

Ma per l’ennesima volta, non saremo noi a dare un giudizio, ma attenderemo che i vostri cuori parlino per noi o per altri. Sicuri che anche coloro che si sono rivolti a voi, per trovare un dialogo, come: il premio Nobel per la pace Desmond Tutu, le associazioni e le migliaia di persone comuni, o artisti come Lauryn Hill, Elvis Costello, Snoop Dog, Carlos Santana, Cold Play, Lenny Kravitz, Roger Waters saranno felici delle vostre decisioni a favore dei civili e degli oppressi.

 

 

Luca Privitera e Elena Ferretti

di Ultimo Teatro Produzioni Incivili

 

Link per firmare    Petizione/appello

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