Processo ai “Tre di Humboldt”: la dichiarazione di Stavit Sinai davanti alla Corte.

“Eppure, nel mio cuore, non c’è paura, né nello sfidare la cecità ostinata e la complicità della Germania nel crimine dell’apartheid,  né nell’esercitare il mio diritto di resistere alle propensioni  genocide di Israele”.

Stavit Sinai

Foto di copertina: Stavit Sinai (Twitter)

Dichiarazione  rilasciata in ebraico nel tribunale penale di Berlino, il 4 marzo 2019.

“Il mio essere qui sotto processo come imputata insieme ai miei compagni è il risultato del nostro avere osato parlare pubblicamente dei crimini di Israele contro l’umanità.

Nel giugno 2017, mentre stavo protestando pacificamente contro la parlamentare dell’apartheid Aliza Lavie, un solo pensiero riecheggiava nella mia mente, il pensiero dei bambini assassinati di Gaza che piangevano da sottoterra, la voce di tutte le donne, di tutti gli anziani e di tutti i giovani di Gaza assediati, maltrattati, minacciati e terrorizzati, le voci delle vittime di Gaza del 2009, 2012, 2014 e degli altri attacchi israeliani.

Era la voce delle centinaia di bambini palestinesi che Israele ha incarcerato nella prigione militare di Ofer e le sofferenze di coloro al di là della barriera del ghetto di Gaza, che lo Stato di Israele ha imprigionato per impedire loro di tornare ai villaggi da cui erano stati cacciati a causa della loro etnia, così che Israele potesse preservare la sua etnocrazia coloniale suprematista.

Ciò che abbiamo detto alla Humboldt University è  condiviso anche da molti altri, ma semplicemente non osano esprimerlo.

Non osano farlo perché sarebbero soggetti a procedimenti politici. Come può una società civile difendersi da regimi che negano i diritti naturali e umani, se si è costretti al silenzio?

Lo stato, che dovrebbe  proteggere il nostro diritto costituzionale alla libertà di espressione, sceglie invece di non rispettare le convenzioni internazionali  verso cui si  è impegnato (e mi riferisco allo Statuto di Roma, all’Accordo Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ad altre leggi internazionali vincolanti e a risoluzioni delle Nazioni Unite). Al contrario, invalida la propria costituzione per i suoi interessi militari semi-imperialisti e cerca di criminalizzare dei dissidenti che si oppongono  al barbaro e sistematico apartheid che Israele pratica in Palestina e non solo  (come mostra il rapporto Tilley e Falk delle Nazioni Unite).

Eppure, nel mio cuore, non c’è paura, né nello sfidare la cecità ostinata e la complicità della Germania nel crimine dell’Apartheid,  né nell’esercitare il mio diritto di resistere alle propensioni  genocide di Israele.

Non ho paura perché opporsi ai crimini contro l’umanità non è soltanto un  mio diritto civile, ma una necessità, un dovere, un imperativo morale categorico affidato a me e a qualsiasi altro essere umano. Come figlia di una famiglia di sopravvissuti all’Olocausto, mi rifiuto di essere una spettatrice nella storia, mi rifiuto di distogliere lo sguardo dai miei fratelli e sorelle palestinesi che stanno lottando mentre l’Occidente li costringe alla sottomissione. Non obbedirò a una irrazionale forza politica che mira a controllare il pensiero, perché io sono libera, e io quindi continuerò a parlare contro i continui e abominevoli crimini di Israele contro l’umanità, non importa quante volte sarò deferita a questo tribunale.

Il vostro spirito è stato così sconfitto dagli  abusi da  farvi dimenticare che porre fine a questo sistema non è solo vostro diritto, ma è anche  un vostro dovere morale?

Le persone che chiedono uguaglianza, libertà e giustizia in Palestina segnano oggi l’inizio della fine dell’apartheid; chiunque abbia voce è nella  posizione di poter contribuire al rovesciamento di questo sistema.

Il tipo di leggi che presumibilmente ho infranto è per natura transitorio e soggetto a modifiche a seconda della fase storica e sociale che questo Paese attraversa. Se le più banali  leggi contro  “Housefriedensbrch” e “Koerperverletzung” devono essere rispettate e protette,  è tanto più fondamentale che vengano rispettate quelle leggi la cui autorità trascende quella di qualsiasi sistema giuridico, leggi governate dalla morale universale.

Vi sono alcune principi che sono più eterni e puri delle stelle stesse, Vostro Onore, principi quali la virtù di cittadini come Hans e Sophie Scholl , che noi onoriamo e ricordiamo. Se pure consapevoli del grande pericolo, essi non esitarono ad andare in soccorso degli Ebrei. Noi seguiremo il loro cammino fino a che l’apartheid israeliano non sarà abolito, e lo sarà sicuramente, poiché fino ad ora tutte le lotte contro il colonialismo hanno vinto”.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

Fonte: https://soundcloud.com/stavit-sinai/humboldt3-trial-court-declaration-stavit-sinai?fbclid=IwAR2ieZv5zxiB0XZ_l_Ea6n9yoYNjdxXOIkZQp4u2HU8_SSTwnLgkxtgUASU

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