Come i regimi di USA e Qatar attuando la nuova strategia sancita dal decreto Caesar applicano sanzioni per affamare la Siria

Come la misteriosa figura da cui prende il nome, il disegno di legge sulle sanzioni “Caesar” è il prodotto di un elaborato inganno messo in atto da oscuri agenti sostenuti dagli Stati Uniti e dal Qatar. Invece di proteggere i civili siriani, le misure unilaterali li stanno spingendo verso la fame e la morte.

English version

 


Di Max Blumenthal – 25 Giugno 2020

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti a giugno ha imposto il cosiddetto Decreto Protezione Civile Caesar (Caesar Civilian Protection Act), una serie di drastiche sanzioni economiche contro la Siria, che equivale a un assedio in stile medievale di tutti i siriani che vivono all’interno del paese.

Ispirato dalle foto che i governi occidentali e i media affermano siano state fatte uscire dalla Siria da un presunto informatore militare siriano nome in codice “Caesar”, le sanzioni sono il prodotto di un’operazione di intelligence altamente ingannevole architettata dagli Stati Uniti e dal Qatar.

Come dimostrerà questa indagine, una rete di agenti sostenuti da Stati Uniti e Qatar per un cambio di regime, spacciandosi per avvocati per i diritti umani e attivisti siriani preoccupati, hanno istruito il presunto informatore, gestito i suoi file e lavorato febbrilmente per ostacolare indagini ufficiali.

Capace di tutto pur di spingere a un sostegno alla guerra in Siria, questa rete ha lavorato con il Museo del Memoriale dell’Olocausto degli Stati Uniti ad una cinica campagna che descrive la crisi siriana come uguale e forse peggiore del genocidio ebraico in Europa.

Incredibilmente, gli investigatori hanno stabilito che almeno la metà delle fotografie del rapporto “Caesar” mostrano corpi di soldati governativi uccisi dall’opposizione armata. Questo particolare altamente scomodo, che mina l’intera narrazione dei promotori di Caesar e li espone come cinici bugiardi, è stato completamente ignorato da tutti i principali media americani, dal Congresso, e, naturalmente, dalla rete di agenti che ha gestito tutta l’operazione

WASHINGTON PROMUOVE LA CARESTIA SIRIANA COME “UN’OPPORTUNITÀ”

Autorizzato dal Congresso senza opposizione, il cosiddetto Decreto  Protezione Civile Caesar  (Caesar Civilian Protection Act) equivale a un atto di guerra totale contro le stesse persone che sostiene di proteggere.  Prendendo di mira la Banca Centrale siriana e penalizzando qualsiasi società straniera che fa affari con Damasco, il disegno di legge è stato concepito con l’obiettivo esplicito di impedire la ricostruzione del Paese dopo essere riuscito a vincere una guerra per procura imposta dall’Occidente, Israele, Turchia e monarchie del Golfo.

Charles Lister, un lobbista di fatto appoggiato dalle monarchie del Golfo per sostenere a Washington l’opposizione contro la Siria, ha inavvertitamente rivelato la natura del “Decreto Caesar” come strumento di terrore finanziario. In un editoriale Politico questo giugno, ha previsto: “livelli ancora maggiori di miseria, carestia e peggioramento della criminalità e del comportamento predatorio” a seguito delle nuove sanzioni.

Prevedendo che “la carenza di pane è solo una questione di tempo”, e prevedendo una carestia nel prossimo futuro, Lister ha definito cinicamente la sofferenza umana causata dalle sanzioni come “un’opportunità” per gli Stati Uniti di ottenere un cambio di regime.

Dopo un decennio di guerra brutale, tuttavia, il governo siriano si è dimostrato resiliente. E a Damasco, anche gli oppositori di Assad ammettono che le sanzioni non possono colpire i funzionari governativi. “Assad e il suo popolo stanno bene, e lo stato di sicurezza è più forte solo a causa della guerra”, mi ha detto a Damasco nel settembre 2019, un uomo d’affari che era impegnato nella fase iniziale delle proteste contro Assad nel 2011. “Le sanzioni fanno collassare la nostra moneta, affamano i vecchi, ma non colpiscono il regime.”

Una coppia di analisti dell’opposizione ha fatto eco a questa visione nel sito web di sicurezza nazionale “La Guerra delle Pietre” (War on the Rocks), affermando: “Il Decreto Protezione Civile Caesar per la Siria (Caesar Syria Civilian Protection Act) può rivelarsi poco più di una politica di de-incremento economico, un esercizio di controllo per cui i comuni siriani pagheranno il prezzo”.

Grazie alle scelte politiche del governo statunitense, il popolo siriano è destinato ad affondare nella miseria economica. La migrazione all’estero si intensificherà, un’altra generazione andrà perduta, aumenteranno i decessi, e in un paese in cui più di un terzo della popolazione è costituito da bambini, i giovani sperimenteranno la privazione a livelli senza precedenti.

L’imminente catastrofe umana è il sottoprodotto di una campagna di lobbismo durata per anni e condotta da una rete di agenti per un cambio di regime che lavorano sotto copertura di oscure ONG internazionali e gruppi della diaspora siriano-americana.

La loro spinta per un inasprimento della guerra economica ruotava attorno a un presunto informatore siriano che afferma di aver contrabbandato migliaia di fotografie da una prigione militare, rivelando un massacro di massa di attivisti dell’opposizione. È stato il nome in codice di quel cosiddetto informatore, “Caesar”, che ha ispirato il decreto sulle sanzioni.

Uno sguardo ravvicinato a questi agenti e alle forze che spingono le loro attività rivela la loro campagna come un’operazione ingannevole finanziata dal governo del Qatar e diretta da Washington, sollevando seri interrogativi sulla credibilità di “Caesar”.

LE DUBBIE ORIGINI DEL RAPPORTO “CAESAR”

Nel giugno 2019, The Grayzone ha smascherato un’organizzazione no-profit largamente plaudita dai media occidentali, il Centro per la Giustizia Internazionale e la Responsabilità (Center for International Justice and Accountability – CIJA), come implicata nel cambio di regime, finanziata dagli Stati Uniti e dall’UE che mira a destabilizzare il governo siriano sovvertendo il sistema giuridico internazionale.

Come riportato da The Grayzone, gli investigatori del CIJA hanno lavorato direttamente con militanti estremisti, tra cui l’affiliata locale di Al Qaeda, per raccogliere documenti da uffici governativi saccheggiati  e portarli fuori dal paese. CIJA “paga anche gruppi ribelli e corrieri per il supporto logistico”, ha ammesso, in un articolo sull’organizzazione, il New Yorker Magazine.

Nessun documento è stato più prezioso per i fautori del cambio di regime a Washington del cosiddetto dossier “Caesar”. In un altro resoconto di CIJA che ha omesso il ruolo del Dipartimento di Stato americano nella creazione del gruppo, Anne Barnard del New York Times ha affermato che Caesar “è fuggito dalla Siria con le foto di almeno 6.700 fra cadaveri, persone denutrite e torturate, che hanno sconvolto il mondo quando sono venute fuori nel 2014.”

La presunta fuga di Caesar dalla Siria, e la storia di come ha ottenuto le foto, rispecchiavano da vicino le losche tattiche che gli investigatori della CIJA usavano per ottenere ulteriori documenti che intendevano utilizzare per perseguire gli ex funzionari siriani nei tribunali occidentali.

Secondo Vanity Fair, “Caesar” stava attivamente spiando per l’opposizione siriana dal 2011, e cooperando con un “coordinatore” descritto come “un accademico siriano e un attivista per i diritti umani di nome Hassan al-Chalabi.” Questo personaggio (nessuna relazione con il compianto artista iracheno Ahmad Chalabi) era lui stesso “a capo di un’oscura rete di intelligence all’interno della Siria”, secondo la rivista.

Chalabi dichiarò a Vanity Fair di aver organizzato nel 2013 il trasferimento di “Caesar” dalla Siria con i suoi fascicoli con l’aiuto dell’Esercito Libero Siriano creato dalla CIA e di un’oscura milizia nota come Battaglione degli Stranieri. (Gli osservatori del conflitto siriano hanno identificato quest’ultimo gruppo come un gruppo di combattenti stranieri uiguri alleati di Al Qaeda.)

Caesar ha poi passato i suoi fascicoli al Movimento Nazionale Siriano, un gruppo marginale di islamisti che è stato finanziato e supervisionato dal governo del Qatar.

Da lì, i fascicoli sono andati ad organizzazioni come CIJA, Human Rights Watch, e il New York Times, e così “Caesar” è arrivato al Campidoglio.

LA CONNESSIONE DI “CAESAR” CON IL QATAR

Il dossier Caesar è stato inizialmente portato all’attenzione del pubblico americano da un articolo del New York Times pubblicato il 21 gennaio 2014. Un’operazione pubblicitaria attentamente programmata in concomitanza con l’apertura della seconda Conferenza di pace di Ginevra, sostenuta dalle Nazioni Unite, sulla Siria.

Il seguente riconoscimento è stato nominato di sfuggita nell’articolo del Times: “solo poche fotografie sono state effettivamente rilasciate da parte di avvocati assunti dal governo del Qatar, oppositore dichiarato di Assad, e non è stato possibile verificare in modo indipendente le affermazioni circa la loro origine.”

Sir Geoffrey Nice, il procuratore capo nel processo all’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, è stato citato in maniera rilevante dal Times. “È stato come ottenere le chiavi dell’archivio nazista”, ha detto Nice del rapporto Caesar.

Nice, che era stato incaricato di autenticare i file fotografici, era considerato all’epoca come “un consulente del Qatar, nella possibilità di uno sviluppo del caso Siria”. Desmond De Silva, un altro avvocato britannico chiamato per autenticare i documenti, è stato successivamente descritto come parte di una squadra di “avvocati di alto profilo incaricati dal governo del Qatar”.

La stabile monarchia del Qatar ha finanziato nel corso degli anni una serie di milizie islamiste in tutta la Siria, tra cui lo spietato affiliato di Al Qaeda, Jabhat al-Nusra. Carter-Ruck, lo studio legale che impiegava Nice e De Silva con un contratto del Qatar, era stato assunto anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, un altro sponsor chiave dell’insurrezione siriana e della campagna di destabilizzazione contro Damasco.

Inoltre, citato sul significato del dossier Caesar, nell’articolo del New York Times, c’è David Crane, semplicemente descritto dal giornale come “un investigatore coinvolto nell’esame delle foto, che in precedenza aveva accusato il presidente Charles G. Taylor della Liberia”.

In realtà, Crane era un veterano dell’intelligence militare che in precedenza aveva ricoperto varie posizioni all’interno del Pentagono, tra cui nell’Agenzia di spionaggio della difesa (Defense Intelligence Agency). Mesi prima della comparsa del dossier Caesar, si è presentato in Campidoglio per sostenere la persecuzione dei funzionari del governo siriano.

Crane, in un’intervista del 2014, a proposito delle indagini condotte dalla sua squadra sul rapporto, ha dichiarato: “Abbiamo portato quello che abbiamo chiamato Caesar, la persona che ha portato fuori queste fotografie, insieme con il suo supervisore e ufficiale di riferimento, intervistandoli separatamente.”

Il suo ufficiale di riferimento? L’uso casuale di Crane di un termine associato in modo univoco all’attività della CIA ha suggerito fortemente che l’Agenzia aveva svolto un ruolo nel manovrare l’uomo misterioso noto come “Caesar”.

L’accademico britannico Tim Hayward ha descritto il ruolo del governo statunitense nel sostenere i vari progetti di Crane per un cambio di regime in Siria.

Crane “guida anche il Progetto di responsabilità siriano (Syrian Accountability Project – SAP), che ha fondato qualche tempo prima della diserzione di Caesar”, ha scritto Hayward. “Si dice che SAP sia gestito da studenti e i suoi clienti includono il Consiglio Nazionale Siriano e il Dipartimento di Stato Americano. Inoltre “opera a stretto contatto con il Centro di Giustizia e Responsabilità della Siria (Syria Justice and Accountability Centre), che a sua volta è un canale di finanziamento degli Stati Uniti per il CIJA”

Crane ha scritto il rapporto iniziale sponsorizzato dal Qatar sulla documentazione Caesar, ma è stato semplicemente descritto, in un articolo su Vanity Fair, come “un procuratore per i crimini di guerra”.

“CAESAR” ascoltato in Capitol Hill

Il 13 aprile 2014, un uomo anonimo completamente nascosto in una giacca blu con cappuccio della Patagonia della Società Trasporti Falco (Hudson Trail Outfitters), che sosteneva di essere “Caesar” e millantava di portare prove fotografiche di “genocidio”, è apparso davanti alla Commissione Affari Esteri della Camera. La registrazione audio e video della testimonianza è stata severamente vietata, presumibilmente per proteggere l’anonimato di Caesar.

I supervisori di Caesar hanno raccontato un’elaborata storia allo scrittore del neoconservatore Daily Beast, Tim Mak, sulle “tecniche di contro sorveglianza” impiegate per proteggere l’identità dei loro testimoni nei giorni e nelle ore precedenti l’udienza.

In qualche modo, nessuno che copriva l’identità di “Caesar” ha smesso di considerare che l’esercito siriano avrebbe già potuto conoscere l’identità di uno dei disertori di più alto profilo uscito dai suoi ranghi. Lo stavano proteggendo dal Mukhabarat siriano (che non è attivo negli Stati Uniti) o da un’indagine ufficiale?

Come ha sottolineato l’attivista contro la guerra e scrittore Rick Sterling: “Quanti fotografi militari hanno scattato foto negli ospedali Tishreen e Military 601 in quegli anni e poi sono scomparsi? Secondo il rapporto del Qatar di Carter Ruck, la famiglia di Caesar aveva lasciato la Siria nello stesso periodo. Considerando questo, perché “Caesar” mantiene segreta la sua identità al pubblico occidentale? Perché “Caesar” rifiuta di incontrarsi anche con giornalisti o ricercatori altamente schierati?”

Quando “Caesar” è apparso davanti alla commissione Affari esteri della Camera il 4 agosto 2014, era seduto accanto all’uomo che lo aveva portato a Washington. L’uomo era Mouaz Moustafa, un attivista siriano-americano, impegnato nel cambio di regime, che era stato direttore della task force di emergenza siriana finanziata dal Dipartimento di Stato.

Figura chiave nel premere per fornire più armi alle milizie estremiste in Siria, Moustafa si è altamente opposto all’inclusione di Jabhat al-Nusra, affiliato siriano di Al Qaeda, nella lista nera del Dipartimento di Stato Americano, come gruppo terroristico. “È stato un errore”, ha dichiarato al periodico Foreign Policy a proposito dell’inserimento di Al-Nusra nella blacklisting.

Un anno prima, Moustafa aveva scortato il senatore dell’Arizona John McCain in un viaggio all’interno della Siria per incontrare i membri dell’Esercito Libero Siriano appoggiato dalla CIA, compresi i rapitori di pellegrini sciiti, durante un’operazione fintamente fallita per stimolare l’intervento militare degli Stati Uniti.

Mouaz Moustafa (far right) with Sen. John McCain (second to left) and armed FSA kidnapper (far left) in Syria, May 2013

Testimone accanto a Caesar fu David Crane, autore del rapporto Caesar  sponsorizzato dal Qatar, per accusare il governo siriano di “crimini simili a quelli di Auschwitz”.

Successivamente, Frederic Hof del Centro del Consiglio Atlantico Rafic Hariri finanziato dall’Arabia Saudita ha chiesto che il Congresso risponda alla testimonianza di Caesar assegnando più fondi americani per l’acquisto di armi per i militanti estremisti anti-Assad in Siria.

La messinscena era preparata per il Congresso che ha approvato sanzioni schiaccianti contro la Siria, in modo bipartisan e con un’opposizione trascurabile. Ma prima, la lobby del cambio di regime si era mobilitata per costruire un caso pubblico per i suoi scopi, collegando cinicamente la crisi che aveva aiutato a fomentare in Siria con il genocidio ebraico che ha avuto luogo nella metà del secolo scorso.

tephen Rapp (far left) at a Holocaust Memorial Museum event promoting regime change in Syria, May 2017

COINVOLGERE IL MUSEO DEL MEMORIALE DELL’OLOCAUSTO NELLA PROPAGANDA PRO-GUERRA

Nel luglio 2014, un sedicente avvocato per i diritti umani di nome Stephen Rapp è salito sul palco del Centro Rafiq Hariri, istituzione del Consiglio Atlantico Americano finanziato dai sauditi, chiedendo un cambio di regime in Siria, aggiungendo: “La sua legittimità, la sua capacità di servire il popolo della Siria se ne sono andate, sempre che ci siano mai state”, riferendosi al governo di Assad.

Per tutta la durata dell’evento, intitolato “costruire il caso contro Assad”, Rapp ha elogiato il lavoro che il Centro per la Giustizia Internazionale e la Responsabilità (CIJA), finanziato dagli Stati Uniti, stava facendo per raccogliere documenti che coinvolgevano il governo siriano, e il ruolo del Dipartimento di Stato nel sostenerlo.

All’epoca, Rapp era l’ambasciatore generale dell’amministrazione Barack Obama per la giustizia penale globale. Successivamente è diventato presidente del CIJA e ha fatto visita al Centro per la Prevenzione del Genocidio del Museo del Memoriale dell’Olocausto degli Stati Uniti Simon-Skjodt, dove, secondo la sua biografia, ha perseguito “giustizia e responsabilità sulla Siria”.

Rapp aveva lavorato in passato con gli autori, sponsorizzati dal Qatar, dell’inchiesta iniziale su Caesar, quando lui, David Crane e Desmond De Silva erano ognuno procuratore capo presso il tribunale speciale per la Sierra Leone.

Nella sua veste al Museo dell’Olocausto, Rapp si è concentrato sull’ “avanzare il ​​primo caso contro il regime di Assad e lavorare su potenziali casi relativi al rapporto Caesar in Germania”.

Sotto la supervisione di Rapp, il Museo dell’Olocausto è stato trasformato in uno strumento palese della politica estera americana in Medio Oriente. La propensione interventista dell’istituto è stata integrata dalla presenza di ideologi neoconservatori come il criminale dell’Iran-Contra Elliott Abrams, l’ex capo del DHS Michael Chertoff e Stuart A. Levey, un pioniere della politica delle sanzioni statunitensi, sul museo ironicamente chiamato “Comitato sulla coscienza.”

Nel 2014, Mouaz Moustafa, sostenitore del cambiamento di regime siriano-americano che operava come supervisore di “Caesar”, si unì a Stephen Rapp nell’aiutare il Museo della Memoria dell’Olocausto a organizzare una mostra che paragona la guerra siriana al genocidio ebraico della Seconda Guerra Mondiale in Europa. La mostra comprendeva una sezione speciale sul rapporto Caesar, presentandola come prova di omicidio di massa senza un minimo di contesto o prova critica.

Secondo Rapp, il fascicolo ha fornito una base “migliore” per i procedimenti giudiziari nei confronti dei funzionari siriani rispetto a quelli prodotti dai tribunali alleati a Norimberga, dove funzionari chiave nazisti tedeschi sono stati condannati per crimini contro l’umanità. Rapp ha persino affermato, sulla base dei file di Caesar, che: “In via conservativa, stiamo esaminando 50.000 casi di civili siriani torturati e assassinati dal loro stesso governo”.

Quando il museo dell’Olocausto a Washington ha aperto la sua mostra alla fine del 2014, è stato in grado di visualizzare solo 10 foto accuratamente selezionate dal fascicolo Caesar. Una volta che altri investigatori sono stati in grado di visualizzare l’intero file, tuttavia, la narrazione unilaterale dei suoi promotori ha iniziato a sgretolarsi.

QUASI LA METÀ DEL RAPPORTO CAESAR RIVELA UCCISIONI DI MASSA COMMESSE DA UNA BRUTALE OPPOSIZIONE ARMATA

Anche se il contenuto completo del presunto dossier Caesar non è mai stato reso pubblico, Human Rights Watch (HRW) è stato in grado di visualizzare i documenti per intero nel 2015. In un lungo rapporto che avvalorava le foto e cercava di rafforzare le pressioni al cambio di regime, HRW ha inavvertitamente smontato la versione di Washington.

In una nota a piè di pagina virtuale nella sua lunga relazione sul rapporto Caesar, HRW ha riconosciuto che quasi la metà dell’intero file, circa 24.568 foto, raffigurava i corpi di soldati governativi che erano stati uccisi dall’opposizione armata, “incluse azioni terroristiche, esplosioni, autobombe e incendi”.

Come ha osservato Rick Sterling, “quasi la metà delle foto del dossier Caesar mostrano l’opposto di quanto asserito. Queste foto, mai divulgate pubblicamente, confermano che l’opposizione è violenta e ha ucciso un gran numero di forze di sicurezza e civili siriani”.

HRW ha riconosciuto apertamente il suo totale disinteresse per questo fatto clamoroso, affermando: “Questo rapporto si concentra sulle morti in detenzione.” Tuttavia, i ricercatori dell’organizzazione non erano in grado di dimostrare che le foto su cui erano concentrati mostrassero i corpi di coloro che erano morti nelle carceri del governo e non sul campo di battaglia, o in altre circostanze. In effetti, è stato in grado di verificare solo 27 casi in cui le persone che riprese nelle foto erano state arrestate.

L’indagine iniziale Carter-Ruck, sponsorizzata dal Qatar, sosteneva falsamente che gli 11.000 individui che comparivano nel rapporto Caesar erano stati uccisi sotto la custodia del governo siriano. In un’intervista rilasciata a France24, David Crane, l’autore principale di quel rapporto, ha fatto notare che il numero falso era solo una “stima statistica”.

HRW ha anche rivelato che sebbene i suoi ricercatori “abbiano richiesto un’intervista con Caesar attraverso gruppi che si sono identificati come suoi rappresentanti, l’organizzazione non è riuscita a incontrarlo”.

Nonostante queste rivelazioni, il direttore iper-interventista di HRW, Ken Roth, ha continuato a sollecitare le richieste di intervento militare degli Stati Uniti in Siria.

Altre entità e individui che promuovono il rapporto Caesar, come il New York Times e i direttori di CIJA hanno analogamente omesso la straordinaria rivelazione di HRW secondo cui almeno la metà delle foto raffigurava soldati governativi uccisi nelle mani di milizie dell’opposizione sostenute dall’estero. In tal modo, hanno conservato la versione occidentale del conflitto siriano come un massacro unilaterale e ingiustificato compiuto dal presidente Assad contro l’intero “popolo siriano.”

MENTRE IL DECRETO CAESAR VIENE APPROVATO AL CONGRESSO, LE SANZIONI INIZIANO A UCCIDERE IL POPOLO SIRIANO

Nel novembre 2016, il Congresso ha inasprito le sue sanzioni contro la Siria, autorizzando contemporaneamente ulteriori finanziamenti per gruppi come CIJA incentrati sulla pianificazione delle azioni penali contro Assad e i suoi funzionari. Co-sponsorizzato dai Repubblicani’ Eliot Engel, il dichiaratamente favorevole alla guerra democratico appoggiato dall’AIPAC, che all’epoca ricopriva la carica di presidente della commissione Affari esteri della Camera, battezzò il disegno di legge con il nome di Decreto Protezione Civile Caesar (Caesar Civilian Protection Act).

“Casar” è stato accompagnato dal suo supervisore, Mouaz Moustafa, per incontrare personalmente Engel e la sua controparte repubblicana nella commissione per gli affari esteri, rappresentante Ed Royce, a luglio 2018. Come al solito, la sua misteriosa figura era nascosta dalla sua giacca blu con cappuccio della Patagonia.

L’incontro a Washington ha coinciso con diversi nuovi round di sanzioni unilaterali alla Siria, che hanno inflitto una punizione economica senza precedenti alla popolazione civile del paese. Nabih Boulos del Los Angeles Times ha documentato come la guerra economica degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro la Siria sia stata particolarmente dura per il sistema sanitario, rendendo sempre più difficile ottenere apparecchiature di radiologia, farmaci chemioterapici e persino medicinali di base. Un medico disse a Boulos che il 10% dei suoi pazienti con problemi renali era morto a causa di macchine per la dialisi difettose o inutilizzabili.

Le sanzioni hanno inoltre provocato una crisi di carburante che ha reso difficile ottenere il gasolio per riscaldamento durante l’inverno del 2018 e ha fermato i trasporti in diverse città e causato un quasi blocco nella primavera successiva.

La ricostruzione del paese devastato dalla guerra era stata rallentata anche dall’impatto delle misure coercitive, poiché il Decreto Caesar imponeva esplicitamente oneri alle imprese che partecipavano alla ricostruzione, anche minacciando di punire gli Stati del Golfo che osassero normalizzare le relazioni con Damasco.

IL CONGRESSO STATUNITENSE DECRETA LA MISERIA SIRIANA PROVOCANDO IL COLLASSO DELLA VALUTA SIRIANA

L’11 marzo 2020, i fautori della fabbricazione del rapporto Caesar si sono riuniti in Campidoglio per dare un’ultima spinta. Questa volta, l’attivista impegnato nel cambio di regime, Mouaz Moustafa, ha presentato un sedicente ex prigioniero del complesso siriano Saydnaya di nome Omar Alshogre alla commissione per gli affari esteri della Camera per sostenere l’intensificazione della guerra economica.

La teatrale performance di Omar Alshogre ha mostrato la sua esperienza come consulente aziendale presso il Gruppo di Consulenza di Boston e oratore motivazionale gestito dall’ufficio di un oratore d’élite per assicurarsi le serata al talk-show di Ted X. (Nel marzo 2019, Alshogre è stato portato alla CNN per attaccare il rappresentante Tulsi Gabbard, il candidato presidenziale democratico anticonformista che aveva fatto dell’opposizione alle guerre di cambio di regime il fulcro della sua campagna.)

Infine, questo giugno, il Congresso ha approvato la più schiacciante serie della storia di sanzioni contro la Siria, infliggendo sanzioni a chiunque conduca relazioni economiche sovrane con qualsiasi entità controllata dal governo siriano. “Chiunque intrattiene rapporti commerciali con il regime di Assad, non importa in quale parte del mondo si trovi, è potenzialmente esposto a restrizioni di viaggio e sanzioni finanziarie”, ha dichiarato il segretario di Stato Mike Pompeo.

Mentre le sanzioni del Decreto Caesar cominciavano ad intaccare l’economia siriana, il Financial Times, in un rapporto del 24 giugno, ha riconosciuto che: “Il primo e più grande atto del Decreto Caesar è stato subito, non dai membri del regime, ma dai comuni siriani, che hanno sofferto l’aumento dei prezzi mentre la minaccia di sanzioni ha fatto collassare la moneta del paese.”

Ad una popolazione civile che ha sofferto per quasi un decennio di guerra viene negata una ripresa in tempo di pace. Per loro, inizia un nuovo dramma in un tragico conflitto imposto da potenze straniere.

Ma per gli esecutori dietro l’inganno del rapporto Caesar, il dolore economico provato dai comuni siriani fornisce un’altra “opportunità” per il cambio di regime.

Max Blumenthal è un giornalista pluripremiato e autore di numerosi libri, tra cui il best seller Republican Gomorrah, Goliath, The Fifty One Day War,  e The Management of Savagery. Ha prodotto articoli di stampa per una serie di pubblicazioni, numerosi reportage video e numerosi documentari, tra cui Killing Gaza. Blumenthal ha fondato The Grayzone nel 2015 per accendere una luce giornalistica sullo stato di guerra perpetua d’America e sulle sue pericolose ripercussioni domestiche.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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