E’ stato il sabotaggio di Israele a una nave iraniana a provocare la massiccia fuoriuscita di petrolio sulle proprie coste

Sì, Israele è responsabile della propria catastrofe ambientale.

Fonte: english version

Richard Silverstein – 13 marzo 2021

Foto di copertina: La petroliera iraniana danneggiata dalle mine nel Mar Rosso nel 2019 in un attacco simile alla Emerald.

Oggi, i funzionari statunitensi hanno riferito che Israele stava attaccando le petroliere iraniane come rappresaglia per simili attacchi iraniani alle navi nel Golfo Persico.

Dalla fine del 2019, Israele ha utilizzato armi, compresi esplosivi per colpire le navi iraniane o quelle che trasportavano carichi iraniani, mentre navigavano verso la Siria nel Mar Rosso o in altre aree della regione.

I rapporti degli Stati Uniti non hanno fornito dettagli su attacchi specifici, ma un alto funzionario del governo israeliano mi ha detto che Israele non solo aveva fatto questo, ma ha offerto dettagli su uno degli attacchi. Prima di continuare è necessario un riassunto cronologico.

Una immagine della Emerald quando era di proprietà della compagnia petrolifera libica.

Poche settimane fa, una petroliera allora sconosciuta ha riversato 1.000 tonnellate di petrolio nel Mediterraneo vicino alle coste israeliane. Il petrolio alla fine si è riversato sulle spiagge di Israele causando il peggior disastro ambientale nella storia del paese. Migliaia di israeliani si sono offerti volontari per ripulire il disastro. Le famose spiagge di Israele sono state chiuse per settimane.

In un primo momento, Israele ha accusato una petroliera greca che si trovava nelle vicinanze dell’iniziale fuoriuscita di petrolio. In seguito ha ammesso che questa indicazione era sbagliata. Poi il Ministro dell’Ambiente israeliano, Gila Gamliel, ha incolpato l’Iran per la catastrofe. Presumibilmente lo ha fatto senza consultare i funzionari dell’intelligence israeliana. Ha affermato che una nave iraniana, la Emerald, aveva lasciato un porto iraniano carica di petrolio. La sua destinazione era la Siria, che mantiene scambi commerciali regolari con l’Iran. A causa delle sanzioni internazionali, la capacità dell’Iran di vendere il proprio petrolio è limitata e deve ricorrere appositamente a questo tipo di traffici commerciali.

Quando Gamliel ha accusato l’Iran, c è stato qualcosa di simile alla costernazione all’interno dell’apparato di sicurezza israeliana. I funzionari hanno detto alla stampa che non sapevano nulla e che non si era consultata con loro. La mia fonte israeliana mi dice che aveva davvero ragione. Lo nave Emerald ha causato la fuoriuscita di petrolio, ma come è successo? Le informazioni che mi sono state comunicate dalla fonte sono secretate dalla censura militare israeliana, come vedremo più avanti.

Questo non è stato un attacco deliberato dell’Iran contro Israele come ha affermato Gamliel. Infatti, era esattamente il contrario. È stato un attacco deliberato da parte di Israele alla nave iraniana. L’Unità del commando navale israeliano, Shayetet 13 (furono quelli che uccisero 10 cittadini turchi sulla Mavi Marmara) fissò segretamente un ordigno alla Emerald. L’intento era quello di causare danni lievi per inviare un messaggio all’Iran: I suoi attacchi alle navi del Golfo avrebbero comportato un costo. Questo rapporto del Times di Londra scritto dall’editorialista di Haaretz Anshel Pfeiffer conferma la mia fonte:

“Gli attacchi israeliani alla Emerald e ad altre navi iraniane sarebbero stati pianificati congiuntamente dal Mossad, il Servizio di Intelligence di Israele, e l’Intelligence Militare, che insieme hanno il compito di tracciare obiettivi iraniani, ed effettuati dalla Flottiglia 13, l’unità per le operazioni speciali della marina”.

Il commando non si è reso conto che l’Emerald era una vecchia carcassa arrugginita in pessime condizioni. Ecco come il Wall Street Journal ha descritto alcune delle navi utilizzate per aggirare le sanzioni iraniane:

“Gli spedizionieri spesso dichiarano false destinazioni, usano vecchie petroliere arrugginite per evitare di essere scoperti e talvolta trasferiscono petrolio da una nave all’altra in mare per evitare il rilevamento, hanno affermato funzionari militari regionali”.

L’ordigno israeliano, che avrebbe dovuto causare danni minori, in realtà ha provocato uno squarcio così grande che gran parte del contenuto della stiva della nave è fuoriuscito nel Mediterraneo. Ecco chi ha causato il disastro ambientale israeliano: Israele stesso.

L’ articolo del Wall Street Journal infatti, intenzionalmente o meno, si riferisce implicitamente alla spedizione di petrolio dell’ Emerald e al sabotaggio:

“In un episodio del mese scorso, sospetti agenti israeliani hanno posizionato un ordigno su una nave iraniana mentre era ancorata vicino al Libano. Doveva fornire petrolio iraniano alla Siria. L’esercito israeliano ha rifiutato di commentare l’incidente”.

Non ha alcun valore ciò che Gamliel, puntando il dito contro gli iraniani e la Emerald, ha detto: La nave, dopo lo sversamento di petrolio in mare, si è diretta  verso un porto siriano. Dopodiché, è tornata in Iran.

Il Times di Londra aggiunge anche questo dettaglio significativo:

“Gli attacchi israeliani alle navi iraniane hanno causato almeno una grande fuoriuscita di petrolio, nel Mar Rosso, nell’ottobre 2019, secondo i rapporti di Washington. Un’altra fuoriuscita, lungo le coste israeliana e libanese lo scorso mese, è stato attribuito dai politici israeliani a una nave cisterna che trasportava petrolio greggio dall’Iran alla Siria, ma ora sarà visto sotto una luce diversa”.

Pfeffer ha pubblicato la sua storia sul Times piuttosto che su Haaretz, perché la censura militare gli ha proibito di farlo. Così ha eluso la censura pubblicando l’articolo all’estero. Questo è un ulteriore segno che l’esercito israeliano non vuole che i propri cittadini sappiano la causa di una catastrofe ambientale nazionale. Il censore lo fa con il falso pretesto di proteggere la sicurezza nazionale.

La mia fonte israeliana ha fornito la sua versione del disastro:

“Sì, Israele è responsabile della propria catastrofe ambientale. Come l’esplosione di Beirut, una “piccola” operazione di sabotaggio pianificata si è conclusa in un disastro. Shayetet 13 ha sabotato l’Emerald con l’intenzione di creare un piccolo danno che gli avrebbe impedito di continuare il suo viaggio verso la Siria, ma l’intelligence israeliana non aveva idea di quanto fosse vecchia e arrugginita la petroliera. Il risultato: Una gigantesca fuoriuscita di petrolio che ha colpito le coste israeliane, e anche libanesi”.

L’intelligence israeliana dovrebbe essere tra le migliori al mondo, ma ricordate il fiasco di Lillehammer, dove gli assassini del Mossad hanno ucciso un innocente cameriere marocchino, invece del bersaglio designato, un presunto cospiratore palestinese del massacro di Monaco. In quel caso l’arroganza israeliana e la determinazione a vendicarsi dei suoi nemici hanno portato a false supposizioni e al disastro finale. Per quanto riguarda l’Iran, l’intelligence israeliana ha un bisogno incessante di fornire prove di forza per dimostrare la propria superiorità. Questa arroganza ha portato al disastro della fuoriuscita di petrolio.

C’è una similitudine storica di questa tragedia nella vicenda della SS Patria, una nave che trasportava 1.800 profughi ebrei dall’Europa, durante l’occupazione nazista nel 1940. Era approdata ad Haifa, ma le autorità britanniche si rifiutarono di permettere ai suoi passeggeri di sbarcare. Il Consiglio dei coloni ebrei di Yishuv si oppose fermamente al rifiuto britannico. Decise che avrebbero sabotato la nave in modo che non potesse lasciare il porto e tornare in Europa. I combattenti dell’Haganah fissarono una carica esplosiva allo scafo, ma sbagliarono a calcolare la potenza del dispositivo. Invece di disabilitare il sistema di navigazione, danneggiarono un intero lato della nave, che affondò in sedici minuti. Ciò ha causato la morte di quasi 300 profughi.

Va sottolineato che la storia dell’Emerald non sarebbe mai trapelata senza il coinvolgimento dei Servizi Segreti statunitensi, che presumibilmente sono la fonte della storia di oggi. Questa è la seconda fuga di notizie che danneggia il governo Netanyahu. Biden sapeva che alla fine i media avrebbero collegato i fatti e legato la storia trapelata oggi alla stessa Emerald. Sapeva che avrebbe danneggiato la reputazione di Israele e avrebbe screditato l’intero negativo approccio del Primo Ministro israeliano nei confronti dell’Iran.

Anche se gli Stati Uniti non sono stati esattamente disponibili e pronti a prestare un servizio o a rispondere a un’emergenza in termini di adempiere alla loro promessa di tornare all’accordo sul nucleare iraniano, sanno che quando lo faranno dovranno affrontare una feroce reazione da parte dei repubblicani e di Israele. Questa fuga di notizie è un attacco preventivo. Un tale scandalo farà tornare Netanyahu sui suoi passi. Sarà anche potenzialmente imbarazzante in vista delle elezioni che si terranno nelle prossime due settimane.

Se la mia supposizione sulle motivazioni degli Stati Uniti è sbagliata e intendevano invece minacciare l’Iran, e ricordargli che questo paese continua a sostenere Israele nella sua guerra a malapena nascosta contro di esso, allora questa fuga di notizie (in tutti i sensi) sarà piuttosto dannosa per quell’intento.

Ho chiesto al Dipartimento della Difesa di commentare i rapporti che l’intelligence statunitense ha coordinato con Israele in questi attacchi marittimi. Invece di commentare, l’addetto stampa mi ha indirizzato al governo israeliano. Ho pensato che fosse abbastanza strano considerando che non stavo chiedendo a un funzionario del governo degli Stati Uniti sul ruolo di Israele. Chiedevo se gli Stati Uniti avessero svolto un ruolo negli attacchi.

 

Richard Silverstein è un blogger a tempo pieno che si definisce un “progressista critico del sionismo” che sostiene un “ritiro israeliano ai confini pre-67 e un accordo di pace garantito a livello internazionale con i palestinesi”. Ha anche creato l’ormai defunto Israel Palestine Forum, un forum progressista dedicato alla discussione del conflitto israelo-palestinese. Ha spesso intervistato su Iranian Press TV e ha contribuito con saggi ad Al Jazeera, The Huffington Post, The Guardian, Haaretz, The Jewish Daily Forward, Los Angeles Times, Tikkun, Truthout, The American Conservative, Middle East Eye e Al-Araby Al-Jadeed.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org