Sulla Palestina, i media sono allergici alla verità

Ancora una volta, i media stanno cercando di descrivere i combattimenti tra israeliani e palestinesi come una spirale di violenza senza senso da “entrambe le parti”, all’interno di  un contesto egualitario: e al diavolo la realtà  sul campo.

Fonte: english version

Di Branko Marcetic – 12 Maggio 2021

Immagine di copertina: palestinesi osservano il  luogo dopo che gli attacchi aerei israeliani hanno fatto crollare un edificio palestinese di quattordici piani a Gaza City. (Mustafa Hassona / Anadolu Agency tramite Getty Images)

Ci sono due modi in cui si potrebbe riferire sul sanguinoso conflitto in corso in questo momento in Israele e Palestina.

Uno sarebbe quello di mettere ogni nuovo titolo e storia, sia che si tratti di attacchi missilistici di Hamas o degli attacchi aerei esageratamente sproporzionati di Israele, nel contesto.

Ciò significherebbe spiegare che i razzi sono arrivati ​​sulla scia di una serie di scandalose e criminali provocazioni israeliane nella Gerusalemme Est occupata: una serie di violente incursioni della polizia nel complesso della moschea di Al-Aqsa, il terzo sito più sacro dell’Islam, durante il suo mese più sacro, che hanno danneggiato la struttura e ferito centinaia di persone, compresi i fedeli; che le forze israeliane stavano attaccando i palestinesi che si trovavano nella Moschea di Aqsa sia per pregare che per proteggerla dalle bande di fanatici israeliani di estrema destra che hanno marciato attraverso Gerusalemme Est, attaccando i palestinesi e cercando di entrare nel complesso; e che tutto questo accade all’ombra delle proteste contro il più recente tentativo di Israele di rubare la terra ai palestinesi nella città, e il dilagare del furto di terra palestinese da parte di Israele, cresciuto più in generale durante la presidenza Trump.

Già che ci sono, potrebbero almeno chiarire che gli attacchi israeliani a Gaza sono stati molto più feroci e mortali dei razzi contro i quali presumibilmente si “vendicano”, avendo finora  ucciso quarantatré persone , compresi tredici bambini (alla data dell’articolo), e raso al suolo un intero edificio residenziale. Potrebbero chiarire che i razzi di Hamas sono, a causa della loro economicità e del sistema di difesa dell’Iron Dome di Israele,  molto vicini allo stato d’animo della frustrazione e dell’impotenza (che, ovviamente, non significa che non fanno danni o occasionalmente prendono vite, finora hanno ucciso sei israeliani). Tutto ciò aiuterebbe le persone a capire perché ciò che vedono svolgersi sui loro schermi sta accadendo e cosa si potrebbe fare per fermarlo.

Oppure c’è il modo più tradizionale di riferire sul conflitto israelo-palestinese nei media occidentali. In questo modo si riduce l’ingiustizia sistemica a “crescenti tensioni”, descrivendo la violenza dello Stato e la resistenza ad essa come “indefiniti scontri”, presentando sottilmente la violenza israeliana e palestinese come più o meno equivalente in misura e condotta, e rendendo generalmente impossibile per i consumatori occasionali di notizie fare altro che alzare le mani per la frustrazione e chiedere: “Quando impareranno a vivere insieme in pace?”

Al momento della stesura di questo articolo, la seconda opzione è, ancora una volta, l’approccio adottato dalla maggior parte dei principali media statunitensi per riferire sulle ultime serie di crimini del governo israeliano e sulla risposta palestinese ad essi. Dietro c’è l’onnipresente e molto deriso eccessivo  uso della definizione”scontro” per descrivere la violenza, offuscando utilmente alcuni di quei dettagli fondamentali che i giornalisti dovrebbero, in teoria, documentare per i lettori: chi ha fatto cosa a chi, per esempio, e come tutto è iniziato.

Come i critici dei media hanno sottolineato per anni, se si fosse arrivati con poca o nessuna idea di cosa stava succedendo e affidandosi semplicemente ai titoli degli ultimi giorni sugli “scontri” tra le forze israeliane e palestinesi, non si saprebbe mai che i palestinesi stanno protestando contro il furto di terra israeliano. Né si saprebbe che gli “scontri” stavano accadendo perché la polizia israeliana aveva deciso di attaccare i fedeli palestinesi in uno dei luoghi più sacri dell’Islam. Infatti, in un caso particolarmente eclatante, si potrebbe essere stati completamente fuorviati nella direzione opposta, con il New York Post che attribuisce ad Hamas le uccisioni che Israele aveva compiuto contro i palestinesi, a loro volta  indicati  come israeliani (il Post ha successivamente corretto il titolo).

Mentre l’errore del Post è stato davvero il fondo,  in nessun caso i titoli delle notizie sono riusciti a fornire ai lettori un contesto per ciò che stava accadendo, anzi addirittura lo hanno omesso di proposito. “Hamas lancia razzi su Israele mentre le tensioni a Gerusalemme aumentano“, è stato  un titolo tipico della NBC. “La violenza di Gerusalemme porta a lanci di razzi e attacchi aerei”, ha riportato un titolo di Reuters. Tali titoli non solo spogliano gli eventi dell’agire umano e presentano la repressione dello stato israeliano come qualcosa di più simile a un disastro naturale: “Violenza di chi”? “Tensioni” da cosa?, ma presentano anche gli attacchi enormemente sbilanciati delle forze israeliane e di Hamas come uguali e proporzionati.

Quest’ultimo punto è stato un tema di numerosi titoli, per molte persone l’unica parte di queste storie che leggeranno e assimileranno effettivamente. “Israele colpisce Gaza con un attacco aereo dopo il lancio di razzi di Hamas”, recitava un titolo di Yahoo! “Militanti di Gaza, Israele risponde ai nuovi lanci di razzi con attacchi aerei”, riportava un altro titolo di Associated Press, usando una costruzione ampiamente adottata. “Israele e Hamas intensificano i pesanti combattimenti senza una fine in vista”, ha detto la ABC ai suoi ascoltatori. “Israele intensifica gli attacchi aerei letali su Gaza mentre i razzi piovono e le morti aumentano su entrambi i lati“, è stato quello della CBS.

È impossibile incolpare una qualsiasi delle parti : dopo tutto, questi sembrano essere semplicemente due nemici alla pari che si scambiano colpi, anche se per quale motivo nessuno può dirlo. A volte, non è nemmeno possibile capire chi sia responsabile di quali morti o quante, come in questo titolo di Axios: “Dozzine di morti mentre Israele e Hamas intensificano i bombardamenti aerei”,  o questo di NBC: “33 morti in attacchi aerei israeliani, Hamas lancia razzi mentre i disordini si diffondono oltre Gerusalemme”.

Come potrebbe essere un buon titolo? Potrebbe essere peggiore di questo esempio tratto dall’Havana Times, una rivista online scritta da collaboratori cubani e curata dal Nicaragua: “Le forze israeliane attaccano i palestinesi che protestano contro le espulsioni”, sei parole che riassumono accuratamente e contestualizzano gli eventi che i rapporti dei principali media tendono vagamente a  descrivere come “scontri” e “tensioni”, anche se al prezzo di abbandonare il tentativo di ignorare la neutralità che le notizie dei media d’informazione stanno attuando.

A volte un titolo deplorevole è stato bilanciato dalla sostanza stessa della notizia. Questo è stato il caso de “attacchi missilistici di Hamas che provocano la rappresaglia israeliana a Gaza” del Financial Times, che, alla lettura dell’articolo, ha comunque svolto un lavoro decente nel contestualizzare i combattimenti e spiegarne le cause senza equivocare. Ma spesso, i difetti dei titoli sono stati riportati nella cronaca vera e propria.

Nel suo rapporto, ad esempio, la ABC menziona i trentacinque palestinesi che Israele ha ucciso nella sua incursione su Gaza solo alla fine, ben dopo aver continuato con l’affermazione israeliana di “aver ucciso almeno tre militanti”, e dopo aver prima fornito il bilancio delle cinque vittime israeliane. Non si capisce la causa dell’attuale conflitto fino a metà, quando si viene informati che “i critici dicono che le pesanti misure della polizia israeliana dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme hanno contribuito ad alimentare i disordini notturni”, così come del tentativo di sfrattare i palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est.

Alla NBC, il racconto inteso a riassumere il rapporto per il lettore sintetizzandolo nei suoi punti più salienti, ci dice che “i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza hanno lanciato razzi verso Gerusalemme lunedì in un aumento delle violenze dopo che centinaia di palestinesi sono stati  feriti durante i precedenti scontri con le forze israeliane”. In altre parole, i militanti di Hamas hanno lanciato razzi in quella che è stata una recrudescenza degli eventi; ma i palestinesi sono rimasti feriti negli scontri (come e da chi? Forse sono tutti inciampati), in un atto che presumibilmente non si può definire una grande intensificazione delle violenze, nonostante abbia coinvolto sacrileghi attacchi di polizia che probabilmente costituiscono un crimine di guerra.

Particolarmente comico è stato il finale in questo pezzo della CNN: “Le tensioni tra israeliani e palestinesi sono aumentate ulteriormente martedì mentre i militanti palestinesi a Gaza lanciavano centinaia di razzi contro Israele, che a sua volta ha intensificato gli attacchi aerei sull’enclave costiera”. Oltre al vago riferimento alle “tensioni”, da notare che gli attacchi missilistici sono entrambi attribuiti a qualcuno (Hamas) e quantificati (centinaia), mentre gli attacchi aerei di Israele non sono né l’uno né l’altro. Si noti inoltre che gli attacchi aerei di Israele sono considerati fenomeni quasi naturali, “intensificati”, o in altre parole, causati, dagli stessi palestinesi.

Una menzione speciale deve essere fatta al giornale dei record. Un articolo del New York Times sulle incursioni della polizia nel complesso di al-Aqsa è stato modificato ripetutamente, tanto che a un certo punto si è trasformato da:

“La polizia è entrata nel complesso e ha sparato proiettili di gomma. La rabbia stava già crescendo in risposta all’incombente espulsione di diversi palestinesi dalle loro case in città…

Al sostanzialmente peggiore e fuorviante:

I militanti di Gaza hanno lanciato razzi verso Gerusalemme e la polizia israeliana ha affrontato i manifestanti palestinesi in una recrudescenza della violenza dopo una settimana di crescenti tensioni”.

Un pezzo successivo e separato sugli attacchi aerei israeliani su Gaza è stato sostanzialmente modificato dopo il fatto, alcuni cambiamenti positivi, altri meno. (La versione originale non sembra essere stata archiviata da nessuna parte, ma è stata copiata e incollata qui).

I due paragrafi terminano osservando che il “fattore scatenante immediato” per i combattimenti è stata l’irruzione della polizia nel complesso di al-Aqsa, ma è stato aggiunto un riferimento al tentativo di sfrattare le famiglie palestinesi da Gerusalemme Est. Insensatamente, il paragrafo così chiarisce che “gli attacchi aerei israeliani mirano a obiettivi strategici” in contrasto con il deliberato attacco di Hamas ai centri abitati, un’affermazione altamente dubbia. E mentre un paragrafo che descrive le incursioni della polizia israeliana è scomparso, tre paragrafi che descrivono come “i palestinesi si sono scatenati” nelle città israeliane sono stati lasciati.

Questo è solo un piccolo campione. Si potrebbero spendere decine di ore e migliaia di parole a ripercorrere i vari rapporti prodotti su questi stessi eventi e trovare innumerevoli altri esempi simili.

Distorte per apparire leali e neutrali, o almeno non troppo critiche nei confronti di Israele, le principali notizie sono costrette a violare in serie alcuni dei più elementari No-No della scrittura e della struttura giornalistica. (No-No: usato dai giornalisti che non hanno il tempo / talento per trovare parole più specifiche, descrittive o originali). Il risultato è che il pubblico riceve una rappresentazione confusa e persino fuorviante del conflitto israelo-palestinese che rafforza ciò che molti di loro già pensano dopo essere stati bombardati per anni da rapporti tradizionali strutturati in modo simile: È tutto troppo complicato per una persona normale da comprendere, quindi perché preoccuparsi?

Ma la realtà non è poi così complicata. I razzi di Hamas e i palestinesi che protestano, lanciano pietre, o addirittura si rivoltano: queste sono tutte risposte disperate alla repressione continua, sistematica e brutale e al furto di terre da parte di Israele che vanno avanti da decenni e che sono aumentati drasticamente in particolare nell’ultimo decennio. È il “linguaggio dell’inaudito”, come Martin Luther King chiamava le rivolte afroamericane degli anni ’60, che, come le loro controparti, lo scorso anno e nei decenni scorsi sono un simile grido di frustrazione da parte di coloro che sono stati inesorabilmente espropriati e brutalizzati apparentemente senza alcun appello.

Ci sono modi per porre fine a questo, che si tratti di attacchi missilistici o distruzione di proprietà da parte dei rivoltosi. Ma per farlo è necessario prima descrivere accuratamente le ingiustizie che li spingono.

 

Branko Marcetic è uno scrittore di  Jacobin e l’autore di “Yesterday’s Man: The Case Against Joe Biden”. Vive a Toronto, in Canada.

 

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org