L’ipocrisia della FIFA rispetto a Palestina e Ucraina

Ciò che ha richiesto decenni al movimento anti-apartheid in Sud Africa è stato realizzato contro la Russia nel giro di ore e giorni.

Fonte: english version

Ramzi Barud – 10 marzo 2022

Immagine di copertina: Giocatori di calcio a Gaza nel dicembre 2018 mostrano i risultati del fuoco dei cecchini israeliani (foto Mohammad Asad)

La guerra di Israele contro gli sport palestinesi è vecchia quanto lo stesso stato israeliano.

Per i palestinesi, lo sport è un aspetto essenziale della loro cultura popolare, e poiché la cultura palestinese stessa è un obiettivo dei continui attacchi israeliani alla vita palestinese in tutte le sue manifestazioni, anche gli sport e gli atleti sono stati presi di mira. Eppure, il principale organo di governo del calcio mondiale, la FIFA, insieme ad altre organizzazioni sportive internazionali, non ha fatto nulla per ritenere Israele responsabile dei suoi crimini contro gli sport palestinesi.

Ora che la FIFA, insieme alla UEFA, al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e ad altri si sono rapidamente uniti alle misure occidentali anti-Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di quest’ultima il 24 febbraio, i palestinesi e i loro sostenitori sono perplessi. Anni di incessante impegno per far escludere Israele dalle competizioni sportive internazionali hanno ottenuto poco nulla. Questo nonostante i numerosi e documentati attacchi intenzionali da parte di Israele agli stadi palestinesi, alle restrizioni di viaggio per gli atleti, alla cancellazione di eventi sportivi e all’ arresto e persino all’uccisione di calciatori palestinesi.

A poche ore dall’inizio delle operazioni militari russe, molti attivisti palestinesi, arabi e internazionali hanno messo in luce la questione dell’ipocrisia occidentale nel caso dell’occupazione militare israeliana della Palestina da parte diello stato d’apartheid di Israele. Quasi immediatamente, è iniziata un’ondata senza precedenti di boicottaggi e sanzioni di tutto ciò che è russo, inclusi musica, arte, teatro, letteratura e, naturalmente, sport.

Ciò che ha richiesto decenni al movimento anti-apartheid in Sud Africa è stato realizzato contro la Russia nel giro di ore e giorni.

I palestinesi hanno ragione di essere sconcertati, dal momento che sono stati informati dalla FIFA, più e più volte, che “sport e politica non vanno d’accordo”.

“Il Consiglio FIFA riconosce che la situazione attuale (in Palestina e Israele) è, per ragioni che non hanno nulla a che vedere con il calcio, caratterizzata da un’eccezionale complessità e sensibilità e da determinate circostanze di fatto che non possono né essere ignorate, né modificate unilateralmente da organizzazioni non governative come la FIFA”.

Questa era, in parte, la posizione ufficiale della FIFA dichiarata nell’ottobre 2017, in risposta a una richiesta palestinese che le “sei squadre di calcio israeliane con sede in insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati dovrebbero trasferirsi in Israele o essere bandite dalle competizioni riconosciute dalla FIFA ”.

Due anni dopo, Israele cancellava la FIFA Palestine Cup che avrebbe  visto confrontarsi in un’accesa finale la migliore squadra di calcio di Gaza, il Khadamat Rafah Club, e l’FC Balata della Cisgiordania.

I palestinesi percepiscono il calcio come una tregua dalle difficoltà della vita sotto assedio e occupazione. L’attesissimo evento sarebbe stato un momento di preziosa unità tra i palestinesi e sarebbe stato seguito da un gran numero di persone, indipendentemente dalla loro affiliazione politica o dalla loro ubicazione geografica. Ma, e “senza una ragione apparente”, come riportato da Nation, Israele decise di negare ai palestinesi quel breve momento di gioia.

Anche allora la FIFA non fece nulla, nonostante il fatto che l’evento stesso portasse il nome “FIFA”. Nel frattempo, le squadre di calcio israeliane razziste, come il Beitar Jerusalem Football Club, potevano giocare senza ostacoli, viaggiare senza restrizioni e cantare i loro slogan razzisti preferiti, “Morte agli arabi”, come se il razzismo nello sport fosse una routine accettabile.

I doppi standard della FIFA sono a dir poco aberranti. Ma la FIFA non è l’unico ipocrita. Il 3 marzo, il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) è arrivato al punto di negare agli atleti russi e bielorussi il diritto di competere alle Paralimpiadi invernali di quest’anno tenutesi a Pechino. La decisione è stata giustificata sulla base del fatto che la partecipazione di questi atleti ai Giochi “metteva a repentaglio la fattibilità” degli eventi e, presumibilmente, rendeva “insostenibile la sicurezza degli atleti”, nonostante il fatto che gli atleti russi e bielorussi fossero, a causa al contesto politico, destinati a partecipare come “neutrali”.

Non solo gli atleti israeliani sono accolti favorevolmente in tutti gli eventi sportivi internazionali, il semplice tentativo da parte dei singoli atleti di esprimere una posizione morale a sostegno dei palestinesi, rifiutandosi di competere contro gli israeliani, può costare molto caro. L’algerino Judoka Fehi Nourine, ad esempio, è stato sospeso per 10 anni insieme al suo allenatore per essersi ritirato dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 per evitare di incontrare un avversario israeliano. La stessa linea d’azione è stata intrapresa contro altri giocatori e squadre per aver mostrato solidarietà simbolica con la Palestina, o anche contro tifosi per aver semplicemente alzato bandiere palestinesi o cantato per la libertà palestinese.

Mohammed Aboutrika, l’ex capitano della nazionale di calcio egiziana, è stato censurato dalla FIFA nel 2009 per aver semplicemente mostrato una maglietta con la scritta, sia in arabo che in inglese, “Simpatizzo con Gaza”. Per quel presunto atto eclatante, la Confederation of African Football (CAF) – una filiale della FIFA – lo  misein guardia dal “mescolare la politica con lo sport”.

A proposito dei doppi standard della FIFA, Aboutrika ha recentemente affermato in un’intervista ai media che “la decisione di sospendere i club e le squadre russe da tutte le competizioni deve essere accompagnata dal divieto di coloro che sono affiliati con Israele, perché in Palestina Israele ha ucciso bambini e donne per anni.”

Va affermato che l’ipocrisia qui va ben oltre la Palestina e Israele, ma riguarda numerose situazioni in cui coloro che chiedono giustizia e responsabilità sono spesso affiliati a nazioni povere del Sud del mondo, o cause che sfidano lo status quo, come il movimento Black Lives Matter , tra gli altri.

Ma c’è molto di più che si può fare oltre a delineare semplicemente i doppi standard o denunciare l’ipocrisia. È vero, il movimento sudafricano anti-apartheid ha impiegato molti anni per isolare il governo razzista dell’apartheid sulle piattaforme sportive internazionali in tutto il mondo, ma alla fine quel compito apparentemente impossibile   venne raggiunto.

Anche i palestinesi devono ora utilizzare questi canali e piattaforme per continuare a spingere per la giustizia e la responsabilità. Non ci vorranno giorni, come nel caso di Russia e Ucraina, ma alla fine riusciranno a isolare Israele, perché, come si è scoperto, politica e sport dopotutto si mescolano.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org