Come l’AIPAC dirige gli sforzi per fermare l’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Palestina.

Questo mese, la Commissione d’Inchiesta (COI) delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati e Israele ha scoperto che l’occupazione israeliana in corso della Palestina è la causa principale del conflitto decennale nella regione. Ma mentre l’indagine è in corso, l’organizzazione di punta della lobby israeliana, il Comitato per gli Affari Pubblici Israeliani Americani (AIPAC), sta attivamente tentando di fermarla.

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Di Jassica Buxbaum – 1 luglio 2022

Immagine di copertina: Palestinesi bruciano pneumatici durante una protesta davanti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e il Lavoro (UNRWA) a Gaza City, il 25 aprile 2022. Majdi Fathi | NurPhoto tramite AP

In risposta all’inchiesta condotta dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC), i membri del Congresso hanno varato una legge per annullare le indagini sia alla Camera che al Senato. Il 14 giugno, il senatore repubblicano Tim Scott della Carolina del Sud e il senatore democratico del Nevada Jacky Rosen hanno introdotto il COI Elimination Act S.4389 (Legge sull’Eliminazione della Commissione UNHRC). Il disegno di legge è simile ma non identico a HR7223, chiamato anch’esso COI Elimination Act, introdotto dai rappresentanti Gregory Steube, Vincente Gonzalez e Joe Wilson a marzo.

Entrambi i progetti di legge mirano a sopprimere l’inchiesta delle Nazioni Unite così come quelle di altri gruppi delle Nazioni Unite al fine di “combattere i pregiudizi sistemici anti-israeliani al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e in altri forum internazionali”. La legislazione prevede anche di limitare i finanziamenti statunitensi all’UNHRC del 25% dell’importo preventivato. Mentre il disegno di legge del Senato ha attualmente solo tre co-promotori, la versione della Camera ha quasi 70 firmatari composti principalmente da rappresentanti repubblicani.

L’inchiesta delle Nazioni Unite è arrivata a seguito degli attacchi israeliani a Gaza e Gerusalemme Est occupata del maggio 2021, con lo scopo di indagare sulle violazioni dei diritti umani avvenute in quel periodo. Gli Stati Uniti, Israele e altri 19 Paesi hanno condannato aspramente l’inchiesta dopo la pubblicazione del suo primo rapporto.

“Riteniamo che la natura della Commissione istituita lo scorso maggio sia un’ulteriore dimostrazione dell’attenzione sproporzionata e persecutoria riservata a Israele in seno al Consiglio e che debba cessare”, ha affermato l’ambasciatore statunitense presso l’UNHRC Michèle Taylor durante la 50a sessione del Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra, mentre si discuteva del primo rapporto dell’inchiesta ONU.

Il Dipartimento di Stato americano ha contestato l’inchiesta delle Nazioni Unite attraverso il suo portavoce Ned Price ribadendo:

“Ci opponiamo fermamente alla natura aperta e vagamente definita della Commissione d’Inchiesta del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite sulla situazione in Israele, Cisgiordania e Gaza, che rappresenta un approccio unilaterale e parziale che non fa nulla per far avanzare le prospettive di pace”.

L’UNHCR non ha risposto alle domande della stampa sui progetti di legge del Congresso, ribadendo invece gli obiettivi della Commissione e che tutti gli Stati membri devono attenersi alle sue azioni. Tuttavia, un portavoce dell’UNHCR ha detto che:

“Il mandato della Commissione d’Inchiesta è stato sostenuto dalla maggioranza degli Stati membri del Consiglio e l’assegnazione di un bilancio è stata poi approvata dall’Assemblea Generale. Tutti i membri del Consiglio per i Diritti Umani sono tenuti a collaborare pienamente con le sue decisioni, come ribadito nella risoluzione 50/251 dell’Assemblea Generale del 2005”.

‘AIPAC DIRIGE’

Secondo Jewish Insider, l’AIPAC ha trascorso questo mese a fare pressioni sul Campidoglio (Capitol Hill) affinché più membri del Congresso sostengano il COI Elimination Act nell’ambito della sua prima riunione in presenza del Consiglio Nazionale a Washington, DC, dall’inizio della pandemia.

I loro sforzi sembrano aver avuto successo quando quasi 40 rappresentanti della Camera hanno firmato il disegno di legge nelle ultime due settimane.

“È semplicemente un altra manovra diretta dall’AIPAC per demonizzare le Nazioni Unite al fine di offuscare le realtà crudeli e disumane sul campo in Israele-Palestina e negare la natura razzista dello Stato”, ha detto lo storico Walter L. Hixson.

L’autore di “Israel’s Armor: The Israel Lobby and the First Generation of the Palestine Conflict” (La Difesa di Israele: La Lobby di Israele e la Prima Generazione del Conflitto Palestinese), Hixon ha spiegato che gli attivisti dell’AIPAC non hanno una tattica segreta di lobbismo, ma piuttosto fanno pressione sui membri del Congresso attraverso il loro potere finanziario.

“È quello che fanno sempre”, ha detto. “Fanno loro sapere che le persone che li supportano possono ottenere il sostegno dell’AIPAC e le persone che si oppongono possono aspettarsi che i loro avversari della prossima campagna vengano finanziati dall’AIPAC”.

“È un’attività di lobbismo piuttosto spietata che esercita la sua influenza, e sfortunatamente ci sono molti membri del Congresso che sono estremamente e facilmente influenzabili, privi di principi, senza scrupoli e vigliacchi che promuovono la linea dell’AIPAC”, ha aggiunto Hixson.

Oltre a fare pressioni direttamente sui membri del Congresso, l’AIPAC sta anche incoraggiando gli americani a sollecitare i loro rappresentanti a sostenere la legislazione.

Eppure non sono l’unica organizzazione di lobby israeliana ad opporsi alla Commissione. Richard Goldberg, massimo consulente del gruppo di lobby israeliano Foundation for Defense of Democracies (Fondazione per la Difesa delle Democrazie), ha pubblicato un editoriale sul New York Post inveendo contro la Commissione. Anche i gruppi filo-israeliani B’nai B’rith International (Figli dell’Alleanza Internazionale), Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations (Conferenza dei Presidenti delle Principali Organizzazioni Ebraiche Americane) e il National Jewish Advocacy Center (Centro Nazionale di Difesa Ebraica) si sono espressi contro la Commissione.

L’AIPAC ha anche esercitato pressioni sul Congresso su altre questioni durante la sua recente azione sul Campidoglio, come il proseguimento degli aiuti militari a Israele, il sostegno allo Stop Iranian Drones Act (Decreto Stop ai Droni Iraniani) e il rifiuto di una lettera del Senato che esortava il governo degli Stati Uniti a indagare sull’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh. Inviata la scorsa settimana, una lettera firmata da quasi la metà dei Democratici in servizio al Senato invita il Presidente Joe Biden a coinvolgere direttamente gli Stati Uniti nell’indagine sull’omicidio di Akleh.

I punti di discussione dell’AIPAC inviati ai legislatori prima della pubblicazione della lettera e visionati dal quotidiano israeliano Haaretz hanno affermato che “le circostanze della morte della giornalista Abu Akleh rimangono poco chiare nonostante le conclusioni affrettate di vari media”, mentre la lettera “implica sia la colpevolezza israeliana che l’incapacità di condurre un’indagine obiettiva e approfondita sull’incidente”.

L’AIPAC CONTINUA A REGNARE

Sebbene il COI Elimination Act abbia ricevuto un sostegno significativo, lo scopo dichiarato del disegno di legge è inverosimile. Gli Stati Uniti non possono, con un tratto di penna, cancellare unilateralmente un’indagine dell’agenzia mondiale.

Tuttavia, secondo Hixson, il Paese ha un controllo considerevole sulle Nazioni Unite e trattenendo un quarto dei finanziamenti (come promesso nel disegno di legge) può rivelarsi dannoso per gli sforzi delle Nazioni Unite.

“L’ONU è sempre stata, fin dalla sua fondazione nel 1945, fortemente influenzata dagli Stati Uniti”, ha detto Hixson, osservando come il suo quartier generale sia a New York e gli Stati Uniti siano stati finanziatori di lunga data dell’entità. “Non possono imporre alle Nazioni Unite di cambiare una politica, ma possono certamente danneggiarla finanziariamente e influenzare il processo decisionale”, ha aggiunto.

Resta da vedere se il disegno di legge sarà approvato. Ma Hixson crede che probabilmente passerà, soprattutto dato che anche i Democratici stanno firmando. Attualmente, nove Democratici hanno promosso la versione della Camera e il senatore democratico Richard Blumenthal ha firmato per l’atto del Senato.

Esperti della lobby israeliana hanno suggerito che l’influenza dell’AIPAC sul Campidoglio sta diminuendo man mano che più politici democratici ed ebrei americani diventano sempre più critici nei confronti delle azioni del governo israeliano. Ad esempio, gli esperti hanno ipotizzato che l’istituzione di comitati di azione politica da parte dell’AIPAC l’anno scorso sia solo un tentativo disperato di consolidare la propria autorità sulla politica di Washington.

Sebbene Hixson sia d’accordo, afferma anche che l’AIPAC rimane ancora piuttosto influente. E con l’attività di lobbismo dell’AIPAC tornata in presenza man mano che le restrizioni sulla pandemia si allentano, l’organizzazione potrebbe continuare ad accrescere la sua influenza.

“L’AIPAC è molto determinata. Hanno accresciuto i loro finanziamenti, esteso il loro raggio d’azione e aumentato l’organico”, ha detto. “Rimane una lobby molto potente, non solo per la promozione di una politica estera per un Paese straniero, ma per la solidità. È potente come qualsiasi vera lobby a Washington, e probabilmente più potente della lobby delle armi”.

Tuttavia, il sostegno pubblico a Israele è diminuito sostanzialmente nell’ultimo decennio, riflesso di una crescente simpatia per la causa palestinese, specialmente tra i democratici. Secondo un sondaggio Gallup di febbraio, la simpatia per gli israeliani è diminuita dal 64% al 55% dal 2013 al 2022 ed è salita dal 12% al 26% per i palestinesi.

Nonostante Israele potrebbe perdere la battaglia per il consenso, nel regno dell’influenza politica a Washington, sta ancora vincendo la guerra.

Jessica Buxbaum è una giornalista corrispondente da Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org