Il successo di Roger Waters dimostra che si può essere una celebrità e pro-Palestina allo stesso tempo

Waters è un brillante musicista che usa la sua arte, la sua notorietà e il suo enorme successo per diffondere un importante messaggio politico e sociale nel mondo. È una celebrità, ma invece di nascondersi dietro la sua fama, è disponibile e generoso

Fonte: English version

Di Miko Peled – 5 ottobre 2022

Immagine di copertina: Roger Waters si esibisce in concerto alla Crypto.com Arena, martedì 27 settembre 2022, a Los Angeles. Chris Pizzello | AP

Il tour di concerti di Roger Waters intitolato “This is Not a Drill” (Non è un’Esercitazione) è un’esibizione sia di musica fantastica che di enorme coraggio, generosità e urgenza. Trasmette un messaggio chiaro e inconfondibile. Chiede giustizia per la Palestina e per tutte le persone oppresse, è un messaggio contro la guerra, contro le armi, contro le armi nucleari, a favore dell’ambiente, a favore dei diritti umani. Ma soprattutto, attraverso la sua musica, egli trasmette ai giovani il messaggio che dobbiamo tutti parlare e alzare la voce senza paura.

Il messaggio di Waters è una risposta a tutti coloro che dicono ai giovani che devono tacere; che parlare per la giustizia, in particolare per quanto riguarda la Palestina, può ostacolare le loro carriere o rovinare le loro vite. E qui, questa mega-leggenda, il cuore pulsante dei leggendari Pink Floyd, dice le cose come stanno e lo fa davanti a decine di migliaia di persone. Questo concerto è una combinazione di genio, generosità e coraggio.

Generosità

Ad un certo punto, Waters parla di raccogliersi. Siamo tutti invitati a stringerci insieme (tutte le ventimila persone nell’arena) intorno a un tavolo, in un locale, dove c’è un pianoforte, qualche buona bottiglia e un’atmosfera di solidarietà. Questa è l’idea di Roger Waters, “un luogo in cui tutti si sentono al sicuro per esprimere i propri pensieri, essere d’accordo o in disaccordo ed essere comunque i benvenuti”. Si siede al pianoforte circondato dalla band e parla con noi, tutti noi che siamo lì.

Riesce a creare un senso di intimità vero, parlando direttamente dal cuore. Sul rispetto reciproco, sulla cura di tutte le persone, sul timore per il nostro futuro non come americani, britannici o africani, ma come esseri umani che abitano questo mondo e non hanno un’altra casa dove andare.

Il suo messaggio politico è in sintonia con questo appello umano, questo invito a riunirsi attorno al pianoforte. Vietare le armi che arricchiscono solo gli avidi, smantellare i muri che ci circondano e ci dividono, e difendere i diritti degli oppressi. Il suo messaggio sottolinea la generosità della mega-leggenda del rock che, a differenza di tanti altri, ci tiene.

Pronunciare i loro nomi

Roger Waters non è come tante altre celebrità ancora in attività della sua generazione. Anche se artisti come Elton John, Billy Joel, Paul McCartney e altri sono tutti talentuosi, i loro concerti sono in gran parte una ripresentazione dei loro vecchi successi. Non è così con Roger Waters. Anche se certamente interpreta alcuni dei grandi classici del passato, il suo repertorio si rinnova e viene riempito con messaggi politici e sociali contemporanei rilevanti.

I nomi di Shireen Abu-Akleh, George Floyd, Mahsa Amini, Rachel Corrie e molti altri nomi di innocenti assassinati da oppressori armati che ritenevano di avere il diritto di uccidere vengono mostrati sul grande schermo durante il concerto. Roger Waters non lascerà che il mondo dimentichi questi martiri e quando ne ha l’occasione, davanti a decine di migliaia di spettatori, pronuncia i loro nomi.

In un articolo terribilmente reazionario, quasi imbarazzante (per la rivista, non per Roger Waters) sulla rivista Rolling Stone, Waters viene fatto sembrare un pazzo radicale per aver espresso le convinzioni politiche che gli sono così care. In un’altra intervista con Michael Smerconish della CNN, gli viene chiesto di un messaggio che viene visualizzato sullo schermo gigante subito prima dello spettacolo. Il messaggio è: “Se siete di quelli che; ‘Amo i Pink Floyd ma non sopporto le idee di Roger’, fareste bene ad andare a farvi fottere da qualche altra parte invece di stare qui. Grazie e godetevi lo spettacolo”.

Smerconish dice che può accettare alcuni dei messaggi di Waters e altri no, quindi dovrebbe andare a farsi fottere o restare? “Ho solo un messaggio”, risponde Waters, e l’ho scritto nel 1970″. Quel messaggio è: “due persone si incrociano per strada, per caso i loro sguardi si incrociano, e vedono ognuno se stesso nell’altro”. Era nell’album Meddle (Incrociarsi) del 1970. “Riconosco la sua umanità”, continua Waters, “ma riconosco anche quella dei russi, dei cinesi e degli ucraini, degli yemeniti e dei palestinesi”.

Una celebrità coraggiosa

Waters è un brillante musicista che usa la sua arte, la sua notorietà e il suo enorme successo per diffondere un importante messaggio politico e sociale nel mondo. È una celebrità, ma invece di nascondersi dietro la sua fama, è disponibile e generoso. Considerando che potremmo non sapere mai cosa Elton John crede veramente politicamente, anche se le sue lacrime per aver ricevuto una medaglia da Joe Biden non mostrano esattamente che sia particolarmente di principio. Lo stesso vale per le altre celebrità. Ma con Waters, che ha elencato Biden come un criminale di guerra tra gli altri Presidenti degli Stati Uniti, si può solo immaginare quale potrebbe essere la sua risposta se invitato alla Casa Bianca.

Il tour di Roger Waters è a dir poco epico. Non è solo un genio, ma anche eclettico, rendendo il suo spettacolo assolutamente mozzafiato. Tuttavia, non è solo la musica, è la combinazione di musica all’avanguardia, testi, idee, consapevolezza politica e senso di giustizia sociale. È anche l’ingegnosa capacità di mettere tutto insieme in un modo toccante e indimenticabile. È impossibile uscire da questo spettacolo e non essere pervasi dal messaggio potente trasmesso attraverso immagini, parole e musica.

La risposta giusta

In risposta al suo coraggioso messaggio politico, qualcuno potrebbe dire che uno come lui può permettersi di farlo perché è ricco e famoso, quindi non ha nulla da perdere. La verità, però, è il contrario. Non esiste una persona che non ha niente da perdere. Fare dichiarazioni politiche coraggiose non è mai facile e, in particolare nel contesto politico che esiste oggi in America, è un rischio enorme. Non è che non abbia nulla da perdere, e quindi può farlo. Ha tutto da perdere e tuttavia osa mettere tutto in gioco, ci chiama per unirci a lui, stringerci intorno al suo pianoforte, parlare, combattere insieme e difendere coloro che hanno bisogno di aiuto.

Arte e politica non sempre vanno di pari passo, ma ciò non significa che non dovrebbero; anzi, semmai dovrebbero. L’arte e coloro che si definiscono artisti, in particolare i grandi e famosi, quelli che hanno tutto da perdere, possono imparare da un gigante come Roger Waters; imparare ad alzare la testa e parlare.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org