“Arresti domiciliari”: le donne saudite parlano della violenza domestica e dell’autorità patriarcale

“Niente può descrivere la mia rabbia e impotenza . Vedi passare la tua età e la tua giovinezza mentre sei intrappolata tra quattro mura”

Fonte:English version

English Women rights SAUDI ARABIA – 24 febbraio 2023 

“La mia prigionia è quasi priva di veri e propri abusi fisici, nonostante le minacce occasionali. La mia prigionia potrebbe non necessariamente danneggiarmi fisicamente, ma prosciuga la mia anima e la mia psiche. La mia prigionia uccide le mie passioni e le mie aspirazioni. Soffoca i miei desideri, sogni, talenti, ambizioni e persino il mio carattere. Mi ha reso gravemente depressa e ossessiva, oltre ad affliggermi con migliaia di disturbi psicologici”.

Questa è solo una delle centinaia di testimonianze pubblicate tramite l’hashtag “#HomeDetainees” lanciato da attiviste femministe saudite su Twitter, per chiedere l’abolizione del sistema di tutela maschile e garantire alle donne il diritto al movimento, all’indipendenza e al processo decisionale. Inoltre, l’hashtag è stato utilizzato da molte donne per condividere le loro esperienze di oppressione patriarcale in modo che qualsiasi donna o ragazza che si sente “intrappolata nella sua casa” possa trarre forza dalle esperienze presentate all’interno della campagna.

Le donne saudite hanno una lunga storia di lotta contro l’ingiusto sistema di tutela maschile, una struttura che essenzialmente garantisce ai tutori (il padre, il fratello, il marito di una donna, ecc.) il diritto di decidere il destino delle donne in termini di istruzione, occupazione e assistenza sanitaria.

Documentando le loro amare esperienze di lotta, resistenza e violenza all’interno delle mura domestiche, le attiviste saudite usano l’hashtag #HomeDetainees con l’intento di abolire completamente la tutela maschile e concedere alle donne le loro libertà

Con l’ascesa al potere del principe ereditario Mohammed bin Salman e l’attuazione di numerose “riforme sociali” che hanno concesso alle donne maggiore libertà, Human Rights Watch e i gruppi per i diritti sauditi insistono sul fatto che la libertà delle donne rimane inadeguata e che in pratica una donna non può essere indipendente senza i di lei genitori e parenti, con una realtà che permette loro di  “rintracciarla e minacciarla di essere reclusa nelle famigerate case di cura e accoglienza”.

Attraverso l’hashtag “#HomeDetainees”, Wedyan ha scritto in un tweet: “Sono ancora prigioniera, e questa prigionia non ha una durata fissa.”

Aggiunge: “Non ho una sola parola di consolazione e non so come sopravviverò. Sono imprigionata e so che nonostante le nostre diverse prigioni e confini, la paura è una, l’ingiustizia è la stessa, e la sensazione di impotenza e rabbia è la stessa”.

Una ragazza ha parlato di come in casa “le donne sono strettamente monitorate, senza la privacy di poter chiudere la porta della stanza con una chiave e senza alcuna possibilità di uscire ed esplorare e vivere la vita che vogliono. Che senso ha la vita se non ho la possibilità di uscire e provare qualcosa di nuovo?”

Su Twitter Ann ha rivelato ciò a cui suo padre sottopone le donne della famiglia: “Mio padre ha messo in atto violenze organizzate e collettive nella nostra famiglia allargata, approfittando della sua posizione di religioso e militare  e usando la sua esperienza militare per abusare delle donne. Qualsiasi donna che viene scoperta a indossare i tacchi o un abaya sulle spalle viene portata al consiglio, e il resto delle donne viene sottoposto agli abusi insieme a lei “.

Un’altra ha descritto la vita di una donna in Arabia Saudita come simile all’essere “aggredita con ogni forma di violenza a livello psicologico, fisico e materiale. Trascorriamo tutta la nostra vita all’interno di queste prigioni dove la libertà delle donne è violata in tutti i sensi”.

Le donne sono prigioniere nelle proprie case, un luogo che è una “tomba per la  donna e un paradiso per gli uomini. Conosco donne le cui case sono per loro più terrificanti delle vere prigioni ”

Un’altra ha paragonato la sensazione di detenzione domiciliare all’essere un “mobile in un soggiorno” all’interno di una “prigione familiare”, mentre un’altra ha affermato con amarezza: “Scrivo, e scrivo, e cancello. Niente può descrivere la mia rabbia e impotenza. Vedi passare la tua età e la tua giovinezza mentre sei intrappolata tra quattro mura. È estenuante e faticoso. Al diavolo tutto”.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org