Generazione Palestina: “Temo che mio figlio passerà la sua infanzia nascondendosi dalle bombe israeliane”

 

Nel secondo di una serie di approfondimenti in due parti, Tarneem Hammad, responsabile legale e pubbliche relazioni del Soccorso Medico per i Palestinesi (Medical Aid for Palestines – MAP) a Gaza, ha parlato con Rabab delle sue speranze e paure per il suo piccolo Yahia che cresce a Gaza.

Fonte: english version

Medical Aid for Palestinians – 7 settembre 2023

All’età di 21 mesi, al piccolo Yahia di Rabab è stata diagnosticata la malnutrizione ed è stato ricoverato in una clinica gestita dal centro Ard El Insan (AEI), in parternariato con MAP. “Dare alla luce Yahia è stata una scintilla di speranza; che c’è finalmente qualcosa per cui guardare avanti e che mi porterà gioia. Ma vedere la sofferenza di Yahia mi spezza il cuore”, ha detto Rabab.

Intrappolata sotto la chiusura e il blocco soffocanti e illegali di Israele che durano da 16 anni, e con tassi di povertà e disoccupazione altissimi, più di due terzi della popolazione di Gaza non ha un accesso ad un’alimentazione sufficiente. Un bambino su 10 a Gaza è denutrito, il che impedisce loro di sviluppare il proprio pieno potenziale. Questi problemi sono aggravati da un accesso limitato a servizi sanitari di qualità.

“Per fortuna Yahia è stato dimesso dopo la sua guarigione. Ma i suoi livelli ematici sono molto bassi, e sto correndo da un ospedale all’altro per una diagnosi. Malattie e condizioni prevenibili diventano pericolose per la vita a causa della mancanza di cure mediche adeguate qui a Gaza”, ha detto Rabab.

“Sia io che mio marito non abbiamo attualmente un lavoro e viviamo a casa di mio suocero. Come madre, sto vivendo un trauma oltre la mia sopportazione e non riesco ad affrontare il trauma di mio figlio che dovrebbe giocare, non soffrire”.

Settantacinque anni fa, la famiglia di Rabab fu espulsa con la forza dalle proprie case nella Palestina storica durante le violenze legate alla creazione dello Stato di Israele. Questa espropriazione viene definita dai palestinesi Nakba (Catastrofe). Rabab ritiene che la Nakba sia ancora in corso per lei e la sua famiglia a Gaza: “Si manifesta nel nostro impoverimento economico, nel blocco, nelle ripetute offensive militari israeliane, nelle nostre cattive condizioni di salute e nella nostra mancanza di attrezzature mediche”.

“Parte di questa nostra Nakba in corso è che il mio piccolo Yahia ha dovuto sperimentare l’ultima offensiva a maggio. Eravamo terrorizzati tutto il tempo. Non sapeva cosa stesse succedendo, ma ci vedeva correre e nasconderci ogni volta che si sentiva il rumore dei bombardamenti. Anche se è solo un bambino, ha già imparato a correre e a nascondersi dietro una sedia o sotto un tavolo ogni volta che sente un’esplosione causata da un attacco aereo israeliano”, mi ha detto.

“Temo che se le cose non cambiano, e anche velocemente, passerà la maggior parte della sua infanzia nascondendosi dalle bombe israeliane dietro le sedie e sotto i tavoli. Dopo la fine dell’offensiva, qualsiasi suono forte all’esterno gli ricordava quel terrore. Nessuna madre lo desidera per suo figlio”.

“Sto dando tutta me stessa per dare a Yahia le migliori possibilità di istruzione. Ma il mio timore è che tutto ciò possa non garantirgli una vita sicura e stabile, che possa essere sottoposto alle nostre stesse condizioni di vita. Spero nella fine dell’Occupazione. Spero che mio figlio si riprenda senza dover aver bisogno di cure all’estero. Ma se avesse bisogno di viaggiare per curarsi, spero che riusciremo a farlo”.

I bambini sotto i cinque anni corrono un rischio significativo

Allora, quale futuro hanno davvero il piccolo Yahia e gli altri neonati di Gaza?

Attualmente, i bambini sono costretti ad affrontare un futuro di povertà, insicurezza e speranza limitata. L’acqua che bevono è contaminata, e il cibo a cui possono accedere spesso non contiene il nutrimento di cui i loro corpi in crescita hanno bisogno. Spesso sperimentano il terrore e il trauma dei bombardamenti e della violenza, e devono pregare affinché le autorità israeliane un giorno concedano loro il permesso di lasciare la prigione a cielo aperto in cui sono nati, per usufruire delle opportunità offerte dal mondo esterno.

A causa di queste e altre privazioni e fattori di stress, l’UNICEF stima che più di 125.000 bambini sotto i cinque anni nei Territori Palestinesi Occupati, una percentuale significativa di questi si trova a Gaza, corrono il rischio di non raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo.

La storia di ogni bambino rischia di essere ridotta a un ulteriore dato statistico nella prolungata e indotta crisi umanitaria di Gaza. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dichiara che ogni individuo ha diritto a un tenore di vita adeguato alla propria salute, e che la maternità e l’infanzia hanno diritto a cure e assistenza speciali.

I diritti alla salute e alla dignità dei bambini sono stati riaffermati nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia del 1991. Affinché questi diritti possano essere realizzati, è necessario porre fine alla chiusura di Gaza, e alla punizione collettiva anche dei suoi residenti più giovani.

Fino all’arrivo di questo giorno, il MAP continuerà a fare tutto il possibile per sostenere i bambini di Gaza. L’AEI è l’unica clinica specializzata sulla malnutrizione infantile a Khan Yunis, nel Sud di Gaza, e l’unica clinica a Gaza che tratta bambini e adulti affetti da celiachia. Con il sostegno del MAP, l’anno scorso l’AEI è riuscita a sottoporre a esami 9.117 bambini in età scolare nel Governatorato di Khan Yunis. Oltre il 22% di questi bambini necessitavano di cure per la malnutrizione presso il centro AEI.

Con l’amore delle loro famiglie e comunità, l’impegno e l’assistenza fondamentale forniti dai nostri collaboratori e il sostegno di persone in tutto il mondo, i bambini di Gaza, come Yahia, possono avere la possibilità di un futuro migliore.

Insieme dobbiamo stare con i palestinesi giovani e anziani e garantire che le nuove generazioni abbiano l’opportunità di avere un’infanzia adeguata e il futuro più luminoso che meritano.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org