Il ruolo dell’Autorità Palestinese è diventato quello di delegittimare la resistenza palestinese

L’Autorità Palestinese ha acconsentito a diventare uno strumento per delegittimare la resistenza armata palestinese, superando i limiti del coordinamento in materia di sicurezza con Israele. Ora è un collaboratore diretto nel genocidio israeliano in corso a Gaza.

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Samer Jaber – 28 gennaio 2024

Immagine di copertina: Il presidente palestinese Mahmoud Abbas incontra il segretario di Stato americano Antony Blinken a Ramallah, Cisgiordania, il 5 novembre 2023. (Foto: Thaer Ganaim/APA Images)

L’Autorità Palestinese è diventata uno strumento per delegittimare la resistenza armata palestinese e ostacolare l’ascesa di una leadership nazionale alternativa. Israele, insieme ai suoi alleati strategici – Stati Uniti e paesi dell’Europa occidentale – impiega strategicamente l’Autorità Palestinese non solo per delegittimare la resistenza armata palestinese, ma anche per impedire la rappresentanza del popolo palestinese da parte di fazioni che rifiutano una soluzione che rifletta il quadro politico statunitense.

Questo quadro sostiene uno Stato palestinese con sovranità limitata, smilitarizzazione e, in particolare, non come realizzazione indipendente, ma come risultato di un accordo negoziato. Inoltre, il quadro della soluzione politica esclude il diritto dei cittadini palestinesi al ritorno in patria – un principio fondamentale della causa palestinese.

La leadership ufficiale palestinese, guidata dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, esercita influenza sia sull’Autorità Palestinese che sul processo decisionale e sulle istituzioni dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Questa leadership non solo accettò in passato il quadro politico promosso dagli Stati Uniti, ma non riuscì nemmeno a raggiungere alcun obiettivo nazionale significativo, mettendo così a repentaglio l’intera causa nazionale palestinese. Sin dalla sua fondazione nel 1994, l’esistenza dell’Autorità Palestinese e il suo allineamento con le politiche statunitensi hanno concesso a Israele il tempo e le condizioni per portare avanti la sua impresa di insediamento coloniale, soprattutto a Gerusalemme, senza incontrare interruzioni.

Dall’inizio della guerra israeliana a Gaza il 7 ottobre, la leadership ufficiale palestinese ha intensificato le sue attività in linea con il ruolo assegnatole dagli Stati Uniti. La leadership dell’Autorità Palestinese ha rilasciato numerose dichiarazioni, sia attraverso interviste che attraverso discorsi televisivi, incentrate prevalentemente sulla condanna e la disapprovazione della resistenza armata palestinese. Queste dichiarazioni affermano che queste fazioni non rappresentano il popolo palestinese, e in alcune hanno incolpato le fazioni della resistenza palestinese, in particolare Hamas, per aver agito irrazionalmente impegnandosi in una guerra con il formidabile Israele, causando la crisi umanitaria a Gaza.

In un discorso politico pronunciato il nono giorno di guerra, il presidente dell’Autorità palestinese ha criticato Hamas, affermando che le sue azioni non rappresentano il popolo palestinese. Ha sottolineato che l’OLP, da loro controllata, è l’unico legittimo rappresentante del popolo palestinese e ha sottolineato l’importanza della resistenza pacifica come unico mezzo legittimo per opporsi all’occupazione israeliana. Vale la pena notare che questa affermazione è stata successivamente ritirata dal suo ufficio, ma suggeriva un rifiuto della lotta armata e ne metteva in dubbio la legittimità.

Hussein al-Sheikh, segretario generale del comitato esecutivo dell’OLP e uno dei potenziali successori del presidente Abbas, aveva sottolineato in un’intervista a Reuters alla fine di dicembre 2023 l’importanza di avere un’Autorità Palestinese che governi sia la Cisgiordania che la Striscia di Gaza. Al-Sheikh, nel delegittimare l’approccio politico di Hamas, chiedeva alla stessa di fare una “valutazione seria e onesta e di nel riconsiderare tutte le sue politiche e tutti i suoi metodi”. La sua dichiarazione aveva scatenato un’ampia condanna da parte delle fazioni palestinesi.

A metà gennaio 2024, Ahmad Majdalani, ministro dell’Autorità Palestinese e membro del comitato esecutivo dell’OLP, ha dichiarato in un’intervista che “nella sua forma attuale, nel suo programma attuale e nel suo discorso politico attuale Hamas è un’organizzazione terroristica”. Sebbene la dichiarazione di Majdalani sia stata oggetto di critiche diffuse da parte dei cittadini palestinesi, egli non ha sconfessato la sua posizione.

In un’intervista con Euronews il 22 gennaio 2024, Riyad al-Maliki, ministro degli Affari esteri dell’Autorità palestinese, ha delineato le condizioni dell’Autorità palestinese affinché Hamas possa essere assimilato assimilato sotto l’egida dell’Autorità palestinese. Queste condizioni includono la trasformazione di Hamas in un partito politico, la rinuncia alle  lotta armata e la consegna delle armi. Ha sottolineato che Hamas dovrebbe riconoscere tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite riguardanti la Palestina, in particolare le risoluzioni 242 e   Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che inquadrano il conflitto politico con Israele nei territori occupati nel 1967, il che significa che non dovrebbe fare riferimento al conflitto politico prima di questa data.

Al-Maliki ha sottolineato che, affinché Hamas possa essere considerato legittimo, dovrebbe riconoscere il diritto di Israele ad esistere senza usarlo come merce di scambio. Soprattutto, ha chiesto ad Hamas di riconoscere la legittimità dell’accordo di pace di Oslo con Israele, che ha portato alla creazione dell’Autorità Palestinese. Imponendo queste condizioni, che non solo Hamas, ma molte fazioni palestinesi rifiutano, mirava a trasmettere l’idea che i metodi della leadership ufficiale sono l’unico modo legittimo per portare avanti la lotta palestinese.

La posizione dei funzionari dell’Autorità Palestinese non sorprende, considerando l’accordo di pace provvisorio di Oslo con Israele, che delinea il ruolo dell’Autorità Palestinese come appaltatore della sicurezza israeliana in cambio di benefici specifici legati all’amministrazione dei centri abitati palestinesi. L’Autorità Palestinese ha diligentemente eseguito il suo mandato, effettuando arresti di routine e sorveglianza di individui palestinesi, siano essi coinvolti in azioni contro Israele o attivisti che si oppongono alle sue pratiche di corruzione.

L’Autorità Palestinese ha strategicamente mirato non solo a delegittimare la resistenza palestinese, ma ha anche intensificato le sue azioni repressive. Ha represso ogni manifestazione e marcia a sostegno di Gaza nelle città della Cisgiordania, ricorrendo a spari sui manifestanti e attaccando i partecipanti, con la conseguente perdita di molte vite civili palestinesi. Inoltre, l’Autorità Palestinese ha recentemente arrestato individui che esprimevano sostegno alla resistenza palestinese. Allo stesso tempo, l’Autorità Palestinese e il suo partito politico, Fatah, hanno orchestrato manifestazioni di fedeltà al presidente Abbas. Durante questi eventi e sui social media, membri di Fatah e dell’apparato di sicurezza hanno etichettato chiunque critichi la posizione dell’Autorità Palestinese come qualcuno che fomenta la discordia e la divisione tra il popolo palestinese e la leadership dell’Autorità Palestinese.

Inoltre, l’amministrazione Biden, pur considerando vari scenari del dopoguerra nella Striscia di Gaza e ipotizzando una vittoria israeliana, ha contemplato l’assegnazione di un ruolo all’Autorità Palestinese nell’amministrazione della Striscia, in collaborazione con le forze americane. Secondo numerosi resoconti dei media, tra cui il Washington Post, il Segretario di Stato americano avrebbe avviato colloqui con Abbas, che ha espresso la sua volontà di partecipare a tale accordo.

L’Autorità Palestinese ha superato i limiti del coordinamento della sicurezza con Israele e ora sta implementando prevalentemente l’agenda di sicurezza in linea con gli Stati Uniti e Israele. Ciò ha posto l’Autorità Palestinese in una posizione difficile, rendendo complicato giustificare ai palestinesi il motivo per cui tali azioni sono necessarie, in particolare nel contesto della guerra israeliana in corso a Gaza. Di conseguenza, l’Autorità Palestinese è sempre più percepita come un collaboratore diretto di Israele. Questo sentimento si è rispecchiato nell’ultimo sondaggio, in cui il 60% dei palestinesi ha chiesto lo scioglimento dell’Autorità Palestinese e il 90% ha chiesto le dimissioni del presidente dell’Autorità Palestinese Abbas.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org