Come Mahmoud Darwish ha salutato Gaza come “l’incubo senza fine” di Israele

Oltre 50 anni fa, il celebre poeta scrisse con lungimiranza di come i palestinesi resisteranno all’occupazione israeliana per realizzare i loro sogni di liberazione e redenzione. [..] Il testo è straordinario sotto molti aspetti. Parla in modo eloquente della situazione attuale a Gaza, come se fosse stata scritta oggi.

Il tempo passa ma lo spirito eterno di Gaza persiste. La forza d’animo dei suoi abitanti, la loro indissolubile solidarietà e il loro rifiuto di sottomettersi all’occupazione israeliana sono destinati a trionfare.

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di Yasir Suleiman 20 Maggio 2024.

Oltre 50 anni fa, il celebre poeta scrisse con lungimiranza di come i palestinesi resisteranno all’occupazione israeliana per realizzare i loro sogni di liberazione e redenzione. Il poeta più celebre della Palestina, Mahmoud Darwish (1941-2008), pubblicò il breve testo qui sotto sul quotidiano egiziano Al-Ahram più di 50 anni fa, il 3 dicembre 1971. Verso la fine di novembre di quell’anno, la Striscia di Gaza esplose in un’ondata di resistenza contro l’occupazione israeliana, in seguito all’uccisione di Ziad al-Husseini il 21 novembre.

Nato nel 1943, al-Husseini era il leader di un gruppo di combattenti della resistenza che rifiutarono di accettare l’occupazione. All’epoca, Moshe Dayan, l’allora ministro della difesa israeliano, a quanto si dice,  affermò di governare Gaza durante il giorno mentre al-Husseini la governava di notte. Tale era la fama di al-Husseini. In quello sfortunato giorno di Novembre, al-Husseini morì in circostanze sospette che l’occupazione israeliana cercò di sfruttare per seminare divisione tra i palestinesi di Gaza.

Il breve saggio di Darwish, Gaza Immortale (Immortal Gaza), si riferisce a questo sforzo israeliano, a cui si oppone celebrando la profonda solidarietà tra i palestinesi e il modo in cui questa solidarietà emerge durante i periodi di stress e tragedia.

Un grido di battaglia

Il testo è straordinario sotto molti aspetti. Parla in modo eloquente della situazione attuale a Gaza, come se fosse stata scritta oggi.

Il tempo passa ma lo spirito eterno di Gaza persiste. La forza d’animo dei suoi abitanti, la loro indissolubile solidarietà e il loro rifiuto di sottomettersi all’occupazione israeliana sono destinati a trionfare.

Gaza sarà vittoriosa, dichiara Darwish. Nel corso della storia, diventerà un simbolo iconico di resistenza e speranza.

E scrivendo prima dello scoppio della prima Intifada palestinese del 1987, Darwish parla con preveggenza di come i palestinesi resisteranno all’occupazione con le pietre per realizzare i loro sogni di liberazione e redenzione.

I palestinesi di Gaza, secondo Darwish, sono arabi orgogliosi, che combattono a nome di tutti gli arabi nel loro rifiuto dell’occupazione israeliana delle terre arabe. Questo accadeva prima di Camp David e Oslo.

Le parole di Darwish potrebbero suonare vuote in questi giorni, considerando la deplorevole posizione della burocrazia araba nei confronti della guerra a Gaza. Tuttavia, ritengo che la brutale uccisione dei palestinesi da parte di Israele sia di grande preoccupazione per gli arabi comuni ovunque.

Ancor di più, Gaza è diventata un grido di battaglia simile al Vietnam per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Foto: Un estratto del saggio di Mahmoud Darwish, Immortal Gaza, in al-Matn al-Majhol di Sayed Mahmoud, pubblicato da Almutawassit Books, Milano, 2020 (Yasir Suleiman)

Gaza è immortale perché la difficile situazione dei suoi bambini, donne, uomini e anziani innocenti ha toccato i cuori e le anime di chiunque si rifiuti di chiudere un occhio davanti all’indicibile sofferenza degli altri esseri umani.

Gaza Immortale

Gaza non persiste nelle sue eruzioni quotidiane per suscitare i nostri ringraziamenti!

Gaza non si avventa ogni giorno sulla morte perché noi la elogiamo in poesia.

 Gaza non ha tempo per leggere i nostri saluti.

 La posta non raggiunge Gaza [in questi giorni] perché è sotto assedio, circondata dalla speranza e accerchiata dai nemici.

Nonostante tutto ciò, oggi e ogni giorno preghiamo per il suo nome, che è, in fin dei conti, un nome raro e incomparabile.

Non è vero che l’altro ieri gli israeliani hanno vissuto la loro notte più buia a Gaza. Tutte le loro notti e i loro giorni a Gaza sono bui perché lo spirito della resistenza batte [ferocemente] con un fuoco violento commisurato alla presenza dell’occupante tra noi.

Armati di fucili e di miti, gli occupanti sembravano pensare che la caduta del martire Ziad al-Husseini, leader delle forze popolari di liberazione, la scorsa settimana, avrebbe potuto illuminare le loro notti e i loro giorni a Gaza e dare loro un po’ di tregua.

Rifiutando di riconoscere la vera natura degli arabi [di Gaza], gli occupanti hanno sbagliato i calcoli, credendo che le circostanze sospette che hanno portato al martirio di questo eroe avrebbero provocato lotte interne e conflitti.

I gazawi non sono mai così  uniti come quando salutano i loro martiri.

Gaza, la madre di tutte le sorprese, ha salutato rapidamente il suo giovane martire ed è tornata a fare ciò che sa fare meglio: proclamare che merita di vivere con dignità e onore. Gaza sa che questi valori si trasformerebbero in parole di ghiaccio  se dovesse sottomettersi all’occupazione.

E Gaza sa che resistere all’occupazione è l’unica garanzia per proteggere i valori che ha a cuore.

Gaza libera se stessa e la sua storia ogni ora. Gaza protegge i suoi valori avvicinandosi alla morte, legandosi alla morte, fondendosi con essa.

Gaza non è più  una città.

È un campo di battaglia infuocato in cui vengono messe alla prova le vittorie, le speranze e i valori dell’avversario.

L’avversario non può dire di aver vinto a Gaza. L’occupazione non potrà mai essere una vittoria finale. La volontà di Gaza continua a trasparire attraverso la verità e il sangue dei martiri.

Gaza è vittoriosa!

L’avversario non può essere certo che le sue speranze dureranno. I fatti illusori sul terreno che sta cercando di creare [a Gaza], pensando che il tempo sia dalla sua parte, saranno derisi da quello stesso tempo, così come dalla scia di schiaccianti sconfitte subite dagli invasori nei vicoli di Gaza, per mano dei suoi figli e delle sue figlie.

L’avversario non può vantarsi dei suoi grandi valori. Questi valori sono sotto gli occhi di tutti e possono essere visti nel loro vero colore: morte e omicidio.

Gaza non è più una città.

Gaza è diventata un simbolo della forza e del potere degli arabi, e un segnale per il futuro.

Gaza, descritta dall’avversario come un incubo senza fine nella sua oscura storia, rappresenta per gli arabi un barlume di speranza. 

È un granello luminoso che si espande e si espande in un alone di luce, accendendo i sentimenti e le speranze degli arabi.

Gaza non è l’espiazione di qualche peccato, come alcuni vorrebbero. Al contrario, è un modello da emulare in futuro. È una dichiarazione di volontà.

Verrà sicuramente il giorno in cui il nome “Gaza” non sarà più una rarità.

In tutte le città [palestinesi] occupate, le pietre si trasformeranno in sogni e i sogni saranno trasformati in blocchi di pietra [per costruire un futuro migliore].

Grazie Gaza! Grazie Gaza!

Al-Ahram, 3 Dicembre 1971

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Il professor Yasir Suleiman è professore emerito di studi arabi moderni all’Università di Cambridge, già professore di studi arabi contemporanei di Sua Maestà il Sultano Qaboos bin Said all’Università di Cambridge e professore di studi arabi sull’Iraq all’Università di Edimburgo, in Scozia. È Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico (CBE), Fellow della Royal Society di  Edimburgo (FRSE), Honorary Fellow della Royal College of Physicians di Edimburgo (FRCPE) e Ambasciatore dell’Università di Sarajevo. È presidente del consiglio di amministrazione del Premio internazionale per la narrativa araba (IPAF), il primo premio per il romanzo arabo a livello internazionale, membro del consiglio di amministrazione di Banipal per la letteratura araba, membro del consiglio di amministrazione del Gulf Research Centre-Cambridge , ex presidente e membro della giuria del premio del libro della British Kuwaiti Friendship Society. È direttore fondatore del Centro di studi islamici di Cambridge e presidente fondatore e rettore del Doha Institute for Graduate Studies. Ha prestato servizio in numerosi organismi nazionali e internazionali. Le sue numerose pubblicazioni coprono vari aspetti della lingua araba nel mondo sociale, comprese le questioni di identità e conflitto.

 

 

“Su questa terra esiste qualcosa per cui vale la pena vivere”-

traduzione di Nicole Santini