All’ONU Abbas ha sprecato un’altra occasione per la Palestina   

Sharif Nashashibi- Middle East Eye – Giovedì 1 ottobre 2015

Il generico ed inconsistente discorso del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese era un’opportunità per fare dichiarazioni importanti, ma, come c’era da aspettarsi, l’ha sprecata.

The PA president’s vague and inconsequential speech was a chance to make some major announcements – true to form, he wasted it
The PA president’s vague and inconsequential speech was a chance to make some major announcements – true to form, he wasted it

Correvano indiscrezioni prima del discorso di mercoledì del presidente dell’ANP Mahmoud Abbas alla settantesima Assemblea generale dell’ONU, dove per la prima volta è stata issata la bandiera del suo Paese. Le speculazioni erano state alimentate da Abbas, che si diceva avesse promesso che il suo discorso sarebbe stato una “notizia bomba”.

Avrebbe annunciato le sue dimissioni? Lo smantellamento dell’ANP? L’abbandono ufficiale da parte sua dei disastrosi accordi di Oslo, di cui è stato uno degli architetti? Niente di tutto ciò. Il suo discorso è stato interpretato in alcune sue parti come un abbandono degli accordi, ma non lo ha detto specificamente.

Ha detto che l’ANP non continuerà più a sentirsi vincolata da accordi firmati in precedenza, ma il suo riferimento agli accordi ha preceduto questa affermazione, per cui è discutibile se ci fosse un rapporto diretto. Abbas avrebbe potuto facilmente essere più chiaro in merito a una dichiarazione così importante, per cui la sua mancanza di chiarezza è stata probabilmente voluta.

Ci siamo ritrovati con un discorso abbastanza semplice, simile a quelli che ha fatto in precedenza all’ONU. Non c’è da stupirsi che i media internazionali in buona misura l’abbiano ignorato, prevedibilmente dando maggiore copertura all’alzabandiera. Fondamentalmente Abbas ha mosso accuse contro Israele e ha chiesto l’appoggio internazionale, e ciò è stato più o meno tutto. Nessuna nuova visione o strategia per guidare i palestinesi al raggiungimento del loro diritto a lungo negato all’autodeterminazione.

Il discorso è stato tanto simbolico e irrilevante quanto l’alzabandiera. Il che non è stato una sorpresa, mentre quello che è stato sorprendente è che nessuno si aspettava qualcosa di diverso da Abbas. Non si è smentito, e neppure la sua prevedibilità ha portato alcun vantaggio alla causa palestinese.

L’unica cosa degna di nota che ha detto è arrivata verso la fine del suo discorso. ” Finché Israele rifiuta di impegnarsi a rispettare gli accordi firmati con noi…e finché Israele si rifiuta di interrompere le attività di colonizzazione e di rilasciare il quarto gruppo di prigionieri palestinesi in base ai nostri accordi [per riavviare i colloqui di pace nel 2013. N.d.tr.], non ci dà nessuna possibilità se non di asserire che non rimarremo gli unici impegnati a mettere in pratica questi accordi,” ha detto Abbas.

“Pertanto noi dichiariamo che non possiamo continuare ad essere vincolati da questi accordi e che Israele deve assumersi tutte le sue responsabilità in quanto potere occupante.” Però le sue parole sono così generiche che le ha rese di scarsa rilevanza pratica.

Non si è trattato di una svista, Abbas si è concesso uno spazio di manovra sufficiente a non essere tenuto a nessun impegno o minaccia. Ciò gli permette facilmente una marcia indietro o un’inversione a U in futuro. Di conseguenza, la risposta di Israele e dei suoi alleati sarà probabilmente una collettiva alzata di spalle.

 

Opportunità sprecata

Questa era un’opportunità – una platea globale – per Abbas durante un’ importante occasione all’ONU, dove la bandiera palestinese ha sventolato, in un momento in cui altre crisi nella regione e altrove hanno spinto la causa del suo popolo fuori dall’agenda internazionale e dei media. Lui l’ha persa.

Quale dei numerosi accordi firmati dall’ANP nei 22 anni da quando è nata Abbas ha intenzione di abbandonare? Tutti? Ovviamente non l’ha specificato.

Oltretutto l’unico sistema efficace per obbligare Israele a prendersi le responsabilità che competono ad un potere di occupazione sarebbe smantellare l’ANP, in quanto la sua esistenza permette ad Israele di subappaltare di fatto l’occupazione. Questa possibilità è già stata evocata nel passato. Tuttavia non c’è stato un simile annuncio, e neppure un qualche dettaglio su come Abbas pensa di scaricare la responsabilità su Israele.

 

Boicottaggio, sicurezza ed elezioni

Egli ha ricordato al suo pubblico che “le decisioni del Consiglio Centrale Palestinese [una delle principali istituzioni legislative dell’ OLP. N.d.tr.] dello scorso marzo sono specifiche e vincolanti”. Avrebbe fatto bene a ricordarlo a se stesso. Le decisioni includono la sospensione del coordinamento in materia di “sicurezza” con Israele, il boicottaggio di “tutti i prodotti israeliani e non solo di quelli che provengono dalle colonie israeliane” e la realizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari.

Sei mesi dopo, Abbas deve ancora mettere in pratica queste decisioni. Il suo discorso all’ONU non ha menzionato il boicottaggio o la fine del coordinamento in materia di “sicurezza” con Israele. Egli ha detto che “abbiamo intenzione di tenere elezioni presidenziali e legislative”, ma lo ha ripetuto molte volte (la fine del suo mandato risale a sei anni fa) senza in realtà indirle, come se fosse sufficiente esprimere il desiderio di farle.

Abbas non ha niente di nuovo da offrire al suo popolo, cosa che è evidente da troppo tempo. In base ad un sondaggio del mese scorso del Palestinian Centre for Policy and Survey Research [centro di studi e ricerche palestinese indipendente. N.d.tr.], il 65% dei palestinesi vuole che dia le dimissioni. Non c’è da stupirsi che non abbia alcuna fretta di indire le elezioni. Le sue principali politiche – come il coordinamento per la “sicurezza”, infiniti negoziati infruttuosi e l’opposizione al boicottaggio dei prodotti israeliani – sono in contrasto con i desideri del suo popolo, espressi da un sondaggio dopo l’altro.

 

E’ ora di lasciare

E’ giunto per lui il momento di dare le dimissioni e di tenere elezioni per rimpiazzarlo, compresa la candidatura di Marwan Barghouti, il dirigente di Fatah che è rimasto in una prigione israeliana per 13 anni. Saeb Erekat, segretario generale dell’OLP e capo negoziatore, che è vicino ad Abbas, ha riconosciuto la scorsa settimana che “nessuno ottiene tanto apprezzamento nei sondaggi” quanto Barghouti.

Una sua vittoria metterebbe Israele nella situazione senza precedenti di tenere in prigione un presidente eletto. Ciò darebbe finalmente ai palestinesi una reale sensazione di speranza, che hanno perso da molto tempo. Contribuirebbe a risanare le divisioni nazionali e politiche, un fatto cruciale per ottenere i diritti dei palestinesi. Vorrebbe dire che i palestinesi finalmente hanno un presidente che è per il popolo e del popolo.

– Sharif Nashashibi è un giornalista pluripremiato ed analista di questioni arabe. E’ un collaboratore fisso di Al Arabiya News, Al Jazeera English, The National e della rivista The Middle East. Nel 2008 ha ricevuto un premio dell’ International Media Council ” sia per aver favorito che scritto reportage notevolmente equilibrati” sul Medio Oriente.

Le opinioni espresse in questo articolo sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

(Traduzione di Amedeo Rossi)

fonte: http://www.middleeasteye.net/columns/un-abbas-wastes-another-opportunity-palestine-519331688

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