Mentre la violenza aumenta, Israele continua ad armare la giunta militare di Myanmar

Copertina – Un bambino di Myanmar di etnia Rohingya viene trasportato in un cestino oltre i campi di riso dopo aver attraversato la frontiera del Bangladesh, 1 settembre 2017 – Credit:Bernat Armangue / AP
Rispondendo a una petizione presentata da attivisti per i diritti umani, il ministro della Difesa afferma che la materia è «chiaramente diplomatica».

di John Brown, 5 settembre 2017

La violenza diretta contro la minoranza Rohingya di Myanmar da parte del regime del paese si è intensificata. Dati delle Nazioni Unite mostrano che circa 60.000 membri del gruppo di minoranza sono recentemente fuggiti dallo stato Rahine del Myanmar, spinti dalla crescente violenza e dalla distruzione dei loro villaggi dati alle fiamme, informazione confermata da immagini satellitari. Ma niente di tutto questo ha portato ad un cambiamento nella politica del Ministero della Difesa israeliano che si rifiuta di fermare le vendite di armi al regime di Myanmar, il paese del sud-est asiatico ex Birmania.

Giovedì, i corpi di 26 profughi, tra cui 12 bambini, sono stati ripescati dal fiume Naf che corre lungo il confine tra Myanmar e il Bangladesh. Tra i rifugiati che sono riusciti a raggiungere il Bangladesh, molti sono stati feriti con proiettili. Ci sono state anche segnalazioni di stupri, sparatorie e pestaggi mortali diretti contro la minoranza Rohingya a cui sono negati diritti umani in Myanmar. L’esercito del paese è stato al centro di una campagna militare che da ottobre si è intensificata in seguito alla recente uccisione di 12 soldati del Myanmar da parte di ribelli musulmani.

Da quando la Birmania ha ricevuto la sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, la guerra civile è stata condotta in modo continuo in varie parti del paese. Nel novembre del 2015, nel paese si sono tenute elezioni democratiche vinte dall’attivista Aung San Suu Kyi, vincitrice del Nobel per i diritti umani. Ma il suo governo non esercita un reale controllo sulle forze di sicurezza del paese, dal momento che milizie private sono vincolate alla giunta che controllava il Myanmar prima delle elezioni.

Miliziani continuano a commettere crimini contro l’umanità, crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani in tutto il paese, in particolare contro i gruppi minoritari a cui non è nemmeno stata concessa la cittadinanza. Da quando l’esercito di Myanmar ha lanciato operazioni a Rakhine lo scorso ottobre, numerose fonti hanno descritto scene di macellazione di civili, sparizioni inspiegabili e stupri di donne e ragazze, nonché interi villaggi in fiamme. I militari hanno continuato a commettere crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale fino ad oggi.

Un uomo Rohingya di Myanmar trasporta una donna anziana dopo la traversata in barca verso il Bangladesh, 2 settembre, 2017. Credit: Bernat Armangue / AP

Armi israeliane avanzate

 

Nonostante ciò che, a questo punto, è noto grazie alla relazione dell’inviato delle Nazioni Unite nel paese e ad una dei ricercatori dell’Università di Harvard che hanno riferito alla commissione di tali continui crimini, il governo israeliano continua a fornire armi al regime.

Uno dei capi della giunta, il generale Min Aung Hlaing, ha visitato Israele nel settembre 2015 in un “viaggio di acquisti” di produzioni militari israeliane. La sua delegazione incontrò il presidente Reuven Rivlin e funzionari militari tra cui il capo dell’esercito. Ha visitato basi militari e gli imprenditori di sistemi di difesa Elbit Systems e Elta Systems.

Il comandante in capo dei servizi della difesa (Destra) di Myanmar, Direttore generale Min Aung Hlaing con il capo dell’esercito israeliano Gadi Eisenkot (Sinistra) a Tel-Aviv, settembre 2015

Il capo della Direzione Internazionale Difesa Cooperazione del Ministero della Difesa – meglio conosciuto con il suo acronimo ebraico, SIBAT – è Michel Ben-Baruch, che andò a Myanmar nell’estate del 2015. Nel corso della visita, che attirò poca copertura mediatica, i capi della giunta rivelarono di avere acquistato da Israele motovedette Super Dvora e si parlò di ulteriori acquisti.

Nell’agosto 2016, le immagini sono state pubblicate sul sito web di TAR Ideal Concepts, un’azienda israeliana specializzata nella fornitura di formazione e attrezzature militari, nel mostrare l’addestramento con i fucili made in Israel Corner Shot, dichiara anche che il Myanmar aveva iniziato l’uso operativo delle armi. Il sito dichiarava che la società era guidata dall’ex commissario della polizia di Israele Shlomo Aharonishki. Attualmente il sito non fa alcun riferimento specifico a Myanmar, riferendosi solo più in generale all’Asia.

 

Chi controllerà i controllori?

La Corte Suprema di Giustizia di Israele ha in calendario per la fine di settembre, un ricorso da parte di attivisti per i diritti umani contro la continuata vendita di armi a Myanmar.

In una risposta preliminare rilasciata a marzo, il ministro della Difesa ha sostenuto che il tribunale non ha nessuna competenza in materia, da lui definita “chiaramente diplomatica”.

Il 5 giugno, in risposta ad un’interrogazione parlamentare del membro della Knesset Tamar Zandberg sulla vendita di armi a Myanmar, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha detto che Israele “subordina se stesso a tutto il mondo illuminato, cioè ai paesi occidentali e, prima di tutto, agli Stati Uniti, il più grande esportatore di armi. Noi ci subordiniamo a loro e manteniamo la stessa politica”.

Ha detto che il plenum della Knesset, non può essere la sede appropriata per una discussione dettagliata della questione e ribadito che Israele rispetta “tutte le linee guida accettate in tutto il mondo illuminato”.

La dichiarazione di Lieberman non è corretta. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno imposto un embargo sulle armi a Myanmar. Non è chiaro se la causa sia ignoranza e che Lieberman non sia pienamente informato sulle esportazioni di armi da parte di Israele (anche se deve approvarle), o un tentativo di imbiancatura.

Anche dal punto di vista della storia l’affermazione di Lieberman non è corretta. Ad esempio, Israele ha sostenuto i crimini di guerra in Argentina, anche quando il paese era sotto un embargo statunitense e ha armato le forze serbe che hanno commesso massacri in Bosnia, nonostante un embargo delle Nazioni Unite.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina. Org

fonte: http://www.haaretz.com/opinion/1.810390

 

 

 

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