Israele ha lasciato il Libano 20 anni fa. Noi stiamo ancora combattendo per la nostra liberazione.

Invictapalestina non sempre condivide le opinioni dei giornalisti che scrivono sui giornali arabi e che spesso traduciamo, alcuni articoli li pubblichiamo con l’intento di stimolare il dibattito con i commenti. Questo è uno di quelli, molto contraddittorio anche per la forma di scrittura con l’intervista anonima al sig. F.

Quando si parla di Siria, di Libano e in modo particolare di Hezbollah l’attivismo pro-palestina si divide in modo radicale, noi cerchiamo di raccontare le contraddizioni senza trascurare quelle che sono le varie e spesso uniche forme di resistenza. (dalla pagina facebook)

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Fonte: English version

Joseph B. 25 maggio 2020

(aggiornamento 11 giugno 2020 col commento già presente sulla nostra pagina Facebook in occasione della sua pubblicazione)

Immagine di copertina: soldati israeliani attraversano la città di Sidone a sud durante la guerra del Libano, 9 aprile 1983. (GPO)

Venti anni fa, i membri di Hezbollah furono visti come eroi per aver costretto l’esercito israeliano a uscire dal Libano meridionale. Oggi sono responsabili dell’uccisione di innumerevoli siriani e palestinesi. Riflessioni di un palestinese libanese sul Giorno della Liberazione.

“Cercherò di dirti cosa provo per il 25 maggio, ora che sono passati due decenni”, dice F., che, come me, rimarrà anonimo per la sua sicurezza.

F. è un amico del Libano meridionale, una persona che ha assistito all’occupazione di tutto il suo mondo da parte di una potenza straniera, Israele. Dato che vengo dal Monte Libano e quindi faccio anch’io parte di una comunità che ha vissuto un’occupazione straniera, quella  da parte della Siria, volevo che la sua voce si intersecasse con la mia per fornire un quadro completo  in occasione del 25 maggio,  data in cui il Libano commemora ufficialmente il Giorno della Liberazione.

Venti anni fa, il Libano meridionale fu liberato. La resistenza all’occupazione israeliana, iniziata nel 1982, fu guidata, in particolare negli anni ’90, da Hezbollah. Ciò comprensibilmente  guadagnò al gruppo una popolarità senza precedenti tra la popolazione del Libano.

Ma da allora è cresciuta una nuova generazione di libanesi, sempre più segnata  dalle rivolte del 2011 in tutto il mondo arabo e dalle loro conseguenze sanguinose e devastanti, in cui Hezbollah ha  svolto un ruolo significativo.

Membri e sostenitori di Hezbollah tengono una parata dopo la fine dell’occupazione israeliana nel Libano meridionale. (Khamenei / CC BY 4.0)

Per questo motivo, la rivoluzione siriana ha un significato particolare per gli anti-autoritari libanesi che sono cresciuti delusi dalle grandi narrazioni che in precedenza avevano  riempito di fervore rivoluzionario intere generazioni di attivisti e militanti. Inoltre, è per questa ragione che la relazione di Hezbollah con il regime di Bashar Assad in Siria ha portato F. a riconsiderare il significato stesso del Giorno della Liberazione.

Ciò che viene ricordato, ciò che viene dimenticato

Il Libano è un piccolo Paese che ha vissuto  incredibili violenze nella sua breve storia. La sua indipendenza nel 1943, la Nakba palestinese nel 1948, la guerra civile del 1958, la guerra arabo-israeliana del 1967, la guerra civile libanese durata dal 1975 al 1990, le ondate di omicidi post-2005, gli impatti delle rivolte del 2011 e le rivolte anticorruzione 2015 e 2019.

Nel frattempo, il Paese ha anche  subito due diverse occupazioni militari, una da parte di Israele e l’altra da parte dei successivi regimi siriani di Assad (1976-2005). Per 18 anni, entrambe le occupazioni hanno coesistito, segnando sia la generazione dei nostri genitori che la nostra.

Fino agli anni 2000, Hezbollah  ha evitato di colpire apertamente altri civili libanesi, concentrandosi invece su un ampio fronte di resistenza contro i soldati israeliani e lanciando razzi contro civili israeliani nel nord di Israele. Fondato nel 1982 e proclamatosi pubblicamente nel 1985, il gruppo sciita è stato creato nell’ambito della politica  iraniana del Wilayat al-Faqih (“tutela del giurista islamico”) al fine di continuare la rivoluzione islamica sotto l’egida degli ayatollah.

Con l’aiuto siriano, l’Iran  fornì tutto ciò di cui un movimento di resistenza ha bisogno: denaro, armi, una struttura ideologica dall’alto verso il basso e tutte le necessarie giustificazioni religiose. Da allora, Hezbollah è stato organicamente collegato alla politica estera del governo iraniano; nei suoi discorsi Hassan Nasrallah, che dirige l’organizzazione dal 1992, non perde occasione per ricordare a tutti proprio questo.

Hassan Nasrallah durante un dibattito con un funzionario dell’ufficio dell’Ayatollah Ali Khamenei.

Ma come gruppo di resistenza, la sua stessa esistenza non sarebbe stata possibile senza la brutale occupazione di Israele nel Libano meridionale. È nei fuochi dell’occupazione che Hezbollah fu forgiato.

Il famigerato Esercito del Libano del Sud (SLA), sostenuto da Israele, bombardava regolarmente aree civili sospettate di ospitare combattenti della resistenza contro l’occupazione. La prigione di Khiam, gestita dallo SLA, vicino al confine meridionale, deteneva centinaia di prigionieri e negò ripetutamente l’accesso al Comitato Internazionale della Croce Rossa, nonostante le diffuse accuse di tortura. Come molte persone del Libano meridionale, F. è cresciuto abituato a vedere tutt’intorno a sé le basi israeliane, e le storie su SLA e sulle torture israeliane hanno plasmato la coscienza di molti libanesi.

Più Israele e lo SLA  brutalizzavano la popolazione nel sud del Libano, più la popolarità di Hezbollah cresceva. Da allora, Israele e Hezbollah hanno stretto una relazione simbiotica. Per l’organizzazione sciita, Israele è la fonte permanente di tutti i mali e, pertanto, qualsiasi azione può essere giustificata in nome della “resistenza”, inclusa l’invasione del suolo siriano. Per l’establishment israeliano, Hezbollah è solo l’ultimo di una lunga lista di gruppi arabi il cui odio per gli ebrei non conosce limiti e la cui minaccia permanente può essere usata per giustificare le sue politiche coloniali-colonialiste, il blocco di Gaza e le due guerre in Libano .

Il capo dello staff dell’IDF Moshe Levy visita una base SLA nel Libano meridionale, il 4 giugno 1986. (Miki Tzarfati / GPO)

Una Giornata della  Liberazione senza liberazione

Oggi molti libanesi non  parlano più favorevolmente di Hezbollah, nonostante il suo successo nel cacciare gli israeliani. “Non sono sicuro che [il Giorno della Liberazione] sia più un evento”, afferma F. “Fu una grande operazione. Non sono più sicuro che lo sia dal 2013, quando il coinvolgimento di Hezbollah in Siria ha iniziato ad essere molto esplicito “.

Nel Giorno della Liberazione del 2013, Nasrallah annunciò che le sue truppe erano in Siria e combattevano dalla parte del regime di Assad, ex occupante del Libano. Dietro di lui si leggevano  le parole “una volontà indissolubile”.

In quel giorno, Nasrallah confermò ciò che i siriani sapevano da almeno un anno. In un istante, collegò la liberazione del Libano meridionale al sostegno ad Assad, sminuendo in tal modo la vita di coloro che erano morti nella resistenza contro Israele. La superiore esperienza militare di Hezbollah avrebbe costituito  un immenso valore per il regime di Assad, un regime così impopolare da richiedere, anche dopo l’intervento di Hezbollah, sia il sostegno iraniano che quello russo.

Tutti riconobbero la crudele ironia: la superiore esperienza militare di Hezbollah, il risultato di una lotta contro le forze israeliane, era ora utilizzata per aiutare il regime di Assad.

Eppure, oggi F. deve costantemente difendersi dalle accuse dei sostenitori di Hezbollah di nutrire simpatie filo-israeliane e sa benissimo dove certe accuse possono portarlo. F. deve quindi assicurarsi che chiunque lo stia ascoltando, sappia che si oppone ad Israele.

Combattenti di Hezbollah marciano in una parata (khamenei.ir/CC BY 4.0)

F. e io siamo cresciuti in un Paese che si è abituato all’occupazione militare. Ciò ha creato  tra i libanesi l’abitudine di essere precisi  nell’uso delle parole, per non essere accusati di lealtà o settarismo stranieri. Non importa che F. provenga dal Libano meridionale e che l’autore di questo articolo sia parzialmente palestinese. In effetti, sono proprio le nostre identità a renderci vulnerabili in Libano, da quando Hezbollah ci ha costretti a scegliere tra Israele e Assad. Noi siamo tra quelli che si rifiutano di scegliere tra oppressori.

La Siria è stata il chiodo finale nella bara della “resistenza”, ma non dell’atto di resistere in sè. Infatti, prima e da quando nel 2013 Nasrallah ha usato la Giornata della Liberazione per annunciare la complicità del suo gruppo nel sostenere uno dei regimi più brutali della storia moderna, i siriani stavano resistendo e continuano a resistere alle molteplici occupazioni straniere del loro Paese, tra cui quella di Hezbollah.

È per questa ragione che i siriani anti-autoritari, non Hezbollah e i suoi sostenitori, meritano  la commemorazione del Giorno della Liberazione. Ciò che Hezbollah ne ha fatto, a partire da allora, ha solo contribuito a distruggerla; oggi sono i siriani che incarnano lo spirito della resistenza.

Questa è la realtà di una milizia antimperialista autoproclamata che dichiara solidarietà con i palestinesi, mentre si erge orgogliosamente sui corpi dei siriani e dei siriani-palestinesi. Questo è il nucleo profondamente marcio della moderna politica libanese, così marcio che renderebbe orgogliosi i politici israeliani.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org

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