Scrivo per ricordare la brutalità della violenza ebraica che ho visto a Gerusalemme

C’era il padre palestinese che cercava di salvare sua figlia dalla polizia, i giovani kahanisti che cantavano “morte agli arabi” per le strade, la paura che ho provato quando mi è stato chiesto se sono di sinistra. Scrivo per ricordare tutto.

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Orly Noy – 24 aprile 2021

Immagine di copertina: Medici curano un palestinese ferito dalle forze di sicurezza israeliane fuori dalla Porta di Damasco, Gerusalemme Est, 22 aprile 2021. (Oren Ziv)

Dall’inizio del Ramadan, questo mese, la polizia di Gerusalemme ha vietato ai palestinesi di sedersi sugli ampi gradini all’ingresso della Porta di Damasco, la piazza principale della Città Vecchia, e di tenere riunioni serali in onore del mese sacro. Questa decisione arbitraria, per la quale non è stata fornita alcuna spiegazione plausibile, ha acceso la diffusa protesta palestinese. La polizia, come se aspettasse solo l’occasione perfetta, ha trasformato il luogo in un campo di battaglia notturno.

Sullo sfondo di questa violenza, giovedì gli attivisti del gruppo suprematista ebraico Lehava hanno invitato i loro sostenitori ad arrivare a frotte “per ripristinare la dignità ebraica”, dopo che erano emersi diversi video di TikTok che mostravano dei palestinesi che in città molestavano degli ebrei ultraortodossi. Appoggiati dai loro rappresentanti ora seduti alla Knesset, centinaia di sostenitori dell’organizzazione kahanista hanno risposto all’appello, arrivando nell’area con l’obiettivo dichiarato di attaccare gli arabi (o in alternativa, la sinistra).

Hanno marciato verso la Porta di Damasco cantando “morte agli arabi”, trasformando la notte di giovedì nella notte più violenta che Gerusalemme abbia conosciuto da anni. Anche noi, attivisti di sinistra di Gerusalemme, siamo scesi in piazza per cercare di controbilanciare i fascisti mentre marciavano per le strade della città.

Sto scrivendo ora non perché credo che descrivere  lo scenario di guerra a cui ho assistito per le strade di Gerusalemme questa settimana, o entrare nei dettagli della gioventù ebrea che  cantava “morte agli arabi” nel cuore della città, cambierà qualcosa . So che non lo farà.

Marcia della supremazia ebraica nel centro di Gerusalemme:

Scrivo per la necessità di scomporre questa follia nei suoi elementi più basilari, in modo che forse potrò capirla meglio. Scrivo per dare la mia testimonianza, perché non c’è nient’altro che posso fare. Scrivo per ricordare.

Per ricordare che tra le nuvole di lacrimogeni e il suono assordante delle granate assordanti sparate ai palestinesi, ho visto un padre che teneva  per mano sua figlia, cercando di fuggire insieme.

Per ricordare gli occhi terrorizzati dell’adolescente che è stato trascinato dagli agenti di polizia dopo aver caricato un gruppo di giovani palestinesi.

Per ricordare i gradini vuoti di fronte alla Porta di Damasco, da cui i palestinesi sono stati banditi dall’inizio del Ramadan.

Per ricordare che quando il fetore dello “Skunk” – un veicolo che spara un liquido maleodorante ad alta pressione  durante le proteste palestinesi –mi ha quasi fatto vomitare e le feci dei cavalli della polizia sono state lasciate a terra, mi sono chiesta se il comune il giorno successivo avrebbe ripulito la sporcizia, e quanto doveva essere insopportabile rompere il digiuno nelle notti di Ramadan dopo essere stato inzuppato dalle putride acque reflue dello Skunk. Queste dovrebbero essere le notti più festose dell’anno.

Per ricordare il suono delle granate che risuonavano ancora molto tempo dopo che avevo lasciato l’area.

Un ufficiale di polizia israeliano fuori dalla Porta di Damasco, Gerusalemme Est, 22 aprile 2021 (Olivier Fitoussi / Flash90)

Per ricordare di come non abbia avuto paura quando ho visto avvicinarsi un branco di kahanisti assetati di sangue. Invece, sono rimasta scioccata da quanti e quanto giovani fossero tutti.

Per ricordare come più tardi quella notte abbia avuto paura quando alcuni giovani ragazzi ebrei ci hanno chiesto: “Siete di sinistra?”

Per ricordare gli ebrei ultraortodossi che stavano dall’altra parte della metropolitana leggera di Gerusalemme, vicino al lato ebraico del quartiere di Musrara, e guardavano  con occhi eccitati le esplosioni delle granate stordenti sparate alla Porta di Damasco.

Per ricordare il giovane con lo yarmulke che stava litigando con un palestinese dall’altra parte di una barricata della polizia  per poi dirgli: “Vi massacreremo tutti, sapete che vi uccideremo uno per uno”.

La polizia israeliana reprime le proteste alla Porta di Damasco:

Per ricordare i fuochi d’artificio che illuminavano il cielo mentre i Kahanisti cantavano “Non temere, Israele, non temere”.

Per ricordare gli attivisti di sinistra che andavano in giro in piccolissimi gruppi, a volte in coppia.

Per ricordare che mentre uscivo di casa, mia figlia mi ha chiesto: “Se li vedi picchiare qualcuno, cosa sarai in grado di fare?” e non avevo idea di cosa rispondere.

 

Orly Noy è editore di Local Call, attivista politica e traduttrice  di poesia e prosa farsi. È membro del consiglio esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico Balad. La sua scrittura affronta le linee che intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, donna di sinistra, donna, migrante temporanea che vive all’interno di un immigrazione perpetua, e il dialogo costante tra loro.

 

Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” –Invictapalestina.org