Come gli Stati Uniti aiutano ad uccidere i palestinesi

La politica statunitense ha perpetuato la crisi e le atrocità dell’occupazione israeliana sostenendo incondizionatamente Israele in tre modi distinti: militarmente, diplomaticamente e politicamente.

Fonte: english version

Di Medea Benjamin e Nicolas Davies – 19 Maggio 2021

Immagine di copertina di Nathaniel St. Clair

I principali media statunitensi di solito riferiscono sugli attacchi militari israeliani nella Palestina occupata come se gli Stati Uniti fossero una parte neutrale estranea al conflitto. Infatti, una grande maggioranza di americani ha detto per decenni ai sondaggisti di desiderare la neutralità degli Stati Uniti nel conflitto israelo-palestinese.

Ma i media e i politici statunitensi tradiscono la propria mancanza di neutralità incolpando i palestinesi di quasi tutta la violenza definendo gli attacchi israeliani palesemente sproporzionati, indiscriminati e quindi illegali, come una risposta giustificabile alle (re)azioni palestinesi. La classica argomentazione dei conduttori e commentatori statunitensi è che “Israele ha il diritto di difendersi”, mai “i palestinesi hanno il diritto di difendersi”, anche se gli israeliani massacrano centinaia di civili palestinesi, distruggono migliaia di case palestinesi e sequestrano sempre di più Terra palestinese.

La disparità di vittime negli attacchi israeliani a Gaza parla da sé.

– Al momento della stesura di questo articolo, l’attuale attacco israeliano a Gaza ha ucciso almeno 200 persone, tra cui 59 bambini e 35 donne, mentre i razzi lanciati da Gaza hanno ucciso 10 persone in Israele, tra cui 2 bambini.

– Nella guerra del 2008-2009 a Gaza, Israele ha ucciso 1.417 palestinesi, mentre i loro strenui sforzi per difendersi hanno ucciso 9 israeliani.

– nel 2014 sono stati uccisi 2.251 palestinesi e 72 israeliani (per lo più soldati che invadevano Gaza), poiché gli F-16 costruiti dagli Stati Uniti  sganciarono almeno 5.000 bombe e missili su Gaza e carri armati e artiglieria israeliani  spararono 49.500 proiettili, per lo più enormi proiettili da 6 pollici da Obici M-109 di costruzione statunitense.

– In risposta alle proteste in gran parte pacifiche della “Grande Marcia del Ritorno” al confine tra Israele e Gaza nel 2018, i cecchini israeliani hanno ucciso 183 palestinesi e feriti oltre 6.100, inclusi 122 che hanno richiesto amputazioni, 21 paralizzati da lesioni al midollo spinale e 9 permanentemente accecati.

Come per la guerra saudita contro lo Yemen e altre gravi questioni di politica estera, la faziosa e distorta copertura di notizie da parte dei principali media statunitensi lascia nell’incertezza molti americani. Molti semplicemente rinunciano a cercare di capire la ragione o il torto di ciò che sta accadendo, scegliendo di incolpare entrambe le parti, e concentrando la loro attenzione in patria, dove i problemi della società hanno un impatto più diretto su di essi e sono più facili da capire e affrontare.

Quindi come dovrebbero rispondere gli americani alle orribili immagini di bambini sanguinanti, morenti e di case ridotte in macerie a Gaza? La tragica rilevanza di questa crisi per gli americani è che, dietro la nebbia della guerra, la propaganda e commercializzazione e la faziosa copertura mediatica, gli Stati Uniti hanno una parte schiacciante di responsabilità per la carneficina che sta avvenendo in Palestina.

La politica statunitense ha perpetuato la crisi e le atrocità dell’occupazione israeliana sostenendo incondizionatamente Israele in tre modi distinti: militarmente, diplomaticamente e politicamente.

Sul fronte militare, dalla creazione dello Stato sionista, gli Stati Uniti hanno fornito 146 miliardi di dollari in aiuti esteri, quasi tutti di natura militare. Attualmente fornisce 3,8 miliardi di dollari (3,1 miliardi di euro) all’anno in aiuti militari a Israele.

Inoltre, gli Stati Uniti sono il più grande venditore di armi a Israele, il cui arsenale militare ora include 362 aerei da guerra F-16 e 100 altri aerei militari di fabbricazione statunitense, inclusa una flotta crescente dei nuovi F-35; almeno 45 elicotteri d’attacco Apache; 600 obici M-109 e 64 lanciarazzi M270. In questo preciso momento, Israele sta usando molte di queste armi fornite dagli Stati Uniti nel suo devastante bombardamento di Gaza.

L’alleanza militare degli Stati Uniti con Israele prevede anche esercitazioni militari congiunte e co-produzione di missili Arrow e altri sistemi d’arma. Le forze armate statunitensi e israeliane hanno collaborato alle tecnologie dei droni testate dall’esercito israeliano a Gaza. Nel 2004, gli Stati Uniti hanno invitato le forze israeliane con esperienza nei Territori occupati a fornire addestramento tattico alle forze per operazioni speciali statunitensi, mentre si confrontavano con la resistenza popolare all’occupazione militare ostile dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.

L’esercito americano mantiene anche una scorta di armi da 1,8 miliardi di dollari (1,5 miliardi di euro) in sei località in Israele, pre-posizionate per l’uso in future guerre statunitensi in Medio Oriente. Durante l’assalto israeliano a Gaza nel 2014, anche se il Congresso degli Stati Uniti sospese alcune consegne di armi a Israele, approvò la consegna di scorte di proiettili da mortaio da 120 mm e munizioni per lanciagranate da 40 mm dalle scorte statunitensi per Israele da utilizzare contro i palestinesi a Gaza.

Diplomaticamente, gli Stati Uniti hanno esercitato il proprio veto in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 82 volte, e 44 di questi veti sono stati per proteggere Israele dalla responsabilità per crimini di guerra o violazioni dei diritti umani. In ogni singolo caso, gli Stati Uniti sono stati l’unico voto contrario alla risoluzione, sebbene alcuni altri paesi si siano occasionalmente astenuti.

È solo la posizione privilegiata degli Stati Uniti come membro permanente del Consiglio di sicurezza che esercita il veto, e la sua volontà di abusare di tale privilegio per proteggere il suo alleato Israele, che gli conferisce questo potere unico di ostacolare gli sforzi internazionali per ritenere il governo israeliano responsabile per le sue azioni secondo il diritto internazionale.

Il risultato di questo scudo diplomatico statunitense incondizionato di Israele è stato quello di incoraggiare una sempre più brutale persecuzione dei palestinesi. Con gli Stati Uniti che bloccano qualsiasi responsabilità in seno al Consiglio di sicurezza, Israele si è appropriata di sempre più terra palestinese in Cisgiordania e Gerusalemme Est, ha sradicato sempre più palestinesi dalle loro case e ha risposto alla resistenza di persone in gran parte disarmate con violenze, detenzioni e restrizioni sempre più frequenti.

Inoltre, sul fronte politico, nonostante la maggior parte degli americani sostenga la neutralità nel conflitto, l’AIPAC (Comitato Americano per gli Affari Pubblici di Israele) e altri gruppi di pressione filo-israeliani hanno esercitato un ruolo straordinario nel corrompere e intimidire i politici statunitensi per fornire sostegno incondizionato a Israele.

I ruoli dei contributori della campagna e dei lobbisti nel corrotto sistema politico americano rendono gli Stati Uniti particolarmente vulnerabili a questo tipo di spaccio di influenza e intimidazione, sia che si tratti di corporazioni monopolistiche e gruppi industriali come il Complesso Militare-Industriale e Big Pharma, o gruppi di interesse ben finanziati come l’NRA (Associazione Americana delle Armi), l’AIPAC e, negli ultimi anni, lobbisti per l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

Il 22 aprile, poche settimane prima di questo ultimo assalto a Gaza, la stragrande maggioranza dei membri del Congresso, 330 su 435, ha firmato una lettera al presidente e membro della Commissione per gli Stanziamenti della Camera che si opponeva a qualsiasi riduzione o condizionamento dei finanziamenti statunitensi a Israele. La lettera presentava una dimostrazione di forza da parte dell’AIPAC e un rifiuto delle richieste di alcuni progressisti del Partito Democratico di condizionare o comunque limitare gli aiuti a Israele.

Il presidente Joe Biden, che ha una lunga storia di sostegno ai crimini israeliani, ha risposto all’ultimo massacro insistendo sul “diritto di Israele a difendersi” e sperando insensatamente che “questo finirà prima o poi”. Il suo ambasciatore all’ONU ha inoltre vergognosamente bloccato una richiesta di cessate il fuoco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il silenzio della maggior parte dei nostri rappresentanti al Congresso e, ancor peggio, del presidente Biden sul massacro di civili e sulla distruzione di massa a Gaza è inconcepibile. Le voci indipendenti che parlano con forza per i palestinesi, tra cui il senatore Bernie Sanders e le rappresentanti Rashida Tlaib, Ilhan Omar e Alexandra Ocasio-Cortez, ci mostrano come appare la vera democrazia, così come le massicce proteste che hanno riempito le strade degli Stati Uniti in tutto il paese.

La politica statunitense deve essere cambiata per riflettere il diritto internazionale e la mutevole opinione degli Stati Uniti a favore dei diritti dei palestinesi. Ogni membro del Congresso deve essere spinto a firmare il disegno di legge presentato dalla deputata Betty McCollum che insiste sul fatto che i fondi statunitensi a Israele non vengano utilizzati “per sostenere la detenzione militare di bambini palestinesi, il sequestro, l’appropriazione e la distruzione illegali di proprietà palestinesi e il trasferimento forzato di civili in Cisgiordania, o ulteriore annessione di terre palestinesi in violazione del diritto internazionale”.

Il Congresso deve anche essere sollecitato ad applicare rapidamente la Legge sul controllo delle esportazioni di armi e le leggi Leahy* per interrompere la fornitura di altre armi statunitensi a Israele fino a quando non smetterà di usarle per attaccare e uccidere civili.

Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo vitale e strumentale nella catastrofe decennale che ha travolto il popolo palestinese. I leader e i politici statunitensi devono ora affrontare la complicità del loro paese e, in molti casi, la loro personale implicazione in questa catastrofe, e agire con urgenza e decisione per modificare la politica degli Stati Uniti a sostegno dei pieni diritti umani per tutti i palestinesi.

 

Note:

[*] Il termine “legge Leahy” si riferisce a due disposizioni di legge che vietano al governo degli Stati Uniti di utilizzare fondi per l’assistenza a unità delle forze di sicurezza straniere di cui risultino informazioni credibili che implicano tale unità nella commissione di gravi violazioni dei diritti umani.

Medea Benjamin è cofondatrice di CODEPINK for Peace e autrice di diversi libri, tra cui Kingdom of the Unjust: Behind the US-Saudi Connection (Regno dell’Ingiustizia: Dietro la Connessione USA-Arabia Saudita).

Nicolas J. S. Davies è uno scrittore per Consortium News e un ricercatore di CODEPINK, e l’autore di Blood On Our Hands: the American Invasion and Destruction of Iraq (Con le Mani Insanguinate: l’Invasione Americana e la Distruzione dell’Iraq).

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org