Le tasse dei contribuenti americani finanziano il parco turistico israeliano in cima allo storico quartiere palestinese di Silwan

Almeno 1.500 palestinesi residenti di Silwan, a Gerusalemme, sono a rischio di pulizia etnica a favore di un parco turistico ebraico da istituire sul sito del loro quartiere storico.

Fonte: english version

Di Jessica Buxbaum – 12 luglio 2021

Foto di copertina: Le autorità israeliane demoliscono un negozio palestinese nell’area Al-Bustan di Silwan, Gerusalemme, 29 giugno 2021. Foto | Activestill

GERUSALEMME EST OCCUPATA – A circa quattro chilometri da Sheikh Jarrah, il quartiere palestinese che ha attirato l’attenzione del mondo a maggio, si trova Silwan. Questo quartiere di Gerusalemme Est occupata è arroccato in cima ai ripidi pendii appena fuori dalla Città Vecchia. Le case sono strettamente accostate e sovrapposte l’una sull’altra mentre si immergono nella valle sottostante. E qui, i residenti palestinesi affrontano la stessa sorte dei loro fratelli a Sheikh Jarrah.

Il 29 giugno le forze israeliane hanno fatto irruzione nella frazione di al-Bustan a Silwan con i bulldozer, radendo al suolo una macelleria e disperdendo i manifestanti palestinesi che difendevano le loro case con gas lacrimogeni, granate stordenti, sfollagente e proiettili di gomma. Almeno 13 persone sono rimaste ferite e sei arrestate tra cui il proprietario della macelleria, Nidal al-Rajabi, e i suoi figli e fratelli.

Riguardo alla recente demolizione, la direttrice per la Palestina del Consiglio Norvegese per i Rifugiati, Caroline Ort, ha dichiarato in un comunicato stampa: “Secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, Israele ha l’obbligo di proteggere i civili sotto la sua occupazione e di astenersi dal distruggere la proprietà privata”.

Il negozio di Al-Rajabi è stato distrutto con il pretesto della mancanza di un permesso di costruzione. Diverse organizzazioni per i diritti umani coinvolte nella questione dichiarano numeri contrastanti, ma secondo Fakhri Abu Diab, portavoce di Silwan, anche 16 edifici ad al-Bustan rischiano di essere demoliti. Circa 1.500 palestinesi vivono in più di cento case ad al-Bustan.

Una donna documenta un negozio demolito dal governo israeliano a Silwan, 29 giugno 2021. Maya Alleruzzo | AP

Il 7 giugno, due strutture, inclusa la macelleria, hanno ricevuto avvisi dal Comune di Gerusalemme di autodemolire gli immobili entro 21 giorni o lo avrebbero fatto le autorità municipali addebitando ai residenti le spese di demolizione, calcolate in circa 6.000 dollari.

Amy Cohen, direttrice delle Relazioni Internazionali e Difesa presso Ir Amim, un’organizzazione no profit di Gerusalemme, ha dichiarato che la seconda struttura, un’unità residenziale, non ha ancora ricevuto la visita degli ispettori comunali. I funzionari del governo di solito si recano in un edificio con un ordine di demolizione in sospeso per verificare se è già stato demolito dai proprietari. In caso contrario, gli ispettori informano i residenti che le autorità israeliane effettueranno la demolizione entro giorni, o addirittura entro 24 ore.

Politiche abitative discriminatorie

Secondo Ir Amim, 68 case ad al-Bustan hanno ordini di demolizione in sospeso in modo da eseguire il piano “King’s Garden” della municipalità di Gerusalemme. Il Comune ha delineato l’iniziativa nel 2010, affermando:

L’area del King’s Garden (al-Bustan in arabo) sarà trasformata in un quartiere turistico e residenziale. Saranno costruiti centri commerciali, ristoranti e gallerie d’arte, trasformandola in una movimentata zona turistica. Per la prima volta, i residenti locali avranno il diritto legittimo di vivere in questo quartiere.

Il piano di sviluppo non è andato avanti dal 2010, ma la recente opposizione del Comune all’estensione del blocco delle demolizioni suggerisce che il piano potrebbe essere riattivato.

A febbraio, la municipalità di Gerusalemme ha presentato un ricorso alla Corte degli Affari Locali contro la richiesta dei residenti di al-Bustan di estendere il congelamento delle demolizioni, sostenendo che il piano urbanistico proposto per l’area non segue le linee guida adeguate e non avanza abbastanza rapidamente. A marzo, la Corte ha deciso di prorogare il congelamento delle demolizioni fino al 15 agosto.

Dal 2005 sono in corso trattative tra il Comune e i residenti per sviluppare un piano urbanistico adeguato per al-Bustan. Nel 2009, il piano dei residenti è stato respinto dal Comune a favore del piano del King’s Garden.

Secondo Murad Abu Shafee, un residente di al-Bustan che ha ricevuto un ordine di demolizione, il Comune ha detto ai residenti: “Questo piano strutturale non può essere realizzato in Israele. Si potrebbe realizzare in Europa o in qualsiasi paese arabo, ma non qui”.

“Il nostro piano era molto moderno e non si adatta agli standard del governo israeliano per Gerusalemme Est”, ha spiegato Abu Shafee. “Israele non vuole che abbiamo un quartiere moderno. Vogliono impedirne lo sviluppo.”

Nonostante l’estensione della decisione del tribunale locale, 20 casi di demolizione (incluso l’ordine della macelleria) sono stati esclusi dal congelamento a causa della legge israeliana Kaminitiz, nota come emendamento 116 alla legge israeliana sulla pianificazione e l’edilizia, che è stata pienamente adottata nel 2019. Questa legislazione intensifica l’applicazione contro la costruzione non autorizzata e consente pochi interventi legali nella prevenzione della demolizione delle strutture costruite dopo il 2017. L’emendamento è stato parzialmente congelato dal 2020 tra le discussioni in corso con i parlamentari palestinesi nel governo israeliano.

Un uomo osserva la polizia israeliana avanzare verso le persone che protestano contro la demolizione di un edificio nel loro quartiere a Silwan, 29 giugno 2021. Maya Alleruzzo | AP

In una comunicazione il Comune di Gerusalemme ha dichiarato:

Non c’è alcuna intenzione di costruire un “giardino biblico” nella zona. Questa è una falsa affermazione. L’area è destinata a giardini e parchi a beneficio dei residenti locali di Silwan.

La stragrande maggioranza degli ordini di demolizione ad Al-Bustan è sospesa. Ci sono pochissimi ordini di demolizione che il tribunale ha recentemente deciso di sbloccare. Va sottolineato che questi ordini sono vecchi. Nessun nuovo ordine simile è stato emesso.

Quanto all’esecuzione di questi ordini, il Comune è tenuto ad agire in conformità con la legge e con le sentenze del tribunale. Stiamo ancora studiando a fondo l’ultima sentenza e decideremo i nostri prossimi passi in base all’attuale situazione.

Il Comune ha osservato che al-Bustan è designato come area verde in virtù della sua posizione vicina al fiume Kidron. Jeff Halper, direttore del Comitato Israeliano Contro le Demolizioni Abitative, ha spiegato che quando Israele ha annesso Gerusalemme Est nel 1967 in seguito alla Guerra dei Sei Giorni, ha dichiarato l’intera area di Gerusalemme Est come spazio verde aperto, il che significa che l’area è congelata per future costruzioni.

Halper ha sottolineato l’ipocrisia di questa politica di sviluppo nel modo in cui Israele tratta la costruzione di insediamenti rispetto a quella palestinese, spiegando:

“Oggi, più di centomila israeliani vivono a Gerusalemme Est in questi grandi insediamenti. Ma se la costruzione a Gerusalemme Est è stata completamente congelata, allora come hanno fatto gli israeliani ad ottenere permessi edilizi per tutte queste costruzioni? La risposta è che Israele rilascia permessi per gli insediamenti ebraici. Ma quando un palestinese vuole costruire, il governo dice: “Mi dispiace, quest’area non è destinata allo sviluppo residenziale ma per spazi aperti e verdi. Quindi, è applicato l’uso della burocrazia, della legge e della pianificazione come strumenti di controllo”.

La costruzione ad al-Bustan è stata eseguita principalmente dagli stessi residenti palestinesi sulla propria terra, ma spesso senza i necessari permessi di costruzione. Cohen di Ir Amim ha spiegato che ciò è dovuto principalmente alla mancanza di piani di urbanizzazione praticabili piuttosto che al rifiuto categorico dei permessi di costruzione da parte del Comune:

In assenza di una planimetria, ai residenti è precluso l’acquisto dei permessi. O manca un piano di urbanizzazione o ce né uno così obsoleto, che risale anche a 30 a 40 anni fa, per cui è impossibile ottenere i permessi di costruzione. E questo è un sistema molto gravoso in cui le autorità israeliane hanno trascurato la loro responsabilità municipale di fornire questo servizio”.

“Dal 1967, questo è stato un mezzo per sopprimere la costruzione e la pianificazione palestinese all’interno delle aree palestinesi”, ha concluso Cohen.

I dollari delle tasse americane finanziano l’attività dei coloni

Silwan si trova nel Bacino Sacro, un’area ambita dai coloni religiosi per la sua vicinanza alla Città Vecchia e per i presunti legami con il Re David. L’organizzazione di coloni Ir David o Elad gestisce il Parco Nazionale della Città di David nell’area di al-Bustan. Dagli anni ’90, Elad ha cercato di trasformare Silwan in un simbolo del passato biblico ebraico. Al-Bustan è specificamente preso di mira perché rappresenta un ostacolo al raggiungimento della visione di Ir David di un paradiso biblico.

Le azioni di Elad non si concentrano solo sulla costruzione di insediamenti ma anche sulla promozione di scavi archeologici, attrazioni turistiche e parchi. Secondo il rapporto della Fondazione per la Pace in Medio Oriente (FMEP) su al-Bustan, gli obiettivi dei coloni sono diventati la politica ufficiale del governo israeliano nel 2005, quando il governo dell’allora Primo Ministro Ariel Sharon ha approvato i piani per lo sviluppo dell’area del Bacino Sacro.

“In sostanza, il DNA dell’ideologia biblica di Elad è diventato il DNA del governo di Israele dentro e intorno alla Città Vecchia, con il governo che ha esternalizzato molte delle sue autorità a Elad per perseguire questi obiettivi”, ha scritto FMEP nel suo rapporto. “I confini tra il governo e i coloni sono diventati così confusi che sono quasi scomparsi.”

Quteibah Odeh, la cui famiglia affronta lo sfollamento ad al-Bustan e a Batan al-Hawa, un’altra frazione di Silwan e bersaglio dei coloni, ha descritto le profonde interconnessioni tra i coloni e il governo israeliano, citando come esempio che Arieh King è il vicesindaco di Gerusalemme ma è anche un noto leader dei coloni responsabile dello sfollamento dei residenti di Sheikh Jarrah. “Queste organizzazioni di coloni sono le persone che gestiscono il governo”, ha detto Odeh. “Ricevono pieno sostegno dai militari e da qualsiasi Ministero e Comune”.

La polizia israeliana attacca un uomo palestinese nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est, 4 giugno 2021. Maya Alleruzzo | AP

Ir David non è solo sostenuto dal governo israeliano, ma anche da finanziamenti americani. La sorella no profit di Ir David negli Stati Uniti, Friend of Ir David, assicura donazioni esenti da tasse per l’organizzazione.

Secondo un’indagine di gennaio di MintPress News, la Hertog Foundation, la Irving I. Moskowitz Foundation, la Adelson Family Foundation, la Mindel Foundation, la Samueli Foundation, la Jay and Jeanie Schottenstein Foundation e il Jewish Communal Fund hanno tutte donato a Friends of Ir David. I maggiori contributori dell’organizzazione sono le Fondazioni Irving I Moskowitz e Adelson Family. Nel 2018, la Fondazione Irving I. Moskowitz ha donato a Friends of Ir David 1,5 milioni di dollari e la Adelson Family Foundation ha contribuito con circa 3 milioni di dollari.

La Ir David Foundation non ha risposto a una richiesta di commento.

Parlano i membri del Congresso degli Stati Uniti

Lo spostamento forzato da parte di Israele dei palestinesi di Gerusalemme Est ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, compreso il governo degli Stati Uniti. Il 1° luglio, la rappresentante dell’Illinois Marie Newman ha tenuto un discorso all’aula della Camera, esortando l’amministrazione del presidente Joe Biden a intervenire e fermare le demolizioni in corso.

“Oggi mi ergo a nome delle migliaia di famiglie palestinesi in Cisgiordania che affrontano la prospettiva di sgombero, demolizione e spostamento dalle loro case da parte del governo israeliano”, ha affermato la deputata democratica. “Abbiamo ricevuto la notizia che gli ordini di demolizione sono già iniziati per le case nel quartiere al-Bustan di Silwan a Gerusalemme Est”.

Di fronte alle condanne internazionali, il portavoce di Silwan Abu Diab ha affermato che la recente demolizione ad al-Bustan dimostra la volontà di Israele di andare contro queste recriminazioni. Ha osservato in una dichiarazione:

La gente sa che i membri del Congresso stanno discutendo di questi problemi, ma la demolizione della macelleria ha dimostrato alla collettività che Israele è pronto a sfidare la comunità internazionale, compresi i membri del Congresso degli Stati Uniti. Affermano, ancora una volta, che le demolizioni e gli sfollamenti forzati, compresi gli sgomberi ordinati dal tribunale israeliano, sono contro il diritto internazionale, sono classificati come crimini di guerra e che la potenza occupante, Israele, ha il dovere di proteggere coloro che sono sotto la sua occupazione.

I residenti di Silwan chiedono quindi alla comunità internazionale di assumersi la propria responsabilità di Stato terzo, di invitare Israele a cessare immediatamente tali politiche illegali, con la reale responsabilità come prezzo per eventuali ulteriori demolizioni o sfratti.

Come a Sheikh Jarrah, i palestinesi rimangono fermi contro i continui sforzi di pulizia etnica di Israele. Ogni giorno si verificano manifestazioni contro le demolizioni, ha detto Odeh, residente a Silwan, aggiungendo:

“Queste sono le nostre case. I nostri genitori, i nostri nonni e i nostri bisnonni hanno vissuto qui. Abbiamo ricordi, abbiamo storia e le persone sono il passato, il presente e il futuro”.

Jessica Buxbaum è una giornalista con sede a Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org