Ken Roth: La condotta di Israele favorisce l’antisemitismo negli Stati Uniti

Ken Roth è stato attaccato perché ha affermato che la condotta di Israele favorisce l’antisemitismo in Occidente. Ma si unisce a una lunga lista di illustri scrittori che hanno detto la stessa cosa, tra cui Hannah Arendt.

Fonte: English version

Di Philip Weiss – 21 gennaio 2023

Immagine di copertina: Hannah Arendt nel 1944. Ritratto del fotografo Fred Stein (1909-1967) che emigrò nel 1933 dalla Germania nazista alla Francia e infine negli Stati Uniti. (Foto: DPA Picture Alliance/Alamy)

L’anno scorso Ken Roth ha perso una borsa di studio alla Facoltà di specializzazione interdisciplinare per scienze politiche, economia politica e politica pubblica Kennedy dell’Università di Harvard per aver criticato Israele, una decisione che Harvard ha revocato questa settimana, e una di quelle critiche era particolarmente gentile. Roth ha affermato che l’antisemitismo in occidente è generato dalle violazioni dei diritti umani da parte di Israele, come in questo tweet del luglio 2021 dopo l’ultimo massacro:

“L’antisemitismo è sempre sbagliato e ha preceduto di molto la creazione di Israele, ma l’ondata di incidenti antisemiti nel Regno Unito durante il recente conflitto di Gaza smentisce coloro che fingono che la condotta del governo israeliano non influisca sull’antisemitismo”

Roth ha spiegato il 19 gennaio parlando ad Americans for Peace Now (Americani per la Pace Ora):

“Personalmente sono stato criticato quando ho fatto notare che gli episodi di antisemitismo a volte sono paralleli alla condotta del governo israeliano. Quindi si scopre che con l’ultimo bombardamento di Gaza, c’è prevedibilmente un’ondata di incidenti antisemiti in tutto il mondo. Ma non si deve dire. Non è mai permesso suggerire che il governo israeliano, che dovrebbe essere il custode e il salvatore del popolo ebraico, possa mai danneggiare il popolo ebraico. Ma la Lega Anti-Diffamazione (Anti Defamation League) accusa apertamente i critici di Israele, coloro che denunciano le violazioni del governo israeliano, di alimentare l’antisemitismo. Quindi in un certo senso volevano entrambe le cose”

Come dice Roth, la sua argomentazione è Verboten (Proibita) nella stampa convenzionale. Anche se Roth è ebreo e figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, durante lo scandalo di Harvard, è stato accusato di razionalizzare la colpa collettiva degli ebrei per ciò che fa Israele. “L’accusa equivale a incolpare la vittima ed è l’equivalente geopolitico di suggerire che se Israele avesse agito appena diversamente, gli ebrei della diaspora non sarebbero stati perseguitati”, ha scritto Michael Cohen in un attacco sul Daily Beast.

Il problema con questa logica è che per una generazione o più le principali organizzazioni ebraiche americane, inclusi gli ordini religiosi, hanno fatto tutto il possibile per costruire l’identità ebraica attorno al sionismo. Affermano che essere ebrei significa sostenere “lo Stato Ebraico”. Il 95% degli ebrei lo fa, solo i pazzi no. E a loro volta, i leader israeliani affermano di essere i leader del popolo ebraico a livello internazionale.

Tale identità implica il sostegno politico per Israele: essere ebrei oggi significa essere ciechi di fronte all’Apartheid dello Stato Ebraico contro i non ebrei.

Se si crea una tale identità di sionismo ed ebraismo, allora alcuni a cui non piace il sionismo incolperanno gli ebrei per le violazioni dei diritti umani palestinesi. Come ha osservato il Reverendo Bruce Shipman al New York Times durante il massacro di Gaza del 2014, quando ci sono state segnalazioni di un picco di antisemitismo: “Il miglior antidoto all’antisemitismo sarebbe che i patroni di Israele all’estero facessero pressione sul governo israeliano per dare ai palestinesi la libertà”. Shipman ha perso il suo lavoro a Yale per aver espresso il proprio pensiero.

Eppure scrittori ebrei hanno fatto commenti simili. Come ha detto Eric Alterman in un podcast (programma radio web) di Peace Now lo scorso 22 novembre:

“Ad essere onesti, mentre c’è un’ondata di antisemitismo negli Stati Uniti, gran parte del quale tra l’altro è attribuibile a persone che sono arrabbiate con Israele, non c’è davvero alcun problema ad essere ebrei in America com’era un tempo”

C’è, infatti, una forte consapevolezza tra i pensatori ebrei che la dipendenza politica di Israele dagli ebrei americani potrebbe mettere in pericolo gli ebrei americani.

Hannah Arendt avvertì dei pericoli per gli ebrei nel 1944, prima ancora che Israele fosse creato:

“Se nel prossimo futuro si otterrà uno Stato ebraico, con o senza spartizione, ciò sarà dovuto all’influenza politica degli ebrei americani. Se lo Stato Ebraico viene proclamato contro la volontà degli arabi e senza il sostegno del popoli mediterranei, sarà necessario per molto tempo non solo un aiuto finanziario ma anche un sostegno politico. E questo potrebbe rivelarsi davvero molto problematico per gli ebrei di quello Stato”

Il sociologo e sionista liberale Nathan Glazer ha lanciato un avvertimento simile nel 1976 sul sostegno politico ebraico in un momento in cui l’occupazione illegale dei Territori da parte di Israele era recente e in piena espansione. Ha scritto che gli ebrei americani erano diventati il ​​sostegno politico di Israele in un mondo che stava diventando critico, e di conseguenza gli americani potevano diventare “ostili” agli ebrei. Ha avvertito gli ebrei dei pericoli delle pressioni per Israele:

“Gli ebrei americani hanno potere solo perché i loro concittadini gli permettono l’esercizio di questo potere. Ma possono diventare ostili e opporsi fermamente a questo esercizio. Gli ebrei americani fanno sfacciatamente pressioni per misure pro-Israele con il Congresso, e rendono politicamente scomodo essere contro Israele e persino assumere una posizione “imparziale”. La figura politica che lo fa sarà soggetta a molte pressioni e denigrazioni, alcuni delle quali del tutto ingiuste. Ma come ho detto, il potere deve essere visto nel contesto. Il contesto è stato che è sicuro per gli ebrei americani fare quello che fanno. I leader politici non hanno risentito molto della pressione perché non è costato loro molto sostenere Israele. Dopotutto non esiste un sostanziale contropotere”

Glazer aveva un antidoto: esortava gli ebrei americani a fare pressioni su Israele per creare uno Stato palestinese. Ma i gruppi ebraici americani hanno scelto la strada opposta: lavorare per negare uno Stato ai palestinesi.

I pericoli di quel corso sono un tema tranquillo per il gruppo sionista liberale J Street. L’esperto ebreo britannico di Medio Oriente Tony Klug ha avvertito in un discorso a J Street nel 2015 che la dipendenza di Israele dagli ebrei americani per difendere l’indifendibile contribuirebbe a un “aumento dell’antisemitismo” e renderebbe le nostre vite “precarie”:

“Se Israele non pone fine immediatamente all’occupazione, e se l’opinione ebraica organizzata in altri Paesi sembra appoggiarla apertamente, ci sarà davvero quasi certamente un’ulteriore ondata di sentimento antiebraico, che potrebbe scatenare impulsi più sinistri. Questo ovviamente non giustifica sviluppi futuri così cupi. Temo che l’occupazione senza fine da parte di Israele della terra e delle vite di un altro popolo non stia solo seriamente mettendo in pericolo Israele, per non parlare dell’acuirsi della disperazione dei palestinesi, ma sta anche rendendo sempre più precaria la situazione degli ebrei nel mondo”

Quell’impennata è avvenuta. E direi che il sostegno a Israele è ora un vero problema per gli ebrei americani. Le nostre principali organizzazioni consentono la persecuzione di un altro popolo, lo incoraggiano ed è sotto gli occhi di tutti.

Il cambiamento è che, come prevedeva Nathan Glazer nel 1976, oggi c’è un contropotere all’interno della politica progressista americana che sostiene i diritti dei palestinesi e vuole una politica americana diversa e vede il ruolo della Lobby Israeliana (che la gente a volte chiama “Lobby Ebraica”, per lo stesso motivo per cui si parla dell’opposizione cristiana evangelica all’aborto).

Molti che hanno a cuore la comunità ebraica affermano che Israele sta distruggendo la comunità ebraica dall’interno. Il sionismo ha svuotato l’ebraismo, come sostiene Alterman nel suo nuovo libro, dicendo che le comunità ebraiche americana e israeliana “non sono una cosa sola”.

“Il significato della vita ebraica in America ha sofferto per il suo sincero abbraccio al solo sionismo. I giovani si stanno allontanando da entrambi i campi conservatori e riformatori, e penso che sia la ragione per cui queste organizzazioni tradizionali siano diventate sioniste. Questo è tutto ciò che fanno. Hanno sostituito la teologia, hanno sostituito la giustizia sociale, hanno sostituito il servizio sociale, hanno sostituito il pensiero su cosa significhi essere un ebreo nella diaspora con il sostegno a Israele, la memoria dell’Olocausto e l’antisemitismo. E non c’è sostanza in questo, non c’è più motivo di essere ebrei”

Jeremy Ben-Ami di J Street ha detto l’anno scorso che vaste “fasce” di giovani ebrei si stavano allontanando dalla comunità a causa del suo impegno per la persecuzione:

“Crediamo che la nostra comunità, per se stessa, ancor più che per il bene di Israele, debba radicare la propria identità in un impegno non verso una bandiera o un pezzo di terra, ma verso un insieme di principi e valori. Amici miei, se non lo facciamo, vedremo andarsene gran parte della nostra comunità. Non solo abbandoneranno l’impegno con Israele, cosa che sta già accadendo. Se ne andranno dalla stessa comunità ebraica”

Ora J Street chiede una battaglia all’interno della comunità ebraica per il sostegno dei donatori alle azioni israeliane di destra. “Le azioni dannose di questi donatori e dei loro alleati in Israele dovrebbero essere contestate direttamente dalla dirigenza della comunità ebraica americana”. Naturalmente, la corruzione dei donatori sionisti era un tema importante del caso Ken Roth.

Questa è la buona notizia. Il pericolo che un’ideologia dell’Apartheid rappresenta per l’ebraismo americano sta generando una guerra all’interno dell’ebraismo americano. Gli antisionisti hanno un ruolo guida da svolgere in questo. Possiamo dire che la democrazia è un’alternativa morale alla schiavitù. E che sollecitando il sostegno degli ebrei americani all’Apartheid, i principali gruppi ebraici stanno aiutando a uccidere i palestinesi, mettendo in pericolo anche gli ebrei.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org