Ancora una volta, Netanyahu ci inganna sugli insediamenti ebraici

La costruzione e la legalizzazione retroattiva degli avamposti in Giudea e Samaria (nomi biblici per la Cisgiordania palestinese occupata) continueranno secondo la tempistica originale per la pianificazione e la costruzione, senza modifiche. Non c’è nessun congelamento e non ci sarà”.

Fonte.English version

Di Jonathan Ofir – 27 febbraio 2023

Immagine di copertina: L’estremista Bezael Smotrich del Partito del Sionismo Religioso si incontra con Benjamin Netanyahu il 1° dicembre. Dal profilo Twitter di Smotrich.

Israele, Palestina, Stati Uniti, Giordania ed Egitto hanno appena tenuto ieri un vertice di un giorno nella città giordana di Aqaba, inteso a spegnere le fiamme tra Israele e Palestina. Il suo scopo principale era quello di “costruire fiducia”. Le nazioni hanno emesso un comunicato congiunto alla fine, in cui si affermava che Israele si era impegnato a smettere di “pianificare la creazione di nuove unità di insediamento per quattro mesi e a smettere di approvare qualsiasi nuovo insediamento per sei mesi”, e che le due parti (Israele e Palestina) avrebbero lavorato a stretto contatto per “prevenire ulteriori violenze”, in nome dell’avanzamento verso una “pace giusta e duratura”, come ha riferito Reuters.

Ma ieri sera, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha twittato che l’intera parte relativa al congelamento degli insediamenti era una notizia falsa. In ebraico, ha scritto che i titoli erano “tweet”, solo per sentito dire:

“Al contrario del dire dei presunti tweet, la costruzione e la legalizzazione retroattiva degli avamposti in Giudea e Samaria (nomi biblici per la Cisgiordania palestinese occupata) continueranno secondo la tempistica originale per la pianificazione e la costruzione, senza modifiche. Non c’è nessun congelamento e non ci sarà”.

Come potrebbe essere? Reuters stava mentendo? Gli Stati Uniti hanno appena mentito senza consultare Netanyahu?

Il quotidiano Haaretz cerca di spiegare la discrepanza:

“Nell’annuncio congiunto non c’era alcun riferimento a decisioni di congelamento che erano già state prese in merito alla costruzione negli insediamenti. Fonti informate sui colloqui hanno detto ad Haaretz che le migliaia di unità abitative approvate la scorsa settimana sono tutti piani di costruzione pronti per l’approvazione”.

Dunque, la massiccia ondata di permessi di costruzione, oltre 7.000 permessi, è stata approvata pochi giorni prima del vertice, e non sarà da esso annullata. Allo stesso modo, i nove avamposti di coloni legalizzati retroattivamente non sarebbero interessati dal presunto congelamento. È cosa fatta.

Vale la pena riflettere sull’entità di quei 7.000 permessi. L’anno scorso Israele ha rilasciato 4.427 permessi per la costruzione di insediamenti ebraici. Nel 2021 ne sono stati approvati altri 3.645. In altre parole, Israele ha già elaborato una mole di permessi che supera di gran lunga il suo ritmo negli ultimi anni (anzi quasi lo raddoppia), quindi ha sicuramente saziato la sua sete colonialista per i prossimi sei mesi di fermo.

Haaretz conferma praticamente questa comprensione. Non c’è nemmeno una pausa nel progetto di insediamento:

“Secondo fonti informate, l’impegno a non approvare nuove costruzioni negli insediamenti per quattro mesi non costituisce una vera concessione da parte di Israele. Questo perché il processo di pianificazione della costruzione richiede molto tempo e impegno, quindi ci vorrebbero diversi mesi prima che il consiglio possa approvare ulteriori unità abitative.

E queste presunte concessioni venivano offerte prima del vertice. Esattamente una settimana fa, Haaretz ha riferito che “Israele ha informato gli Stati Uniti che non costruirà né approverà nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania oltre ai nove approvati la scorsa settimana, una mossa che ha fatto infuriare i leader occidentali”.

Notate come il presunto leader dell’opposizione liberale Yair Lapid ha risposto a quella relazione di una dichiarazione di una settimana fa:

“Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha affermato di essere rimasto sorpreso dal fatto che il governo abbia acconsentito al congelamento. Non abbiamo mai acconsentito a questo, nonostante le ripetute richieste degli americani”.

Quindi Lapid, il bravo ragazzo per quanto riguarda i sionisti liberali, si stava sostanzialmente vantando (durante la sua riunione di partito) di essere stato più duro contro gli “americani” e di essere stato un colono più duro di Netanyahu. Alla faccia dell’opposizione.

Michael Lynk, ex Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, ha osservato queste dinamiche politiche prima del vertice quando ha scritto: “D’altra parte, gli alleati di estrema destra di Netanyahu nel nuovo governo, in particolare Itamar Ben Gvir e Betzalel Smotrich, sono stati relativamente silenziosi riguardo alla pausa, indicando di aver compreso il prevalente “quid pro quo” americano-israeliano sugli insediamenti”.

Quel riferimento al “quid pro quo” significa un accordo che gli Stati Uniti hanno concluso con altri Paesi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per indebolire una proposta di risoluzione degli Emirati Arabi Uniti, definendo tutti gli insediamenti per quello che sono: “flagranti violazioni” del diritto internazionale. La Risoluzione si è trasformata in una dichiarazione non vincolante del Consiglio di Sicurezza che evita di menzionare la loro illegalità.

Ma quel silenzio da parte dei complici di Netanyahu nei crimini di guerra è stato temporaneo. Smotrich, che ora ricopre molteplici posizioni ministeriali ed è pronto a realizzare il suo intero piano segregazionista, ha twittato:

“Non ho idea di cosa abbiano o non abbiano parlato in Giordania. Ho sentito di questa inutile conferenza dai media proprio come tutti. Ma una cosa la so: non ci sarà nessun congelamento della costruzione e dello sviluppo nell’insediamento nemmeno per un giorno è non sotto la mia autorità”.

Il tweet di Smotrich è stato pubblicato esattamente due ore prima che Netanyahu twittasse che non ci sarebbe stato alcun congelamento.

Dopo il tweet di Smotrich, il suo alter ego e collega Ministro della Sicurezza Nazionale Ben-Gvir ha ironizzato sul vertice twittando:

“Quello che è successo in Giordania (se è successo), rimane in Giordania”.

Ben-Gvir nell’insediamento illegale dell’avamposto ebraico di Evyatar, che chiede la sua legalizzazione, il 27 febbraio 2023. dal suo profilo Twitter.

Ecco qua. Il “congelamento” era un trucco. Non era una vera concessione, suonava semplicemente bene. Ha dato a Netanyahu l’opportunità di avere la sua torta e mangiarla. Ora presumibilmente sta scendendo a compromessi, ma le concessioni erano già state fatte. Quando le voci provengono dall’estrema destra, e lui è il membro più a sinistra della sua coalizione!, sul fatto che fosse debole, può assicurare loro che non lo era.

Questo è molto simile all’ormai famoso video segreto del 2001 (emerso un decennio dopo), in cui Netanyahu spiegava a una famiglia di coloni come aveva manipolato gli accordi di Oslo, per evitare una “retrocessione ai confini del 1967”:

“Come abbiamo fatto? Le zone militari delimitate, ho detto, sono zone di sicurezza. Dal mio punto di vista, la Valle del Giordano è una zona militare delimita, giusto?”

In quel video Netanyahu si vantava anche che: “So cos’è l’America, l’America è una cosa che si può spostare molto facilmente, spostandola nella giusta direzione. Non si metteranno in mezzo”.

Ricordiamo che Biden era nell’amministrazione Obama nel dicembre 2016 quando si è astenuto su una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che descriveva gli insediamenti come una “flagrante” violazione del diritto internazionale. Ma Obama era un’anatra zoppa senza una maggioranza al Congresso; e Biden è in corsa per la rielezione.

Questo fa infuriare. Ma dovrebbe essere altrettanto scioccante che Yair Lapid abbia fatto una dichiarazione che fa eco a Netanyahu e Smotrich.

E così continua. L’impresa di insediamento israeliano è un “valore nazionale”, come afferma la sua legge quasi costituzionale sullo “Stato-Nazione” del 2018, e specifica, esclusivamente, “insediamento ebraico”.

Non è un arretramento. Non è nemmeno congelamento, nemmeno temporaneamente. Il Ministro che ora ne è il responsabile, Smotrich, dice che non si congelerà nemmeno per un giorno. E questi insediamenti sono al centro dell’intera questione. Come scrive Lynk:

“Gli insediamenti sono il motore dell’occupazione israeliana, i “fatti sul campo” per l’imminente tentativo di Israele di annettere la Cisgiordania e la fonte di molte delle violazioni dei diritti umani contro i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est e in Cisgiordania”.

Non è affatto complicato. Infatti, nota Lynk: “l’illegalità degli insediamenti israeliani è anche una delle questioni più risolte nel diritto internazionale moderno”.

E mentre discutiamo se è congelamento o no, Netanyahu, Smotrich e Ben-Gvir si compiacciono tra loro: ci hanno ingannato di nuovo. Siamo davvero facili da spostare.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org