La pericolosità nel trattare Smotrich come un’anomalia

Etchettando un politico israeliano come inaccettabile, gli ebrei statunitensi stanno eludendo la necessità di fare i conti con il sistema più ampio che consente le sue opinioni genocide.

Fonte: English version
Di Edo Konrad – 9 marzo 2023

Immagine di copertina: Bezalel Smotrich, 6 febbraio 2020. (Yonatan Sindel/Flash90)

Due settimane dopo aver chiesto un atto di Genocidio contro i palestinesi, uno dei più potenti ministri del governo israeliano sbarcherà negli Stati Uniti, dove è destinato a incontrare grandi proteste e quello che probabilmente sarà un rifiuto senza precedenti da parte dei funzionari statunitensi. Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze israeliano e sorvegliante di fatto dei Territori Occupati, ha espresso pubblicamente la sua convinzione che la città di Huwara in Cisgiordania dovrebbe essere “spazzata via” dopo che due coloni sono stati uccisi mentre percorrevano in auto la strada principale della città. Smotrich ha fatto i commenti pochi giorni dopo che oltre 400 coloni, scortati dai soldati israeliani, hanno condotto un Pogrom su Huwara e il vicino villaggio di Za’atara, dove hanno dato fuoco a case, attività commerciali e veicoli palestinesi e ucciso il trentasettenne Sameh Aktesh.

La dichiarazione di Smotrich è stata ampiamente condannata dai politici israeliani dell’opposizione, dai giornalisti e persino dal Dipartimento di Stato americano, che ha descritto le osservazioni come “irresponsabili” e “ripugnanti”. Percependo la furia crescente, e dopo essere stato rimproverato pubblicamente dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Smotrich ha provato spudoratamente a ritrattare i suoi commenti due volte, sostenendo che quando ha insistito esplicitamente affinché Huwara fosse spazzata via, in qualche modo non stava davvero chiedendo che fosse cancellata.

Con l’annuncio del suo arrivo il 12 marzo per una conferenza sui titoli di Stato israeliani a Washington D.C., le organizzazioni ebraiche americane, così come importanti gruppi sionisti liberali, si sono mobilitati, chiedendo che il Ministro delle Finanze israeliano fosse trattato come persona non grata. Oltre 120 leader ebrei americani hanno firmato una petizione chiedendo alle comunità ebraiche di boicottare la visita di Smotrich. Il gruppo di pressione J Street ha chiesto all’amministrazione Biden di “assicurarsi che nessun funzionario del governo degli Stati Uniti legittimerà l’estremismo di Smotrich incontrandolo” e che dovrebbe interpretare tali osservazioni come “motivi per il riesame di un visto per l’ingresso negli Stati Uniti”. Gruppi come T’ruah e Americani per una Pace Immediata (Americans for Peace Now) hanno chiesto apertamente la revoca del visto di Smotrich.

Nel frattempo, organizzazioni tradizionali come la Lega Anti-Diffamazione (Anti-Defamation League) hanno affermato che “è imperdonabile per Smotrich incitare alla violenza di massa contro i palestinesi come forma di punizione collettiva”. William Daroff, l’amministratore delegato della Conferenza dei Presidenti delle Principali Organizzazioni Ebraiche Americane (Conference of Presidents of Major Jewish American Organizations), ha fatto eco alle parole del Dipartimento di Stato definendo i commenti di Smotrich “irresponsabili, ripugnanti e disgustosi”. Nonostante l’indignazione, Smotrich dovrebbe ancora parlare alla conferenza.

Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si incontra con sostenitori e membri del partito presso la sede del Partito Sionista Religioso a Modi’in la notte delle elezioni, 23 marzo 2021. (Sraya Diamant/Flash90)

Va da sé che Smotrich, un uomo che si identifica come un “omofobo fascista” e ha una storia ben documentata di commenti esplicitamente odiosi sui palestinesi, la comunità LGBTQ e altri gruppi, dovrebbe essere categoricamente condannato e negato l’ingresso negli Stati Uniti.

Questo è vero non solo per il puro sadismo genocida dei suoi commenti su Huwara, o per il fatto che Smotrich è diventato ufficialmente quello che lo studioso di diritto Eliav Leiblich ha soprannominato il “signore supremo della Cisgiordania”. È anche perché, in un momento in cui l’incitamento all’omicidio contro i palestinesi continua a dare i suoi frutti mortali, tali posizioni degli ebrei americani stanno dimostrando che ci sono azioni reali che possono essere intraprese contro un governo che sembra impegnato perversamente a bruciare tutto ciò che lo circonda per riconfigurare il Paese a sua immagine e somiglianza.

Eppure, ci si dovrebbe fermare un momento e strabiliarsi dell’occasione stranamente rara in cui le principali organizzazioni americane, da sinistra a destra, si uniscono per condannare e mettere in discussione la legittimità di un importante politico israeliano. Non c’è bisogno di guardare lontano per trovare altri funzionari israeliani che hanno analogamente invocato o giustificato retroattivamente violenze di massa contro i palestinesi. E questo è in parte dovuto al fatto che, a differenza di Smotrich, il figlio simbolo dell’estrema destra fondamentalista ebraica, molti di quei politici provengono in realtà dal centro e dalla sinistra sionista israeliani.

Prendiamo Benny Gantz, l’ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF e poi Ministro della Difesa, che ha lanciato la sua campagna elettorale del 2019 come sfida centrista a Netanyahu vantandosi di quanti palestinesi ha ucciso e di come ha riportato Gaza “all’età della pietra”. Oppure prendiamo Matan Vilnai, ex Vice Ministro della Difesa del Partito Laburista, che all’inizio del 2008 avvertì che i palestinesi a Gaza avrebbero dovuto affrontare un “Olocausto”, meno di un anno prima che Israele lanciasse l'”Operazione Piombo Fuso”, che uccise quasi 1.400 palestinesi in tre settimane.

Uomini palestinesi nella città di Ramle visti dietro un recinto di filo spinato, prima di essere espulsi dalle forze israeliane, 10 luglio 1948. (Benno Rothenberg / Meitar Collection / National Library of Israel / The Pritzker Family National Photography Collection)

C’è anche Mordechai Gur, il Capo di Stato Maggiore dell’IDF diventato Ministro della Difesa, anche lui laburista, che nel 1978 dichiarò al quotidiano israeliano Al HaMishmar di aver fatto bombardare dalle sue forze quattro villaggi nel Sud del Libano “senza autorizzazione” e senza fare distinzioni tra civili e combattenti; Gur ha inoltre affermato di “non aver mai avuto dubbi” sul fatto che i civili palestinesi in quelle aree dovessero essere puniti, dicendo al giornale: “sapevo esattamente cosa stavo facendo”. Oppure prendiamo David Ben-Gurion, il primo Primo Ministro di Israele e architetto della Nakba, che quando nel 1948 gli fu chiesto cosa fare dei palestinesi di Lydd e Ramle dopo che le città erano state conquistate dalle milizie sioniste, fece il famigerato cenno con la mano per ordinare la loro espulsione (Decenni dopo, Smotrich si sarebbe rammaricato pubblicamente che Ben-Gurion non avesse “finito il lavoro”).

Come non sconfiggere il flagello

Non c’è nessuna grande rivelazione qui. La sinistra sionista (e ciò che divenne gran parte del centro) ha sempre invocato le sue credenziali militariste contro la destra sionista. Il punto, quindi, non è far vergognare le organizzazioni affinché prendano posizioni retroattive su azioni passate, ma piuttosto capire che l’indignazione selettiva su Smotrich, sebbene giustificata, rischia di oscurare il fatto che egli è il prodotto di un sistema più ampio di espropriazione e sottomissione. Come Meir Kahane, che è stato trattato come un’anomalia nella società israeliana e in gran parte della comunità ebraica americana per il suo dichiarato fascismo, Smotrich viene trasformato in un emarginato, ma con l’effetto di legittimare il sistema di Apartheid che ha ereditato dai suoi predecessori.

Contrassegnando uno o due politici estremisti come inaccettabili, le comunità ebraiche possono eludere la necessità di fare i conti con i modi in cui Smotrich e Kahane incarnano gli impulsi più profondi del progetto sionista. Questa stessa elusione si sta verificando in luoghi come il Regno Unito, dove il Consiglio dei Deputati degli ebrei britannici, uno dei principali organi istituzionali della comunità, ha apertamente rifiutato Smotrich, ma continua a incontrare altri estremisti di estrema destra come l’ambasciatore Tzipi Hotovely e il Ministro degli Affari della Diaspora Amichai Chikly.

Smotrich, in questo modo, diventa il cattivo contro cui gli ebrei americani possono mobilitarsi: messianico, razzista, impenitente. Personaggi come Ben-Gurion e Gur, nel frattempo, rimangono eroi piuttosto che rei di aver distrutto un numero incalcolabile di vite. E mentre i gruppi ebraici americani possono contestare Smotrich alla conferenza sui titoli di Stato israeliani di questo mese, nessuno ha chiesto agli Stati Uniti di revocare il visto di Benny Gantz quando ha visitato la Casa Bianca l’anno scorso, pochi mesi dopo aver messo fuori legge sei importanti associazioni palestinesi per i diritti umani come “organizzazioni terroristiche”. Per le istituzioni comunitarie ebraiche, iniziare a mettere in discussione chi rappresenta il “buon Israele” rischia di sgretolare l’intero impianto psicologico del loro sostegno allo Stato Ebraico.

Washington, da parte sua, ha anche interesse a trasformare Smotrich in un’anomalia. Nell’ambito della sua politica di pacificazione nei confronti del nuovo governo israeliano, l’amministrazione Biden sta cercando di esercitare almeno una certa pressione su Netanyahu per mantenere in riga la sua coalizione. Ma in un momento in cui Israele è travolta dall’instabilità, a causa di una combinazione di un tentativo di Colpo di Stato giudiziario, incursioni dell’esercito israeliano nelle città palestinesi, violenza sfrenata dei coloni e attacchi palestinesi a soldati e civili, il meglio che la Casa Bianca può sperare è di  convincere Israele a uscire dall’abisso in cui sembra desideroso di gettarsi.

Per i funzionari statunitensi, ciò significa attirare e stringere accordi con leader israeliani come Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Galant, evitando quelli “ripugnanti” come Smotrich o il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, tutto nell’interesse di “stabilizzare” la situazione, un compito che questo governo sta rendendo sempre più impossibile ogni giorno che passa.

Foto: Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden arriva a una cerimonia di addio in suo onore all’aeroporto Ben Gurion vicino a Tel Aviv, il 15 luglio 2022. (Yonatan Sindel/Flash90)

In questo momento di grave crisi per lo Stato israeliano, sia gli ebrei americani che l’amministrazione Biden sperano che la loro strategia di contenimento dei danni contro lo smotrichismo possa ricondurre Israele verso una versione più accettabile dell’Apartheid israeliano. Un sistema in cui l’esercito ha la legittimità di fare irruzione e uccidere i palestinesi nei campi profughi in cui Israele li ha segregati, ma non un sistema in cui i massimi ministri invitano attivamente i vigilantes dei coloni a “prendere in mano la situazione”. Un sistema che mantiene la facciata di una magistratura indipendente, ma distoglie lo sguardo quando i suoi tribunali approvano quasi ogni legge discriminatoria o politica occupazionale. Un sistema in cui c’è sempre un individuo anomalo da incolpare, ma non il regime coloniale stesso.

Eppure il miope tentativo di compartimentare gli estremisti israeliani, di trattarli come intrinsecamente più ripugnanti dei falchi e dei nazionalisti “convenzionali”, non è semplicemente destinato a fallire, ma di fatto consentirà solo più violenza. La società israeliana ha rifiutato di riconoscere che il kahanismo attingeva dai fiumi del sionismo, piuttosto che il contrario, solo per scoprire che sarebbe tornato a dominare la vita pubblica. Le organizzazioni ebraiche americane stanno ora commettendo lo stesso errore. Sperano che in qualche modo, con petizioni appena sufficienti o condanne forti, sconfiggeranno il flagello di Smotrich, senza affrontare l’ideologia e le strutture statali che incoraggiano il suo incitamento al Genocidio e danno a lui e ai suoi eredi il potere di realizzarlo. Si sbagliano pericolosamente.

Edo Konrad è il caporedattore di +972 Magazine.