Riconoscendo Israele, i Paesi musulmani tradiscono la causa palestinese

Gli arabi, i musulmani e molti dei Paesi membri “non allineati” un tempo erano convinti sostenitori della causa palestinese. Tuttavia, nel mondo che esiste oggi, non è più così

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Di Miko Peled – 1 marzo 2023

Immagine di copertina: Un manifestante tiene un cartello che dice: La normalizzazione è un tradimento, durante una manifestazione del settembre 2020. I palestinesi protestano contro l’accordo di normalizzazione israeliano con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain a Khan Yunis, nel Sud della Striscia di Gaza, poche ore prima della cerimonia della firma alla Casa Bianca. (Foto di Yousef Masoud / SOPA Images/Sipa USA)(Sipa via AP Images)

Gli arabi, i musulmani e molti dei Paesi membri “non allineati” un tempo erano convinti sostenitori della causa palestinese. Tuttavia, nel mondo che esiste oggi, non è più così. Uno dopo l’altro, gli Stati arabi stanno cadendo nella trappola della normalizzazione delle relazioni con Israele. Molte nazioni africane stanno facendo lo stesso, così come gli Stati dell’Asia centrale e dell’ex Unione Sovietica. Man mano che l’elenco dei Paesi che si rifiutano di normalizzare le relazioni con Israele si riduce, crescono le pressioni per unirsi agli Stati in via di normalizzazione. Purtroppo, sono l’esistenza dell’Autorità Palestinese e l’illusione della soluzione dei Due Stati che sta erodendo il sostegno alla lotta palestinese e il rifiuto del sionismo.

Alla Conferenza Internazionale sulla Palestina a Kuala Lumpur, lo stato d’animo e il messaggio erano chiarissimi: sostegno totale alla causa palestinese, rifiuto totale del sionismo. Tuttavia, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un convegno di tale importanza e che ha richiamato più di mille ospiti e partecipanti, non c’era nessuno in rappresentanza del Movimento di Liberazione della Palestina, l’OLP, né erano presenti alti esponenti del governo malese. È difficile credere che sia stata una coincidenza.

L’erosione del sostegno alla Palestina

A meno che non ci sia uno sforzo concertato per sostenere le forze all’interno dei Paesi musulmani e arabi che rifiutano il sionismo, cadranno tutti nella trappola della normalizzazione con Israele. Mentre a Kuala Lumpur queste preoccupazioni sono state espresse, anche se non pubblicamente, da persone provenienti da Malesia, Indonesia e Pakistan.

Uno dei problemi è che questi Paesi hanno una cosiddetta ambasciata palestinese, gestita dall’Autorità Palestinese. Dal momento che la stessa Autorità Palestinese riconosce Israele, per non dire che collabora e lavora per Israele, perché altri Paesi dovrebbero essere più severi riguardo alle loro relazioni con lo Stato di Apartheid? Questa situazione lascia i palestinesi senza alcun sostegno internazionale.

Oggi un appello a riconoscere lo Stato di Palestina è considerato una mossa audace e progressista, e in effetti in precedenti convegni degli Stati non allineati tali appelli sono stati fatti. Tuttavia, riconoscere lo Stato di Palestina significa riconoscere l’Autorità Palestinese e, di riflesso, Israele.

L’Indonesia è la prossima?

Un articoloo del novembre 2022 sul Jerusalem Post cita l’ex Vice Presidente dell’Indonesia Jusuf Kalla, che ha elogiato un’iniziativa del governo indonesiano per stringere relazioni diplomatiche con Israele.

I potenziali benefici per i Paesi che accettano di normalizzare le relazioni con Israele e decidono di aderire agli Accordi di Abramo, ricevuti da chi promuove la normalizzazione, vanno oltre quelli solo economici. Le relazioni con Israele, afferma il Jerusalem Post, potrebbero posizionare l’Indonesia come un “potenziale mediatore chiave nel conflitto israelo-palestinese”. Questa è una prospettiva che Kalla ha elogiato come incentivo per l’Indonesia ad aprire rapporti diplomatici con Israele.

Inoltre, secondo l’articolo, il governo indonesiano non sarebbe tenuto a ritirare il proprio sostegno alla causa palestinese pur avviando rapporti economici e diplomatici con Israele. La prova di ciò è che “altre nazioni arabe storicamente filo-palestinesi come il Bahrain e gli Emirati Arabi Uniti hanno ora normalizzato le relazioni con Israele, pur mantenendo il sostegno per una soluzione a Due stati”. L’articolo menziona anche la Turchia, che combina “un fervente sostegno per uno Stato palestinese con il commercio bilaterale con Israele”. Chiaramente, la soluzione dei Due Stati è un concetto pericoloso per i palestinesi.

L’ex Vice Presidente dell’Indonesia ha anche apparentemente osservato che “l’impegno politico diretto potrebbe in effetti porre l’Indonesia in una posizione più favorevole per mediare la pace”. In altre parole, “colossali opportunità economiche”, oltre alla favorevole posizione diplomatica che questo poteva offrire al governo indonesiano. L’articolo termina affermando: “non c’è mai stato un momento più maturo per far ripartire la normalizzazione tra Indonesia e Israele”.

Pakistan

Un articolo del giugno 2022 su Middle East Eye si apre con quanto segue: “Una narrativa mediatica emergente in Pakistan sta sollevando interrogativi sulla sua politica di lunga data di riconoscimento di Israele subordinata allo Stato palestinese”.

E continua: “Gli articoli di opinione sui principali giornali, insieme agli ospiti nei dibattiti televisivi e agli influencer dei social media, hanno aperto una discussione sulla prospettiva del riconoscimento incondizionato di Israele, qualcosa finora inimmaginabile in Pakistan, dove le manifestazioni a sostegno della Palestina possono attirare decine di migliaia di persone nelle strade”.

L’economia povera, combinata con Paesi arabi e altri Paesi musulmani che riconoscono Israele, potrebbe spingere il Pakistan ad abbandonare la sua posizione morale sulla Palestina e normalizzare le relazioni con Israele. Ancora una volta, la soluzione dei Due Stati, che è stata opportunamente adottata da Paesi che affermano di sostenere i diritti dei palestinesi, potrebbe spianare la strada affinché il Pakistan faccia lo stesso.

Nel novembre 2020, Imran Khan, l’ex Primo Ministro pakistano, ha affermato che il Pakistan è sotto pressione per riconoscere Israele. Non c’è da stupirsi: la dipendenza del Pakistan dagli Stati Uniti e dal denaro saudita sta sicuramente rendendo più facile la normalizzazione. Il pericolo è che man mano che le relazioni tra il Regno dell’Arabia Saudita e lo Stato di Apartheid israeliano si fanno più strette, più si vedranno altri Paesi musulmani, come il Pakistan, normalizzare le relazioni con Israele.

Arabia Saudita

Gli stretti legami dell’Arabia Saudita con il governo israeliano sono pericolosi. I popoli arabi e musulmani stanno dalla parte della Palestina. Come abbiamo visto tutti durante i Mondiali di Calcio di Doha, ogni vittoria araba è stata trasformata in una manifestazione per la Palestina. Questo è probabilmente il motivo per cui il governo saudita sta prendendo tempo per finalizzare il processo di normalizzazione, un processo che è ancora piuttosto tenue. Le relazioni diplomatiche tra Israele e Arabia Saudita segneranno un’enorme vittoria politica e personale per Benjamin Netanyahu. Con la Palestina in fiamme e ancora altre violenze contro i palestinesi, non è chiaro se questo sia il momento giusto per i sauditi di concedere a Netanyahu questa vittoria.

Se non viene dato sostegno alle forze all’interno dei Paesi arabi e musulmani che rifiutano la normalizzazione, vedremo la bandiera sionista sventolare a Kuala Lumpur, Jakarta, Islamabad e nella capitale saudita, Riyadh. Come i Paesi arabi e musulmani anche l’Unione Africana non tarderà a cadere come tessere del domino, e l’occupazione israeliana della Palestina continuerà senza opposizione.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org