Le donne emancipate della Palestina

Colmare il divario di genere attraverso la rappresentanza e l’inclusione.

Fonte: English version
Di Dalal Iriqat – marzo 2023Anche se molti studi hanno dimostrato che i luoghi di lavoro sviluppano più dedizione e resilienza quando sono coinvolte le donne, la partecipazione delle donne agli alti livelli rimane molto bassa. L’anno 2023 segna il 23° anniversario della Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite mentre deve ancora essere debitamente valorizzato il ruolo importante delle donne nel mondo, specialmente in Medio Oriente, in particolare in Palestina.

La Legge fondamentale dello Stato di Palestina e il programma politico nazionale 2017–2022 affermano chiaramente che la Palestina si dedica alla promozione dell’uguaglianza di genere. Il programma afferma che la partecipazione delle donne nelle istituzioni ufficiali deve essere rafforzata e sottolinea l’importanza di includere le esperienze e le prospettive delle donne nelle discussioni ufficiali sull’occupazione militare israeliana e sulle sue conseguenze. Tuttavia, quando si tratta di un seguito pratico, le donne palestinesi considerano tali affermazioni poco più che una retorica civile che non riflette la realtà né trasmette un senso di sincerità.

La partecipazione delle donne alla politica e al processo decisionale di alto livello è molto modesta in Palestina, poiché gli ostacoli sono relativamente molti! La rappresentanza delle donne nelle posizioni decisionali è ancora limitata rispetto a quella degli uomini, e i dati per il 2022 confermano questa realtà. Secondo l’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese, ad esempio, le donne rappresentano il 13% del Consiglio dei Ministri Palestinese: solo tre ministri sono donne. Tra gli ambasciatori e i capi missione che rappresentano la Palestina in altri Paesi, ci sono 11 donne su 100, pari all’11% del corpo diplomatico. Un governatore palestinese, su 16, è una donna.

Il livello di partecipazione delle donne non corrisponde alla loro competenza. Ciò è meglio spiegato da Hisham Sharabi nel suo libro su quello che chiama neopatriarcato. La sfida sta nella cultura patriarcale prevalente, e il fragile sistema politico della Palestina, tenuto insieme da questa cultura, pone un serio ostacolo che deve essere superato. Se c’è una volontà politica di includere e valorizzare le donne, trattandole alla pari degli uomini, la visibilità delle donne aumenterà sicuramente. Molte donne in Palestina sono altamente istruite, professionali e competenti, eppure tendono ad essere escluse da importanti processi decisionali e di governo. Il problema quindi non è principalmente correlato alla mancanza di capacità o abilità tra le donne, come dimostrato dai loro alti tassi di istruzione, ma piuttosto a sfide strutturali e a più livelli che ostacolano la loro partecipazione significativa.

Per 75 anni, le donne palestinesi hanno dimostrato i più alti livelli di resilienza di fronte alla prolungata occupazione militare israeliana. Le donne palestinesi hanno sopportato ogni forma di ingiustizia, inclusa la detenzione, le uccisioni extragiudiziali e le numerose leggi discriminatorie imposte a loro e ai loro cari mentre vivono sotto l’occupazione militare. Poiché alla lotta contro il colonialismo, l’Apartheid e l’ingiustizia è stata data la priorità rispetto alla lotta per i diritti delle donne, l’occupazione ha accentuato il patriarcato impedendo alle donne di assumere il loro meritato ruolo nella società. Inoltre, la cultura e la realtà politica del sistema politico autoritario imposto ai palestinesi sotto le amministrazioni ottomana e britannica si sono radicate sotto l’amministrazione israeliana. Perpetuata dall’Autorità Nazionale Palestinese, il cui comportamento amministrativo è molto radicato nel passato, ha impedito alle donne di assumere il ruolo che meritavano nella società. Il loro impegno nella nostra lotta nazionale, tuttavia, rende indispensabile l’inclusione completa delle donne nella politica palestinese. Occorre prestare particolare attenzione al ruolo delle donne sia a livello popolare che a livello politico/istituzionale.

La partecipazione delle donne ai processi decisionali ha un potenziale positivo e si è dimostrata sostenibile, come delineato nella ricerca condotta dal Graduate Institute of International and Development Studies, un istituto di ricerca e di formazione post-laurea specializzato in studi internazionali con sede a Ginevra. Esaminando 40 processi di pace che sono stati condotti dalla fine della Guerra Fredda, questo studio ha mostrato che nei casi in cui i gruppi di donne erano fortemente rappresentati e in grado di influenzare il processo negoziale, le possibilità di raggiungere un accordo erano molto più alte che nei casi in cui le donne non erano presenti o escluse. Allo stesso modo, la forte influenza delle donne nei processi negoziali è stata positivamente associata alle possibilità di attuazione di questi accordi. Le raccomandazioni di questo studio globale sono state enfatizzate in vari piani nazionali, evidenziando il ruolo delle donne nella diplomazia preventiva e nella mediazione.

Alcuni Paesi stanno applicando l’integrazione di genere nelle loro politiche estere per garantire che portino la pace, valori universali e diritti umani nel mondo. I tempi sono maturi per le donne. Come membro fondatore della Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo (Mediterranean Women Mediators Network), fondata a Roma nel 2017, ho riflettuto sul successo delle donne in politica studiando Angela Merkel (Germania), Jacinda Arden (Nuova Zelanda) e Sanna Marin (Finlandia), e i successi ottenuti dalle donne mediatrici nel processo di pace in Colombia. Questi esempi fanno sperare che le donne in Palestina assumano un ruolo più significativo negli sforzi di riconciliazione che fino ad ora non sono riusciti a porre fine alla divisione nazionale che dura da quasi due decenni. La partecipazione delle donne è necessaria per realizzare l’unità che desideriamo. Soprattutto, tuttavia, dopo 30 anni di negoziati rinviati e l’irrilevante processo di pace, è tempo di considerare il coinvolgimento delle donne nei nostri sforzi per porre fine ai 75 anni di prolungata occupazione militare israeliana.

Non è saggio aggrapparsi a vecchi approcci e strategie fallite. Il Medio Oriente ha bisogno di una nuova visione, un progetto guidato da donne e condotto con un approccio dall’alto verso il basso che garantisca che alle donne siano affidate posizioni di comando. Un approccio che includa le donne deve basarsi sul merito e sulle qualifiche. L’approccio tribale è stato testato ripetutamente ma senza successo, poiché non è riuscito a realizzare il cambiamento desiderato. Mentre il Consiglio Nazionale Palestinese ha recentemente aumentato il numero di donne tra i suoi membri, questo aumento è stato basato su considerazioni di quantità e non ha tenuto conto della qualità del lavoro o del livello di qualifica negli incarichi affidati.

L’ottobre 2023 segna il 23° anniversario della Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite, nota anche come Risoluzione storica su donne, pace e sicurezza. Questa Risoluzione esorta tutte le parti ad adottare le misure necessarie per garantire la partecipazione delle donne ai processi decisionali, l’integrazione di genere nella formazione e la protezione delle donne in tutte le questioni relative ai sistemi di segnalazione delle Nazioni Unite e ai meccanismi di attuazione del programma. A ottobre, le donne palestinesi celebrano anche la Giornata Nazionale della Donna Palestinese.

Questa festa è stata adottata dal Ministero degli Affari Femminili nell’ambito del piano di lavoro del governo palestinese per dare potere alle donne palestinesi e migliorare il loro ruolo nella vita pubblica.

L’8 marzo, la giornata delle donne riconosciuta a livello internazionale, il 26 ottobre, la Giornata Nazionale della Donna Palestinese, e il 31 ottobre, anniversario dell’adozione della Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, rappresentano punti di svolta nello sviluppo dei diritti delle donne. Queste date evidenziano documenti ufficiali e legali emessi dalle Nazioni Unite che sanciscono il rispetto dei diritti delle donne e il sostegno alla loro partecipazione a tutti gli aspetti della vita, compresi i negoziati di pace e la ricostruzione postbellica. Questi principi hanno ispirato il Ministero palestinese per gli Affari Femminili a celebrare la Giornata Nazionale della Donna Palestinese il 26 ottobre di ogni anno.

Le donne palestinesi hanno dimostrato di essere eccellenti nell’istruzione superiore e hanno infranto i confini in vari settori. È tempo di raccogliere questi successi sotto un unico patrocinio. Prevediamo di farlo facendo luce sulle giovani donne palestinesi leader nella tecnologia, negli affari e nella politica. Prestare attenzione alle donne che svolgono ruoli chiave nella nostra società è essenziale per raggiungere il progresso, la prosperità e l’unità che tutti desideriamo.

Sono stati realizzati molti progetti per l’emancipazione delle donne. È tempo che coloro che si sono già realizzate diventino visibili. Mentre la responsabilità individuale è fondamentale per determinare il cambiamento nella società, la responsabilità collettiva rimane indispensabile. Per questo motivo nel 2022 è stata lanciata la Piattaforma per Donne d’Affari e Professioniste (Business and Professional Women Platform – BPW), con l’obiettivo di riunire tutte le donne con incarichi dirigenziali in Palestina.

Le donne sono un marchio nazionale per la Palestina e il semplice rispetto formale dell’uguaglianza delle donne rispetto agli uomini non dovrebbe essere accettato. Le donne devono essere riconosciute e prendere il loro posto nella vita reale come pari.

Questo mese ci offre un’opportunità di revisione e valutazione. Ci incoraggia a chiedere a noi stessi e ai nostri collaboratori: cosa abbiamo fatto per sostenere le donne? Ci siamo impegnati e abbiamo promosso la partecipazione politica delle donne? Abbiamo fatto del nostro meglio per rivedere le decisioni, la legislazione e la loro applicazione al fine di proteggere, rappresentare e includere adeguatamente metà della nostra società?

Dalal Iriqat è assistente professore presso l’Università Araba Americana della Palestina. Dal 2016 cura una rubrica settimanale sul quotidiano Al-Quds. Dalal è stata insignita come Giovane Leader Globale al Forum Economico Mondiale 2021 ed è la presidente fondatrice della piattaforma Donne d’Affari e Professioniste (Business and Professional Women – BPW) Palestina 2022.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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