Per li Israeliani la pulizia etnica dei Palestinesi va bene, ma la riforma giudiziaria è una linea rossa

Il successo della mobilitazione di centinaia di migliaia di israeliani per opporsi al governo Netanyahu è la prova di una cosa: gli israeliani non vogliono porre fine all’oppressione e all’uccisione del popolo palestinese.

Fonte. English version
Di Miko Peled – 27 marzo 2023

La società israeliana non ha mai assistito a proteste antigovernative così massicce. Quindi è chiaro che se gli israeliani avessero voluto, avrebbero potuto mobilitarsi per revocare il blocco brutale e disumano che Israele ha imposto ai palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, o il rilascio di prigionieri politici o uno qualsiasi degli innumerevoli meccanismi che Israele usa per opprimere e terrorizzare i palestinesi.

Tuttavia, piuttosto che opporsi a qualsiasi misura sadica che il loro governo prende contro i palestinesi, gli israeliani che si considerano liberali (o addirittura progressisti) sembrano abbastanza contenti di lasciare che la tortura dei palestinesi proceda ininterrotta fintanto che i loro privilegi non vengono compromessi.

L’esercito pesa

Secondo un rapporto del Times of Israel, così come di molti altri media israeliani, il Capo di Stato Maggiore dell’IDF Herzi Halevi ha avvertito il governo israeliano che l’esercito è sul punto di ridurre la portata delle operazioni a causa di un gran numero di riservisti che rifiutano di prestare servizio per protesta contro gli sforzi per indebolire il sistema giudiziario israeliano. Il Generale Halevi ha sottolineato che “la riforma giudiziaria sta portando a profonde e pericolose divisioni all’interno dell’esercito, poiché un numero crescente di riservisti avverte che non presterà più servizio”.

Oltre al numero relativamente elevato di riservisti che si sono rifiutati di presentarsi, anche i piloti dell’IDF (i più sacri e ammirati di tutti) si sono espressi sulla questione. I resoconti della stampa israeliana indicano che “Circa 200 piloti riservisti dell’aviazione israeliana avrebbero notificato alle proprie unità che non si sarebbero presentati per la loro sessione di volo settimanale”.

Questo annuncio ha gravi implicazioni per i militari perché, senza sessioni di addestramento settimanali, i piloti non possono essere certificati per volare in missioni operative. L’annuncio dei piloti è arrivato dopo la dichiarazione del Primo Ministro Benjamin Netanyahu secondo cui il governo ignorerà le richieste di fermare la riforma e prevede di andare avanti con il suo piano di revisione della magistratura.

La  minaccia velata di  Netanyahu

La risposta di Netanyahu al numero crescente di riservisti che si rifiutavano di presentarsi in servizio è stata affermare che: “Il fenomeno dei soldati e dei riservisti che si rifiutano di obbedire agli ordini come atto di protesta contro il piano di revisione giudiziaria potrebbe distruggere lo Stato”. Inoltre, ha aggiunto: “Arrendersi a una tale minaccia è una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele”.

Secondo il Jerusalem Post, Netanyahu ha scaricato la responsabilità, affermando all’apertura di una recente riunione di gabinetto che vuole che il Capo di Stato Maggiore dell’esercito e altri capi dell’apparato di sicurezza combattano questo fenomeno. “Mi aspetto che il Capo di Stato Maggiore e i capi delle forze di sicurezza combattano con fermezza il rifiuto di servizio dei piloti da caccia riservisti”, ha detto.

Ha quindi convenientemente ignorato il fatto che questi piloti sono volontari che danno all’Aviazione un giorno della loro settimana lavorativa, anno dopo anno. Questo prestarsi fa sembrare i piloti così altruisti, quando in realtà tutta la loro carriera, affascinante come sembra agli occhi degli israeliani, è stata costruita sull’uccisione di persone che non hanno modo di difendersi. Ne apprezzano ogni azione, e quando i piloti parlano gli israeliani ascoltano.

Netanyahu ha poi aggiunto una velata minaccia: “L’uso del rifiuto di obbedire agli ordini come strumento politico inizia a sinistra ma può spostarsi a destra”. In altre parole, il messaggio che il Primo Ministro sta inviando a coloro che utilizzano lo strumento del rifiuto di prestare servizio militare è che se e quando verrà il giorno in cui i coloni dovranno essere allontanati, o verrà presa qualche altra decisione politica che favorisca la “sinistra”, allora l’altro lato, la destra israeliana, farà lo stesso. Nel governo di Netanyahu c’è almeno un membro che non solo ha promosso il rifiuto della destra di obbedire agli ordini, ma è stato beccato con 185 litri di benzina, mentre progettava un attentato a una delle principali autostrade del Paese. Questi non è altro che il Ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich.

Riservisti e soldati israeliani sono felici di servire

Tuttavia, ciò che è chiaro dal messaggio inviato da questi rifiutanti è che possono mobilitarsi e opporsi a ciò che ritengono sbagliato. In risposta alle critiche, un pilota ha detto che in realtà stava facendo il suo dovere rifiutandosi di prestare servizio e partecipando alla protesta per frenare la riforma giudiziaria. Quindi, chiaramente, si può affermare che non vedono alcun motivo per chiedere la fine del regime di Apartheid, nessun motivo per chiedere la fine dei bombardamenti sui palestinesi a Gaza e nessuna necessità di fermare i bombardamenti su obiettivi in ​​Siria. Se vedessero una qualsiasi di queste azioni come un problema, potrebbero porre fine a questi atti criminali. Ma, purtroppo, sono felici di servire il brutale regime chiamato Israele.

Gli israeliani in strada chiedono democrazia. Cittadini privilegiati di una nazione che ha negato la democrazia ai palestinesi stanno protestando per paura che la loro democrazia sia in pericolo. Questo non è un fenomeno nuovo; lo abbiamo visto negli Stati Uniti, in Australia e in altri Stati coloniali.

A livello internazionale, l’amministrazione Biden e il Primo Ministro britannico hanno dichiarato di essere preoccupati per le riforme giudiziarie perché temono per la democrazia israeliana. Il dibattito su questo tema si sta espandendo, e mentre il loro sostegno alla democrazia è sincero, fingere che esista una democrazia chiamata Israele e che sia in pericolo non fa che diminuire le possibilità che la democrazia diventi una realtà in Palestina.

Possiamo aspettarci che Netanyahu trovi un modo per placare i manifestanti. È probabile che si raggiunga un compromesso sulla riforma giudiziaria e le proteste si placheranno fino a quando non saranno completamente cessate e gli israeliani torneranno tutti al caloroso abbraccio di Netanyahu.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org