La guerra a Gaza è il collante che lega i campi opposti di Israele

La destra e il centro sinistra israeliani hanno imparato più e più volte che il modo migliore per paralizzare l’opposizione è lanciare un attacco alla Striscia di Gaza assediata.

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Di Orly Noy – 9 maggio 2023

Immagine di copertina: Persone in lutto salutano il medico russo-palestinese Jamal Kheshwan e suo figlio prima della loro sepoltura a Gaza City, dopo gli attacchi aerei israeliani mattutini sulla Striscia di Gaza, 9 maggio 2023. (Atia Mohammed/Flash90)

Era solo una questione di tempo prima che gli ebrei israeliani, socialmente frammentati, politicamente divisi, economicamente in difficoltà e diplomaticamente invischiati, si riunissero ancora una volta attorno al comune denominatore sotto il quale tutti possono ritrovarsi: il massacro dei palestinesi a Gaza.

Ancora una volta, Israele ha deciso di “eliminare i jihadisti di alto livello”. Ancora una volta l’esercito ha ucciso donne e bambini con attacchi aerei indiscriminati. E ancora una volta, l’opposizione politica di Israele fa il tifo dagli spalti.

La circolarità in cui tutto questo si sta svolgendo dimostra chiaramente che i leader politici israeliani non cercano sicurezza. Dopotutto, anche il più sciocco dei mercanti di morte sia a destra che a sinistra deve ormai capire che questi attacchi non sono in grado di eliminare la resistenza palestinese, finché l’oppressione stessa continua. Piuttosto, questi leader cercano sangue: vendetta per l’ostinazione dei palestinesi a esistere, vivere e chiedere la loro libertà.

La destra israeliana ha celebrato l’attuale massacro a Gaza con raccapricciante gioia. “Un bell’inizio”, ha detto Itamar Ben Gvir, il nostro incendiario Ministro della Sicurezza Nazionale, come se fosse la battuta finale di una barzelletta stupida.

Il procacciatore del Ministro, il parlamentare Almog Cohen, ha sfruttato il momento per fingere di essere uno statista premuroso, annunciando che avrebbe chiuso il suo ufficio nella città meridionale di Sderot in ottemperanza alle istruzioni del Comando Distrettuale Militare dell’IDF. “È stata una risposta eccellente”, ha gongolato Cohen in un’intervista sul massacro che finora ha causato la morte di 13 persone a Gaza. “Non credo che questo sia il momento di parlare di politica. Dovremmo tutti sostenere l’esercito e congratularci con il Primo Ministro e il Ministro della Difesa”.

“Un problema di Hasbara”

Come è consuetudine in Israele, il motto “Questo non è il momento di parlare di politica” è stato immediatamente ripreso anche dall’opposizione. La risposta di supporto di Yair Lapid su Twitter suona quasi come un’imitazione, come se l’uomo non si fosse nemmeno preso la briga di redigere lui stesso la dichiarazione, ma avesse piuttosto assegnato il compito a un’applicazione di intelligenza artificiale:

“Sto sostenendo le forze di sicurezza per l’Operazione contro la Jihad Islamica a Gaza. Le organizzazioni terroristiche di Gaza hanno appreso questa mattina che la comunità delle agenzia e delle forze di sicurezza stanno seguendo ogni loro mossa e che saranno punite. Una forte risposta israeliana in un luogo e in un momento che riteniamo opportuno è il modo per affrontare il terrorismo da Gaza. Sosterremo qualsiasi attività operativa per la protezione dei residenti del Sud”.

Fiamme e fumo durante un attacco aereo israeliano contro obiettivi della Jihad Islamica, a Gaza, 9 maggio 2023. (Atia Mohammed/Flash90)

Ogni frase in questa affermazione è un capolavoro di falsità e apatia. Le “organizzazioni terroristiche” hanno scoperto solo questa mattina che l’esercito israeliano sta seguendo ogni loro mossa, qualcosa che anche un bambino palestinese a Hebron sa? Lapid pensa davvero che solo questa mattina, attraverso questo assalto, si siano accorti improvvisamente della sofisticata tecnologia di riconoscimento facciale che Israele usa per spiare i suoi sudditi palestinesi? E cos’è esattamente un “luogo e tempo che riteniamo opportuno”? In che modo questa volta affronteranno meglio le forze di resistenza palestinesi rispetto alle innumerevoli campagne precedenti? In che modo questa operazione protegge i residenti israeliani del Sud, costretti ancora una volta a ripararsi nei rifugi antiaerei?

“L’IDF sta portando avanti un’operazione di successo per eliminare i jihadisti”, ha scritto su Twitter. “Grazie a Dio i nostri soldati sono tornati sani e salvi.

Lapid non era nemmeno il peggiore dei membri dell’opposizione che hanno acclamato l’attuale ciclo di violenza; quel titolo probabilmente va al deputato laburista Efrat Rayten. “L’IDF sta portando avanti con successo un’operazione per eliminare  jihadisti di alto rango”, ha scritto su Twitter. “Grazie a Dio i nostri soldati sono tornati sani e salvi. Auguro giorni di pace ai residenti di Israele e soprattutto ai residenti dell’area circostante a Gaza”. Lavoro complesso per Israele nel contesto dell’uccisione di bambini, tra cui un bambino di 5 anni e donne da parte delle nostre forze. Immagini difficili da spiegare per l’Hasbara.

Si può quasi meravigliarsi della capacità di Rayten di concentrare una tale quantità di viltà in così poche di parole. Operazione riuscita? Con quale parametro? I residenti del Sud di Israele sono chiusi nei rifugi e il pericolo per la loro sicurezza è aumentato dopo l’assalto militare. Cosa lo rende un successo a parte il mero spargimento di sangue palestinese? E i nostri soldati sono tornati sani e salvi da dove esattamente? I piloti dell’aviazione hanno combattuto corpo a corpo con i militanti palestinesi nei vicoli di Gaza? Da dove dovrebbero tornare sani e salvi i soldati che bombardano una popolazione civile usando le armi e le protezioni più avanzate?.

È inoltre abominevole e nauseante vedere l’uccisione delle donne e dei bambini essere discusse come un “problema di Hasbara”. Fortunatamente per Israele, ora ha, come le migliori dittature del mondo, un ministro della propaganda, il nostro Ministro dell’Informazione, Galit Distel Atbaryan, per occuparsi di quei “problemi di Hasbara”, quelle famiglie distrutte che presto saranno sepolte sotto terra.

Raccogliere i frutti

La completa disunificazione dell’opposizione israeliana di fronte a un’operazione militare non è solo un abominio morale, ma una follia politica di prim’ordine. Il centro sinistra sionista ha ripetutamente insegnato all’ala destra che il modo migliore per paralizzare completamente il campo avversario è iniziare una guerra, perché allora “non c’è né coalizione né opposizione”.

I politici israeliani applaudono dopo un discorso del presidente della Camera degli Stati Uniti Kevin McCarthy durante l’apertura della sessione estiva nella sala delle assemblee della Knesset a Gerusalemme, 1 maggio 2023. (Yonatan Sindel/Flash90)

Infatti, a meno di 24 ore da quando le porte dell’inferno si sono riaperte su Gaza, Netanyahu sta già iniziando a raccogliere i frutti. Dopo aver minacciato di interrompere la cooperazione con la coalizione, Otzma Yehudit (Potere Ebraico), il partito di Ben Gvir, ha annunciato che tornerà a sostenere il governo alla Knesset. Anche i manifestanti antigovernativi hanno annunciato l’annullamento di una manifestazione prevista per martedì davanti alla Conferenza sulla Sicurezza di Gerusalemme alla luce dell’Operazione Scudo e Freccia.

La tragedia del campo ebraico di centrosinistra in Israele non è quindi solo che non sa governare, ma che non sa fare da opposizione. A questo proposito, può imparare una lezione preziosa dalla destra.

Un anno fa sotto la coalizione Bennett-Lapid, quando stavano per scadere i “regolamenti di emergenza degli insediamenti”, le leggi che applicano istituzionalmente l’Apartheid in Cisgiordania, la destra guidata da Benjamin Netanyahu non ha esitato a votare contro il loro rinnovo. Gli elettori di destra non hanno accusato i loro leader di trascurare i coloni, o di danneggiare interessi nazionali vitali, o addirittura di rifiutare le leggi sull’Apartheid. Ma i politici sapevano molto bene che, giocando a questo gioco del chi cede per primo, la coalizione sarebbe crollata prima. Avevano ragione, ovviamente: il “governo del cambiamento” si è sacrificato sull’altare della conservazione dell’Apartheid nei Territori Occupati.

Oggi non c’è una vera opposizione politica in Israele, ad eccezione dei partiti politici arabi. E finché il sangue palestinese continuerà ad essere il collante unificante della politica ebraica israeliana, nessuna seria opposizione potrà mai essere stabilita qui. Fino a quando ciò non cambierà, i partiti ebraici all’opposizione continueranno ad essere umiliati dalla propria dissolutezza e dal loro e isolamento politico.

Orly Noy è una redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa farsi. È membro del consiglio esecutivo di B’Tselem (A Immagine di), il Centro d’Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati, e attivista del partito politico nazional democratico palestinese Balad. I suoi scritti hanno a che fare con i temi che hanno a che fare con la sua identità di Mizrahi (ebrea orientale), persona di sinistra, donna, migrante temporanea che vive come un’immigrata perenne, e il costante dialogo fra questi temi.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org