Un anno dopo l’uccisione di Shireen Abu Akleh, i suoi assassini rimangono liberi, protetti da un sistema giudiziario internazionale in crisi. Ma una luce si intravede in coloro che portano avanti la sua memoria.
Fonte: English version
Khaled Farraj – 9 maggio 2023
Immagine di copertina: Collage del corteo funebre di Shereen Abu Akleh di Sharif Mosa con una foto del fotografo di AP Maya
Cara Shireen,
Pochi giorni ci separano dal primo anniversario della tua partenza. Cosa possiamo dirti in questa occasione? Dovremmo dirti che gli “assassini”, siano essi individui o il sistema nel suo insieme, non sono stati puniti o processati? Dovremmo dirti che rimangono liberi e continuano a commettere gli stessi crimini, che continuano a invadere città, villaggi e campi? Che continuano a razziare la tua amata Jenin, la città i cui figli ti hanno sollevata quando sei caduta sulla sua terra come martire, l’11 maggio dello scorso anno? Dovremmo dirti che molti di coloro che l’anno scorso hanno portato la tua bara sono poi diventati anch’essi martiri?
E la storia non riguarda solo Jenin. Riguarda Nablus, Gerico, Betlemme, Hebron, la Striscia di Gaza e il villaggio di Sandala all’interno dei territori occupati nel 1948. La storia si estende ai prigionieri nelle loro celle, il cui ultimo martire è stato Khader Adnan. E mentre la macchina per uccidere continua ininterrotta, quegli stessi assassini intensificano la loro politica di furto e giudaizzazione della terra palestinese a Gerusalemme, Gerico e ovunque la loro lunga mano arrivi.
Riguardo il motivo per cui gli assassini rimangono latitanti, possiamo dirti che accade perché il sistema giudiziario internazionale è inaffidabile. Perché manca di principi di giustizia nell’applicare le sue leggi. Perché c’è chi, con la forza, si è posto al di sopra della legge, con il tacito appoggio dei poteri internazionali governati dall’interesse, dividendo il mondo in “bene” e “male” in base a quegli interessi.
Ma allo stesso tempo, ci sono quelli che sono rimasti fedeli alla tua causa e hanno lavorato giorno e notte per renderti giustizia. Che siano individui o istituzioni, hanno raggiunto i tribunali internazionali, i governi e le organizzazioni presentando loro i rapporti e i risultati delle indagini. Hanno lavorato instancabilmente e senza sosta per fermare la macchina per uccidere, in Palestina e non solo.
Una realtà immutata
La scena a Gerusalemme non è cambiata dalla tua partenza, in particolare durante il Ramadan e la Pasqua. Il popolo di Gerusalemme si è barricato nella sua città per proteggere le sue città sante musulmane e cristiane, per proteggere la sua città araba. L’occupazione israeliana, come sai, non si preoccupa dei mesi sacri, scegliendo invece di usare la sua forza per spaventare e opprimere.
L’unica differenza, quest’anno, è che non eri lì per coprire la scena con le tue solite apparizioni su Al-Jazeera, quando smascheravi un regime colonialista di coloni che eccelle nell’oppressione, nel controllo e nel dominio su una popolazione nativa.
Sai che l’estrema destra sta attualmente governando lo stato colonialista dei coloni? Dalla tua partenza, i rappresentanti dell’estrema destra sono diventati ministri nel governo di Netanyahu e il loro primo risultato è stato l’incendio di Huwwara. Il ministro delle finanze israeliano ha dato la sua benedizione a questi atti e ha affermato che Huwwara “deve essere spazzato via” e che “lo Stato di Israele dovrebbe farlo”. Questa affermazione può essere descritta solo come terrorismo di stato. Questo stesso ministro ha anche detto che il popolo palestinese non esiste, che è un’invenzione vecchia neppure di cento anni!
Oltre a tutto questo, il Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano ha peggiorato la vita quotidiana dei prigionieri palestinesi. Ha negato loro la possibilità di cuocere il proprio pane al mattino, come se ciò costituisse una “minaccia alla sicurezza” per lo stato israeliano. Ha anche limitato il tempo assegnato ai prigionieri per la doccia e ridotto la loro “quota” di acqua calda, sostenendo che si trattava di un lusso di cui non devono godere.
I molti fedeli
Mia cara Shireen, ti scrivo di questi argomenti perché so che ti interessavano, non solo come giornalista, ma come persona di coscienza con le sue convinzioni e idee personali. La tua mente era sempre occupata dal dolore e dall’ingiustizia subita dalla gente di questa terra.
Tuttavia, c’è una luce che brilla in mezzo all’oscurità, una luce che può essere intravista nelle persone che continuano a tenersi saldamente legate alla tua memoria. Scrivo, ovviamente, della tua famiglia – Lena, Nasri, Lareen, Lisa e Tony – che hanno viaggiato in tutto il mondo per perorare il tuo caso e chiedere giustizia. Ti scrivo dei molteplici capoluoghi, comuni, università, istituzioni, artisti, giornalisti, musicisti, scrittori e produttori che hanno costantemente mantenuto viva la tua memoria, che hanno chiesto giustizia. Scrivo delle persone che si stanno preparando per il tuo primo anniversario, di coloro che stanno costruendo un museo in tuo onore e di coloro che hanno espresso la loro perdita in una miriade di modi. Ti scrivo delle centinaia di premi, riconoscimenti e borse di studio che portano il tuo nome, in particolare nel giornalismo, il campo che hai amato e scelto come tua professione perché, come spesso hai detto, ti avvicinava alla gente.
Al-Jazeera e il Comune di Ramallah costruiranno un museo in tua memoria, che aprirà nel maggio 2024 durante il secondo anniversario della tua partenza.
Devo menzionare anche gli onori che hai ricevuto da tutti, non solo in Palestina ma in tutto il mondo? Il tuo nome ha trafitto orecchie da mercante, le stesse orecchie che si erano rifiutate di ascoltare in passato e che avrebbero continuato a farlo se non fosse stato per la natura efferata del crimine.
I tuoi colleghi hanno continuato il loro lavoro e stanno affrontando le politiche colonialiste dei coloni israeliani con la parola scritta, con il suono, con le immagini. Il tuo funerale è stato il giorno in cui Gerusalemme ha riacquistato la sua identità araba e in cui la Palestina ha riacquistato i suoi valori arabi. Rimarrai nelle mie parole, immagini e suoni finché non sarà fatta giustizia.
E come dimenticare l’immagine dei giornalisti palestinesi che indossavano magliette nere con la tua foto durante la visita del presidente degli Stati Uniti a Betlemme nel luglio 2022, per chiedere giustizia per te? Come dimenticare l’immagine dei prigionieri del tunnel della libertà mentre urlavano il tuo nome nei tribunali israeliani?
E infine, i tuoi amici non hanno mai smesso di pensare a te. La tua memoria vive in loro.
Riposa in pace, amica mia, in una terra che la pace ha abbandonato.
Khaled Farraj
Khaled Farraj è il direttore generale dell’Istituto per gli studi sulla Palestina.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictpalestina.org