L’opinione pubblica israeliana ha abbracciato la Dottrina Smotrich

L’internalizzazione del “Piano Risolutivo” del Ministro di estrema destra è evidente nel sostegno popolare a un nuovo ultimatum per Gaza: emigrazione o annientamento.

Fonte: English version

Di Orly Noy – 10 novembre 2023

Immagine di copertina: Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich arriva a una conferenza governativa presso l’Ufficio del Primo Ministro a Gerusalemme, il 27 settembre 2023. (Chaim Goldberg/Flash90)

Sei anni fa, Bezalel Smotrich, allora giovane membro della Knesset nel suo primo mandato, pubblicò il suo “Piano Risolutivo”, una sorta di “Soluzione Finale” per il conflitto israelo-palestinese. Secondo il parlamentare di estrema destra, che ora ricopre il ruolo di Ministro delle Finanze israeliano e governatore supremo della Cisgiordania, la contraddizione intrinseca tra le aspirazioni nazionali ebraiche e palestinesi non consente alcun tipo di compromesso, riconciliazione o spartizione. Invece di mantenere l’illusione che un accordo politico sia possibile, ha sostenuto, la questione deve essere risolta unilateralmente una volta per tutte.

Il Piano fa solo riferimenti fugaci a Gaza, con Smotrich che sembra soddisfatto della reclusione dell’enclave da parte di Israele come soluzione ideale a quella che chiama la “sfida demografica” posta dall’esistenza stessa dei palestinesi. Per quanto riguarda la Cisgiordania, invece, egli chiede l’annessione totale.

In quest’ultimo territorio, le preoccupazioni demografiche saranno attenuate offrendo ai 3 milioni di residenti palestinesi una scelta: rinunciare alle proprie aspirazioni nazionali e continuare a vivere sulla propria terra in uno status di inferiorità, oppure emigrare all’estero. Se, invece, scegliessero di imbracciare le armi contro Israele, verranno identificati come terroristi e l’esercito israeliano “ucciderà coloro che devono essere uccisi”. Quando, durante un incontro in cui presentò il suo Piano a esponenti religioso-sionisti, gli chiesero se intendesse anche uccidere famiglie, donne e bambini, Smotrich rispose: “La guerra è guerra”.

Nella misura in cui ha ricevuto una qualche attenzione pubblica, il Piano Risolutivo è stato percepito fin dalla sua pubblicazione come delirante e pericoloso anche tra i principali commentatori politici israeliani. Tuttavia, un esame degli attuali media e del linguaggio politico israeliano mostra che, quando si tratta dell’attuale attacco dell’esercito a Gaza, gran parte dell’opinione pubblica ha completamente interiorizzato la logica del Piano di Smotrich.

Infatti, l’opinione pubblica israeliana riguardo a Gaza, dove la visione di Smotrich viene attuata con una crudeltà che nemmeno lui avrebbe potuto prevedere, è ora ancora più estrema del testo del Piano stesso. Questo perché, in pratica, Israele sta rimuovendo dall’agenda la prima possibilità offerta, un’esistenza subordinata e de-palestinizzata, che fino al 7 ottobre era l’opzione scelta dalla maggior parte degli israeliani.

Soldati israeliani visti dietro la recinzione del Kibbutz Be’eri, vicino al confine Israele-Gaza, nel Sud di Israele. 25 ottobre 2023. (Yossi Zamir/Flash90)

Emigrazione o Annientento

Il totale stupore per il brutale attacco di Hamas, e il rifiuto di comprenderlo nel contesto di decenni di oppressione, riflettono una posizione israeliana che si chiede sinceramente perché i palestinesi non abbiano accettato il loro status di prigionieri a Gaza, ringraziando per la generosità di Israele nel permettere ad alcune migliaia di persone di lavorare per salari minimi nelle terre da cui le loro famiglie sono state espulse e di portare fiori agli Occupanti.

Infatti, quanti israeliani si preoccupano della situazione a Gaza finché i palestinesi non lanciano razzi o non sfondano la recinzione per entrare nelle nostre comunità? Chi si è preso la briga di chiedere che significato abbia la “calma” nell’enclave assediata? Per quanto riguarda la maggior parte degli ebrei israeliani, gli oltre 2 milioni di palestinesi di Gaza avrebbero dovuto tenere la bocca chiusa e accettare la fame. Ma oggi anche questa opzione non è più soddisfacente, lasciando gli israeliani a mobilitarsi dietro un nuovo ultimatum per Gaza: Emigrazione o Annientamento.

Nel linguaggio attuale, l’emigrazione è spesso presentata come una considerazione umanitaria, che consente generosamente ai civili palestinesi di lasciare l’area delle ostilità. In realtà, circa tre quarti della popolazione di Gaza sono sfollati con la forza dal 7 ottobre, soprattutto dal Nord, e l’esercito israeliano continua a bombardarli in tutte le parti della Striscia.

In alternativa, l’emigrazione viene proposta sotto forma di piani per il trasferimento di massa dei palestinesi fuori dalla Striscia, che vengono seriamente presi in considerazione dagli alti funzionari e politici israeliani. Per una parte significativa dell’opinione pubblica israeliano, i palestinesi sono più facili da spostare che i mobili di un salotto.

Palestinesi fuggono dalle loro case nella città di Gaza verso il Sud della Striscia di Gaza assediata, 10 novembre 2023. (Atia Mohammed/Flash90)

Dato che espellere la popolazione di Gaza ha perfettamente senso per la maggior parte degli israeliani, il rifiuto dei palestinesi di sottomettersi alla potenza del Regime Israeliano è percepito come una minaccia esistenziale e una ragione sufficiente per il loro annientamento. È vero che gli orribili massacri di Hamas del 7 ottobre nelle comunità civili hanno violato quella che dovrebbe essere la portata della legittima Resistenza all’Oppressione, ma la stragrande maggioranza degli israeliani era assolutamente d’accordo con il fatto che i cecchini uccidessero e mutilassero i palestinesi che manifestavano in massa presso la recinzione di Gaza durante la Grande Marcia del Ritorno. Ai loro occhi nessuna forma di protesta contro l’Occupazione è legittima.

Dal 7 ottobre non è solo la logica di Smotrich a imporsi nel cuore dell’opinione pubblica, ma anche la sua retorica. Nella sua introduzione al Piano Risolutivo, Smotrich scrive: “L’affermazione che il ‘terrorismo deriva dalla disperazione’ è una falsità. Il terrorismo deriva dalla speranza, la speranza di indebolirci”. Allo stesso modo, L’opinione pubblica israeliana ha analogamente accolto favorevolmente la rottura del legame tra il terrorismo da un lato e la disperazione e la lotta dall’altro; nel clima attuale, qualsiasi tentativo anche solo di menzionare questo collegamento viene immediatamente denunciato come giustificazione dei crimini di Hamas.

La terrificante smotrichizzazione dell’opinione pubblica israeliana è incarnata nella totale disponibilità a sacrificare la vita di ogni palestinese fino all’ultimo a Gaza per la vittoria finale che il Ministro di estrema destra ha promesso nel suo Piano. È la terrificante indifferenza verso il numero astronomico di bambini morti e la completa interiorizzazione dell’idea che qualsiasi pensiero di lotta e libertà dall’altra parte della barricata debba essere estinto, indipendentemente dal costo umano.

Questo processo non si fermerà e non potrà essere fermato alla recinzione di Gaza. La logica di Smotrich sta già penetrando nell’approccio dello Stato nei confronti dei propri cittadini palestinesi, che hanno dovuto affrontare livelli di persecuzione e repressione che ricordano il Regime Militare del 1949-66. Non è un caso che oggigiorno le voci di questa comunità siano quasi del tutto assenti dalla sfera pubblica; sono soggetti ad arresti e incriminazioni semplicemente per aver affermato la loro identità nazionale.

In un Paese in cui pubblicare un video di shakshuka (piatto tipico) accanto a una bandiera palestinese porta all’incarcerazione, il processo di smotrichizzazione e interiorizzazione della sua logica “Risolutiva” è già stato completato. Le implicazioni di ciò sulla possibilità di riabilitare la sofferente società israeliana dopo la guerra e di gettare nuovamente le basi per la lotta per una società condivisa sono difficili persino da immaginare.

Orly Noy è una redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa farsi. È membro del consiglio esecutivo di B’Tselem (A Immagine di), il Centro d’Informazione Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati, e attivista del partito politico nazional democratico palestinese Balad. I suoi scritti hanno a che fare con i temi che hanno a che fare con la sua identità di Mizrahi (ebrea orientale), persona di sinistra, donna, migrante temporanea che vive come un’immigrata perenne, e il costante dialogo fra questi temi.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org