Guerra regionale: tempismo perfetto per espellere i palestinesi

Rabbini del Sionismo Religioso lo dicono esplicitamente: non può esserci Pulizia Etnica senza una guerra totale (un milione furono espulsi nelle guerre del 1948 e del 1967), e non può esserci Pulizia Etnica globale oggi senza una grande guerra.

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Di Tamir Sorek – 14 aprile 2024

Opportunisti come Netanyahu e imbecilli come Gantz e Galant reagiscono solo agli eventi senza alcuna strategia. Pertanto, coloro che determinano la direzione politica del governo israeliano sono quei ministri che hanno una visione del mondo strutturata e un obiettivo chiaro a cui aspirano. Se il “miracolo” del 7 ottobre è stato una grande spinta al Sionismo Religioso, immaginate cosa potrebbe fare una guerra regionale con edifici in fiamme nel cuore delle nostre città.

Non può esserci Pulizia Etnica senza una guerra totale (un milione di persone furono espulse nelle guerre del 1948 e del 1967), e non può esserci Pulizia Etnica globale senza una grande guerra. I Rabbini del Sionismo Religioso lo dicono esplicitamente. Ecco la dichiarazione di Eliezer Melamed, capo della yeshivah (scuola religiosa ebraica) dell’insediamento di Har Bracha, impiegato statale:

“Pertanto, solo dopo aver espulso tutti coloro che si identificano apertamente come nostri nemici, siano essi all’interno o all’esterno della Linea Verde, potremo offrire alla popolazione rimasta la vera scelta: vivere qui come residenti secondo i principi di moralità e giustizia incarnati nella tradizione ebraica (senza diritto di voto) o immigrati in un altro Paese.

“Tutte queste cose dovrebbero applicarsi nell’ambito di conflitti limitati, ma in guerra le regole sono diverse: non esaminiamo ogni persona come individuo, ci relazioniamo invece con la comunità che ci è ostile nel suo insieme, e poi, oltre a lottare per vincere una battaglia della guerra, devono cambiare le regole, l’intera popolazione deve essere espulsa e solo coloro che notoriamente ci hanno sostenuto nella pratica potranno essere ammessi rimanere”.

(Per coloro che cercano riferimenti, tra i diplomati di questa yeshivah ci sono il comandante della Brigata della Giudea, Yishai Rosilio, e il capo del Dipartimento Legale del Forum Kohelet, Aviad Bakshi)

Il “Piano di Trionfo” di Smotrich si basa sulla stessa logica ma è espresso in un linguaggio più diplomatico. Ma anche secondo esso, solo la volontà di vivere sotto un Regime di Apartheid farà guadagnare agli arabi la licenza di rimanere nel Paese e, per il resto, “adattarsi alle circostanze”. Ma non è tutto. “Non abbiamo approfondito questo aspetto qui”, scrive Smotrich, “ma il Piano di Trionfo deve essere accompagnato da una serie di piani per migliorare l’equilibrio demografico”.

Quindi proprio qui e ora il piano diventa realtà. Per coloro che sostengono il Piano di Trionfo, la crescente ostilità nei confronti dell’Iran e il costante sforzo di presentare agli israeliani un senso di minaccia esistenziale fanno parte di un piano, non di un incidente. Il Messia è alle porte e i sussulti si sentono già.

E quelli che fanno il lavoro sporco? Scrivono articoli contro Judith Butler e rimproverano i pochi israeliani che cercano di fermare questa follia.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org