Palestina e Irlanda: una storia di lotta condivisa

La solidarietà di lunga data tra il popolo irlandese e quello palestinese è legata al ruolo imperialista della Gran Bretagna in entrambi i territori, spiega Farrah Koutteineh, che riflette sulle molte somiglianze tra le due esperienze di violenza e resistenza.

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Farrah Koutteineh – 6 gennaio 2023

Immagine di copertina: In tutta l’Irlanda, da Derry a Dublino, da Cork a Belfast, vedrete murales di solidarietà sulla Palestina, scrive Farrah Koutteineh. Opera d’arte a Belfast, Irlanda del Nord [Artur Widak/NurPhoto via Getty Images].

Per decenni il popolo irlandese, sia nel nord che nel sud, si è schierato con tutto il cuore al fianco del popolo palestinese nella sua lotta per la libertà, la decolonizzazione e la giustizia. Una lotta che gli irlandesi conoscono fin troppo bene.

In tutta l’Irlanda, da Derry a Dublino, da Cork a Belfast, si incontrano murales di solidarietà sulla Palestina, persone che camminano per le strade indossando la kefiah palestinese, bandiere della Palestina che sventolano con orgoglio da case di gente comune, fino alle bandiere della Palestina che sventolano dai tetti dei municipi. Questa visibile solidarietà irlandese con la Palestina non deriva solo dal fatto di combattere una lotta simile, ma anche a causa di un reciproco oppressore, la Gran Bretagna.

Oggi le maggiori sfide che entrambi i Paesi devono affrontare sono radicate nelle conseguenze della partizione e nei sistemi di oppressione di cui sono responsabili gli inglesi: dalla spartizione dell’Irlanda e la creazione della sua imperialista Irlanda del Nord nel 1921, al mandato britannico della Palestina e alla sua insanguinata Dichiarazione Balfour che portò alla creazione dello stato coloniale di Israele nel 1948.

 ”Sia la spartizione dell’Irlanda nel 1921 che la spartizione della Palestina nel 1948 furono perseguite con entusiasmo dagli inglesi, poiché l’Irlanda del Nord e Israele, radicate nel colonialismo dei coloni inglesi-protestanti e israeliani-ebraici, potevano ora fungere da convenienti avamposti per gli interessi imperialisti britannici. Ciò che, prevedibilmente, ha accompagnato anche questi nuovi avamposti imperialisti è stata la violenza di matrice  britannica, l’imperialismo culturale, il settarismo mortale e la persecuzione delle popolazioni native irlandesi e palestinesi.”

Storicamente l’Irlanda fu il primo paese ad essere invaso dall’Inghilterra nel 12° secolo, con l’Inghilterra che la rivendicò brutalmente come prima colonia in assoluto e scatenò oltre 800 anni di barbarie inglesi contro il popolo irlandese. Questo era considerato parte integrante del sistema imperiale inglese e considerato il suo “laboratorio”. In effetti, le strutture, le politiche e le ideologie etnocentriche, cruciali per la longevità dell’esistenza dell’Impero britannico, furono inizialmente formulate in Irlanda e successivamente utilizzate per secoli su altri popoli e territori in tutto il mondo.

L’inizio del 20° secolo è stato un punto critico sia nella storia irlandese che in quella palestinese, poiché le popolazioni resistevano simultaneamente all’occupazione delle forze britanniche sul proprio suolo. Questa minaccia era così grande che Winston Churchill, all’epoca Segretario di Stato e della Guerra del governo britannico, nel 1920 istituì e dispiegò i “Black and Tans”. Questi erano paramilitari britannici inviati sia in Irlanda che in Palestina con l’unico scopo di reprimere gli sforzi per l’indipendenza attraverso la violenza, comprese la tortura e le uccisioni extragiudiziali.

La brutalità attuata dai Black and Tans  fu presto seguita da partizioni mortali che hanno alimentato decenni di violenza.

Per quanto riguarda la violenza

Sia la spartizione dell’Irlanda nel 1921 che la spartizione della Palestina nel 1948 furono perseguite con entusiasmo dagli inglesi, poiché l’Irlanda del Nord e Israele, radicate nel colonialismo dei coloni inglesi-protestanti e israeliani-ebraici, potevano fungere da convenienti avamposti per gli interessi imperialisti britannici . Ciò che, prevedibilmente, ha accompagnato anche questi nuovi avamposti imperialisti è stata la violenza di matrice britannica, l’imperialismo culturale, il settarismo mortale e la persecuzione delle popolazioni native irlandesi e palestinesi.

La Gran Bretagna ha svolto un ruolo inconfutabile non solo nell’accendere la violenza inflitta ai civili irlandesi e palestinesi, ma anche nel farlo attraverso il suo ruolo illecito nel commercio di armi. Al culmine dei conflitti, i proiettili di gomma furono inventati dal Ministero della Difesa britannico per “scopi antisommossa” nell’Irlanda del Nord, dove furono usati per la prima volta nel 1970. Dalla loro creazione, si stima che oltre 55.000 proiettili di gomma siano stati sparati dalle Forze britanniche in Irlanda.

I proiettili di gomma sono stati usati anche dalle forze dell’apartheid in Sud Africa negli anni ’80. Ora vengono usati dalle forze di occupazione israeliane contro i palestinesi. Secondo B’Tselem, oltre 19 palestinesi, inclusi 12 bambini, sono stati uccisi da proiettili di gomma, presumibilmente “non letali”, solo tra il 2000 e il 2013.

Il parallelismo tra le esperienze degli irlandesi e dei palestinesi sta anche nella loro resistenza. Nel 2010, nove attivisti irlandesi di Derry fecero chiudere con successo una fabbrica di Raytheon nell’Irlanda del Nord, in risposta diretta alle bombe bunker che  vi si fabbricavano e che erano state usate per massacrare i civili durante l’invasione israeliana del Libano. Un decennio dopo, questo ha ispirato la stessa azione contro le fabbriche di armi israeliane in Gran Bretagna.

Nel 2020, Palestine Action è stata costituita da attivisti che usano l’azione diretta per chiudere le fabbriche di armi israeliane che operano in tutta la Gran Bretagna. Prendono di mira Elbit Systems, la più grande compagnia di armi privata di Israele, occupando costantemente le sue fabbriche e uffici,  finora sono già riusciti a chiuderne definitivamente una. Hanno anche fatto perdere a Elbit oltre 280 milioni di sterline in contratti.

La questione della religione

Spesso le situazioni politiche sia in Irlanda che in Palestina sono distorte e riportate come “conflitti religiosi”, indipendentemente dal fatto che l’angolazione sia “cattolici contro protestanti” in Irlanda o “musulmani contro ebrei” in Palestina. Questa tattica è spesso usata dall’oppressore per prolungare i propri interessi offuscando lo scopo di una lotta agli occhi degli spettatori. In realtà, il ruolo coloniale e imperialista degli inglesi è sempre stato oggetto di contesa in Irlanda, così come il ruolo coloniale e di occupante di Israele in Palestina. Non si tratta solo di religione, ma di lotta anticoloniale.

La questione della religione è appropriata solo quando si fa riferimento alla discriminazione e alla persecuzione dei cattolici nell’Irlanda del Nord che si identificano come irlandesi, mentre la popolazione protestante si identifica come britannica. Oggi in Irlanda del Nord oltre il 93% delle scuole è discriminante e il 94% degli alloggi è discriminato, ed esiste una disparità tra la mancanza di alloggi per i cattolici rispetto all’eccesso di alloggi per i protestanti.

Ci sono anche differenze scioccanti tra il sottofinanziamento delle scuole e degli spazi pubblici cattolici rispetto al sovrafinanziamento di quelli protestanti, una disuguaglianza discriminante che mette in parallelo il sottofinanziamento israeliano delle scuole palestinesi e il sovrafinanziamento delle scuole ebraico-israeliane.

L’Irlanda del Nord è uno stato creato dalla Gran Bretagna con l’intenzione di bandire l’identità irlandese, e in particolare la lingua irlandese. L’irlandese è stato finalmente riconosciuto come lingua ufficiale nell’Irlanda del Nord solo poche settimane fa, dopo decenni di sforzi da parte degli attivisti. Ancora una volta, il parallelo palestinese è sempre toccante, con l’ultima decisione di Israele di declassare ulteriormente l’arabo da status di lingua ufficiale, arrivando al punto di cambiare i nomi delle località native arabe nelle versioni ebraiche rinominate e scritte solo con lettere ebraiche.

Siamo a un punto cruciale della storia in cui entrambi gli organi di governo di questi stati creati  dall’imperialismo, da Stormont nell’Irlanda del Nord alla Knesset in Israele, non funzionano come uno strumento del dominio coloniale dei coloni, così  come erano sempre stati progettati per essere. Israele ha appena avuto la sua quinta elezione generale in meno di 3 anni a seguito della diffusa corruzione e dello stallo politico. Mentre lo Sinn Fein, partito repubblicano irlandese, per la prima volta nella storia centenaria dell’Irlanda del Nord, ha raggiunto la maggioranza democraticamente eletta a Stormont, dopo le elezioni generali del maggio 2022.

Il Democratic Unionist Party (DUP), un partito con una lunga storia di razzismo e discriminazione nei confronti della comunità irlandese/cattolica, nonché in ottimi rapporti con il governo israeliano, rifiuta di accettare questo risultato democratico e ora sta boicottando la condivisione del potere a Stormont lasciando il popolo dell’Irlanda del Nord senza un governo.

Il tempo è scaduto per entrambi questi stati, è chiaro perché e per servire chi sono stati istituiti, e ora gli appelli per un’Irlanda unita e una Palestina libera sono più forti che mai.

Farrah Koutteineh è a capo delle relazioni pubbliche e legali presso il Palestine Return Centre con sede a Londra ed è anche la fondatrice di KEY48, un collettivo di volontari che chiede l’immediato diritto al ritorno di oltre 7,2 milioni di rifugiati palestinesi. Koutteineh è anche un’attivista politica che si concentra sull’attivismo intersezionale, tra cui il movimento Decolonise Palestine, i diritti delle popolazioni indigene, il movimento anti-establishment, i diritti delle donne e la giustizia climatica.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esserii senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org