L’intellettuale libanese Lokman Slim, trovato morto giovedì all’età di 58 anni, era un aperto critico di Hezbollah e un fautore della conservazione della memoria della guerra civile del suo Paese.
Fonte: English Version
Agence France Press – 4 febbraio 2021
Immagine di copertina: Lokman Slim – AP Photo/Bilal Hussein
Figlio di un noto avvocato e di madre egiziana, Slim era attivista, scrittore, editore e regista, nonché una voce laica di spicco nella comunità musulmana sciita che si è sempre speso per frenare l’influenza di Hezbollah, il partito politico e gruppo armato pro-Iran e anti-Israele che in Libano ha milioni di seguaci, ma che è etichettato come gruppo terroristico da Stati Uniti, UE e altri governi.
Slim ha trascorso anni lavorando incessantemente per preservare la memoria collettiva della guerra civile libanese del 1975-1990 e ha condotto approfondite e riconosciute ricerche su argomenti come le fosse comuni e la giustizia di transizione.
Ha creato un’organizzazione chiamata “Umam Documentation and Research” con l’obiettivo di costruire un archivio senza precedenti della guerra civile, sostenendo che il Libano non avrebbe potuto andare avanti fino a quando non avesse affrontato il suo passato.
Era noto per il suo amore per i libri e per la padronanza della lingua araba.
La sua casa nella periferia meridionale di Beirut, conosciuta come Villa Slim, era un fulcro di attività culturali dove si intrecciavano diverse lingue e dove spesso venivano organizzate proiezioni di film e mostre.
Nonostante fosse stato individuato dai sostenitori di Hezbollah come nemico e spesso accusato di essere sul libro paga dell’ambasciata degli Stati Uniti, era solito dire ai suoi amici che non era preoccupato per la sua sicurezza.
Diceva che se fosse stato ucciso, tutti sapevano chi ci sarebbe stato dietro.
“Mi diceva che non aveva paura della morte”, ha detto all’Afp sua sorella Rasha al-Ameer.”Hanno ucciso un essere umano eccezionale”.
Casa sempre aperta
Mentre l’omicidio di Slim ha posto sotto i riflettori il suo attivismo politico, la sua più grande eredità sarà probabilmente il suo incessante impegno a promuovere una memoria e uno spirito di responsabilità libanese collettivi.
“Lokman Slim era in prima linea nella lotta contro l’impunità nel Libano del dopoguerra”, ha detto il direttore regionale di Amnesty International, Lynn Maalouf.
Nel 2008 aveva fondato l’associazione “Haya Bina” con l’obiettivo di “difendere i principi di cittadinanza, tolleranza, pluralismo, democrazia e diritti umani”.
Durante le proteste interconfessionali a favore della democrazia alla fine del 2019, seguaci di Hezbollah e all’altro principale partito sciita Amal sono stati coinvolti in diversi incidenti violenti.Hanno picchiato i manifestanti e in un caso, nel dicembre di quell’anno, hanno appeso messaggi sui muri della casa di Slim definendolo un traditore e avvertendolo che ” il suo tempo sarebbe arrivato”
Nonostante ciò viveva senza sicurezza personale e le porte di casa sua erano notoriamente sempre aperte.
Dopo aver studiato filosofia a Parigi, Slim aveva fondato la casa editrice “Dar al-Jadeed”, che promuoveva scrittori nuovi e controversi e per la prima volta traduceva in arabo le opere dell’ex presidente iraniano Mohammad Khatami.
Slim era egli stesso un saggista e ha realizzato diversi documentari con la moglie tedesco-libanese Monika Borgmann.
Il loro film “Massaker” – che presenta sei degli autori dei massacri delle milizie cristiane del 1982 nei campi palestinesi di Sabra e Shatila a Beirut – è stato insignito del Premio Fipresci alla Berlinale 2005.
Fu durante la produzione di “Massaker” che lui e Borgmann scoprirono che il Libano non aveva né un archivio centrale, né una biblioteca nazionale, cosa che li portò a fondare la Umam nel 2005.
Nel loro film del 2016 “Tadmur”, alcuni libanesi raccontano il loro calvario come detenuti nella famigerata e brutale prigione di Palmyra in Siria.
Ultimamente stava lavorando a un progetto per documentare la guerra civile siriana
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