Il progresso richiede una nuova mentalità -Mohamed El Baradei si rivolge ai giovani del mondo arabo

Dobbiamo riconoscere che qualunque siano le nostre differenze etniche, religiose, linguistiche e di altro tipo, dobbiamo imparare dalla storia che siamo, alla fine, una famiglia umana che condivide lo stesso pianeta e che ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide.

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Mohamed El Baradei – 7 novembre 2021

Il tempo è piuttosto freddo oggi nella zona rurale che visito di tanto in tanto per sfuggire alla città e ai suoi obblighi. Una combinazione di sole e pioggia. L’aria fresca ti dà l’energia che non trovi in città, mentre vaste aree di terreni agricoli in preparazione per nuove colture regalano panorami e sensazioni stimolanti.

Ha smesso di piovere e ho visto l’opportunità di fare una passeggiata lungo le strade tortuose che tagliano i campi intorno a casa mia. Non ho fissato una destinazione o una durata specifica. Volevo solo fare alcuni degli esercizi e delle attività che i medici raccomandano alle persone della mia età per mantenersi in forma. Durante la mia passeggiata, ho incontrato solo un’auto e un trattore, i cui conducenti conosco solo di vista. Ci siamo scambiati i saluti a distanza e ognuno di noi ha proseguito per la sua strada. La zona è abitata da un ristretto numero di agricoltori che dipendono da moderne attrezzature per coltivare vaste aree di terreno.

Da quando sono venuto qui, sono stato determinato a passare la maggior parte del mio tempo a leggere tutto ciò che avevo rimandato e a sentire i miei familiari, in particolare le mie due nipoti, le quali quando parlo con loro mi danno sentimenti di speranza e nuova vita – sentimenti che attutiscono lo stress della vita quotidiana. In ogni caso, avevo deciso di evitare di seguire gli eventi quotidiani, poiché la maggior parte è frustrante e inquietante, e di fare una pausa durante la quale avrei semplicemente letto letteratura, cultura e storia.

Purtroppo, prima di uscire di casa, mi sono ritrovato a dare un’occhiata al flusso costante di notizie sul mio cellulare per assicurarmi che non ci fosse “un evento” di cui dovessi essere a conoscenza, non perché potessi cambiare qualcosa, ma perchè è un’abitudine che è entrata a far parte della mia routine quotidiana. Vorrei non averlo mai fatto. Fortunatamente non ho trovato notizie di “guerra nucleare” o qualcosa del genere, tuttavia ho avuto la sensazione di essere ormai incamminati su di un percorso costante verso il nostro “fuoco di autodistruzione che sobbolle lentamente”.

In pochi minuti si sono riversate le “ultime notizie”: crimini di genocidio etnico in Etiopia; 42 milioni di persone rischiano di morire di fame; centinaia stanno per annegare nel Mar Mediterraneo e nessuno se ne cura; due terzi della popolazione dello Yemen sono a rischio di una carestia sempre più grave; metà della popolazione siriana è diventata sfollata sia all’interno che all’esterno del Paese; la condizione del popolo palestinese è in continuo peggioramento e sono in corso numerosi tentativi per sradicarne la causa; il clima sta cambiando a un ritmo catastrofico e molto probabilmente cambierà la forma di vita sul nostro pianeta come lo conosciamo; i paesi ricchi stanno vaccinando la loro gente con tre dosi contro il Coronavirus, mentre noi in Africa siamo stati in grado di vaccinare solo il cinque per cento della nostra gente; settanta uomini possiedono tanta ricchezza quanta ne possiede la metà della popolazione povera del mondo; le controversie tra America ed Europa da un lato, e Cina e Russia dall’altro, stanno diventando sempre più tese, e tutti sono pronti con armi nucleari, biologiche e cibernetiche che possono distruggere l’umanità e consumare tutto in pochi istanti.

 Anche se fortunatamente non ho trovato notizie di “guerra nucleare” o qualcosa del genere, ho comunque avuto la terribile sensazione che fossimo incamminati su un percorso stabile verso il nostro “fuoco di autodistruzione che sobbolle lentamente”

Ho spento il telefono e sono uscito in fretta di casa per fare una passeggiata e prendere una boccata d’aria fresca. Forse questo mi avrebbe aiutato a capire cosa stava succedendo al nostro mondo. Ho cercato per quanto potevo di non lasciarmi travolgere dal pessimismo, e di pensare il più possibile con calma e obiettività, in un luogo lontano dalle persone e dalle case.

Ho studiato e lavorato sia in Oriente che in Occidente, e ho completato missioni e lavori in molti campi diversi, ma quello che vedo oggi è diverso da quello che ho visto fino ad ora. Sì, ci sono state miserie, guerre e disastri che siamo riusciti a superare, e molte di esse sono ancora con noi. Ma questa volta, la più pericolosa di tutte è che alcune delle minacce che affrontiamo oggi sono minacce esistenziali risultanti del nostro “progresso” scientifico che ci ha permesso di sviluppare armi di distruzione di massa simili a quelle che si trovano nella fantascienza, oltre a tutte le cose che continuiamo a fare senza sosta per distruggere rapidamente il nostro pianeta.

Queste minacce esistenziali potrebbero non lasciare spazio all’esistenza futura dell’umanità, se non le affrontiamo nel modo che meritano, con un cambiamento radicale di pensiero e di approccio. Ciò che è doloroso e sorprendente è che trattiamo noi stessi e il nostro mondo come se nulla fosse cambiato.

Ci sono così tante cose che dobbiamo fare, e in fretta, per salvarci. Il tempo non è dalla nostra parte:

Primo: dobbiamo riconoscere che qualunque siano le nostre differenze etniche, religiose, linguistiche e di altro tipo, dobbiamo imparare dalla storia che siamo, alla fine, una famiglia umana che condivide lo stesso pianeta e che ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide. Sfortunatamente, lasciamo ancora che le nostre differenze superficiali dominino la nostra umanità, e nella nostra regione abbiamo innumerevoli esempi di guerre, conflitti e divisioni “su identità, etnia e settarismo” che appartengono più ai tempi premoderni, senza che pensiamo mai che siamo prima di tutto esseri umani e che abbiamo una quantità eccezionale di legami culturali e storici. Questo – se lo vogliamo – può essere un punto di partenza per modificare la nostra situazione e le nostre condizioni. Abbiamo perso la capacità di vedere la foresta, perché stiamo guardando solo gli alberi.

Secondo: dobbiamo accettare che, indipendentemente dalle nostre differenze e controversie, non c’è alternativa quando si tratta di realizzare sistemi e modi di vivere comuni ed esercitare l’accettazione degli altri sulla base dell’uguaglianza, del rispetto e della solidarietà. Dobbiamo capire che le nostre differenze e il nostro pluralismo sono fonte di arricchimento e forza, e non evidenza di debolezza, e che il nostro cammino insieme nella vita, come famiglia umana, non è una battaglia a somma zero. Che ci piaccia o no, siamo diventati un mondo in cui una parte di esso non può essere separata dall’altra, e possiamo imparare una lezione in questo dalla pandemia di Coronavirus. La linea di fondo è che o riusciremo insieme, o falliremo uno dopo l’altro.

Terzo: dobbiamo assicurarci che la cooperazione e l’azione comune non siano più una questione di scelta. Le principali minacce che affrontiamo oggi, dal cambiamento climatico alle malattie infettive, dalla criminalità organizzata alla sicurezza informatica, dal terrorismo alla povertà, sono tutte minacce interconnesse che non conoscono confini e possono essere affrontate solo con la cooperazione internazionale, non importa quanto potente sia un Paese . La cooperazione, non la rivalità, è ormai diventata una responsabilità e un obbligo.

 Le più pericolose di tutte sono alcune minacce esistenziali che affrontiamo oggi a causa del nostro “progresso” scientifico che ci ha permesso di sviluppare armi di distruzione di massa simili alla fantascienza. Inoltre, stiamo tutti distruggendo instancabilmente il nostro pianeta

Quarto: dobbiamo riconoscere che il sistema di sicurezza internazionale – che si basa sul fare affidamento su una “élite” quando si tratta di armi nucleari e sul proibirle ad altri – è un sistema ingiusto e insostenibile. È diventato necessario costruire un nuovo ordine internazionale che dia sicurezza a tutti e sia basato sull’uguaglianza. Inutile dire che in questo regime non c’è posto per le armi di distruzione di massa.

Infine: insieme dobbiamo raggiungere la convinzione – una convinzione che ha una sua speciale importanza nel nostro mondo arabo – che non ci sarà un sistema di governo buono o stabile se a ogni essere umano non saranno garantite le sue libertà fondamentali: libertà di espressione e di credo e libertà dalla paura e dal desiderio; un sistema basato sul rispetto dell’opinione della maggioranza, sulla tutela dei diritti della minoranza e sulla separazione tra sfera pubblica e sfera privata. In altre parole, un sistema basato sull’uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale. La democrazia, con tutto ciò che implica in termini di clima, istituzioni e società civile, va oltre la cabina elettorale e, nonostante tutte le sue carenze, è ancora il miglior sistema che abbiamo per raggiungere la libertà e la dignità umana e creare una società in pace con sè stessa, basata sulla conoscenza e sulla creatività.

 Insieme dobbiamo raggiungere la convinzione che non ci sarà un sistema stabile di governo se a tutti non saranno garantite le libertà fondamentali: libertà di espressione e di fede, libertà dalla paura e dal bisogno; un sistema basato sul rispetto dell’opinione della maggioranza e sulla tutela dei diritti della minoranza

Tutto ciò che ho menzionato qui sono lezioni che l’esperienza e la storia ci hanno insegnato. Ci obbligano a cambiare senza esitazione il nostro modo di pensare, la nostra mentalità, se vogliamo cambiare la nostra miserabile realtà. E se è “di moda” ora parlare della necessità di costruire un “edificio migliore” per l’umanità, dopo che il Coronavirus ha svelato i difetti e le fragilità di quello esistente, allora sono certo che non potremo fare alcun progresso, fino a quando non cambiamo mentalità. La nostra battaglia è soprattutto una battaglia di pensiero e di valori.

Sono tornato a casa dopo un po’ di brainstorming, per scrivere queste parole. E se dubito di aver aggiunto qualcosa di nuovo, non ho però dubbi che l’esercizio fisico mi abbia  aiutato a schiarire la mia mente e rinvigorire la mia energia, e che ho goduto della pace, della serenità e della bellezza che la natura offre.

 

Mohamed El Baradei. Direttore Generale Onorario dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e Premio Nobel per la Pace (2005)

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutto gòi esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org