Una storia che più attuale non potrebbe essere

Palestine Hijacked di Thomas Suarez ci mostra che il terrore sionista esisteva prima della creazione di Israele e che continua ancora oggi.

Fonte: English Version

Di Jonathan Ofir – 12 novembre 2022

Immagine di copertina: Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu si trova di fronte a un ritratto del primo Primo Ministro israeliano, David Ben-Gurion. (Foto: Kobi Gideon/GPO)

Molta attenzione in questi giorni si sta concentrando sui risultati delle elezioni israeliane, dove il blocco di destra del Likud di Benjamin Netanyahu è riuscito ad assicurarsi una vittoria decisiva di 64 seggi nei 120 seggi del Parlamento. Ciò era dovuto, ovviamente, alla fulminea ascesa del Potere Ebraico, il cui leader Itamar Ben-Gvir è l’erede di Meir Kahane e della vena nazionalista estremista e fondamentalista religiosa che usa il terrore come mezzo. Lo stesso Ben-Gvir è stato condannato per aver sostenuto un’organizzazione terroristica ebraica ed è un ammiratore dell’autore del massacro di Al-Khalil (Hebron) del 1994 Baruch Goldstein. I cosiddetti “sionisti liberali” sia in Israele che all’estero sono furibondi e si lamentano del presunto nuovo Israele. Il commentatore del New York Times Thomas Friedman, un accanito difensore di Israele, sta ora dicendo ai suoi lettori: “l’Israele che conoscevamo non c’è più”.

Ma Friedman è tipicamente sentimentale nei confronti di Israele. Come dimostra il nuovo libro di Thomas Suarez: Palestine Hijacked: How Sionism Forged an Apartheid State from River to Sea (Palestina Espropriata: Come il Sionismo ha Plasmato uno Stato di Apartheid da Fiume a Mare), il terrorismo è sempre stato un mezzo attraverso il quale il movimento sionista ha raggiunto i suoi obiettivi. Utilizzando una documentazione storica convincente e dettagliata, Suarez mostra come il movimento sionista abbia costantemente applicato metodi terroristici dagli anni precedenti la fondazione dello Stato (contro sia i palestinesi che le forze britanniche, comprese le operazioni internazionali e i ministri di alto livello), agli anni successivi all’istituzione dello Stato sotto forma di terrore di Stato. Di tanto in tanto il terrore prendeva di mira anche gli ebrei, se serviva a quella che sembrava essere una causa sionista più grande. In altre parole, l’Israele che Thomas Friedman “conosceva”, non era il vero Israele. Era semplicemente un’illusione.

Utilizzando documenti storici primari, in gran parte provenienti dall’Archivio Nazionale Britannico, Suarez approfondisce la storia del movimento sionista per mostrare come il terrore fosse usato come mezzo per raggiungere i suoi obiettivi. E poiché questi obiettivi non sono stati raggiunti del tutto, il terrore continua.

Il libro eccelle nel raccontare molti momenti del Terrore Sionista nel corso della storia che potrebbero non essere così noti ai lettori generale. Ad esempio, Suarez mostra come il famoso “Piano di Partizione” delle Nazioni Unite del 1947, che diede ai coloni sionisti che erano solo un un terzo della popolazione la parte più cospicua (55%) della Palestina storica, sia stato influenzato dalla paura del Terrore Sionista, del quale i funzionari dell’epoca erano pienamente consapevoli. Riflette anche sull’unica più grande operazione terroristica compiuta dall’Haganah, il bombardamento della nave Patria nel 1940 che uccise 267 profughi ebrei, e approfondisce il massacro di Qibya del 1953, comandato da Ariel Sharon, che ha comportato l’uccisione di 69 civili palestinesi (metà dei quali donne e bambini) e il bombardamento di 45 case. Suarez mostra come Sharon non fosse un terrorista solitario, ma seguiva “gli ordini del Comando Centrale”. Leggere il libro è come leggere una lunga serie di storie dell’orrore, molte delle quali sono semplicemente difficili da comprendere, ma c’è un significato nella narrazione di tale dettagliata documentazione: racconta una storia. E quella storia è in corso, non è finita negli anni ’40 né negli anni ’50. No, questa riflessione storica fornisce il contesto necessario per comprendere come e perché questa stessa storia continua ancora oggi.

Non è un caso che la missione conoscitiva delle Nazioni Unite su Gaza nel 2009 abbia scoperto che le azioni di Israele avevano lo scopo di “punire, umiliare e terrorizzare” la popolazione civile di Gaza, il 70% della quale sono profughi. O che Benny Gantz, il presunto rivale liberale di Benjamin Netanyahu, si sia vantato in un video della campagna elettorale di aver riportato Gaza all'”età della pietra” come Capo di Stato Maggiore dell’esercito. Quegli assalti si basavano sulla “dottrina Dahiya” coniata da Gadi Eisenkot, un altro ex Capo di Stato Maggiore dell’esercito e presunto liberale anti-Netanyahu, che sostiene la “forza sproporzionata” che infligge “danni e distruzioni enormi” alle aree civili palestinesi, che sono semplicemente considerate “obiettivi militari”. Sì, il Terrore Sionista israeliano continua ancora oggi, anche se in modo molto più organizzato e fiero. Il suo potere risiede nella sua capacità di presentarsi come deterrente, non come terrore.

Sono stato in corrispondenza con Suarez nel corso degli anni, e lui si dice convinto che la narrativa sionista sia anche il suo tallone d’Achille. Tendo ad essere d’accordo. Non regge al confronto storico e anche quando quella storia è documentata, non è attendibile.

Itamar Ben Gvir è uno sbruffone populista più di Benny Gantz o Gadi Eisenkot. Poiché anche per Israele Ben Gvir è associato al terrorismo, che incitò contro Itzhak Rabin, assassinato nel 1995, i difensori di Israele temono che rovinerà l’immagine del Paese. Ma spesso ci dimentichiamo che anche se Itamar Ben Gvir diventasse Primo Ministro, non sarebbe affatto il primo del genere. Menahem Begin e Itzhak Shamir dei movimenti terroristi sionisti dell’Irgun e del Lehi (Banda Stern), per non parlare di Ariel Sharon, sono diventati tutti primi ministri. Il libro di Suarez mostra che queste ultime elezioni non ci hanno portato un “nuovo Israele” che è radicalmente diverso dall'”Israele che conoscevamo”, ma è proprio lo stesso Israele. La narrativa sionista è stata semplicemente eccezionalmente brava a cancellare e mascherare i suoi crimini. Parte del materiale più interessante e in un certo senso più facile da assimilare del libro si trova nei grandi riassunti di Suarez, che hanno un flusso eccezionale e trasmettono un invito all’azione morale. Palestine Hijacked di Thomas Suarez è qui per ricordarci che il Terrore Sionista esisteva da prima dell’istituzione dello Stato di Israele, che è continuato e che è ancora in corso, fino a quando non lo fermeremo.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org