Le piogge su una Gaza distrutta potrebbero significare un disastro

Mentre la pioggia inizia a cadere su Gaza, un milione di palestinesi sfollati soffre il freddo e la mancanza di riparo, mentre pochi riescono a godere del sollievo parziale che  la pioggia fornisce in mezzo alla carenza d’acqua imposta dall’assedio genocida di Israele.

Fonte: English version

Treq Hajjaj – 16 novembre 2023

Immagine di copertina: Palestinesi sfollati preparano le tende vicino all’ospedale Shuhada Al-Aqsa a Deir el-Balah, nel centro di Gaza, dopo le piogge a Gaza, il 14 novembre 2023. (Foto: Naaman Omar/APA Images)

Per la prima volta a Gaza la pioggia è diventata una maledizione per i poveri e gli sfollati. La famiglia di Osama Hajjaj, composta dalla moglie e da otto figli, si era sistemata sotto  una tenda improvvisata che avevano eretto per ripararsi dal sole cocente, senza mai pensare che presto avrebbero dovuto affrontare forti piogge.

Per “tenda” non intendo una tenda ufficiale eretta dall’UNRWA che può ospitare un certo numero di persone in pochi metri quadrati. Piuttosto, la “tenda” è poco più di un mosaico di tende, coperte e asciugamani riutilizzati e legati insieme con una corda. La tenda della famiglia di Osama si trova nel cortile dell’Ospedale Europeo di Khan Younis.

La famiglia di Osama è fuggita a Khan Younis il 10 ottobre dal quartiere di Shuja’iyya, nella parte più settentrionale di Gaza. In quel periodo, Gaza sperimentava temperature insolitamente elevate, quindi la famiglia ha lasciato la casa indossando abiti leggeri adatti al caldo estivo. Nessuno poteva pensare che la fuga da casa sarebbe durata così a lungo, o che sarebbero entrati nella stagione invernale con poco più che i vestiti che indossavano.

“Siamo partiti con solo due cambi di vestiti a persona”, ha detto Osama in un’intervista a Mondoweiss. “Per tutto questo tempo, ne abbiamo indossato uno, lavato l’altro e aspettato che si asciugasse, per poi cambiarlo.”

“Non avevamo idea che tutto ciò sarebbe continuato durante l’inverno e che avremmo dovuto affrontare una serie di catastrofi umanitarie”, ha aggiunto. “I bombardamenti costanti, la fame e ora il freddo, mettono a rischio la vita dei nostri figli”.

Negli ultimi due giorni, su Gaza sono cadute forti piogge. Ciò ha notevolmente esacerbato le già deplorevoli condizioni in cui quasi un milione di rifugiati vivono nei rifugi, nei cortili degli ospedali, nelle scuole e nelle strade pubbliche.

Queste sono le stesse piogge che i palestinesi di Gaza hanno sempre visto come una benedizione, in quanto utili all’agricoltura e al rifornimento dei pozzi d’acqua sotterranea, soprattutto considerando che il 97% dell’acqua di Gaza era ritenuta imbevibile già prima della guerra. Ora, in condizioni così dure di sfollamento, le piogge portano disastri e rinnovata sofferenza.

Ben prima del 7 ottobre e della catastrofica distruzione provocata dalla rappresaglia genocida di Israele, Gaza soffriva già di un peggioramento della crisi infrastrutturale che aveva portato a inondazioni croniche nei quartieri poveri e nei campi profughi di Gaza. La crisi delle inondazioni è stata il risultato diretto della distruzione delle infrastrutture civili causata dalle precedenti guerre israeliane dal 2008 in poi. Dopo ogni guerra, i comuni impiegavano anni nel tentativo di riparare il danno, rallentati dalle restrizioni del blocco israeliano sull’ingresso di materiali e attrezzature da costruzione.

Ora, in seguito alla distruzione della guerra, la maggior parte delle infrastrutture civili di Gaza sono state rase al suolo.

Bambini palestinesi sfollati giocano sotto la pioggia fuori dall’ospedale Shuhada Al Aqsa a Deir El Balah, Gaza centrale, dopo le piogge del 14 novembre (Foto: Naaman Omar/APA Images)

Sollievo per alcuni, disastro per la maggior parte

Si sono accorti che stava piovendo quando l’acqua ha cominciato a riversarsi sulle loro teste mentre dormivano, ha detto Osama a Mondoweiss. L’acqua si era raccolta sulla parte superiore del telo di nylon che era stato fissato sopra, principalmente per proteggerli dal sole, finché non ha cominciato a fuoriuscire e a inzuppare loro e tutte le loro cose. Non hanno potuto indossare abiti asciutti per due giorni.

“La stessa cosa è successa con i miei vicini”, ha detto Osama. “Siamo rimasti seduti per lunghe ore fuori con gli abiti bagnati, aspettando che uscisse il sole per poterci asciugare.”

Il cielo è rimasto nuvoloso per gran parte della giornata.

“Ho otto figli”, ha detto Osama. “Non ho abbastanza soldi per comprare al mercato vestiti per tutti.”

Ha detto che i prezzi a Khan Younis sono saliti alle stelle a causa della carenza di forniture, quasi quadruplicando i costi.

“Siamo stati lasciati soli”, ha detto a Mondoweiss. “Non riceviamo alcun aiuto o assistenza. E nessuno viene nemmeno a vedere quanto abbiamo freddo. Nessuno verrà a fornirci vere tende”.

Il secondo giorno di pioggia, Osama e la sua famiglia hanno tentato di entrare nei corridoi dell’ospedale europeo per trovare riparo, ma non sono riusciti a rimanervi a lungo a causa dell’affollamento.

Osama ha detto che l’unico modo in cui riescono a stare al caldo è rannicchiarsi uno vicino all’altro e scambiarsi il calore corporeo.

A coloro che sono riusciti a trovare un posto nelle  case nel sud di Gaza, finora è stato risparmiato il freddo portato dalle piogge, anzi, hanno invece colto l’opportunità di raccogliere l’acqua piovana per bere.

Ahmad Salama, un giovane residente nella sua casa a Khan Younis, ospita 20 membri sfollati della sua famiglia arrivati dal nord durante l’invasione israeliana.

Quando all’alba ha sentito piovere, Salama è salito subito sul tetto portando con sé teli e vasi per raccogliere l’acqua. Ciò ha risparmiato a lui e ai suoi familiari la fatica di dover percorrere lunghe distanze per raccogliere acqua potabile da punti di rifornimento designati.

Salama ha detto a Mondoweiss che l’acqua raccolta nei vasi viene usata per bere, mentre l’acqua che ha impregnato le lenzuola, le coperte, i tappetini da preghiera e altri pezzi di stoffa viene strizzata nei vasi e usata per lavarsi.

Famiglia palestinese sfollata in una tenda fuori dall’ospedale Shuhada Al-Aqsa a Deir el-Balah, nel centro di Gaza, dopo le piogge del 14 novembre 2023. (Foto: Naaman Omar/APA Images)

Eppure coloro che hanno beneficiato della pioggia sono estremamente pochi, per la maggior parte la pioggia è soprattutto una maledizione, poiché la maggior parte degli sfollati nel sud di Gaza non ha un tetto sopra la testa.

In mezzo al persistere di condizioni disumane per gli sfollati, esacerbate dalla mancanza di carburante, dagli aiuti insufficienti e dai continui bombardamenti israeliani, la popolazione di Gaza non ha alcuna autorità o organismo a cui rivolgersi. E’ stata lasciata sola a sopravvivere o a morire per strada.

 

Tareq S. Hajjaj è il corrispondente di Mondoweiss da Gaza e membro dell’Unione degli scrittori palestinesi. Ha studiato letteratura inglese all’Università Al-Azhar di Gaza. Ha iniziato la sua carriera nel giornalismo nel 2015 lavorando come giornalista e traduttore per il quotidiano locale Donia al-Watan. Ha lavorato per Elbadi, Middle East Eye e Al Monitor.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org