Storie di spie e intrighi

I servizi di sicurezza e controspionaggio palestinesi sono dei colabrodo e i palestinesi i becchini della propria causa, a giudicare dai traditori individuati nelle loro fila – Copertina: Achraf Marwane, la spia del Mossad sposa Mouna la figlia  di Nasser.

di René Naba, 19 gennaio 2018

 

Il mondo arabo commemora il centenario della promessa Balfour sullo sfondo di una decompressione mentale e morale segnata dalla balcanizzazione dell’area e dalla proliferazione di candidati al tradimento, servitori della burocrazia occidentale, ormai promossi al grado di “must” della vita politica panaraba.

L’indice patologico di questa disintegrazione intellettuale è la criminalizzazione da parte della Lega araba sotto l’egemonia wahhabita dell’ultimo movimento di liberazione arabo, il libanese Hezbollah, nel decimo anniversario della sua vittoria contro Israele nel luglio 2016.

Un atto che costituisce un congedo da tutte le dotazioni israeliane contro il Libano e il movimento sciita. Un atto che firma la diserzione dal campo di battaglia e la capitolazione araba davanti a un paese considerato da larga parte dell’opinione pubblica del terzo mondo come l’usurpatore della Palestina.

Le guerre intestine del Libano (1975-1990), poi della Siria (2011-2015) hanno dato origine alla nascita di un nuovo tipo di fauna, la spia pro-Israele, sotto le mentite spoglie di una guerra di liberazione nazionale conseguenza della devastazione del settarismo che affligge il mondo arabo.

 

Rassegna dei dettagli di questi zombie criminogeni:

1 – Il palestinese, becchino della propria causa

I servizi di sicurezza e controspionaggio palestinesi sono dei colabrodo e i palestinesi i becchini della propria causa, a giudicare dai traditori individuati nelle loro fila.

A – Il principe verde, Moss’ab Hassan Youssef, uno dei figli del fondatore di Hamas

Una delle più famose talpe israeliane è Mossa’b Hassan Youssef, figlio di uno dei fondatori del movimento islamista palestinese Hamas, “una talpa” dello Shin Beth, il servizio di intelligence israeliano, rifugiato in California, convertito al cattolicesimo e che ha subito un’operazione di chirurgia estetica.

Le informazioni che Mossa’b Youssef ha consegnato agli israeliani portarono agli arresti di Marwan Barghouti, la figura emblematica di Fatah in Cisgiordania e di Ibrahim Hamid, un capo militare di Hamas in Cisgiordania. Era soprannominato dai suoi agenti supervisori il “principe verde”, verde come il colore dell’Islam.

E principe perché doveva ricordare loro il “principe rosso”: Ali Hassan Salameh, l’uomo dei primi contatti tra l’OLP di Yasser Arafat e la CIA che il Mossad assassinò a Beirut negli anni ’80.

B- Adnane Yassine, n°2 dell’ufficio dell’OLP a Tunisi

Una delle importanti catture fu uno dei funzionari palestinesi, agente del Mossad, Adnane Yassine, n°2 dell’Ufficio dell’OLP a Tunisi. Era riuscito a creare un sistema di ascolto nella centrale palestinese costituito da due chip spia, uno sulla lampada da lavoro dell’ufficio di Yasser Arafat, il capo della centrale palestinese, il secondo in quello di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il negoziatore di Oslo. Gli israeliani disponevano così istantaneamente di tutti i dibattiti all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e delle rivalità tra Yasser Arafat e Mahmoud Abbas.

Il traditore palestinese aveva compiuto il suo crimine come ringraziamento per una prestazione medica fornita dagli israeliani in Francia a favore della moglie malata di cancro.

C: l’assistente di Saeb Ereikat, l’uomo dei negoziati con gli israeliani.

Vent’anni dopo, un altro palestinese si ripresenterà per spiare l’uomo responsabile dei negoziati con gli israeliani, Saeb Ereikat. Uno dei suoi più stretti collaboratori è stato arrestato all’inizio di gennaio 2016 con l’accusa di spionaggio a favore di Israele. Questa presunta talpa di Israele ha lavorato per vent’anni presso il segretariato generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

Secondo il quotidiano digitale ‘Ar Rai Al Youm’, il sospettato ha ammesso di aver trasmesso ‘documenti importanti’ a Israele, nonché ‘verbali di riunioni palestinesi sul comportamento nei confronti di Israele, oltre a punti di vista della direzione palestinese sulle questioni negoziali’.

In diverse occasioni, sottolinea il giornale, l’entourage del governo palestinese ha mostrato ‘viva rabbia’ dopo che gli americani avevano messo in guardia contro posizioni che l’autorità stava per prendere. Chiaramente, erano già stati informati e prendevano l’iniziativa per dissuadere i dirigenti palestinesi.

D – il Principe rosso, il caso atipico di Ali Hassan Salameh

Figlio di un combattente della resistenza palestinese ai tempi del mandato britannico in Palestina, soprannominato il “principe rosso” per il suo istrionismo e il suo turbolento modo di vivere, che sposò Georgina Rizk, Miss Libano e Miss Universo 1971, Ali Hassan Salameh era responsabile della scorta di Yasser Arafat.

Il suo rapporto con la CIA fu stabilito nel 1973 in seguito all’assassinio dell’ambasciatore e dell’incaricato d’affari americani in Sudan nel marzo 1973 e alla guerra egiziano-israeliana nell’ottobre dello stesso anno.

Un patto di non aggressione fu concluso tra le due parti e i palestinesi assicurarono la sicurezza dell’evacuazione degli americani residenti a Beirut nel 1978, durante la guerra civile libanese.

In cambio, gli americani allertarono i palestinesi sui piani di attentati israeliani contro i palestinesi, sostenendo anche un programma di formazione per i servizi di scorta palestinesi.

E’ così che Arafat e Salameh riuscirono a sfuggire alla carneficina condotta da un commando israeliano a Beirut nell’aprile del 1973 contro la centrale palestinese che portò all’assassinio di tre dirigenti palestinesi, Kamal Nasser, portavoce dell’OLP, Abu Youssef Al Najjar, suo ministro degli Interni e Kamal Adouane, il capo del movimento giovanile di Fatah.

Ma il playboy e la sua seconda moglie, Miss Georgina, non resistettero all’impulso di filare in luna di miele negli Stati Uniti. Un soggiorno turistico, che includeva una giornata a Disney Land, a spese della centrale americana.

Tutte le cose hanno una fine: gli israeliani si opposero a qualsiasi contatto tra americani e palestinesi. La vigilanza americana sarà ingannata, Ali Hassan Salameh ucciso in un attentato con un’autobomba a Beirut nel gennaio 1979. Un periodo segnato dalla definizione del trattato di pace tra Israele ed Egitto – il trattato di Washington firmato il 29 marzo 1979 – e il trionfo della Rivoluzione islamica in Iran con il ritorno, il 9 febbraio 1979, dell’Imam Ruhollah Khomeini a Teheran dopo quindici anni di esilio prima in Iraq e poi in Francia.

Il caso di Ali Hassan Salameh merita riflessione: qualcuno ha mai visto Ernesto Che Guevara (Cuba), Ali La Pointe (Algeria), o Djamila Bouhired, pavoneggiarsi in piena guerra di liberazione su una decappottabile, in compagnia di uno schianto di ragazza? Andare in territorio nemico per dei fine settimana di piacere in un paese che si suppone sia il loro nemico? Accettare un viaggio tutto spesato nel paese del loro oppressore per una vacanza miliardaria?

Colmo della sofisticazione: i servizi di sicurezza palestinesi sincronizzano le loro azioni con le loro controparti israeliane nella lotta contro la sovversione in Cisgiordania in una patetica rappresentazione della logica del padrone e dello schiavo, senza il minimo beneficio per i palestinesi; nonostante il blocco dei proventi delle esportazioni di prodotti palestinesi; nonostante la continua colonizzazione strisciante della Palestina, nonostante la giudaizzazione della totalità di Gerusalemme.

Negli anni ’70, l’OLP era sulla lista nera americana e rappresentava l’equivalente di Al Qaida nell’opinione occidentale. Al giorno d’oggi, è semplicemente cancellata dall’equazione regionale.

 

2 – EGITTO, L’ESEMPIO VIENE DALL’ALTO: ACHRAF MARWANE, GENERO DI NASSER E AGENTE DEL MOSSAD?

In servizio per conto dell’Egitto? Cupidigia? Narcisismo esasperato che ha portato colui che aveva sposato la figlia preferita di Nasser, Mouna, a volersi distinguere dalla coorte di cortigiani del regime di Nasser? Qualunque sia la ragione, la sua offerta di servizio arriva nel 1969, quando suo suocero, il capo della lotta nazionalista araba, è impegnato in una guerra di logoramento lungo il Canale di Suez per cercare di recuperare il Sinai perso da più di due anni.

Per questa spia di alto livello, il prezzo conseguente: 100.000 dollari per ogni appuntamento e non certo in cambio di prugne secche. Achraf Marwane trasmetteva al Mossad informazioni di prima mano, compreso il verbale di un incontro tra Nasser e i dirigenti del Cremlino dedicato al rifornimento dell’esercito egiziano per sostenere lo sforzo bellico contro la linea Bar Lev.

Alla morte di suo suocero, nel 1970, il suo successore Anwar El Sadate prende Ashraf Marwane sotto la sua ala e lo nomina consigliere presidenziale per gli affari arabi.

Coincidenza o premeditazione, lo scalpitante consigliere viene poi reclutato dal capo della CIA in Medio Oriente, Thomas Twetten, nel 1971. Si dice che sia stato il mandante del colpo di stato che eliminò l’ala sinistra nasseriana dei circoli dirigenti, aprendo la strada alla caduta dell’Egitto nel campo occidentale, con l’arresto degli estremisti filo-sovietici: Sami Sharaf, il ministro dell’Interno responsabile dei servizi segreti egiziani e Ali Sabri, il vice presidente.

Nel 1975, sulla scia della guerra d’ottobre, dell’uso dell’arma del petrolio in concomitanza con l’aumento del potere delle petromonarchie del Golfo, Ashraf Marwan sale di grado, diventando il presidente dell’Organizzazione Araba dell’Industrializzazione e un imprenditore di successo.

Con il possesso di partecipazioni in “American International Petroleum”, “British Home Store” e “Habitat”, è diventato uno dei principali commercianti di armi in Medio Oriente, soppiantando anche Adnan Khashoggi dopo il fallimento dei sauditi nella vicenda dei contras, il finanziamento della controrivoluzione in Nicaragua.

 

A- Il rovescio della medaglia

Nel 2002, lo storico britannico Aharon Bregman, nel suo libro ‘A History of Israel’, designa Achraf Marwane come “La Fonte”, detta “Babel” che avrebbe depistato il Mossad riguardo l’inizio della guerra israelo-egiziana dell’ottobre 1973.

Secondo quanto riferito, Achraf Marwan aveva fornito informazioni affidabili per anni per conquistarsi la fiducia degli israeliani. Ma procedette alla loro intossicazione sul punto più importante delle loro preoccupazioni, un’eventuale guerra di riconquista egiziana del Sinai. Fece credere agli israeliani che Sadat non avrebbe tentato di liberare i territori egiziani occupati fino a quando non avesse potuto disporre di missili a lungo raggio.

 

B – La storia di Hassanein Heykal

Incuriosito dalle voci sul genero di Nasser, Mohamad Hassanein Heykal, ex confidente del presidente ed ex direttore del quotidiano Al Ahram, racconta nelle sue memorie che si recò a Londra per indagare sulla verità. Un incontro tra i due uomini era stato fissato per il 27 giugno 2007 per un pranzo nel lussuoso Dorchester Hotel.

Mentre Heykal aspettava il suo ospite, un cameriere venne ad annunciargli la morte di Ashraf Marwane. Temeva, il genero, un confronto con l’ex confidente di Nasser? Si era defenestrato per sfuggire a questa prova di verità. Considerato un eroe in Egitto, è stato comunque defenestrato dai servizi egiziani per liberarsi di un personaggio tanto ingombrante? O dagli israeliani per dare libero sfogo ai sospetti?

Il fatto è che il corpo del miliardario egiziano è stato trovato a Londra, mercoledì 27 giugno 2007, steso davanti alla sua casa. Secondo i primi rilievi, sarebbe caduto dal balcone del suo appartamento, situato al 4° piano. Scotland Yard ha esitato a descrivere la morte come un “incidente”, specialmente in considerazione del fatto che il defunto aveva dichiarato al suo entourage di temere per la sua vita.

Bel ragazzo, Ashraf Marwane, il cui nome in codice per il Mossad era “Angel” (Angelo) era un amante della Dolce Vita londinese e grande appassionato del gioco d’azzardo. Nasser provava disprezzo per il genero e aveva acconsentito malvolentieri a che sposasse sua figlia, che ne era pazzamente innamorata. Sospettoso di questo uomo ambizioso e senza rigore, il presidente egiziano l’aveva assegnato ai servizi degli archivi della presidenza, nel seminterrato del palazzo presidenziale, con uno stipendio di 17 sterline egiziane al mese.

Nasser dovette persino richiamare con urgenza il genero dissoluto a causa delle sue assidue frequentazioni dei club di gioco in compagnia di un ricchissimo uomo d’affari del Golfo. Per evitare qualsiasi dipendenza dal benefattore del Golfo, il presidente egiziano dovette rimborsare interamente tutte le spese che aveva sostenuto a beneficio di suo genero. Hosni Mubarak, allora presidente dell’Egitto, e Mohamad Hassanein Heykal, si rifiutarono di partecipare al suo funerale.

La sua defenestrazione dal suo appartamento di Londra porterebbe il marchio dei servizi egiziani desiderosi di liberarsi di un personaggio ingombrante. Abdel Bari Atwane, direttore del sito ‘Ar Rai al Yom’ ha fondato il suo giudizio sulle precedenti defenestrazioni di cui erano state vittime personalità egiziane, dal generale Ali Chafiq all’attrice Souad Hosni per finire con Achraf Marwane.

Per approfondimenti sul tema: http://www.raialyoum.com/?p=645943

Che pesante fardello per i suoi figli portare un nome così deprecabile ora, per la moglie così ingiustamente colpita dall’inganno del padre dei suoi figli. Che insulto alla memoria di suo suocero. Che traccia sporca nella storia. Che cattivo esempio per le generazioni future.

 

3- LA TRAMA BERBERA SECESSIONISTA E LA ‘DOTTRINA DELLE PERIFERIE’ DI ISRAELE

Sorvoliamo sul fatto che Re Hussein di Giordania era sul bilancio della CIA per 1 milione di dollari l’anno, secondo le rivelazioni del giornalista americano Jim Hoagland e che le due monarchie arabe non petrolifere, Giordania e Marocco, la prima nel Mashrek, la seconda nel Maghreb, sono le alleate sotterranee della diplomazia israeliana. Il fatto è arcinoto per voler tornarci su.

Ciò non toglie che la destabilizzazione dell’Algeria è tornata a figurare nell’agenda della ‘primavera araba dei paesi occidentali’ in quanto era stata programmata sulla scia del controllo occidentale della Libia, a giudicare dalle predizioni di Nicolas Sarkozy, prima della sua morte politica, che ripeteva ad ogni piè sospinto “in un anno in Algeria, e in tre anni in Iran”.

L’Algeria, come l’Iran e la Siria, erano il nuovo “asse del male” profilato dagli strateghi occidentali per tenere sotto pressione i paesi emergenti, situati al di fuori dell’orbita occidentale.

Il viaggio in Israele dei dirigenti del fantomatico governo di Kabyla in esilio, Ferhat Mehenni (presidente) e Lyazid Abid (ministro degli esteri), sull’onda del pellegrinaggio degli intellettuali del Maghreb, Boualem Sansal (Algeria), Hassan Chalghoumi (Tunisia) e Nadia El Fanni (Tunisia), non sono casuali.

Sotto la copertura di ‘dialogo di religioni’, fa parte di un’operazione di accaparramento di personalità mediatiche per farne potenziali testimoni nella guerra psicologica che Israele conduce clandestinamente per destabilizzare questa zona, in piena turbolenza politica.

L’installazione in Tunisia della piattaforma regionale di MEPI, uno dei principali finanziatori americani della primavera araba, nonché lo smantellamento di un’importante rete israeliana in Tunisia, nel 2012, fanno parte di questa strategia, il cui obiettivo futuro è quello di organizzare la principale base operativa del Mossad nel Maghreb, in questo paese in piena transizione politica, cerniera tra l’Africa e l’Europa, un tempo riserva di caccia occidentale.

Due dei principali leader palestinesi, Abu Jihad (Khalil Al Wazir), il n°2, vice comandante in capo, e Abu Iyad (Salah Khalaf), il n°3, responsabile della sicurezza, hanno pagato con le loro vite questi intrallazzi sotto l’ombrello tutelare di Zine El Abidine Ben Ali, più veloce a reprimere i suoi concittadini che non a proteggere i suoi ospiti.

Raccolta di informazioni attraverso i viaggiatori tunisini in Algeria e algerini in Tunisia. Azione destabilizzante e guerra psicologica. Azioni di sabotaggio e di terrorismo, attribuibili ad AQMI o ad altre organizzazioni fantoccio sono tra gli obiettivi della piattaforma che dispone di altre due antenne, di cui una sull’isola di Djerba, vicino alla Libia.

In un libro pubblicato negli Stati Uniti, intitolato ‘Periphery: Israel’s Search for Middle East Allies’, (Periferia:Israele alla ricerca di alleati in Medio Oriente) l’ex ufficiale dell’intelligence israeliana Yossi Alpher, ha rivelato che il Mossad ha stabilito relazioni con berberi dell’Algeria e del Marocco, al fine di mantenere questi paesi sotto pressione. Un lavoro che rientra nel quadro della sua strategia chiamata ‘dottrina delle periferie’, con l’obiettivo a lungo termine del ‘de-contenimento geopolitico’ dello stato ebraico.

L’ufficiale israeliano conferma la relazione tra il portavoce del Movimento per l’indipendenza della Kabylia, Ferhat Mehenni, e i servizi segreti israeliani.

Portandosi dietro già pesanti sospetti di connessione con fazioni di paesi stranieri, dalla creazione del MAK e poi del GPK (governo provvisorio di Kabylia), Ferhat Mehenni ha inanellato uscite pubbliche con le quali ha mostrato chiaramente la sua vicinanza alla lobby sionista in Francia, assumendo posizioni favorevoli alla politica di Israele nella regione.

La sua visita a Tel Aviv nel maggio 2012 è stata il coronamento logico di un arruolamento più che un atto di provocazione. Un approccio adottato, mediaticamente, dalla punta di diamante del proselitismo filosionista sul teatro europeo, Bernard Henry Lévy, il distruttore della Libia e del Sudan.

http://www.algeriepatriotique.com/article/tentatives-de-partition-de-l-algerie-bernard-henri-levy-appelle-soutenir-le-mak-de-ferhat-mehanni

Per saperne di più su Boualem Sansal e Kamel Daoud

“Un’islamofobia ‘buona a casa nostra’ per lettori ‘buoni a casa loro’, dell’accademico algerino-canadese Ahmed Bensaada.

http://www.ahmedbensaada.com/index.php?option=com_content&view=article&id=361:2016-02-11-23-13-24&catid=49:poesie-et-litterature&Itemid=135

Sull’irredentismo berbero incoraggiato dalla Francia.

Sarko, Valls, Holland, Emié … Perché la Francia si accanisce sull’Algeria?

http://www.algerie1.com/actualite/sarko-valls-hollande-emie-pourquoi-la-france-sacharne-sur-lalgerie/

FOCUS: L’INGANNO DEL MAK

Il Movimento per l’autonomia della Kabylia (MAK), nato nel 2001, è diventato Movimento per l’auto-determinazione della Kabilia, dopo la riunione del Consiglio nazionale del MAK nella sessione ordinaria il 4 ottobre 2013.

FOTO – Ferhat Mehenni spavaldo con Danny Danon, il rappresentante di Israele all’ONU

Saint-Denis, 12 ottobre 2017

Al signor Boualem Snaoui

 

Signore,

La sua lettera riguardante la presenza del MAK nell’ultima festa dell’Humanité ha attirato la mia attenzione.

Il MAK è un movimento separatista di estrema destra sostenuto dalla destra israeliana nella sua lotta contro il governo algerino. Non abbiamo in alcun modo accordato la possibilità a questo movimento di disporre di uno stand alla Festa dell’Humanité.

Ha ingannato i nostri servizi registrandosi sotto il nome di una banale associazione senza connotazione politica. Questo inganno è stato scoperto solo diverse ore dopo l’apertura della Festa.

Ci assicureremo che tali errori e inganni non possano ripetersi.

Riceva, Signore, i miei sinceri saluti.

 

Patrick LE HYARIC, Direttore dell’Humanité

 

Trad. Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: http://www.madaniya.info/2018/01/19/palestine-l-espionnage-pro-israelien-un-metier-d-avenir-1-2/

 

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