Israele rafforza le restrizioni per gli agricoltori palestinesi che devono attraversare il muro per accedere alla loro terra

“In questa terra io ero solito sedermi sotto un albero con mio padre e mio nonno; in essa ci sono tutti i ricordi della mia infanzia. Non è un business, non è una questione di profitti; è il nostro legame con la terra “.

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Middle East monitor- 25 novembre 2019

Immagine di copertina: contadini palestinesi che cercano di accedere alla loro terra,  da cui sono stati separati dal muro israeliano dell’apartheid. (Foto: tramite social media)

Israele ha “rafforzato le sue restrizioni” per gli agricoltori palestinesi che  necessitano di accedere alla loro terra situata dall’altra parte del muro di separazione illegale, ha riferito Haaretz.

Gran parte del percorso del Muro, la cui illegalità è stata riconosciuta dal parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale nel 2004, si trova all’interno dei Territori PalestinesI occupatI e una grande quantità di terreni agricoli palestinesi si trova ora sul lato “sbagliato” del Muro.

Fino ad ora, i proprietari terrieri palestinesi  erano stati in grado di richiedere alle autorità di occupazione israeliane i permessi di ingresso agricolo con il generico scopo  di “mantenere il loro  legame con la terra”.

Ma ora,come  ha riferito Haaretz, i nuovi regolamenti israeliani  limitano  lo scopo di questi permessi, che “saranno validi solo per un certo numero di volte”.

Secondo l’articolo, il nuovo scopo è definito come “consentire la lavorazione di terreni agricoli in base alle esigenze agricole derivanti dalle dimensioni degli appezzamenti e dal tipo di prodotto coltivato, pur mantenendo il  legame con queste terre”.

Anche il numero di volte in cui un agricoltore palestinese può accedere alla propria terra sarà limitato in base al tipo di colture coltivate e alla dimensione dei terreni in questione.

Ad esempio, “il numero massimo di accessi è 40 volte l’anno per olive e cipolle, 50 volte per fichi e 220 per pomodori o fragole”.

Una volta esaurito il contingente di entrata, un agricoltore dovrà richiedere alle autorità di occupazione un nuovo permesso, concesso solo se viene fornita la prova che non è stato possibile completare i lavori agricoli necessari nelle visite assegnate.

I palestinesi devono già affrontare una serie di ostacoli per raggiungere la loro terra dall’altra parte del muro. L’accesso avviene attraverso cancelli, ma per i titolari delle autorizzazioni questi sono “aperti solo per poche ore al giorno”.

Secondo la ONG per i diritti umani Hamoked, ci sono 84 varchi nel muro, “ma solo nove sono aperti su base giornaliera”. Dieci sono aperti una volta alla settimana e gli altri 65 sono “aperti su base stagionale”.

Ahmed Al-Abadi, 54 anni, di Tura Al-Gharbiya nel nord della Cisgiordania occupata, ha recentemente ricevuto uno dei nuovi permessi limitati.

“Trattano la nostra terra come se fosse un’attività in cui lavoriamo a ore “, ha detto a Haaretz. “In questa terra io ero solito sedermi sotto un albero con mio padre e mio nonno; in essa ci sono tutti i ricordi della mia infanzia. Non è un business, non è una questione di profitti; è il nostro legame con la terra “.

All’inizio di quest’anno, Haaretz ha anche riferito che “nel 2018 il tasso di rifiuto per i palestinesi che chiedono i permessi di ingresso agricolo è salito al 72 percento  contro il 24 per cento di quattro anni prima”.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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