Due soap opere televisive del Ramadan segnalano un cambiamento nelle relazioni arabo-israeliane

Due popolari serie mediorientali  suscitano sorpresa per la presenza di messaggi pro-Israele sostenuti dall’Arabia Saudita.

Fonte : English version

Martin Chulov da Beirut e Michael Safi da Amman – 28 aprile 2020

Immagine di copertina: Le riprese sul set di Umm Haroun. La serie è stata girata a Dubai. Fotografia: Al Fahad / Reuters

Durante  Ramadan il crepuscolo in Medio Oriente è il momento degli sceneggiati,  quando le soap opere arabe accompagnano le  sere festive con le faide, gli eroi, i cattivi storici e  gli amori  proibiti. Quest’anno, però, i programmatori hanno  aperto nuove strade usando gli spettacoli popolari per evidenziare  la normalizzazione con Israele.

Due serie trasmesse in tutta la regione nei primi tre giorni del mese santo musulmano hanno suscitato sorpresa e dispute: una osando esplorare la storia  degli ebrei del Golfo, l’altra suggerendo che Israele potrebbe non essere un nemico e che i palestinesi  sono stati ingrati nei  confronti dell’Arabia Saudita in merito al sostegno da essa ricevuto.

Messaggi insolitamente taglienti sono stati trasmessi sul canale satellitare MBC controllato dai sauditi, lasciando  pochi dubbi sul fatto che fossero stati  autorizzati dai leader del Paese. Le trasmissioni hanno lasciato  alcuni spettatori  sgomenti  sul fatto che il Ramadan sia diventato un forum per mostrare  cambiamenti politici, mentre altri contestano  che si siano tardivamente affrontate questioni ,  già toccate nella cultura saudita.

Quando nei primi anni ’90 la TV satellitare prese piede in tutto il Medio Oriente,  l’appeal dei drammi televisivi del Ramadan come forum per  veicolare “soft power” divenne presto evidente. I leader, con l’aumento della popolarità  delle soap, riconobbero il loro potenziale nel  poter plasmare il dibattito.

Il presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, ha incluso  le soap nel suo giro di vite sulla libertà di espressione, esercitando pressioni sui cineasti affinché enfatizzino temi  leciti come la gloria dei militari e la perfidia dei vietati Fratelli Musulmani. Una serie del 2016 prodotta negli Emirati Arabi Uniti  e incentrata anche sui “mali” della Fratellanza,  fu lodata come il primo ” sceneggiato  politico”.

Negli ultimi anni il giudaismo ha ricevuto un trattamento più caloroso, anche se Israele veniva ancora rappresentato con ostilità. Una soap del 2015 rappresentò la comunità ebraica egiziana in modo molto simpatico, sottolineando come fosse stata fermamente contraria alla creazione di Israele.

Se i primi giorni del Ramadan di quest’anno indicano la strada, il 2020 apre una nuova stagione. I personaggi di entrambe le serie, Exit 7 e Umm Haroun,   discutono non se Israele  debba o meno esistere, ma se fare affari con gli israeliani  debba prevalere sulle obiezioni.

Le posizioni assunte in entrambe le serie sono allineate  alle posizioni del governo saudita, che ha avvicinato Riyad e Tel Aviv più che in qualsiasi altro momento da quando lo stato di Israele è stato formato nel 1948. Le reciproche preoccupazioni sulla sicurezza nei confronti dell’Iran e dei Fratelli Musulmani sono state fondamentali nel cambiamento e hanno anche portato a legami con gli alleati sauditi del Golfo,  tanto che gli israeliani ora possono entrare negli Emirati Arabi e che i legami commerciali, precedentemente  tenuti nascosti, ora sono pubblici.

L’approccio del primo ministro israeliano è stato quello di promuovere le relazioni con il Golfo e l’Arabia Saudita, emarginando allo stesso tempo i palestinesi. “Ciò che sta accadendo con gli Stati arabi non è mai accaduto nella nostra storia, anche quando abbiamo firmato accordi di pace”, ha detto Benjamin Netanyahu in più di un’occasione. “La cooperazione, in diversi modi e a diversi livelli, non è necessariamente visibile sopra la superficie, ma ciò che è sotto la superficie è di gran lunga maggiore rispetto a qualsiasi altro periodo”.

I media israeliani hanno riferito a gennaio che Riyadh stava ufficialmente permettendo per la prima volta ai cittadini israeliani di visitare il regno, a condizione che fossero musulmani che  si recavano in pellegrinaggi alla Mecca o invitati dal governo per affari.

Quello stesso  mese, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump,  presentava il suo piano di pace per la regione ai diplomatici dell’Oman, del Bahrain e degli Emirati Arabi Uniti. Il genero di Trump, Jared Kushner, amico dell’erede del trono saudita, il principe Mohammed bin Salman, è stato determinante nella stesura del piano, che  offre ai palestinesi un accordo notevolmente ridotto rispetto a qualsiasi pacchetto precedente.. Riyad ufficialmente non vi è coinvolto, anche se alcuni ex funzionari sauditi hanno fortemente criticato la struttura del piano.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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