“Il suono della morte”: come Israele terrorizza il Libano dal cielo

Le continue violazioni israeliane dello spazio aereo libanese arrivano mentre il paese è ancora in difficoltà per l’esplosione di Beirut e per il disastro economico

Fonte: English Version

Belen Fernandez – 26 gennaio 2021

Immagine di copertina: Soldati libanesi trasportano un drone israeliano catturato dopo essere precipitato  -Beirut ,2019 (AFP)

Nelle prime ore della mattina di Natale,  ricevetti un messaggio di testo da un amico palestinese libanese che vive a Beirut, inviato dal corridoio del suo appartamento. Era corso lì dopo essere stato svegliato dal suono di jet israeliani – in seguito segnalati come jet e / o missili israeliani in rotta verso obiettivi in ​​Siria – e dalla sensazione che qualcosa nelle vicinanze stesse per esplodere.

Ovviamente, le violazioni israeliane dello spazio aereo libanese non sono una novità. Israele è noto da tempo per  violare non solo i cieli del Libano – e il territorio in generale – ma anche i timpani dei libanesi e il loro benessere mentale ed emotivo.

Israele ha interiorizzato la visione del mondo del suo amico imperialista americano, secondo cui i confini della patria sono sacrosanti, ma tutti gli altri possono essere calpestati a piacimento.

Nel suo libro “Pity the Nation” sulla guerra civile libanese del 1975-90, il defunto giornalista Robert Fisk descrive il terribile rumore generato durante un episodio del 1978 in cui due jet israeliani “hanno rotto la barriera del suono mentre volavano a bassa quota sopra Beirut ovest, frantumando i vetri delle vetrine di Hamra Street con i loro boati sonici ”.

E da allora è stato praticamente un ininterrotto susseguirsi di questi episod. Certo, non è un argomento che genera molta attenzione da parte dei media, ma se si dedica un po’ di tempo a Google, i  fatti sono evidenti. C’è un dispaccio della Reuters del 2017 sui boati sonici che “hanno rotto  i vetri delle finestre e scosso gli edifici” nella città di Saida, nel Libano meridionale, provocando anche “panico”.

Poi c’è un articolo del Jerusalem Post del 2007 sui boom sonici su Nabatiyeh e Marjayoun – quest’ultima una città a maggioranza cristiana che in precedenza  era servita come quartier generale dell’Esercito del Libano Meridionale, una milizia per procura israeliana che torturò e terrorizzò  la popolazione durante i due decenni di  occupazione israeliana del Libano meridionale che si concluse nel maggio del 2000.

E c’è un titolo della BBC del 1998: “Gli aerei israeliani creano disturbi sonori sul Libano”, riguardante i raid simulati organizzati dall’aeronautica israeliana su Beirut e dintorni.

A dire il vero, il relativo disinteresse dei media non è dovuto alla mancanza di informazioni. Il Libano difficilmente esita a pubblicizzare violazioni palesemente illegali del suo spazio aereo da parte del suo ostile vicino meridionale e, in varie occasioni, ha presentato reclami alle Nazioni Unite, l’ultima volta questo mese.

Storia crudele

Nel marzo 2019, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres  riferì che Israele “ha continuato a violare lo spazio aereo libanese quasi quotidianamente, in violazione della risoluzione 1701 (2006) e della sovranità libanese”. La risoluzione 1701  venne adottata alla fine della guerra israeliana di 34 giorni contro il Libano che nel paese uccise circa 1.200 persone, la maggior parte delle quali civili.

Dati i precedenti di Israele in Libano, una storia  crudele che include anche l’invasione del 1982 che uccise circa 20.000 persone  (come sempre, in maggioranza civili )  non è difficile capire perché sorvoli e boati sonici  inneschino “panico” e terrore.

Le forze di pace delle Nazioni Unite monitorano il confine tra Libano e Israele nel 2019 (AFP)

Nel suo rapporto, Guterres  osservava che, dal novembre 2018 al febbraio 2019, la Forza provvisoria delle Nazioni Unite in Libano (l’UNIFIL, che  in realtà non è  così provvisoria, dato che risale al 1978) aveva registrato “96,5 violazioni dello spazio aereo ogni mese, con una media di 262 ore di sorvolo ”. I veicoli aerei senza pilota,  scriveva , “hanno rappresentato circa il 77 per cento delle violazioni, mentre le restanti violazioni riguardavano aerei da combattimento o aerei non identificati”.

Si può solo immaginare l’enorme  scalpore e / o la guerra regionale che ne deriverebbero se anche solo una frazione di queste violazioni si verificasse nella direzione opposta. Israele ha infatti interiorizzato la visione del mondo del suo amico imperialista americano, secondo cui i confini della patria sono sacrosanti, ma quelli di tutti gli altri possono essere calpestati a piacimento.

Guerra psicologica

La Striscia di Gaza è un altro territorio in cui Israele utilizza continue violazioni dello spazio aereo come mezzo di guerra psicologica; in altre parole, per mantenere la popolazione tranquilla  e traumatizzata.

In un articolo del 2013 per Al Jazeera, il giornalista Jonathan Cook citava  Hamdi Shaqura del Palestinian Centre for Human Rights  sull’ubiquità dei droni israeliani a Gaza, nonostante il presunto “ritiro” di Israele dal territorio nel 2005: “Il sibilo è il suono della morte . Non c’è scampo, nessun luogo è privato. È un promemoria che, qualunque cosa Israele e la comunità internazionale affermino, l’occupazione non è finita “.

ll “suono della morte”, si sottolinea, non è un’esagerazione. Tra la miriade di civili palestinesi massacrati da droni israeliani dotati di missili c’erano quattro bambini che giocavano su una spiaggia di Gaza nel 2014, un crimine per il quale Israele si è auto-scagionato l’anno successivo.

Tornando al Libano: un recente aumento dell’attività dell’aeronautica militare israeliana ha ispirato  il titolo del 10 gennaio dell’Associated Press: “Jet israeliani a bassa quota sul Libano diffondono “nervosismo”.

Menzionando la volontà israeliana di terrorizzare i residenti di Beirut a natale, l’articolo prosegue riportando i calcoli di UNIFIL secondo cui, tra il giugno e l’ottobre del 2020, Israele ha commesso una media giornaliera di 12,63 violazioni dello spazio aereo, con i droni che rappresentano circa il 95%.

I veri terroristi

Il “nervosismo” libanese è stato particolarmente acuto negli ultimi tempi, anche se la prospettiva di una sorta di conflagrazione regionale negli ultimi giorni della presidenza Trump negli Stati Uniti non si è manifestata. E il tormento psicologico indotto dalla aerea punizione collettiva di Israele è solo aggravato dalle attuali circostanze del Libano.

Il paese è ancora sconvolto dall’esplosione di agosto che ha devastato Beirut, e un collasso economico interno e l’aumento dei casi di coronavirus sono già abbastanza traumatici senza dover aggiungere al mix i boati  sonici e i droni.

Poiché Israele persiste nel dipingere senza sosta se stesso come la vittima per eccellenza del terrore nel mondo, vale la pena tenere traccia di chi sta realmente creando terrore.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Belen Fernandez  è l’autrice di “ Exile: Rejecting America and Finding the World and The Imperial Messenger: Thomas Friedman at Work”. Collabora con la rivista Jacobin

 

Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina-org

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