Israele sta commettendo un Genocidio a Gaza, ma chi gli sta fornendo l’arma del delitto?

Quasi ogni volta che un Paese occidentale annuncia di aver sospeso le esportazioni di armi verso Israele, poco dopo appare un titolo di giornale che indica il contrario.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 25 marzo 2024

Immagine di copertina: Carri armati dell’esercito israeliano posizionati vicino al confine con Gaza, 21 marzo 2024. (AFP)

Dall’inizio della guerra israeliana nella Striscia di Gaza sono state uccise più di 9.000 donne palestinesi. Le madri rappresentano la quota maggiore delle uccisioni israeliane, con una media di 37 madri al giorno dal 7 ottobre.

I numeri sopra riportati, rispettivamente del Ministero della Sanità palestinese a Gaza e della Mezzaluna Rossa, esprimono solo una parte della sofferenza vissuta da 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia.

Non c’è una sola fascia della società palestinese che non abbia pagato un prezzo pesante per la guerra, anche se le donne e i bambini sono quelli che hanno sofferto di più, costituendo oltre il 70% di tutte le vittime del Genocidio israeliano.

È vero che queste donne e i loro figli vengono uccisi per mano dei soldati israeliani, ma vengono assassinati con armi fornite dagli Stati Uniti e dall’Occidente.

Ora, però, ci viene detto che il mondo si sta finalmente rivoltando contro Israele, e che l’appoggio dell’Occidente a Tel Aviv affinché continui con i suoi massacri quotidiani potrebbe presto trasformarsi in un no unanime.

Questa affermazione è stata espressa al meglio nella copertina del 23 marzo della rivista The Economist. Mostrava una bandiera israeliana sbrindellata dal vento, piantata in una terra arida e polverosa e sorretta da un bastone. Era accompagnato dal titolo “Israele è Solo”.

L’immagine, senza dubbio espressiva, doveva servire come segno dei tempi. La sua profondità diventa ancora più evidente se confrontata con un’altra copertina, della stessa pubblicazione subito dopo che l’esercito israeliano aveva conquistato enormi territori arabi nella guerra del giugno 1967. “Ce l’Hanno Fatta”, recitava allora il titolo. Sullo sfondo era raffigurato un carro armato israeliano, a illustrare il trionfo israeliano sostenuto dall’Occidente.

Tra i due titoli molto è cambiato nel mondo e in Medio Oriente. Ma affermare che Israele ora è solo non è del tutto esatto, almeno non ancora.

Sebbene molti dei tradizionali alleati di Israele in Occidente si stiano apertamente dissociando dal suo comportamento a Gaza, le armi provenienti da vari Paesi occidentali e non occidentali continuano ad affluire, alimentando la macchina da guerra che, a sua volta, continua a mietere sempre più vite palestinesi.

Ciò solleva la domanda: Israele è davvero solo quando i suoi aeroporti e porti marittimi sono più occupati che mai a ricevere massicce spedizioni di armi provenienti da tutto il mondo? Niente affatto.

Quasi ogni volta che un Paese occidentale annuncia di aver sospeso le esportazioni di armi verso Israele, poco dopo appare un titolo di giornale che indica il contrario. Infatti, questo è successo ripetutamente. L’anno scorso, Roma aveva dichiarato che avrebbe bloccato tutte le vendite di armi a Israele, dando la falsa speranza che alcuni Paesi occidentali stessero finalmente avendo una sorta di risveglio morale. Purtroppo, il 14 marzo, Reuters ha citato il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che aveva affermato che le spedizioni di armi a Israele stavano continuando, basandosi sulla logica inconsistente secondo cui gli accordi precedentemente firmati avrebbero dovuto essere “onorati”.

Un altro Paese che sta “onorando” i suoi impegni precedenti è il Canada, che ha annunciato il 19 maggio, a seguito di una mozione parlamentare, di aver sospeso le esportazioni di armi. I festeggiamenti tra coloro che chiedevano la fine del Genocidio a Gaza erano appena iniziati quando, il giorno dopo, Ottawa ha praticamente ribaltato la decisione annunciando che il Canada avrebbe onorato gli impegni precedenti.

Ciò dimostra che alcuni Paesi occidentali, che continuano a impartire la loro saggezza non richiesta sui diritti umani, i diritti delle donne e la democrazia al resto del mondo, non hanno alcun rispetto per nessuno di questi valori.

Il Canada e l’Italia non sono i maggiori sostenitori militari di Israele. Gli Stati Uniti e la Germania invece si. Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma, nel decennio tra il 2013 e il 2022, Israele ha ricevuto il 68% delle sue armi dagli Stati Uniti e il 28% dalla Germania.

I tedeschi rimangono imperturbabili, anche se il 5% della popolazione totale di Gaza è stata uccisa, ferita o dispersa a causa della guerra israeliana. Tuttavia, il sostegno degli Stati Uniti a Israele è molto maggiore, sebbene l’amministrazione Biden stia ancora inviando messaggi ai suoi elettori, la maggior parte dei quali vuole che la guerra finisca, che il Presidente sta facendo del suo meglio per fare pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra.

Sebbene dal 7 ottobre siano state annunciate pubblicamente solo due invii di armi approvati a Israele, le due spedizioni rappresentano solo il 2% del totale delle armi statunitensi inviate a Israele. La notizia è stata rivelata dal Washington Post il 6 marzo. È stata pubblicata in un momento in cui i media statunitensi riportavano una spaccatura crescente tra il Presidente americano Joe Biden e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

“Si tratta di un numero straordinario di vendite nel corso di un periodo di tempo piuttosto breve”, ha detto al giornale un ex alto funzionario dell’amministrazione Biden. Jeremy Konyndyk è giunto all’ovvia conclusione che “la campagna israeliana non sarebbe sostenibile senza questo livello di sostegno da parte degli Stati Uniti”.

Per decenni, il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele è stato il più alto al mondo. A partire dal 2016, questo sostegno incondizionato è aumentato esponenzialmente durante l’amministrazione Obama fino a raggiungere i 3,8 miliardi di dollari (3,5 miliardi di euro) all’anno.

Subito dopo il 7 ottobre, tuttavia, le spedizioni di armi verso Israele hanno raggiunto livelli senza precedenti. Questi includevano una bomba da 2.000 libbre (900 kg) nota come MK-84. Israele ha utilizzato questa bomba per uccidere centinaia di palestinesi innocenti.

Sebbene Washington affermi spesso di indagare sull’uso delle sue armi da parte di Israele, si è scoperto, secondo il Washington Post, che Biden sapeva fin troppo bene che “Israele bombardava regolarmente edifici senza avere informazioni certe che dimostrassero fossero obiettivi militari legittimi”.

In un certo senso, Israele è “isolato”, ma solo perché il suo comportamento è condannato dalla maggior parte dei Paesi e dei popoli del mondo. Tuttavia, non è certo solo quando i suoi Crimini di Guerra vengono perpetrati con il sostegno e le armi occidentali.

Affinché il Genocidio israeliano a Gaza finisca, anche coloro che continuano a sostenere il massacro devono essere ritenuti responsabili.

Ramzy Baroud è un giornalista e redattore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, curato insieme a Ilan Pappé, è “La Nostra Visione per la Liberazione: Leader Palestinesi Coinvolti e Intellettuali Parlano”. Ramzy Baroud è un ricercatore senior non di ruolo presso il Centro per l’Islam e gli Affari Globali (CIGA), dell’Università Zaim di Istanbul (IZU).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org